Alimentazione

L’Osservatorio sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in Italia

Sono sempre di più le persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DAN) in Italia. Secondo i dati epidemiologici condivisi dal Ministero della Salute, dal 2019 al 2021 i casi di disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono aumentati quasi del 40%, con un abbassamento dell’età di esordio (il 30% ha meno di 14 anni) e una maggiore diffusione tra gli individui di sesso maschile.[1] Tali dati sono però basati esclusivamente sui pazienti che ricevono cure sanitarie. I disturbi alimentari non si limitano solo a un rapporto disfunzionale con il cibo, ma coinvolgono l’intera sfera psicologica dell’individuo.

Sono caratterizzati, infatti, anche da una percezione alterata del proprio corpo e dalla preoccupazione costante per il proprio peso e aspetto fisico: tale condizione può rimanere latente a livello sociale eppure avere un forte impatto sulla qualità della vita e sulla salute psicologica delle persone che ne soffrono. A confermarlo sono i dati raccolti dall’Osservatorio Unobravo sui Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione in Italia: tra le persone che affermano di non avere un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo, solo il 9,3% sostiene di avere già una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare, mentre il restante 90,7% potrebbe essere alla ricerca di supporto psicologico per la prima volta.

L’analisi, condotta su un campione della base utenti di Unobravo, fornisce una panoramica dei disturbi alimentari in Italia, per contribuire a sensibilizzare le persone e ad abbattere lo stigma che persiste nei confronti dei disturbi della condotta alimentare e della salute mentale. Lo studio mostra le regioni e le province in cui si trovano le persone che ritengono di avere disturbi legati al comportamento alimentare e che, anche per questo, scelgono di intraprendere un percorso psicologico chiedendo il supporto di uno specialista. L’Osservatorio ha inoltre permesso di individuare dove si concentra la maggior percentuale di diagnosi di DAN, ma anche come cambia la percezione nei confronti dei disturbi alimentari a livello territoriale.

Chi afferma di avere un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione in Italia

A livello nazionale, la maggioranza delle persone che sostengono di non avere un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo sono donne (79,4%), mentre un quinto è rappresentato da uomini. Il 64,5% dei soggetti che potrebbero avere un DAN ha meno di 33 anni: la concentrazione maggiore si osserva nella
Il 64,5% dei soggetti che potrebbero avere un DAN ha meno di 33 anni: la concentrazione maggiore si osserva nella fascia tra i 25 e i 32 anni, che da sola rappresenta il 44,5% del totale, mentre gli under 25 raggiungono il 20%. Oltre un quarto (21,6%) ha invece tra i 33 e i 39 anni, mentre si fermano tutte al di sotto del 10% le fasce over 40.

DAN in Italia: la percezione nelle diverse regioni

Dall’Osservatorio emerge come più della metà degli individui alla ricerca di supporto psicologico per possibili DAN sia concentrata nelle regioni del Nord Italia (58,1%), mentre il 22,1% vive in Centro Italia e il 19,8% nel Sud e nelle isole maggiori.

In particolare, la maggior parte delle persone si concentra nelle due regioni più popolose d’Italia: Lombardia (27,3%) e Lazio (11,1%). Proseguendo, le percentuali più alte si riscontrano in Emilia-Romagna (9,9%), Veneto (8,9%), Campania (6,3%), Toscana (5,8%), Piemonte (5,7%). Medie più basse in Sicilia e Puglia (entrambe 4,2%) e Liguria (2,5%).

Disturbi alimentari in Italia: la percezione nelle province

Secondo i dati dell’Osservatorio Unobravo sui Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione in Italia, considerando le singole province italiane, la maggiore percentuale di coloro che dichiarano di non avere un buon rapporto con il proprio corpo si trova a Milano (12%), seconda in Italia per numero di residenti dopo la Città Metropolitana di Roma, nella quale si concentra invece il 9,2% delle persone che potrebbero essere soggette a disturbi del comportamento alimentare. Seguono, più distanti, Bologna (3,6%) e Napoli (3,3%), poi Mantova (3,1%), Torino (2,2%), Bergamo e Varese (entrambe 2%), Treviso (1,9%) e Padova (1,9%).

Osservatorio Unobravo: i dati sulla diagnosi di DAN in Italia

Sul totale delle persone che dichiarano di non avere un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo e di essere alla ricerca di un supporto psicologico, il 9,3% sostiene di avere già una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare e il 7,2% afferma di aver avuto un disturbo alimentare che è oggi in fase di miglioramento.

Dai dati dell’Osservatorio Unobravo sui Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione emerge quindi come, chiedere aiuto agli specialisti, possa essere fondamentale per migliorare il rapporto con l’alimentazione e con il proprio corpo. Considerando esclusivamente coloro che affermano di avere avuto un disturbo alimentare in passato, il 77% afferma infatti di essere oggi in fase di miglioramento, prova dell’efficacia dell’intervento di specialisti nel trattamento dei DAN, in cui gioca un ruolo fondamentale l’attenzione al benessere mentale.

Arrivare a una diagnosi è un passo di cruciale importanza per dare il via al processo di guarigione, di cui è parte integrante la decisione di intraprendere un percorso di psicoterapia, grazie al quale sviluppare gli strumenti per migliorare il rapporto con se stessi e con il cibo e prendersi cura della propria salute, mentale e fisica.

In quali regioni e province si concentrano le diagnosi di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione

Tra le persone che hanno già ricevuto una diagnosi di DAN in Italia, il 30% si concentra in Lombardia, dove si trova anche la più alta percentuale di individui alla ricerca di supporto psicologico per possibili disturbi del comportamento alimentare, seguita dal Lazio (12,1%) e dall’Emilia-Romagna (9%). Percentuali inferiori si registrano invece in Veneto (8,6%), Campania (6,2%), Piemonte (5,7%), Toscana (5%), Sicilia (3,2%), Puglia (3,2%) e Marche (2,5%).

Dal punto di vista provinciale, le città nelle quali si concentra il maggior numero di diagnosi di DAN secondo l’Osservatorio di Unobravo sono Milano (13,8%) e Roma (10,2%), seguite da Mantova (3,4%), Bologna (3,2%) e Napoli (3,2%). Proseguendo, si incontrano Torino (2,6%), Monza e Brianza (2,3%), Varese (2,1%), Bergamo (1,9%) e Verona (1,9%).

Binge eating: secondo i dati di Unobravo è diffuso soprattutto tra le Millennial

Quando si parla di DAN in Italia, si pensa in primis ad anoressia nervosa e bulimia. I dati raccolti da Unobravo contribuiscono però ad accendere i riflettori anche sul binge eating disorder (BED).

Noto in italiano come “disturbo da alimentazione incontrollata”, è caratterizzato da ricorrenti abbuffate di cibo e dalla sensazione di perdita di controllo, ma non da pratiche di eliminazione o compensazione a seguito dell’accaduto. Secondo le linee guida presenti nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, per confermare la diagnosi, le abbuffate devono verificarsi almeno due volte a settimana e per tre mesi consecutivi.

Tra le persone che cercano supporto psicologico sostenendo di non avere un buon rapporto con il cibo o con il proprio corpo, oltre un quarto (28,1%) afferma che, in alcuni momenti, mangia grandi quantità di cibo in poco tempo, senza riuscire a fermarsi, comportamento che potrebbe essere associato a un binge eating disorder o a episodi di fame emotiva.

A esplicitare questo malessere sono soprattutto le donne (82,5%) e il 45% di esse ha tra i 25 e i 32 anni. Dichiarano episodi di possibile binge eating anche percentuali elevate di uomini e donne under 25 (22%) e le persone tra i 33 e i 39 anni (20%), mentre i numeri calano con l’innalzarsi dell’età, scendendo sotto il 10% nel caso degli over 40.

Alcune persone provano ad affidarsi all’autoaiuto per cercare di migliorare il proprio rapporto con il cibo e per superare comportamenti associabili a un possibile binge eating disorder ma, essendo questo disturbo scatenato da molteplici fattori, è necessario un approccio multidisciplinare. Intraprendere un percorso di terapia psicologica è cruciale per acquisire maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni e affrontare un DAN. Un trattamento efficace, inoltre, può comprendere anche l'intervento di altri professionisti della salute come medici e nutrizionisti, che possono lavorare per ristabilire abitudini alimentari più sane e gestire eventuali problemi fisici causati dal disturbo.

Nota metodologica

I dati citati provengono dall’iniziativa Osservatorio Unobravo sui Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione in Italia e sono relativi a un campione di 16.000 persone, parte della base utenti di Unobravo.

Note

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