In Italia ogni anno, il 15 marzo, ricorre la Giornata del Fiocchetto Lilla, nata per promuovere la diffusione delle cure, la prevenzione e l'informazione sui disturbi del comportamento alimentare, come il binge eating disorder (BED), chiamato anche disturbo da alimentazione incontrollata. Ma come capire se si soffre di binge eating disorder? E inoltre, è possibile guarire dal BED? Proviamo a rispondere a questa e altre domande sul disturbo dell’alimentazione incontrollata.
Cos’è il binge eating disorder?
Il BED (acronimo di Binge Eating Disorder) è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da ricorrenti abbuffate di cibo che, come sottolinea il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), per essere considerate parte del disturbo devono verificarsi almeno una volta a settimana e per tre mesi consecutivi.
L’abbuffata di cibo si accompagna alla sensazione di perdita di controllo. A differenza di altri disturbi alimentari, all’abbuffata non seguono pratiche di eliminazione o compensazione.
Riconoscere chi soffre di disturbo da alimentazione incontrollata può essere difficile, poiché spesso viene confuso con altre condizioni come l’obesità, anche se è frequente che le persone affette da binge eating disorder presentino un notevole sovrappeso. Inoltre, circa il 29% dei soggetti coinvolti in programmi di controllo del peso soddisfa i criteri diagnostici per il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Spitzer et al., 1993), sottolineando quanto questa condizione sia diffusa tra chi cerca aiuto per la gestione del peso corporeo.
Criteri diagnostici del binge eating disorder secondo il DSM-5
Per poter diagnosticare il binge eating disorder (BED), il DSM-5 stabilisce criteri precisi che aiutano i professionisti a distinguere questo disturbo da altre problematiche alimentari.
Secondo il DSM-5, la diagnosi di BED richiede:
- Episodi ricorrenti di abbuffate: mangiare, in un periodo di tempo limitato (ad esempio, entro due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore rispetto a quella che la maggior parte delle persone consumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
- Perdita di controllo: durante l’episodio, la persona sente di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto sta mangiando.
- Presenza di almeno tre dei seguenti comportamenti:
- Mangiare molto più rapidamente del normale.
- Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni.
- Mangiare grandi quantità di cibo anche se non si ha fame.
- Mangiare da soli per imbarazzo.
- Provare disgusto verso sé stessi, depressione o intensa colpa dopo l’abbuffata.
- Sofferenza marcata: l’abbuffata causa disagio significativo.
- Frequenza: le abbuffate avvengono, in media, almeno una volta a settimana per tre mesi.
- Assenza di comportamenti compensatori: a differenza della bulimia, non sono presenti condotte come vomito autoindotto, uso eccessivo di lassativi o digiuni prolungati.
Questi criteri aiutano a identificare il BED e a distinguerlo da altri disturbi alimentari, favorendo la possibilità di un percorso di cura più mirato e personalizzato.
Classificazione della gravità del binge eating disorder
Il DSM-5 non solo definisce i criteri diagnostici del binge eating disorder, ma propone anche una classificazione della sua gravità, utile per orientare il trattamento e monitorare i progressi.
La gravità viene stabilita in base al numero medio di episodi di abbuffata a settimana:
- Lieve: da 1 a 3 episodi di abbuffata a settimana. In questa fase, il disturbo può essere meno invalidante, ma è comunque importante intervenire precocemente.
- Moderato: da 4 a 7 episodi a settimana. La frequenza delle abbuffate aumenta e può iniziare a compromettere la qualità della vita.
- Grave: da 8 a 13 episodi a settimana. Il disturbo diventa più pervasivo e può associarsi a un maggiore disagio psicologico e fisico.
- Estremo: 14 o più episodi a settimana. In questa situazione, il BED ha un impatto molto significativo sulla salute e sul benessere generale.
Questa classificazione aiuta i professionisti a valutare la situazione della persona e a scegliere l’intervento più adatto, ricordando che ogni percorso di cura deve essere personalizzato e rispettoso dei tempi individuali.

Perché ci si abbuffa di cibo?
Come per altri disturbi alimentari, quali ad esempio anoressia e bulimia, le ipotesi eziopatogenetiche del disturbo da alimentazione incontrollata individuano cause di origine multifattoriale. Il binge eating è legato a una serie di fattori non favorevoli:
- familiari;
- sociali;
- personali;
- ambientali.
Ma cosa causa il binge eating a livello psicologico? Può trattarsi della difficoltà a gestire le proprie emozioni, ma anche della difficoltà nel rapportarsi con i canoni estetici imposti dalla società: la persona può non accettare il proprio corpo perché non conforme a uno standard di bellezza, con ripercussioni sull’autostima. Le persone con DCA spesso sperimentano bassa autostima e depressione e possono vivere profondi sentimenti di solitudine, sentendosi incomprese da chi le circonda. È possibile anche che ci siano dei trascorsi, in famiglia, di disturbi alimentari oppure aver vissuto un’esperienza traumatica o un abuso.
Alcune persone con esperienze di binge eating raccontano, nelle loro testimonianze, di “mangiare fino a scoppiare”: “mangio fino a stare male, ma poi provo una gran vergogna e mi sento in colpa”; sensi di colpa post abbuffata che, però, non fanno altro che acuire i sintomi che le hanno portate ad abbuffarsi “fino a stare male”.
Talvolta troviamo il binge eating e gli altri DCA in associazione ad altre diagnosi, come ad esempio i disturbi di personalità (tra cui ricordiamo disturbo borderline, il disturbo istrionico di personalità o il disturbo narcisistico), i disturbi d’ansia, la depressione e l’abuso di sostanze (gli effetti della droga sull’organismo possono essere ricercati, ad esempio, per la gestione di stati emotivi dolorosi).
Le cause del binge eating disorder: una visione multifattoriale
Il binge eating disorder è un disturbo complesso, la cui origine non può essere ricondotta a una sola causa. Gli studi più recenti sottolineano come il BED possa essere il risultato dell’interazione di diversi fattori, che possono variare da persona a persona.
Tra i principali fattori coinvolti troviamo:
- Fattori genetici: alcune ricerche suggeriscono che esista una predisposizione familiare ai disturbi alimentari, compreso il BED. Questo significa che la presenza di casi in famiglia può aumentare il rischio, anche se non è una regola assoluta.
- Fattori psicologici: difficoltà nella gestione delle emozioni, bassa autostima, tendenza al perfezionismo o alla critica verso sé stessi possono favorire l’insorgenza del disturbo. Spesso il cibo viene utilizzato come strategia per affrontare emozioni dolorose o stress.
- Fattori sociali: la pressione sociale legata all’aspetto fisico, il bullismo o l’isolamento possono contribuire allo sviluppo del BED. In alcuni casi, esperienze di discriminazione o esclusione possono aumentare il rischio.
- Fattori ambientali: eventi traumatici, cambiamenti importanti nella vita o situazioni di abuso possono rappresentare dei fattori scatenanti. Anche l’accesso facilitato a grandi quantità di cibo può giocare un ruolo.
Comprendere che il BED può nascere dall’intreccio di più elementi aiuta a superare il senso di colpa e a riconoscere che non si tratta di una semplice mancanza di volontà, ma di una condizione che merita attenzione e supporto.
I sintomi del binge eating disorder
Come capire se si soffre di binge eating? I sintomi più rilevanti per fare una diagnosi di disturbo da alimentazione incontrollata sono:
- episodi ricorrenti di grandi abbuffate di cibo: si mangia in gran quantità, ma in un arco di tempo molto ristretto
- sensazione di perdere il controllo durante l’episodio stesso: non si riesce a smettere di mangiare o a controllare cosa e/o quanto si stia mangiando.
Tra gli altri sintomi del binge eating troviamo:
- mangiare molto rapidamente;
- mangiare molto, nonostante non si percepisca senso di fame;
- mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni;
- mangiare di nascosto dagli altri (il cosiddetto secretive eating, su cui si interrogano anche studi e ricerche come quello che si può leggere qui);
- provare vergogna o imbarazzo causato dall’abbondante quantità di cibo assunto;
- provare disagio o addirittura disgusto verso sé stessi, e un forte senso di colpa per l’abbuffata.
Il nostro test sui dca può aiutarti a decidere se rivolgerti a un professionista (il test non ha valore diagnostico e non sostituisce una diagnosi professionale.

Differenza tra binge eating e bulimia
Anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder) sono disturbi del comportamento alimentare che condividono diverse caratteristiche psicologiche e comportamentali. Anche la vigoressia, pur non essendo classificata tra i DCA, presenta tratti simili, come l’alterazione dell’immagine corporea e la difficoltà nella gestione delle emozioni. È frequente che nel corso del tempo una persona possa passare da una forma all’altra o manifestare sintomi sovrapposti.
Facciamo ora un confronto tra due disturbi alimentari: bulimia e binge eating disorder. Qual è la differenza tra binge eating e bulimia?
Come abbiamo visto, il binge eating disorder è un disturbo alimentare caratterizzato da abbuffate, un’alimentazione incontrollata che però non sfocia in condotte di compensatorie inappropriate, come invece accade per la bulimia nervosa. Questa è la principale differenza tra le due diagnosi.
La bulimia nervosa, a differenza del binge eating, è più spesso caratterizzata da una marcata restrizione dietetica tra un episodio e l’altro di abbuffata (cosa non sempre presente in chi soffre di binge eating). Chi soffre di bulimia può infatti:
- vedersi sovrappeso anche se non lo è;
- cercare di nascondere la propria fisicità con abiti larghi;
- evitare di ingerire cibo preparato da altri;
- mangiare cibi poco calorici per poi abbuffarsi con alimenti solitamente evitati;
- espellere il cibo ingerito inducendo vomito o utilizzando lassativi.
Nonostante binge eating e bulimia nervosa abbiano queste differenze, entrambe hanno in comune la compulsività, l’abbuffata, l’imbarazzo di mangiare davanti ad altre persone e la tendenza a sperimentare sintomatologia ansiosa o depressiva.
Comportamenti ed emozioni: a cosa sono dovute le abbuffate?
I comportamenti caratteristici di una persona con binge eating sono molto simili a quelli di una persona con dipendenza da cibo. Durante gli episodi di abbuffata, non si è in grado di controllare quanto e cosa si stia mangiando. È come se il cibo controllasse la persona e non il contrario, un meccanismo che si ritrova anche nelle dipendenze.
Dal punto di vista emotivo, chi vive queste esperienze può avere un’immagine fortemente negativa del proprio corpo, combinata a una sensazione di insoddisfazione costante di sé. Le emozioni che accompagnano un’abbuffata sono un senso di forte eccitazione e apparente felicità all’idea di poter mangiare in abbondanza, seguite da:
- vergogna;
- disgusto verso di sé;
- senso di colpa per aver esagerato;
- marcata emozione di rabbia.
Si è riscontrato che spesso le persone affette da binge eating abbiano livelli di autostima molto bassi, che suscitano un senso di inadeguatezza e di autocritica e sfociano in una costante insoddisfazione.
Alcuni studiosi hanno sviluppato una serie di test per i disturbi alimentari e per il binge eating come la binge eating scale, che valuta la gravità delle abbuffate. Esiste anche il binge eating disorder test sotto forma di questionario, su cui è stato condotto uno studio per capire come un simile strumento possa essere valido per indagare la frequenza delle abbuffate.
Binge eating: conseguenze e rischi
Il disturbo da alimentazione incontrollata (BED) rappresenta un disturbo alimentare di gravità clinica e costituisce un rilevante problema di salute pubblica (Wilfley et al., 2003). Questo disturbo presenta una serie di rischi, sia fisici che psicologici. Come evidenziato nel DSM-5, il binge eating può provocare “problemi di adattamento al ruolo sociale, compromissione della qualità di vita e della soddisfazione di vita correlati alla salute, aumentata morbilità e mortalità mediche. […] Esso può anche associarsi a un rischio aumentato di aumento di peso e obesità.” All’obesità sono poi correlati i rischi più gravi, tra cui problemi cardiaci, problemi respiratori, diabete e ipertensione.
Binge eating disorder: le statistiche
I disturbi del comportamento alimentare sono molto diffusi nel territorio nazionale, come raccontano le statistiche della survey svolta a febbraio 2021 dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha anche mappato i centri dedicati alla cura di questa tipologia di disturbo. Come dice la ricerca:
“Rispetto alle più frequenti diagnosi l’anoressia nervosa è rappresentata nel 36,2% dei casi, la bulimia nervosa nel 17,9% e il disturbo di binge eating nel 12,4%. I dati ci confermano un aumento della patologia di quasi il 40% rispetto al 2019: nel primo semestre 2020 sono stati rilevati, nei diversi flussi informativi, 230.458 nuovi casi contro i 163.547 del primo semestre 2019. Il carico assistenziale globale dei nuovi casi e casi in trattamento è stato rilevato nel 2020 nel numero di 2.398.749 pazienti, un dato sottostimato poiché esiste in questa patologia una grande quota di pazienti che non arriva alle cure.”

Epidemiologia del binge eating disorder: dati aggiornati e differenze di genere
Il binge eating disorder è uno dei disturbi alimentari più diffusi, ma spesso rimane poco riconosciuto. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2020 il BED rappresentava circa il 12,4% delle diagnosi di disturbi alimentari in Italia, con un aumento del 40% rispetto al 2019 (Istituto Superiore di Sanità, 2021).
A livello internazionale, la prevalenza del BED nella popolazione generale si aggira tra l’1% e il 3%, con una maggiore incidenza tra le donne, ma con una presenza significativa anche tra gli uomini (American Psychiatric Association, 2013). Inoltre, nelle comunità non cliniche, il BED risulta essere più comune rispetto alla bulimia nervosa con condotte di eliminazione (Spitzer et al., 1993). L’età di insorgenza più frequente è tra la tarda adolescenza e la prima età adulta, ma il disturbo può manifestarsi anche in età più avanzata. Questi dati sottolineano l’importanza di riconoscere i segnali del BED e di promuovere una maggiore consapevolezza, sia tra i professionisti che nella popolazione generale, per favorire diagnosi precoci e interventi tempestivi.
Come uscire dal binge eating disorder
Alcune persone provano a sviluppare strategie di auto aiuto per il binge eating, cercando di capire come smettere di abbuffarsi di cibo e come affrontare il disturbo da sole. Tuttavia, il disturbo da binge eating è scatenato da molteplici fattori, pertanto è necessario un approccio multiprofessionale.
Come curare il disturbo da alimentazione incontrollata? Alcuni studi sul trattamento del binge eating con la terapia farmacologica sottolineano che “gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina hanno dimostrato efficacia nel ridurre la frequenza delle abbuffate e nell'affrontare disturbi psichiatrici concomitanti, ma non hanno dimostrato la capacità di promuovere la perdita di peso.”
Altri, come quello condotto da M. Cuzzolaro del Dipartimento di Psichiatria e Neurologia del bambino e dell’adolescente dell’Università La Sapienza, si concentrano su binge eating disorder e terapia farmacologica rispetto “limiti e possibilità dell’impiego degli psicofarmaci nel trattamento dei disordini alimentari.”
Per il disturbo da alimentazione incontrollata, la cura dovrebbe essere però un’integrazione di differenti azioni svolte da professionisti. È importante lavorare dal punto di vista medico e nutrizionale per garantire una rieducazione alimentare e permettere che la persona apprenda quale sia il modo più sano di nutrirsi. Ma c’è un’altra scienza che può fare molto nel contrasto al binge eating.
Binge eating disorder e terapia psicologica
Se un nutrizionista, magari specializzato in binge eating, può supportare la persona che vuole uscire dal binge eating con una dieta apposita e altri suggerimenti legati all’alimentazione e alla gestione della fame emotiva, è fondamentale anche intraprendere un percorso psicologico che aiuti ad avere una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, specialmente se collegate al rapporto con il cibo.
Un terapeuta specializzato in disturbi del comportamento alimentare potrà studiare una specifica terapia per il binge eating disorder, utilizzando strumenti (come il diario alimentare emozionale), tecniche e approcci che possono rivelarsi particolarmente efficaci.
La terapia cognitivo comportamentale, ad esempio, si è rivelata molto utile nel trattamento del binge eating disorder perché agisce, attraverso vari step, con l’obiettivo di far acquisire alla persona un modo funzionale di rapportarsi a cibo ed emozioni, comprendendo l’origine del problema che è sfociato nel disordine alimentare.
Un approccio che interviene sulla regolazione emotiva è espresso anche nel libro Binge eating e bulimia. Trattamento dialettico-comportamentale, in cui le autrici Safer, Telch e Chen evidenziano l’efficacia del lavoro sulle emozioni dolorose nel trattamento dei disturbi alimentari.
Curare il disturbo da alimentazione incontrollata
Per chi soffre di binge eating disorder, la domanda “come guarire da soli” può essere frequente. Si può trovare supporto condividendo le proprie esperienze su forum dedicati al disturbo da alimentazione incontrollata e vari blog sul binge eating.
Tuttavia, una semplice ricerca sul web non è sufficiente. È necessario rivolgersi a un professionista, come uno psicologo con esperienza in dipendenza da cibo, che si può trovare sia in centri dedicati alla cura di questi disturbi, sia attraverso percorsi di psicoterapia online. Un disturbo del comportamento alimentare coinvolge non solo chi ne soffre (che il disturbo si presenti nell’adolescente o nell’adulto) ma anche le famiglie e i partner di chi sta vivendo questa problematica.
Una terapia psicologica mirata può essere allora d’aiuto anche a chi sta accanto a una persona con binge eating disorder, per dare indicazioni per riconoscere il disturbo e gli strumenti per gestire le proprie emozioni e preoccupazioni in favore di un maggiore benessere personale e della persona cara.

Trattamenti evidence-based per il binge eating disorder: cosa prevede la pratica clinica
Affrontare il binge eating disorder richiede un approccio integrato e basato sulle evidenze scientifiche. Le principali linee guida internazionali, come quelle dell’American Psychiatric Association, raccomandano trattamenti specifici che hanno dimostrato efficacia nel tempo.
Tra le opzioni terapeutiche più utilizzate troviamo:
- Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): è considerata il trattamento di prima scelta per il BED. Aiuta la persona a riconoscere e modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati al cibo e all’immagine corporea.
- CBT-E (Enhanced Cognitive Behavioral Therapy): una versione specifica della CBT, sviluppata per i disturbi alimentari, che si concentra su emozioni, abitudini alimentari e autostima.
- Terapia dialettico-comportamentale (DBT): particolarmente utile per chi presenta difficoltà nella regolazione emotiva, la DBT offre strumenti pratici per gestire le emozioni intense che spesso precedono le abbuffate.
- Interventi nutrizionali: il supporto di un nutrizionista esperto in disturbi alimentari può essere fondamentale per ristabilire un rapporto equilibrato con il cibo e promuovere abitudini alimentari sane.
- Farmacoterapia: in alcuni casi, possono essere prescritti farmaci per ridurre la frequenza delle abbuffate o trattare sintomi associati come ansia e depressione. Tuttavia, la terapia farmacologica viene solitamente integrata a un percorso psicoterapeutico.
Ogni percorso di cura deve essere personalizzato, tenendo conto delle caratteristiche individuali e delle esigenze specifiche della persona. È importante riconoscere che una parte significativa delle persone con disturbo da alimentazione incontrollata non risponde ai trattamenti attualmente disponibili, il che evidenzia la necessità di ulteriori ricerche in questo ambito (Matheson, 2024). Il coinvolgimento di una rete di professionisti, come psicologo, nutrizionista e medico, può favorire un recupero più completo e duraturo.
Libri sul binge eating disorder
E a proposito di libri, ecco una breve lista di libri sul binge eating:
- L'alimentazione emotiva. La soluzione DBT per rompere il cerchio delle abbuffate, D. Safer, S. Adler, P.C. Masson, Raffaello Cortina editore.
- La terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell'alimentazione, C.G. Fairburn, Erickson edizioni.
- Vincere le abbuffate. Come superare il disturbo da binge eating, C.G. Fairburn, Raffaello Cortina editore.
I disturbi alimentari sono stati di ispirazione anche per il cinema, che ha prodotto dei film sul tema. Tra i film sul binge eating e altri disturbi alimentari suggeriamo:
- Primo amore, di M. Garrone: la storia di una donna che sfiora la morte per anoressia per compiacere il suo compagno;
- Fino all’osso, M. Noxon: il racconto di una ragazza e della sua anoressia nervosa;
- La grande abbuffata, iconico film di M. Ferreri che racconta di quattro amici che decidono di suicidarsi mangiando fino alla morte.
Prendi in mano il tuo benessere: Un percorso possibile anche grazie a Unobravo
Affrontare il binge eating disorder può sembrare un’impresa difficile, ma non sei solo: riconoscere il problema è già un primo, importante passo verso il cambiamento. Ogni percorso di cura è unico e merita attenzione, ascolto e rispetto dei propri tempi. Se senti che il rapporto con il cibo sta influenzando la tua serenità o quella di una persona cara, sappi che chiedere aiuto è un atto di coraggio e di cura verso te stesso. Con Unobravo puoi trovare uno psicologo specializzato che ti accompagnerà con empatia e competenza, aiutandoti a lavorare verso un maggiore equilibrio e benessere. Se pensi che sia arrivato il momento di chiedere supporto, inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e scopri come possiamo supportarti nel costruire un nuovo rapporto con te stesso e con il cibo.









