Anoressia e bulimia sono le due “sorelle” dei disturbi del comportamento alimentare. I disturbi alimentari sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso, che ostacola la salute fisica o il funzionamento psicosociale in modo significativo. In questo articolo approfondiremo le loro caratteristiche. Sebbene siano due disturbi separati e distinti, anoressia e bulimia possono essere considerate variazioni di un unico disturbo, a causa della sovrapposizione di caratteristiche cliniche e sintomi e della frequente oscillazione da un disturbo all’altro.
I principali manuali diagnostici descrivono l’anoressia e la bulimia come:
- entità separate
- con specifici criteri diagnostici
- con ipotesi di cause e meccanismi diversi
- con indicazioni terapeutiche distinte.
Nella realtà clinica, tuttavia, la suddivisione tra anoressia, bulimia e disturbi alimentari non altrimenti specificati non è così definita e questi quadri clinici possono essere interpretati come variazioni di un unico disturbo, come due facce della stessa medaglia. Prima di capire meglio il perché cerchiamo di comprendere cosa è l’anoressia e cosa la bulimia.
L'anoressia
Il termine anoressia significa letteralmente “mancanza di appetito” (dal greco an-òrexis), sebbene in chi ne soffra la fame sia sempre presente, anche se difensivamente negata per paura di ingrassare.
L’anoressia è un disturbo psicopatologico incentrato sul più o meno pronunciato rifiuto di alimentarsi che porta, spesso in breve tempo, a una cospicua perdita di peso, fino a uno stato limite. Per raggiungere il dimagrimento desiderato, le persone anoressiche possono mettere in atto:
- condotte di eliminazione come il vomito autoindotto e l’uso di lassativi e diuretici;
- praticare un eccessivo esercizio fisico, dieta e digiuni.
Il disturbo insorge prevalentemente in giovani donne nel periodo dell’adolescenza e il rapporto maschi femmine è di 1:10.

La bulimia
L’etimologia della parola “bulimia” deriva dai termini greci boùs, “bue” e limòs, “fame”, cioè “fame da bue”, il che indica le ricorrenti abbuffate dei soggetti che soffrono di questo disturbo, capaci di introdurre fino a 5000 calorie in un solo pasto.
Durante queste abbuffate, l’ingestione del cibo è:
- vorace;
- compulsiva;
- con scarsa attenzione ai sapori.
Il cibo può essere di varia natura: dolci, pietanze fredde o addirittura ancora congelate. L' “orgia bulimica”, condotta quasi sempre in solitudine, generalmente prosegue finché la persona si sente così piena da stare male, ed è a quel punto che insorgono le condotte di eliminazione per prevenire l’aumento del peso. In altri casi, il peso corporeo è mantenuto mediante l’esercizio fisico esagerato o fasi di digiuno.
Durante le crisi bulimiche gli individui hanno la sensazione di perdere il controllo di sé fino a riferire una sensazione di estraniamento, mentre dopo le crisi subentrano senso di colpa e autosvalutazione. Come l’anoressia, anche la bulimia è prevalente nel sesso femminile con un rapporto maschi femmine di 1:20, ma con un esordio meno precoce, nella tarda adolescenza o prima età adulta.

Le due facce della stessa medaglia
L’anoressia e la bulimia sono dunque contrassegnate dalla sovrapposizione di caratteristiche cliniche e di sintomi. Il decorso clinico di questi disturbi e il loro modello di trasmissione all'interno delle famiglie, suggeriscono che i due disturbi non sono del tutto indipendenti, né del tutto sovrapposti.
Diagnosi di anoressia e di bulimia nervosa si riscontrano spesso all’interno della stessa famiglia, suggerendo che questi due disturbi possono condividere le stesse cause. Caratteristica essenziale e comune all’anoressia e alla bulimia è la presenza di un’alterata percezione del peso corporeo e dell’immagine di sé.
Studi e statistiche
Alcuni studi mostrano come il 30-44% dei soggetti con anoressia restrittiva varia nel tempo verso le forme con abbuffate/condotte di eliminazione e che l’insorgenza di queste condotte si verifichi principalmente entro 5 anni. Gli studi mostrano anche una notevole fluttuazione della sintomatologia: dall’anoressia nervosa alla bulimia nervosa e viceversa.
Il tasso di oscillazione dall’anoressia alla bulimia (36%) è più elevato di quello dalla bulimia all’anoressia (27%). I disturbi della condotta alimentare, quindi, non sono stabili. Le manifestazioni comportamentali dell’eccessiva valutazione del peso e delle forme del corpo cambiano con l'aumentare dell'età e della durata del disturbo.
Nelle prime fasi, la maggior parte degli individui ha successo nel mantenere il controllo sul mangiare e riesce a perdere peso, ma con il passare del tempo cominciano a insorgere gli episodi di abbuffate. Il risultato è il recupero di una parte o di tutto il peso precedentemente perso.

Modalità relazionali delle persone che soffrono di disturbi alimentari
La sintomatologia alimentare, con il suo alternarsi di digiuni, crisi bulimiche e pratiche di svuotamento, riflette le modalità relazionali di chi ne soffre. Queste persone spesso oscillano tra:
- il desiderio di una relazione poco differenziata;
- le angosce di essere inglobate dall’altro, che portano a misure difensive di evitamento e di rifiuto.
Spesso è evidente la contemporanea intolleranza della solitudine e della vicinanza relazionale: entrambe infatti minacciano l’integrità dell’identità della persona. Il rifiuto del cibo assume in alcuni casi il significato di un’affermazione della propria indipendenza volta a stabilire un controllo su di sé. Al contrario, l’alimentazione sregolata, che in alcuni casi assume le forme di una dipendenza come la dipendenza da cibo, sembra rispondere a un tentativo di automedicazione e di riempire un vuoto emotivo.