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Alimentazione
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Il diario emozionale: uno strumento per il Binge Eating Disorder

Il diario emozionale: uno strumento per il Binge Eating Disorder
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Teresa Lamanna
Redazione
Unobravo
Pubblicato il
7.2.2020

In Italia ogni anno, il 15 marzo, ricorre la Giornata del Fiocchetto Lilla, nata per promuovere la diffusione delle cure, la prevenzione e l'informazione sui disturbi del comportamento alimentare, tra cui il disturbo da binge eating.

Secondo il DSM-5, il binge eating disorder è caratterizzato “da episodi ricorrenti di abbuffata, senza l’utilizzo regolare di inappropriati comportamenti compensatori caratteristici della bulimia nervosa”. Tenere un diario emozionale può fare la differenza nell’affrontare questo disturbo e gli altri disturbi del comportamento alimentare, tra cui rientrano anche anoressia nervosa e bulimia. Vediamo come.

Cosa sono le abbuffate?

Il sintomo cardine del Binge Eating Disorder (BED) sono le abbuffate, ossia l’introduzione in un tempo limitato di una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte delle persone non affette da un disturbo alimentare mangerebbe nello stesso tempo e nella medesima situazione. Non sono considerate abbuffate le eccessive introduzioni di cibo durante una festa o chi sceglie consapevolmente di servirsi più volte di un piatto che è piaciuto.

Durante l’abbuffata, che spesso avviene in solitudine, si percepisce un senso di perdita di controllo sul cibo e si prova un forte senso di vergogna del proprio comportamento, tanto da far parlare di dipendenza da cibo. A tale atto fa seguito una spiacevole sensazione di

  • pienezza gastrica
  • disgusto
  • tristezza
  • senso di colpa.

Questo modo di alimentarsi, inoltre, viene essere vissuto con disagio e si verifica in media almeno 2 giorni a settimana per 6 mesi.

Gli studi dedicati al rischio e all’insorgenza del Binge Eating Disorder sono molti e, anche se non sono state trovate risposte del tutto esaurienti, possiamo individuare alcuni fattori scatenanti di tipo genetico, neuroendocrino, ambientale e sociale. Le difficili esperienze di vita infantile, la presenza di disturbi depressivi nei genitori, la tendenza all’obesità e la ripetuta esposizione a commenti negativi riguardo la forma, il peso e le modalità di alimentazione, sembrerebbero rivestire un ruolo centrale.

Che significati nasconde l’abbuffata?

L’abbuffata nei soggetti BED ha un significato edonico: soddisfa, cioè, il bisogno di provare piacere. Durante un’abbuffata si apprezza l’odore, il gusto e la consistenza del cibo. Emozioni e cibo sono strettamente legate: molte persone infatti utilizzano per l’abbuffata cibi differenti a seconda dello stato emotivo:

  • alimenti di consistenza “corposa”, salati e grassi, quando si prova ansia;
  • cibi “che si sciolgono in bocca”, dolci e ricchi di cioccolato, quando si è tristi.

Anche la quantità e la qualità del cibo introdotto paiono correlate con le emozioni provate dalla persona. Le maggiori quantità sarebbero assunte in risposta all’ansia, mentre l’umore depresso porterebbe a ricercare cibi particolari di cui sono sufficienti quantità minori: la quantità è ansiolitica, la qualità consolatoria.


Un particolare stato d’animo

Le abbuffate sono caratterizzate da un peculiare stato d’animo. L’iniziale disagio cede per un breve periodo il posto a sensazioni gratificanti legate al gusto del cibo e al senso di pienezza, cui fanno rapidamente seguito spossatezza, fastidio fisico e un peggioramento del tono dell’umore.

I pazienti affetti da BED paiono essere più focalizzati sugli effetti immediati delle loro azioni e del benessere che ne deriva (riduzione dell’ansia e consolazione) che sulle conseguenze a lungo termine (aumento del peso e patologie correlate all’obesità), pertanto non riferiscono un immediato incremento dell’ansia dopo l’abbuffata legato al timore di ingrassare.

MART PRODUCTION - Pexels

Il diario emozionale

Secondo l’approccio cognitivo-comportamentale classico la sofferenza del paziente, più che dalla situazione reale, è determinata dalle sue convinzioni e dalle conseguenti emozioni. Spesso il paziente non ha chiara consapevolezza di ciò che succede e si ritiene:

  • ingordo
  • pigro
  • incostante
  • senza volontà
  • in balìa di un impulso che lo induce ad abbuffarsi, senza consapevoli motivazioni esterne.

Trovare una nuova consapevolezza

La chiave per imparare nuovi comportamenti è la pratica. Questo vale per tutti i tipi di apprendimento, come suonare uno strumento musicale, praticare sport, imparare una lingua straniera. Per aiutare la persona a tenere traccia dei cambiamenti e diventare consapevole dei propri stati mentali, uno strumento utile è il diario emozionale. Utilizzarlo è semplice: basterà scrivere tutti gli episodi in cui si è provato disagio descrivendo:

  • cos’è successo
  • cosa si pensa
  • cosa si prova
  • cosa si fa in una determinata situazione.

L’obiettivo è diventare consapevoli delle situazioni quotidiane che creano disagio e del proprio modo di affrontarle.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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