L'abuso è un'esperienza devastante sia fisicamente che psicologicamente e può produrre comportamenti psicopatologici importanti, a causa della confusione che si genera nella persona vittima a livello cognitivo, emotivo e sessuale.
- Sul piano sessuale la vittima subisce una forzatura violenta ad assumere comportamenti sessuali impropri rispetto al suo livello evolutivo e distorsioni dal punto di vista relazionale;
- sul piano relazionale la vittima scopre di essere stata tradita, manipolata e ingannata da qualcuno a cui era legata, se familiare, o da uno sconosciuto;
- sul piano corporeo, l'invasione e la demolizione provocano la perdita del senso di padronanza di sé.
Il bambino si trova a contatto con un groviglio di stati d'animo difficili da sostenere: delusione, umiliazione, lutto, perdita della fiducia in una figura per lui significativa e rassicurante. La mancanza di una “fiducia di base” e di un senso di sé stabilizzato può creare un vuoto interiore che spesso spinge il bambino alla ricerca di ciò che gli altri vogliono da lui, adattandosi a qualsiasi richiesta pur di mantenere il rapporto e l’illusoria sensazione di sicurezza.
I meccanismi usati dal bambino per difendersi
I principali meccanismi di difesa utilizzati dal bambino che subisce abuso sono:
- la rimozione
- la negazione
- la scissione
- l’identificazione
- l’idealizzazione.

Rimozione, negazione e scissione
La rimozione del trauma è la difesa più comunemente utilizzata: viene messa in atto per evitare che sentimenti dolorosi e difficili da accettare diventino evidenti e riconoscibili.
La negazione serve a impedire di riconoscere ciò che si è subito e la malvagità degli autori dell'abuso. Questi vengono idealizzati, per soddisfare il desiderio di avere adulti diversi e negare i fatti dolorosi.
Negando la percezione della malvagità dell'abusante, questa viene spostata su qualcun altro o su sé stessi: si determina così la scissione, che permette di mantenere la fantasia di avere un adulto buono che si prenda cura di lui.
Identificazione e idealizzazione
L’identificazione con l'aggressore fa sì che il parametro diventi esterno e, diventando uguale all'aggressore o al genitore sentito più potente, il bambino riesce a controllare l'angoscia derivante dalla paura di attacchi, umiliazioni e abbandoni. La paura del senso di impotenza viene sostituita da sensazioni di potere e onnipotenza.
L'identificazione con chi punisce porta il bambino a dirigere contro sé stesso le pulsioni aggressive, infliggendosi il male che vorrebbe fare ad altri, per evitare di trovarsi al posto di chi merita le punizioni.

Chi è il pedofilo
La pedofilia rientra tra i disturbi parafilici (parafilie) ed è uno dei disturbi sessuali riconosciuti dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5). Ma chi è il pedofilo? Il termine pedofilo evoca nell'immaginario collettivo la figura di un maniaco anziano e psicopatico. Tuttavia, numerosi studi hanno dimostrato che il pedofilo è spesso una persona assolutamente comune, di solito con una famiglia e un lavoro rispettabile.
Rispetto alla causa scatenante, gli aggressori sessuali si possono dividere in due categorie:
- chi da vittima diventa aggressore, per ristabilire il senso di potere portato via a causa di abusi infantili subiti;
- chi ripete le violenze per imitazione, perché ad esempio le ha viste subire dalla propria madre. L’aggressore ha imparato ad associare la violenza alla sessualità, ed è stato a sua volta talmente violato psicologicamente, che non sa rispettare e amare gli altri.
Cosa possono fare gli adulti
Il bambino non sa difendersi, ma può imparare a farlo costruendo e potenziando sin dalla più tenera età l'autostima e la consapevolezza di sé attraverso il dialogo costante con i genitori.
Parlare insieme di situazioni spiacevoli o difficili, affrontare problemi delicati e stimolare la riflessione aiuta il bambino a trovare risposte adeguate nelle situazioni di pericolo e a sentirsi più forte nel momento dell'emergenza.
Spesso, tra genitori e figli, ci sono una sorta di reticenza e di imbarazzo ad affrontare alcuni temi, in particolare quelli riguardanti gli abusi. Tuttavia, sapere in anticipo cosa il bambino deve fare, ritrovando dentro di sé riflessioni e discorsi fatti con i genitori, può dargli grande sostegno nel momento imprevedibile.
La prevenzione è essenziale: i bambini che hanno qualche conoscenza sanno reagire meglio quando si trovano in difficoltà. Agli adulti spetta il compito di guidare adeguatamente i bambini verso l'adolescenza e l'età adulta. Per farlo è importante:
- essere attenti alle loro preoccupazioni;
- stabilire un clima di fiducia che li aiuti a prendere consapevolezza dei mezzi di difesa di cui dispongono e a cui possono ricorrere in qualsiasi momento.
L'abuso sessuale infantile: una definizione clinica
L’abuso sessuale infantile è definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come il coinvolgimento di un bambino in attività sessuali che non comprende pienamente, a cui non può acconsentire o che violano le leggi o i tabù sociali. Queste attività possono includere il contatto fisico, ma anche l’esposizione a contenuti sessuali o la richiesta di compiere atti sessuali.
Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), l’abuso sessuale su minori comprende qualsiasi atto sessuale imposto a un bambino da parte di un adulto o di un adolescente significativamente più grande, con l’obiettivo di ottenere gratificazione sessuale. Questa definizione sottolinea la gravità dell’abuso e la necessità di riconoscerne tutte le forme, anche quelle meno evidenti.

Dati epidemiologici e portata del fenomeno
L'abuso sessuale sui minori è un fenomeno purtroppo diffuso in tutto il mondo. Secondo una ricerca dell’OMS del 2024, si stima che circa 1 bambino su 5 in Europa sia vittima di qualche forma di abuso sessuale prima dei 18 anni. In Italia, i dati raccolti dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza indicano che la maggior parte delle vittime ha meno di 13 anni e che in oltre il 70% dei casi l’abusante è una persona conosciuta dalla famiglia. Tra il 2017 e il 2023, ci sono stati 6.024 accessi al Pronto Soccorso di bambini e ragazzi con diagnosi di violenza, di cui il 63,8% erano femmine e il 36,2% maschi, evidenziando una preoccupante incidenza del fenomeno (Istat, 2025). L'età di maggiore vulnerabilità all'abuso sessuale è tra i 7 e i 13 anni, periodo in cui i minori sono particolarmente esposti (Finkelhor, 1994). La violenza contro i minori è caratterizzata da pervasività, diversi autori e ambiti, continuità nel tempo, elevata gravità e conseguenze durature (Muratore, 2025). Questi numeri evidenziano quanto sia importante la prevenzione, la sensibilizzazione e la formazione degli adulti per riconoscere i segnali e intervenire tempestivamente.
Fattori di rischio dell’abuso sessuale nei minori
Alcuni bambini possono essere più vulnerabili all’abuso sessuale a causa di specifici fattori di rischio. È importante conoscerli per poter agire in modo preventivo:
- Isolamento sociale: i bambini che hanno pochi amici o sono poco seguiti dagli adulti possono essere più esposti a situazioni di rischio.
- Assenza o carenza di supervisione: la mancanza di una presenza adulta attenta aumenta la vulnerabilità.
- Precedenti di maltrattamento o trascuratezza: chi ha già subito altre forme di abuso può essere più facilmente vittima di abusi sessuali.
- Disabilità fisiche o cognitive: i minori con disabilità possono avere maggiori difficoltà a comunicare o difendersi.
- Ambienti familiari disfunzionali: situazioni di conflitto, abuso di sostanze o violenza domestica possono creare un contesto favorevole all’abuso.
Riconoscere questi fattori può permettere agli adulti di intervenire precocemente e di offrire maggiore protezione ai bambini più a rischio.
Indicatori fisici e comportamentali dell’abuso
L’abuso sessuale può manifestarsi attraverso segnali fisici e comportamentali. È fondamentale che genitori, insegnanti e adulti di riferimento sappiano riconoscere questi indicatori:
- Segni fisici: presenza di lividi, arrossamenti o lesioni nell’area genitale o anale, difficoltà a camminare o sedersi, infezioni sessualmente trasmissibili.
- Cambiamenti comportamentali: improvvisi cali nel rendimento scolastico, isolamento, ansia, depressione, disturbi del sonno o dell’alimentazione.
- Comportamenti sessualizzati: conoscenza o interesse per argomenti sessuali non adeguati all’età, giochi o disegni a sfondo sessuale.
- Regressioni: ritorno a comportamenti tipici di età precedenti, come enuresi notturna o attaccamento eccessivo agli adulti.
Questi segnali non sono sempre la prova di un abuso, ma la loro presenza, soprattutto se persistente o combinata, può richiedere un approfondimento e una valutazione da parte di professionisti.
Come riconoscere e intervenire in caso di sospetto abuso
Riconoscere un possibile abuso richiede attenzione e sensibilità. Se si notano segnali sospetti, è importante:
- Ascoltare il bambino senza giudizio: creare un clima di fiducia in cui il minore si senta libero di parlare, senza pressioni o domande suggestive.
- Raccogliere informazioni con delicatezza: evitare di insistere o di suggerire risposte, ma lasciare che il bambino si esprima con i suoi tempi e le sue parole.
- Non promettere segretezza assoluta: spiegare che alcune informazioni devono essere condivise con chi può aiutarlo, per la sua sicurezza.
- Rivolgersi a professionisti: in caso di sospetto fondato, è fondamentale contattare servizi sociali, psicologi o forze dell’ordine specializzate nella tutela dei minori.
Un intervento tempestivo può fare la differenza nel percorso di protezione e cura del bambino.
Le difficoltà dei minori nel rivelare un abuso
Molti bambini e adolescenti possono trovare estremamente difficile parlare dell’abuso subito. Le ragioni possono essere diverse:
- Paura di non essere creduti: spesso il minore teme che gli adulti non gli daranno fiducia o che minimizzeranno quanto accaduto.
- Senso di colpa o vergogna: l’abusante può aver fatto sentire la vittima responsabile dell’accaduto, alimentando sentimenti di colpa.
- Minacce o intimidazioni: in alcuni casi, l’abusante minaccia il bambino o la sua famiglia per impedirgli di parlare.
- Legame affettivo con l’abusante: quando l’abusante è una persona di fiducia, il minore può provare confusione e paura di perdere l’affetto o la protezione.
Comprendere queste difficoltà può aiutare gli adulti a essere più accoglienti e pazienti, favorendo un clima in cui il bambino possa sentirsi al sicuro nel raccontare la propria esperienza.
Prendersi cura di sé, insieme: il primo passo verso la protezione e il benessere
Affrontare il tema dell’abuso sessuale sui minori richiede coraggio, attenzione e la consapevolezza che nessun adulto è solo in questo compito. Riconoscere i segnali, ascoltare senza giudizio e offrire sostegno sono gesti fondamentali per proteggere i bambini e aiutarli a ritrovare sicurezza e fiducia. Se senti il bisogno di confrontarti con un professionista, per te o per chi ami, Unobravo è al tuo fianco: puoi trovare ascolto, supporto e strumenti utili per affrontare anche le situazioni più delicate. Se lo desideri, puoi iniziare il questionario per trovare il tuo psicologo online e compiere il primo passo verso un percorso di consapevolezza, prevenzione e benessere.





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