Psicologia infantile
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Abuso sessuale: i bambini si sanno difendere?

Abuso sessuale: i bambini si sanno difendere?
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Caterina Doino
Redazione
Psicologa Sistemico-Relazionale
Unobravo
Pubblicato il
7.2.2020

L'abuso è un'esperienza devastante sia fisicamente che psicologicamente e produce comportamenti psicopatologici importanti, a causa della confusione che si genera nella vittima a livello cognitivo, emotivo e sessuale.

  • Sul piano sessuale la vittima subisce una forzatura violenta ad assumere comportamenti sessuali impropri rispetto al suo livello evolutivo e distorsioni dal punto di vista relazionale;
  • sul piano relazionale la vittima scopre di essere stata tradita, manipolata ed ingannata da qualcuno a cui era legata, se familiare, o da uno sconosciuto;
  • sul piano corporeo, l'invasione e la demolizione provoca la perdita del senso di padronanza di sé.

Il bambino viene a trovarsi a contatto con un groviglio di stati d'animo insostenibile: delusione, umiliazione, lutto, perdita della fiducia in una figura per lui significativa e rassicurante. La mancanza di una “fiducia di base” e di un senso di sé stabilizzato, creerà un vuoto interiore che spesso spingerà il bambino alla ricerca di ciò che gli altri vogliono da lui, adattandosi a qualsiasi richiesta pur di mantenere il rapporto e l’illusoria sensazione di sicurezza.

I meccanismi usati dal bambino per difendersi

I principali meccanismi di difesa utilizzati dal bambino abusato sono:

  • la rimozione
  • la negazione
  • la scissione
  • l’identificazione
  • l’idealizzazione.
Lukas - Pexels

Rimozione, negazione e scissione

La rimozione del trauma è la difesa più genericamente utilizzata, viene messa in atto continuamente, per evitare che sentimenti penosi e non accettabili diventino evidenti e riconoscibili.

La negazione viene utilizzata per impedire di riconoscere ciò che si è subito e la malvagità degli autori dell'abuso. Questi vengono idealizzati, al fine di soddisfare il desiderio di avere adulti diversi e negare i fatti penosi.

Negata la percezione della malvagità dell'abusante, questa viene spostata su qualcun altro o su sé stesso: si determina così la scissione, in cui si può mantenere la fantasia di avere un adulto buono che si prenda cura di lui.

Identificazione e idealizzazione

L’identificazione con l'aggressore fa sì che il parametro diventi esterno e, diventando uguale all'aggressore o al genitore sentito più potente, il bambino riesce a controllare l'angoscia derivante dalla paura di attacchi, umiliazioni ed abbandoni. La paura del senso di impotenza viene rimpiazzata da sensazioni di potere ed onnipotenza.

L'identificazione con chi punisce fa in modo che il bambino diriga contro sé stesso le pulsioni aggressive, infliggendo a sé il male e vorrebbe fare ad altri, per evitare di trovarsi al posto di chi merita le punizioni.

Pixabay - Pexels

Chi è il pedofilo

La pedofilia rientra tra i disturbi parafilici (parafilie) ed è uno dei disturbi sessuali riconosciuti dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5). Ma chi è il pedofilo? Il termine pedofilo evoca nell'immaginario collettivo la figura di un maniaco anziano e psicopatico. Tale immagine, però, è stata smentita da numerosi studi che hanno dimostrato che il pedofilo è una persona assolutamente comune, di solito con una famiglia e un lavoro rispettabile.

Rispetto la causa scatenante, gli aggressori sessuali si possono dividere in due categorie:

  • chi da vittima diventa aggressore, per ristabilire il senso di potere portato via a causa di abusi infantili subiti;
  • chi ripete le violenze per imitazione, perché ad esempio le ha viste subire dalla propria madre. L’aggressore ha imparato ad associare la violenza alla sessualità, ed è stato a sua volta talmente violato psicologicamente, che non sa rispettare e amare gli altri.

Cosa possono fare gli adulti

Il bambino non sa difendersi, ma può imparare a farlo costruendo e potenziando sin dalla più tenera età l'autostima e l'auto consapevolezza di sé attraverso il dialogo costante con i genitori.

Parlare insieme di situazioni spiacevoli o penose, di problemi delicati stimolando l'intelligenza del bambino, gli permette di trovare risposte adeguate nelle situazioni di pericolo e di renderlo più forte nel momento dell'emergenza.

Spesso, tra genitori e figli, ci sono una sorta di reticenza e di imbarazzo ad affrontare alcuni temi, in particolar modo quelli riguardanti gli abusi. Invece, sapere in anticipo cosa il bambino deve fare, ritrovando dentro di sé riflessioni e discorsi fatti con i genitori, gli darà grande sostegno nel momento imprevedibile

cottonbro - Pexels

La prevenzione è essenziale: i bambini che hanno qualche conoscenza sanno reagire meglio quando si trovano in difficoltà. Resta agli adulti il compito di guidare adeguatamente i bambini verso l'adolescenza e l'età adulta. Per farlo occorre:

  • essere attenti alle loro preoccupazioni;
  • stabilire un clima di fiducia che li aiuti a prendere conoscenza dei mezzi di difesa di cui dispongono e a cui possono ricorrere in qualsiasi momento.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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