L'arte di lasciar andare: il decluttering

L'arte di lasciar andare: il decluttering
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Chiara Alfano
Redazione
Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
15.6.2020
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Il decluttering, termine inglese che significa “fare spazio”, è una tecnica che sta prendendo piede in molti paesi del mondo soprattutto grazie a Marie Kondo, autrice del libro “Il magico potere del riordino”.

Nella sua guida, trasformata in un noto show televisivo, Marie aiuta le persone a mettere ordine in case stracolme di oggetti e poco organizzate, sostenendo che mettere ordine all’esterno aiuti a fare spazio anche dentro di noi. La parola d’ordine del metodo Konmarie è “gratitudine” perché, prima di salutare gli oggetti che buttiamo via, ci invita a connetterci emotivamente con essi e ringraziarli per averci accompagnati fino a quel momento.

Una delle premesse del suo metodo, è che alcuni oggetti, ai quali ci sentiamo legati, hanno avuto una grande importanza e utilità nel passato, ma facciamo fatica a riconoscere che nel qui e ora non ne abbiano più. Per Marie Kondo, lo scarto ci libera dal caos e dal peso del passato e ci fornisce nuova energia per il presente.


Decluttering e psicoterapia

Anche in terapia, si fa spesso questo tipo di operazione, in particolar modo con una serie di idee, pregiudizi, regole e modelli che in passato si sono rivelati molto utili e che nel presente si rivelano invece ostacolanti. Quante volte abbiamo pensato "voglio cambiare vita" notando che un lavoro ci stava stretto o una relazione era ormai giunta al capolinea? Che il nostro modello ideale di famiglia o coppia non era realizzabile? Che era tempo di cambiare qualcosa nella nostra vita?

Obietterete che si fa presto a dire di lasciare andare, metterlo in pratica è un po’ più difficile e   talvolta sembra un’impresa titanica! Però che bella l’idea di fare decluttering, di tanto in tanto: fare spazio, liberandoci dei pesi inutili, per far posto a nuove idee, nuovi progetti e nuovi inizi.

Certo, quando il decluttering è rivolto alla nostra vita e non agli ambienti della casa, bisogna stare attenti alla dimensione temporale. Non aiuta separarsi forzatamente da qualcuno o da qualcosa.

Bisogna rispettare i propri tempi, maturando consapevolezza che ciò da cui ci separiamo ha svolto il suo compito e può essere ringraziato e lasciato andare.

Per portare avanti la missione di lasciare andare e fare spazio al nuovo, prima di tutto, domandiamoci: “Voglio questo per la mia vita?" "Di cosa ho bisogno in questo momento?"

3 motivi che rendono difficile il decluttering

1) Il bisogno di sicurezza

Il bisogno di sicurezza rappresenta la necessità dell’essere umano di sentirsi al sicuro, protetto, lontano dal pericolo e dal dolore. In quest’ottica, le abitudini ed i tentativi di controllo rappresentano strategie che mettiamo in campo per evitare i cambiamenti e le novità, per sentirci rassicurati dalla prevedibilità dei contesti e delle relazioni.

L’umanità ha sempre barattato un po’ di felicità per un po’ di sicurezza. S. Freud

2) Connotazione negativa del cambiamento

Molte persone sono terrorizzate dal cambiamento che, minando la stabilità, ci getta nell’incertezza e nel dubbio. Per tale ragione, molto spesso, si tende a lasciare che le cose restino come sono, anche se generano sofferenza, nel tentativo estremo di mantenere l’equilibrio, di non correre rischi.

Il cambiamento però fa parte della nostra natura: gli individui, così come le relazioni, sono in continuo sviluppo. Accoglierlo rappresenta un’opportunità di crescita ed evoluzione

Ksenia Chernaya - Pexels


3) Paura della perdita e angoscia del vuoto

La difficoltà a lasciar andare è spesso strettamente connessa alla capacità di sostare nel dolore, dal quale tendenzialmente ci si difende mediante l’evitamento o la negazione. Anche il vuoto, l’incertezza generata dal non sapere di cosa si riempirà quello spazio, può essere fonte di angoscia.

Permettersi di provare fino in fondo le proprie emozioni, anche se indesiderate, significa darsi la possibilità di incontrarle e di riconoscerle, trasformandole in una preziosa risorsa.


4 atteggiamenti che possono aiutarci nel decluttering


1) Mettere in discussione le proprie aspettative (e quelle altrui)

Le aspettative possono essere fonte di ansia e frustrazione, bloccandoci e impedendoci di realizzare i nostri progetti. Chiediamoci, allora, se le nostre aspettative siano realistiche e quanto siano effettivamente in linea con i nostri bisogni o con quelli di chi ci sta intorno. Molto spesso, dietro aspettative schiaccianti, si celano modelli, idee e credenze estremamente rigidi che vanno resi più flessibili ed adattabili al qui ed ora, alle nostre risorse, ai nostri bisogni.


2) Imparare a riconoscere le emozioni

Riconoscere il nostro malessere rispetto a qualcosa che ci ostacola o genera sofferenza è indispensabile così come imparare a dare un nome ai nostri vissuti, apprendere a distinguerli. Rabbia, delusione, paura, angoscia sono emozioni differenti che ci dicono qualcosa di diverso su ciò che stiamo vivendo e sul significato che ha per noi. Questo processo può rivelarsi faticoso ma è fondamentale per rispondere alla domanda: “come mi fa sentire questa situazione? È ancora utile e funzionale per me o va lasciata andare?”


3) Rinunciare al tentativo di controllare tutto

Se è vero che ognuno di noi dispone di differenti possibilità di scelta, è altrettanto vero che non tutto è sotto il nostro controllo. Certo, abbiamo la nostra dose di responsabilità ma non il potere assoluto su ogni cosa. Questo tipo di “illusione”, tipico della mania del controllo, rischia di tenere i riflettori accesi solo su noi stessi facendoci perdere di vista ciò che ci circonda non solo in termini di vincoli ma anche e soprattutto in termini di risorse.


4) Prendersi cura di sé

Chiedersi di cosa si ha bisogno nel qui ed ora, ascoltare le proprie emozioni, essere grati a se stessi per i piccoli e grandi progressi di ogni giorno, accettare i propri limiti e valorizzare la propria unicità sono tutti modi per prendersi cura di sé con rispetto e gentilezza.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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