Quando si parla dei propri sentimenti, spesso si ha la sensazione di abbassare le difese e diventare più vulnerabili. Ci si potrebbe sentire più esposti al peso del giudizio esterno. Per questo, talvolta, è più semplice fuggire che restare ed esplorare il proprio mondo interiore.
Gestire le emozioni
Una persona, e l’intera società, sono più sane se l’espressione, la comunicazione e la gestione dell’esperienza emozionale sono adeguate. Il prezzo di una vita emozionale gestita male diventa evidente se si considerano quante difficoltà, sofferenze e abusi si verificano in molte relazioni e l'elevata incidenza delle malattie psicosomatiche al giorno d’oggi.
Tale prezzo è evidente anche in quelle situazioni in cui le persone comunicano il loro dolore, l’odio o la rabbia in modi che sono distruttivi per sé o per gli altri. Quando i sentimenti non si riescono ad esternare o rimangono sconosciuti, si finisce con il rimanere in silenzio e reprimere le emozioni. Questo disagio diventa dannoso, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Le prime esperienze emotive
L’essere umano sperimenta, fin dall'infanzia, esperienze di piacere: egli sa che la felicità e la gioia sono possibili perché le ha sperimentate al seno e con i teneri abbracci materni. Ma, nello stesso tempo, conosce la fragilità e la fugacità di queste emozioni positive: facilmente esse si trasformano nei loro contrari. Tutti conosciamo il pianto angosciato del bambino che esprime una situazione diametralmente opposta alla beatitudine. Questa circolarità emozionale è quanto accade nel nostro sistema emotivo.
Un’emozione ha vita breve, ma può influire sui nostri stati d’animo più complessi e duraturi. In particolare la gioia:
- ci predispone ai legami sociali
- stimola le idee creative a cui attingere in caso di difficoltà.
La gioia
La gioia fa parte delle sei emozioni di base individuate dallo psicologo Paul Ekman e, a differenza delle altre, si tratta dell’unica emozione positiva rilevata nello studio condotto dallo studioso statunitense.
La gioia è uno stato emotivo che sembra essere estremamente collegato ad alcune caratteristiche della personalità: chi è tendenzialmente estroverso e fiducioso in se stesso, secondo alcuni scienziati, è portato a sperimentare con più frequenza quest’emozione.
Così come le altre emozioni di base, la gioia si trasforma in sentimenti complessi quando si riferisce ad altre persone o cose oppure ad aspetti di noi stessi. Così, per esempio, se consideriamo la felicità in relazione a noi stessi avremo sentimenti di:
- autocompiacimento
- orgoglio
- vanità
se questa stessa emozione viene rivolta agli altri avremo:
- l’ammirazione
- il sentimento di adorazione
- l’innamoramento
- la seduzione e così via.
La tristezza
Se teniamo presente invece la tristezza e il dolore che è il sentimento più frequentemente collegato ad essa, proveremo verso noi stessi:
- sconforto
- pessimismo
- disperazione.
Se riferita agli altri:
- preoccupazione
- pietà
- compassione.
Come riuscire a riconoscere la gioia e il dolore
Molte persone possono superare un dolore dandosi la possibilità di descriverlo e di parlarne. Per comunicare i propri sentimenti è importante esplorare ed esprimere quello che in precedenza è stato:
- tenuto dentro di sé
- soffocato
- represso
- esternato in modo distruttivo perché in quel momento non si conoscevano altre possibilità.
Chiarire e identificare i propri sentimenti
I sentimenti verso se stessi, o quelli provati verso gli altri, tendono ad essere disorientanti. Una persona può sentirsi infelice ma non saperne il motivo. Per alcune persone, le idee dolorose, le paure e certe fantasie sono ossessionanti e i problemi sembrano essere enormi e irrisolvibili, così a volte si prova un senso continuo di caos interno e di rumore mentale.
È importante riuscire a chiarire che quel momento, quella situazione, quella emozione, sono solo una parte della propria vita, del proprio mondo relazionale. Il rischio di identificarsi con quel dolore, con quella gioia, con quel momento, finisce per allontanarci dalla complessità della quale facciamo parte e ci trasforma nella personificazione del dolore, del momento caotico, del problema che appare insormontabile e insopportabile.
Contenere o liberare l’energia emozionale
Una volta riconosciute le emozioni, esse iniziano ad avere un colore diverso. La possibilità di incanalarle verso una definizione è il primo passo per affrontarle e liberare l’energia emozionale che è alla loro base.
È come se dovessimo disinnescare un meccanismo automatico, un’associazione che da qualche parte si è radicata dentro di noi e che si riattiva ogni qualvolta ci confrontiamo con qualcosa simile all’esperienza che abbiamo vissuto precedentemente. Una volta tradotta l’emozione e dopo averla collegata ad un'immagine, è possibile andare oltre e sperimentare il nuovo vissuto.
Sperimentare modi nuovi di affrontare i propri sentimenti
Una volta che l’emozione è:
- riconosciuta
- riqualificata
- ridefinita
- resa consapevole
non ci resta che sperimentare nuove modalità creative per risolvere i problemi piuttosto che affrontarli con complicazioni angosciose e fantasiose che sono spesso irrazionali.
E adesso, cosa succede?
Ci siamo riappropriati del nostro patrimonio emotivo e siamo responsabili di ciò che proviamo nel momento in cui ci confrontiamo con le situazioni, con noi stessi o con gli altri. Arriviamo a sperimentare nuove modalità di attribuire gioia e dolore a tutto ciò che ci circonda, imparando ad evitare di accusare gli altri o attribuire loro le nostre colpe o le nostre vittorie.
Siamo attori attivi della nostra vita e siamo pronti a sentire che noi possiamo cambiare certe cose della nostra esistenza, liberandoci dalle limitazioni importate da modelli genitoriali e familiari che hanno potuto condizionare la nostra esistenza.
Possiamo scegliere di riformulare le decisioni e in questo modo riuscire ad essere maggiormente autonomi e indipendenti e soprattutto liberi di vivere le nostre emozioni.