Famiglia
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I figli e la separazione dei genitori

I figli e la separazione dei genitori
I figli e la separazione dei genitorilogo-unobravo
Monica D'Imperia
Monica D'Imperia
Redazione
Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il


Quando i coniugi attraversano una crisi di coppia, i meccanismi sottostanti possono portarli a mettere al centro dell’interesse la propria relazione e, pur mantenendo le funzioni principali di accudimento, porre i figli in una zona d’ombra. Essi possono così trovarsi a vivere l’esperienza di una relazione tumultuosa tra genitori come una minaccia alla loro sicurezza: la coppia genitoriale rappresenta per loro un luogo sicuro e la percezione che questo rifugio possa scomparire può diventare fonte di ansia.

Cosa accade quando i genitori si separano?

Ci sono coppie che passano la maggior parte del loro tempo nel confronto-scontro, anche intenso, tanto da arrivare a coinvolgere i figli nella conflittualità. In questi casi può essere molto utile richiedere un intervento di mediazione familiare.

Nel momento della separazione, quando la coppa coniugale si sfalda, i genitori possono faticare a mantenere le proprie funzioni genitoriali e ciò può essere una delle cause primarie della sofferenza dei figli.

Alcuni bambini coinvolti nella conflittualità dei genitori manifestano reazioni acute, temendo fortemente la perdita della coppia genitoriale, intesa come garanzia. Tuttavia, nell’ambito delle reazioni alla separazione dei genitori, è importante distinguere quanto accade nei bambini piccoli rispetto a quelli in fase di preadolescenza o di adolescenza, per le differenti fasi di sviluppo emotivo e affettivo che caratterizzano questi periodi della vita. Le ricercatrici Wallerstein e Kelly hanno messo in luce le reazioni dei bambini in relazione all’età, suddividendoli in tre periodi:

  • infanzia, fino agli 8 anni
  • preadolescenza, tra i 9 e i 12 anni
  • adolescenza.


Infanzia

Nell’infanzia si osservano dei “pensieri magici” circa la riconciliazione della propria famiglia, manifestazioni di timore, ansia e depressione. I bambini così piccoli non sono ancora in grado di elaborare il proprio dolore e sono carenti di strumenti verbali per esprimere quanto gli sta accadendo. Così, possono manifestare ciò che hanno dentro attraverso:

  • ostilità e disobbedienza, come accade nel disturbo oppositivo provocatorio
  • irritabilità
  • incubi
  • disagi e somatizzazioni di tipo regressivo come balbuzie, distacco emotivo, rifiuto del gioco, dolori addominali, che sembrano prevalere nei più piccoli.
J U N E - Pexels

Dopo i sei anni, può comparire la produzione di fantasie distruttive o disordini alimentari. Per proteggersi da questa situazione percepita come abbandono, i bambini possono mettere in atto dei meccanismi di difesa, attraverso il pensiero magico o la negazione. Il sentimento più intenso e preoccupante in questa fase dello sviluppo è la depressione, che può manifestarsi con:

  • stanchezza
  • sonnolenza o insonnia
  • perdita dell’appetito
  • diminuzione degli interessi o del desiderio di giocare.


Preadolescenza

Nella preadolescenza la reazione della separazione è dominata da vissuti di perdita e da una forte sofferenza, con componenti depressive che assumono spesso la forma sintomatica di un disturbo dell’adattamento. Inizialmente si manifestano:

  • un disagio connesso all’acquisizione della comprensione di quanto accade;
  • stati d’animo mutevoli verso i genitori: possono esprimere una palese ostilità verso il genitore che ha lasciato la famiglia, oppure legarsi a lui in modo intenso, sviluppando sentimenti ambivalenti verso l’altro, ritenuto in qualche modo responsabile della scissione.

Questi eventi si possono accompagnare a intensi conflitti di lealtà nei confronti dell’uno o dell’altro genitore. È più difficile che i ragazzi lascino emergere risposte di rabbia, aggressività o di tristezza. Possono comparire:

  • disturbi somatici come gastriti o asma;
  • comportamenti per attirare l’attenzione su di sé con piccoli furti, fughe da casa o peggioramento del rendimento scolastico.
cottonbro - Pexels

Adolescenza

La percezione del cambiamento è spesso molto drammatica e, se coinvolti in conflitti legali, difficilmente gli adolescenti posseggono una percezione positiva della famiglia. Questi eventi possono creare una caduta di stima verso i genitori con conseguente e parallelo sviluppo di sentimenti di colpa. Per attenuare, almeno in parte, questa condizione, l’adolescente può:

  • accettare le proposte di alleanza con l’uno o l’altro genitore;
  • provare rabbia verso entrambi.

Sul piano clinico possono verificarsi reazioni più o meno acute all’evento della separazione:

  • la pretesa di vivere con l’uno o l’altro genitore (equivalente alla negazione dei bambini);
  • l’assunzione di comportamenti devianti, con uso di sostanze stupefacenti; 
  • altri comportamenti provocatori come, per esempio, fughe da casa.


La vera causa della sofferenza

Un fondamentale aspetto da prendere in esame riguarda le reazioni del bambino alle modalità con cui è stato esposto al conflitto genitoriale. Esse rappresentano il punto centrale della questione. Stando a quanto ci indica la letteratura, non è tanto la separazione dei genitori in sé a generare disagi e disturbi nei figli, quanto le circostanze attraverso cui essi si trovano direttamente o indirettamente coinvolti nelle vicissitudini relazionali e giudiziarie che si attivano.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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