A casa, a scuola, in fila al supermercato e ogni volta che il nostro bambino comincia a urlare, buttarsi per terra e provocarci con aria sfidante, magari allontanandosi da noi o continuando a fare quello che già parecchie volte gli abbiamo chiesto di non fare, ci domandiamo: “Come devo intervenire per farlo smettere?”.
Da genitori, insegnanti, educatori e familiari ci si ritrova spesso a interrogarsi su come sia meglio intervenire di fronte ai comportamenti “oppositivi” dei nostri bambini: “Lo rimprovero? La metto in punizione? Mostro indifferenza? Non lo mando a basket?”.
A volte ci sentiamo capaci di intervenire in modo funzionale sull’educazione dei nostri bambini. Altre volte, invece, può essere difficile: questo accade soprattutto con i bambini oppositivi e può generare sentimenti di frustrazione e un senso di inefficacia, perché, dopo l’ennesimo tentativo, continuiamo a percepire il rifiuto da parte dei bambini a seguire le nostre richieste.
Il disturbo oppositivo-provocatorio
Non è raro sentirsi rimproverare dagli sguardi o dai giudizi degli altri: “Possibile che non sai farti rispettare?”, “Non hai polso, i miei figli non si sono mai permessi”, “Non hai abbastanza esperienza, ti insegno io come si fa”.
Troppo spesso si confondono i “capricci” dei bambini con i sintomi di un disturbo del comportamento, ovvero il disturbo oppositivo provocatorio. Affrontare il problema in modo superficiale può portare a conseguenze importanti: interventi inadeguati ed etichette disfunzionali che possono compromettere lo sviluppo del bambino.
Definizione del disturbo oppositivo provocatorio
Nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) il disturbo oppositivo provocatorio (DOP) viene classificato all’interno dei “Disturbi da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta”, ovvero disturbi che generalmente descrivono difficoltà comportamentali ed emotive, caratterizzate da uno schema di comportamento ricorrente o persistente dall’impronta negativa, provocatoria, o persino ostile diretto contro le figure di autorità.
La caratteristica principale del disturbo oppositivo è rappresentata da una ricorrente tendenza a mettere in atto comportamenti “negativistici”, tanto che una persona con questo disturbo mostra sintomi facilmente riconoscibili come:
- provocazione
- disobbedienza
- ostilità nei confronti delle figure autorevoli.
È importante sottolineare che il DOP è associato a significative compromissioni in diversi contesti e aumenta il rischio di sviluppare altre psicopatologie in futuro (Burke et al., 2022). Se non adeguatamente trattato, può aumentare il rischio di sviluppare, in età adulta, un disturbo antisociale di personalità. Inoltre, chi soffre di DOP presenta un rischio maggiore di sviluppare disturbi emotivi, come sintomi depressivi o ansia in adolescenza, oppure di incorrere nell’abuso di sostanze.
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Criteri diagnostici secondo il DSM-5
Per comprendere appieno il disturbo oppositivo provocatorio (DOP), è fondamentale fare riferimento ai criteri diagnostici ufficiali riportati nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione, testo rivisto). Secondo questo manuale, il DOP si caratterizza per un pattern di umore collerico/irritabile, comportamento polemico/provocatorio o vendicativo, che dura almeno 6 mesi e si manifesta con almeno quattro sintomi di qualsiasi tra le seguenti categorie, e manifestato durante l'interazione con almeno un individuo diverso da un fratello.
- Umore collerico/irritabile: il bambino spesso va in collera, è permaloso o facilmente irritabile, e mostra risentimento.
- Comportamento polemico/provocatorio: discute frequentemente con figure autoritarie, sfida attivamente o si rifiuta di rispettare le richieste, irrita deliberatamente gli altri, accusa gli altri dei propri errori.
- Vendicatività: è stato dispettoso o vendicativo almeno due volte negli ultimi sei mesi.
Questi comportamenti devono manifestarsi con una frequenza superiore a quella tipica per l'età e il livello di sviluppo del bambino, e devono causare un impatto significativo sul funzionamento sociale, scolastico o familiare. Il DSM-5 sottolinea inoltre che i sintomi non devono essere meglio spiegati da altri disturbi psichiatrici.
Dati epidemiologici e caratteristiche di esordio
Il disturbo oppositivo provocatorio è uno dei disturbi del comportamento più comuni in età evolutiva. Secondo il DSM-5, la prevalenza del DOP nella popolazione generale varia tra l'1% e l'11%, con una media stimata attorno al 3,3%.
- Età di esordio: il disturbo si manifesta tipicamente nella prima infanzia o durante la scuola primaria, raramente dopo l'adolescenza.
- Differenze di genere: nei bambini in età prescolare e scolare, il DOP è più frequente nei maschi rispetto alle femmine, ma questa differenza tende a ridursi con l'avanzare dell'età.
- Decorso: i sintomi possono variare nel tempo e, se non trattati, in alcuni casi possono evolvere in disturbi più gravi come il disturbo della condotta o, in età adulta, in disturbi di personalità.
Questi dati aiutano a comprendere quanto sia importante riconoscere precocemente i segnali del disturbo e intervenire tempestivamente per favorire un percorso di crescita più sereno. Rivolgersi a uno psicoterapeuta può essere utile per approfondire la situazione e valutare insieme la possibilità di un percorso di supporto psicologico.
Differenza tra disturbo oppositivo provocatorio e disturbo della condotta
Il disturbo della condotta (DC) è caratterizzato da una violazione sistematica dei diritti degli altri, che si esprime attraverso comportamenti aggressivi verso persone o animali, atti di vandalismo, risse, furti e assenze ingiustificate da scuola. È importante sottolineare che, nel disturbo oppositivo-provocatorio (DOP), i comportamenti oppositivi sono generalmente meno gravi rispetto a quelli osservati nel DC, ma sono comunque presenti difficoltà significative nella regolazione delle emozioni, aspetto che non rientra tra i criteri diagnostici del DC. Inoltre, fino al 60% delle persone con DOP può sviluppare successivamente un disturbo della condotta (Turgay, 2009).

ADHD e disturbo oppositivo provocatorio
Spesso ADHD e disturbo oppositivo provocatorio sono disturbi in comorbilità. Il bambino iperattivo e oppositivo, infatti, manifesta comportamenti di mancata adesione alle regole degli adulti in maniera generalizzata e non solo in situazioni in cui, ad esempio, gli viene richiesto di rimanere fermo per più tempo di quello che è in grado di sopportare.
Disturbo oppositivo provocatorio e autismo
Il disturbo dello spettro autistico è un'alterazione del neurosviluppo caratterizzata da deficit persistenti della comunicazione e dell’interazione sociale, cui si aggiungono comportamenti e interessi ristretti, ripetitivi e stereotipati. Anche il disturbo dello spettro autistico può essere diagnosticato in comorbilità con il disturbo oppositivo provocatorio, quando sono soddisfatti i criteri per entrambi.
Il bambino oppositivo
I bambini con comportamento oppositivo provocatorio presentano un umore collerico e irritabile:
- esternano spesso sentimenti come la rabbia
- sono spesso permalosi o facilmente contrariati
- sono spesso adirati e risentiti.
Il carattere oppositivo nei bambini si manifesta anche con un comportamento polemico e provocatorio:
- litigano spesso con figure che rappresentano l’autorità;
- spesso sfidano attivamente o si rifiutano di rispettare le richieste o le regole dettate dalle figure che rappresentano l’autorità;
- spesso irritano deliberatamente gli altri;
- accusano gli altri dei propri errori o del proprio cattivo comportamento.
Il comportamento oppositivo provocatorio nei bambini ha inoltre la caratteristica di un certo grado di vendicatività: spesso infatti, i bambini oppositivi provocatori sono dispettosi e vendicativi.
Bambini oppositivi: le cause del disturbo oppositivo provocatorio
Non c’è una sola causa che spieghi l’origine del disturbo, ma possiamo individuare più fattori di rischio. Lo sviluppo di devianze comportamentali nei bambini e in età adolescenziale può essere determinato da alcuni importanti fattori dell’ambiente del bambino, quali:
- condizioni familiari ostili caratterizzate ad esempio da mancanze di attenzione, liti coniugali, stili educativi contraddittori o incoerenti, educazione rigida, violenze verbali, fisiche o psicologiche e abbandono;
- condizioni esageratamente permissive in cui i figli non sperimentano mai il senso del limite.
In entrambi i casi, il disturbo del comportamento oppositivo provocatorio, nei bambini o nella fase di adolescenza, può essere influenzato:
- dal modeling, ovvero l’imitazione del comportamento;
- dall’assenza di regole funzionali allo sviluppo di comportamenti socialmente accettati.
In questo scenario, il bambino può sentirsi autorizzato a utilizzare modalità comportamentali problematiche nell’ambito familiare ed extrafamiliare.

Il disturbo oppositivo provocatorio e l’educazione familiare
La funzione della relazione genitore-figlio ha un duplice scopo:
- il primo è quello di protezione che l’adulto ha nei confronti del neonato, che si trova nella sua massima vulnerabilità;
- il secondo è quello di co-regolazione e sviluppo di funzioni autoregolative del bambino attraverso la costruzione di un ambiente sano dove poter sviluppare capacità di autocontrollo, a partire da quelle rappresentazioni mentali che i bambini si costruiscono in funzione dei propri genitori.
L’uso di pratiche educative positive da parte dei caregiver e il minore ricorso a modelli basati su minaccia, pressione, commenti negativi e rabbia si associano a una maggiore probabilità che il bambino sviluppi e manifesti un senso di colpa adattivo, a sua volta associato a livelli inferiori di aggressività.
Nei bambini esposti a relazioni di attaccamento incoerenti o poco sensibili, i modelli operativi interni possono svilupparsi in modo meno integrato, con una minore capacità di mentalizzazione; ciò si associa a difficoltà nel riconoscere e comprendere i propri stati emotivi e quelli altrui.
Fattori genetici, neurobiologici e ambientali
Le cause del disturbo oppositivo provocatorio (DOP) sono complesse e multifattoriali. È ormai chiaro che il DOP è influenzato da molteplici fattori, inclusi quelli genetici, neurobiologici e ambientali, e non è semplicemente il risultato di una cattiva genitorialità (Burke et al., 2022).
Per quanto riguarda i fattori genetici, studi su gemelli e famiglie hanno evidenziato una componente ereditaria nel rischio di sviluppare il disturbo; inoltre, la presenza di disturbi del comportamento o dell'umore nei genitori può aumentare la probabilità di insorgenza del DOP nei figli.
Sul piano neurobiologico, alterazioni nel funzionamento di alcune aree cerebrali coinvolte nella regolazione delle emozioni e dell'impulsività, come la corteccia prefrontale, possono contribuire alla comparsa dei sintomi oppositivi; anche squilibri nei neurotrasmettitori, come dopamina e serotonina, sono stati associati a una maggiore vulnerabilità.
Tra i fattori ambientali, esperienze di attaccamento insicuro, esposizione a conflitti familiari, stili educativi incoerenti o troppo rigidi, e condizioni di stress cronico rappresentano elementi di rischio significativi. L’ambiente scolastico e sociale può anch’esso influenzare l’espressione del disturbo, soprattutto se il bambino si trova in contesti poco supportivi o caratterizzati da dinamiche conflittuali. Comprendere questi fattori aiuta a orientare gli interventi e a promuovere strategie di prevenzione e supporto più efficaci.
Il disturbo oppositivo provocatorio: strategie di intervento
Se sei alle prese con un bambino oppositivo provocatorio, probabilmente hai già sperimentato che molti dei sintomi comportamentali descritti fanno parte delle sfide che affronti ogni giorno, come ad esempio la gestione della frustrazione dei bambini e i frequenti momenti di collera.
Come comportarsi con un bambino oppositivo provocatorio?
Esistono diverse strategie per affrontare i bambini con disturbo oppositivo provocatorio, ma è fondamentale essere aperti a ricevere il supporto di professionisti qualificati nel trattamento di questa condizione. È importante ricordare che il trattamento del DOP può essere efficace e che anche interventi genitoriali relativamente brevi possono produrre effetti terapeutici significativi già nella prima infanzia (Hawes et al., 2023).
Il percorso inizia dalla consapevolezza delle proprie difficoltà, senza per questo sentirsi un genitore inadeguato o un insegnante incapace. Il ruolo dello psicologo può essere determinante nell’analizzare punti di forza e debolezza, aiutando a individuare rapidamente le azioni più utili per ristabilire un intervento efficace e soddisfacente.
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Diagnosi e valutazione clinica del disturbo oppositivo provocatorio
La diagnosi del disturbo oppositivo provocatorio richiede una valutazione accurata e multidimensionale, condotta da professionisti esperti in psicologia dell'età evolutiva o neuropsichiatria infantile. Il processo diagnostico si basa su diversi strumenti e fasi:
- Colloqui clinici: vengono raccolte informazioni dettagliate sulla storia del bambino, il contesto familiare, scolastico e sociale, e la presenza di eventuali altri disturbi.
- Osservazione diretta: l'osservazione del comportamento del bambino in diversi contesti aiuta a valutare la frequenza, l'intensità e la persistenza dei sintomi.
- Questionari e scale di valutazione: strumenti standardizzati, come la "DBD Rating Scale”, “SNAP-IV”, “Conners”; la "Child Behavior Checklist" o la “Teacher’s Report Form” vengono utilizzati per raccogliere dati da genitori e insegnanti.
- Criteri differenziali: è fondamentale distinguere il DOP da altri disturbi che possono presentare sintomi simili, come il disturbo della condotta, l'ADHD o disturbi dell'umore. La diagnosi differenziale permette di individuare il percorso terapeutico più adeguato.
Un approccio diagnostico completo può consentire di comprendere meglio le difficoltà del bambino e di pianificare interventi mirati e personalizzati.
Come trattare i bambini oppositivi con l’aiuto della terapia
Si può guarire dal disturbo oppositivo provocatorio? Gestire i bambini oppositivi non è affatto semplice e il supporto di un esperto può fare la differenza: neuropsichiatra infantile, psicologo o psicoterapeuta esperto in psicologia dell’età evolutiva, sono figure che possono effettuare una valutazione accurata del caso.
In cosa consiste la valutazione:
- indagine anamnestica che include la storia dei sintomi comportamentali e dei disturbi all’interno del nucleo familiare, la composizione della famiglia e delle condizioni di vita, gli avvenimenti importanti nella vita del bambino, la gravidanza e il parto, lo sviluppo nella prima infanzia, l’evoluzione delle relazioni con l’ambiente;
- somministrazione di test psicologici come questionari e scale di valutazione;
- colloqui rivolti al bambino utili a comprendere lo sviluppo delle sue capacità cognitive e linguistiche e il suo stato emotivo;
- colloqui rivolti agli insegnanti per comprendere il funzionamento del bambino in contesti di vita differenti da quello domestico e valutare le strategie didattiche per gestire il disturbo oppositivo provocatorio;
- colloqui rivolti ai genitori per comprendere i modelli educativi e le competenze genitoriali presenti nella relazione con il bambino.
In ogni caso, un intervento multimodale, che coinvolga tanto il bambino quanto la famiglia e la scuola, è quello con maggiori probabilità di successo. Se con la famiglia è possibile avviare interventi di psicoeducazione e parent training, a scuola si possono implementare interventi di teacher training con gli insegnanti.
Il parent training e la diagnosi del disturbo oppositivo provocatorio
Gli interventi rivolti alla coppia di genitori che si trovano a gestire il disturbo comportamentale oppositivo provocatorio prendono il nome di parent training, e promuovono un miglioramento delle capacità di gestione educativa del bambino o dell’adolescente e delle interazioni all’interno del nucleo familiare.
Questo modello operativo permette di modificare lo stile relazionale genitore-bambino all’interno dell’ambiente domestico, e consente ai genitori di acquisire alcune tecniche per comprendere come comportarsi con un bambino oppositivo e gestire i comportamenti provocatori e distruttivi dei figli.
Al parent training, inoltre, si possono affiancare percorsi di sostegno psicologico e terapeutici che aiutino i genitori a focalizzare le loro risorse e le loro strategie di coping per far fronte allo stress legato alle sfide quotidiane della gestione del comportamento dei loro figli.
Il disturbo oppositivo provocatorio e la scuola
Uno dei contesti in cui i bambini con DOP sono maggiormente compromessi è la scuola, spesso sono proprio gli insegnanti ad allertare la famiglia sui problemi di adattamento del figlio già alla scuola dell’infanzia o persino durante l'inserimento all’asilo nido. Tali difficoltà comportamentali non costituiscono di per sé una diagnosi di Disturbo Oppositivo Provocatorio, che nel DSM-5 richiede età ≥ 6 anni.
I bambini con disturbo oppositivo provocatorio a scuola, a seconda del caso specifico (gravità, presenza di altri disturbi in comorbilità), possono rientrare nella Direttiva BES oppure avere la certificazione prevista dalla Legge 104/92.
Le strategie educative adottate in questi casi hanno lo scopo di favorire un ambiente inclusivo e di sostegno per il bambino. Ecco alcune semplici linee guida per la gestione della classe:
- costruire delle routine, per permettere una maggiore consapevolezza di cosa sia consentito e quali sono le attività da considerarsi fuori dalla norma;
- disporre i banchi in modo che l’alunno sia facilmente raggiungibile e in grado di mantenere il contatto visivo con l’insegnante;
- concordare delle regole condivise da tutta la classe, espresse in modo semplice ed eventualmente esposte in classe su cartelloni o altro;
- prestare attenzione ai comportamenti corretti e premiarli, in modo da aumentare la frequenza delle gratificazioni rispetto all’uso della punizione.
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Trattamenti evidence-based per il disturbo oppositivo provocatorio
Il trattamento del disturbo oppositivo provocatorio si fonda su strategie validate dalla ricerca scientifica, coinvolgendo il bambino, la famiglia e spesso anche la scuola. Tra le principali modalità di intervento, il parent training occupa un ruolo centrale: si tratta di programmi strutturati che aiutano i genitori a sviluppare competenze educative efficaci, a gestire i comportamenti problematici e a rafforzare la relazione con il figlio.
Strategie comportamentali consolidate ed efficaci per il DOP includono il Parent Management Training, la Parent-Child Interaction Therapy, il Collaborative Problem Solving, il programma Incredible Years, il Triple-P Positive Parenting Program, il programma Start Now and Plan e il Coping Power Program (Kaur et al., 2022). Questi interventi sono spesso considerati tra i più efficaci per il DOP.
Lo skills training per il bambino, invece, mira a potenziare le abilità sociali, la gestione delle emozioni e il problem solving, aiutando il bambino a trovare alternative costruttive ai comportamenti oppositivi.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT), sia individuale che di gruppo, può essere utile per lavorare su pensieri, emozioni e comportamenti disfunzionali, favorendo una maggiore consapevolezza e autocontrollo.
Gli interventi scolastici, attraverso la collaborazione con insegnanti e operatori scolastici, permettono di creare un ambiente più supportivo e di applicare strategie coerenti anche a scuola.
L’uso di farmaci non rappresenta la prima scelta e viene considerato solo in presenza di comorbilità significative, come l’ADHD, o quando i sintomi sono particolarmente gravi e resistenti agli interventi psicologici; la decisione viene sempre presa da un medico specialista. L’efficacia di questi trattamenti è supportata da numerosi studi scientifici, che sottolineano l’importanza di un approccio integrato e personalizzato, in grado di favorire il benessere del bambino e della sua famiglia.
Come comportarsi con i bambini oppositivi: qualche consiglio utile
Quando ci si trova di fronte a un disturbo oppositivo provocatorio, sapere come comportarsi può essere difficile, ma è possibile mettere in atto alcune azioni utili:
- interrogate i bambini sui pensieri che hanno generato quel comportamento: “Che ti passa per la mente?”;
- aiutateli a risolvere il problema: “Quali sono le possibili soluzioni?”, “Qual è la più vantaggiosa?”.
Aumentare le capacità di problem solving nel bambino favorisce un potenziamento delle sue abilità sociali e gli permette di saper riflettere prima di agire, non lasciandosi guidare solo dall’istinto comportamentale dettato dall’emozione provata in una specifica situazione.
- aiutatelo a identificare comportamenti funzionali alternativi al comportamento oppositivo;
- parlate di emozioni: “Come ti sei sentito?”, “Che emozioni hai provato?” Aiutate i vostri bambini a sviluppare la loro intelligenza emotiva, siate voi stessi modelli di riferimento, parlate di come vi sentite quando dovete affrontare un problema o di cosa avete provato quando non siete riusciti ad ottenere da loro quel comportamento desiderato;
- partecipate agli incontri di parent training con costanza, ponete domande, richiedete feedback da parte del clinico.
Saper gestire il disturbo oppositivo provocatorio non è una cosa semplice. Bisogna prima di tutto inquadrare la problematica in modo chiaro e poi lavorare con il bambino e per il bambino, con l’obiettivo di poterlo aiutare nel migliore dei modi.
Se sei il genitore, l’insegnante, l’educatore o un parente di un bambino che mostra sintomi comportamentali oppositivi e provocatori, contatta o metti in contatto la famiglia con un professionista della salute mentale specializzato come uno psicologo online Unobravo, che potrà indicarti il percorso da seguire e quando andare dallo psicologo si rivela la scelta migliore.
Libri sul disturbo oppositivo provocatorio
Per conoscere meglio la sindrome del disturbo oppositivo provocatorio, ti consiglio alcuni libri della casa editrice Erikson che possono essere utili:
- “DOP disturbo oppositivo provocatorio. Cosa fare e non fare”, Gianluca Daffi, Erikson 2021;
- “Mio figlio è impossibile. Come migliorare i comportamenti oppositivi del tuo bambino”, R. A. Barkley, C. Benton, Erikson 2016;
- “Coping power. Programma per il controllo di rabbia e aggressività in bambini e adolescenti”, K. Wells, J.E. Lochman, L.A. Lenhart, Erikson 2012.
Un aiuto concreto per te e il tuo bambino: inizia oggi il tuo percorso di sostegno psicologico con Unobravo
Affrontare il disturbo oppositivo provocatorio può essere una sfida che mette a dura prova genitori, insegnanti e chiunque abbia a cuore il benessere di un bambino. Ricorda: non sei solo e chiedere supporto è il primo passo per costruire un futuro più sereno per tutta la famiglia. Con Unobravo puoi trovare professionisti esperti in psicologia dell’età evolutiva pronti ad ascoltarti, guidarti e aiutarti a individuare le strategie più adatte alle tue esigenze. Se senti il bisogno di un confronto o vuoi capire come intervenire in modo efficace, inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e scopri come possiamo accompagnarti in questo percorso di crescita e cambiamento. Il benessere di tuo figlio e della tua famiglia può cominciare anche da qui.









