Psicologia infantile
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Il bambino oppositivo: la storia di Stella

Il bambino oppositivo: la storia di Stella
Il bambino oppositivo: la storia di Stellalogo-unobravo
Veronica Richichi
Veronica Richichi
Redazione
Psicologa ad orientamento Analitico Transazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
1.3.2022

I sintomi di un bambino, in questo caso quelli del disturbo oppositivo provocatorio, possono essere espressione di un bisogno allargato all’intero sistema familiare. In questo articolo racconterò la storia di una piccola paziente e di come essa rifletta con fatica i mutamenti del suo sistema familiare a seguito dell’arrivo di due fratellini. 

La famiglia di Stella 

Ester e Francesco sono una coppia di genitori alle prese con un sistema familiare in fase di riorganizzazione. Una seconda nascita infatti sembra aver minato gli equilibri precedenti. La loro domanda di cura è verso la figlia primogenita Stella. La famiglia è composta da Stella, bambina di 6 anni, e due gemelli, Licia e Giorgio, di 3 anni.

Stella ha sviluppato aggressività pungente e disturbi del sonno. Il clima familiare è colorato da litigi e tensioni di cui i figli sembrano farsi portavoce. Entrambe le gravidanze sono volute e cercate attivamente, la seconda ottenuta attraverso fecondazione assistita. I genitori confessano di non riuscire venire a capo dei loro dissidi, litigano violentemente anche in presenza dei figli.


“Nostra figlia non è più quella di prima”

Qualcosa sembra essere mutato in famiglia. L’elemento di frattura sembra essere la seconda gravidanza: l’infanzia di Stella è serena e tranquilla. Mi dicono che prima ascoltava sempre, stava al suo posto e non dava fastidio. 

Stella ha 3 anni quando a seguito di un processo di fecondazione assistita arrivano Licia e Giorgio.
Ad attendere la seconda nascita non sono solo i genitori, ma anche Stella. Rifletto su cosa questa gravidanza abbia significato per la famiglia, e quali “fantasmi” si siano attivati. 

La psicologa Cinzia Chiesa descrive lo sforzo familiare soprattutto dal punto di vista del primogenito:
“Per il primo figlio, l’incontro con il nuovo nato è di difficile rappresentabilità ed è spesso carico di paure legate alla perdita dell’amore dei genitori [...] si ha la sensazione di perdere parte della propria identità.”  

I comportamenti ritenuti problematici e che portano alla consultazione sono:

  • scoppi di rabbia verso i fratelli e verso i genitori
  • addormentamenti fonte di fatica familiare
  • risvegli notturni, segnati da incubi e urla di difficile consolazione;

I genitori di Stella, durante gli incontri di parent training, mi raccontano che è diventata una bambina difficile, oppositiva, che boicotta le cose e non è più obbediente. Si ribella e si disinteressa. Ruba il cibo ed in particolare lo zucchero, sembra vorace e a fatica si sente sazia.

Anna Shvets - Pexels

Se ti picchio io ci sono

Ipotizzo che Stella metta alla prova i genitori e sia alla ricerca di una forma di contenimento, costringe il suo ambiente familiare ad essere importante e in questo scalciare intravedo i semi della speranza. Secondo lo psichiatra e psicoanalista D. Winnicott, l’aggressione all’oggetto è per chi la compie un movimento evolutivo, un essere al mondo differenziandosi

Il movimento corporeo aggressivo, secondo Winnicott, è pertanto equiparabile all’instaurarsi di ciò che è il vero Sé, è un modo per nascere come Soggetto separato dall’Altro. I bambini antisociali:

  • avrebbero la tendenza a rubare e danneggiare gli oggetti che amano proprio in virtù del fatto che li amano; 
  • sembrano essere caratterizzati dall’assenza nella loro personalità d’uno spazio per il gioco così sostituito dall’agire;
  • sono bambini trascurati, non visti.

L’atto aggressivo diventa così un S.O.S. volto a ottenere controllo dall’esterno, non avendo loro avuto la possibilità di far crescere un “buon ambiente interno”.


L’incontro con Stella

Durante i primi colloqui con Stella emerge:

  • un temperamento "lento a scaldarsi"
  • un basso livello di attività
  • una generale ritrosia: parla sottovoce, bisbiglia poche parole, studia l’ambiente. 

La lascio libera di esplorare la stanza e di scegliere quale attività fare. Stella disegna e predilige le tempere e l’uso del pongo, li usa insieme e crea composizioni astratte. Credo abbia sviluppato una capacità di stare in relazione con l’adulto come una bambina più grande della sua età, si conforma rapidamente alle richieste, intuisco da subito una spinta a compiacere

I suoi “Non so” sono tanti, così come le richieste di approvazione “Ti piace?”. Spesso cancella parte dei suoi disegni che, se non ritiene perfetti, chiede a me di correggere. Nei suoi disegni mani, piedi, orecchie e collo non vengono raffigurati: che significato ha questa assenza?

Proprio le mani veicolano affetti e sensazioni nel contatto tra madre e bambino fin dalla nascita, sono il canale privilegiato di comunicazione e, in Stella, sono veicolo di espressione di emozioni scomode, le usa per picchiare. Così le orecchie, che ci mettono in rapporto diretto con l’altro e ci permettono di interagire con l’esterno. Ulteriore omissione nelle sue rappresentazioni grafiche è quella dei fratelli, sceglie di raffigurarsi figlia unica.

Tatiana Syrikova - Pexels

“Tantissimi zombie”

Uno degli aspetti di difficoltà di Stella sembrano essere i frequenti risvegli notturni, caratterizzati da pianti inconsolabili e da brutti sogni. Le problematiche del sonno sono essere legate alla paura e all’angoscia della separazione.

Nell’atto di addormentarsi, infatti, il bambino si stacca dal corpo materno e si abbandona al sé. I brutti sogni mostrano delle paure, ci parlano di un mondo sommerso fatto di dissonanze, portano immagini capaci di aprire l’interno verso l’esterno e rendere l’innominabile raccontabile. Il tema ricorrente dei brutti sogni di Stella sembra essere quello di fantasmi e mostri che volano e che spuntano da sotto il letto della stanza matrimoniale. Mi racconta di “Tantissimi zombie”, uno dei suoi sogni: 

C’erano due occhi verdoni, non sapevo cosa era. Poi esce dal corpo, dalle mie pantofoline ed era un fantasma. Era sorridente e buono, però faceva paura. Il fantasma dice che è venuto per vedere tutta la famiglia per sapere come ci stiamo comportando. Poi, vicino al fantasma, c’era uno zombie buono piccolo anzi no, due zombie piccoli, che stanno imparando a parlare e non si capisce cosa dicono. 


L’ambivalenza delle emozioni

Credo che Stella abbia proiettato una parte di sé in quel fantasma, mi dice essere sorridente ma che fa anche paura. Ciò può essere associato all’ambivalenza di emozioni di difficile gestione, amore e odio verso quegli oggetti d’amore che aleggiano sopra la sua testa e che ipotizzo possano essere la madre e i gemellini. 

È consueta in questa prima fase del periodo di latenza, l’oscillazione tra bisogno di emancipazione e bisogno regressivo di dipendenza. Stella esprime il desiderio di nascere, di essere al mondo separata, una tensione verso il futuro. C’è anche il timore che questo avvenga, la paura di perdere l’amore dei suoi genitori o di perdere parte del proprio sé. Una tensione verso la costruzione che passa dalla distruzione.

 

L’oppositività come guida per crescere

Dall’arrivo dei gemellini probabilmente Stella si è sentita:

  • “non vista”
  • “poco importante”
  • “importante a patto che…”

e la rabbia insieme all’ oppositività le permette ora di farsi guardare e cambiare qualcosa. Negli agiti aggressivi, Stella sembra urlare il desiderio di svincolo e di separazione. Si può pensare che il sintomo di Stella sia un modo per comunicare un intero disagio familiare, e sia espressione di un bisogno di riconoscersi, immaginarsi e costruirsi nuova famiglia. 

Dalla nascita dei gemelli è come se Stella stesse cercando di elaborare un nuovo modo di stare in relazione, una diversa forma di attaccamento: in questa ri-nascita c’è paura di perdere l’amore dei genitori ed insieme di distruggere questi oggetti di amore con la sua rabbia.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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