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Psicologia infantile
5
minuti di lettura

Il bambino oppositivo: la storia di Stella

Il bambino oppositivo: la storia di Stella
Veronica Richichi
Psicologa ad orientamento Analitico Transazionale
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
2.12.2025
Il bambino oppositivo: la storia di Stella
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I sintomi di un bambino, in questo caso quelli del disturbo oppositivo provocatorio, possono essere espressione di un bisogno che riguarda l’intero sistema familiare. In questo articolo racconteremo la storia di una piccola paziente e di come, con fatica, rifletta i cambiamenti del suo sistema familiare a seguito dell’arrivo di due fratellini.

La famiglia di Stella

Ester e Francesco sono una coppia di genitori alle prese con una famiglia in fase di riorganizzazione. La nascita dei gemelli sembra aver messo in discussione gli equilibri precedenti. La loro richiesta di aiuto riguarda la figlia primogenita, Stella. La famiglia è composta da Stella, bambina di 6 anni, e due gemelli, Licia e Giorgio, di 3 anni.

Stella ha sviluppato aggressività e disturbi del sonno. Il clima familiare è segnato da litigi e tensioni di cui i figli sembrano farsi portavoce. Entrambe le gravidanze sono state desiderate, la seconda ottenuta tramite fecondazione assistita. I genitori raccontano di non riuscire a gestire i loro dissidi, litigano spesso anche davanti ai figli.

“Nostra figlia non è più quella di prima”

Qualcosa sembra essere cambiato in famiglia. L’elemento di rottura è la seconda gravidanza: l’infanzia di Stella era serena e tranquilla. I genitori ricordano che prima ascoltava sempre, stava al suo posto e non dava fastidio.

Stella ha 3 anni quando, dopo un percorso di fecondazione assistita, arrivano Licia e Giorgio. Ad attendere la seconda nascita non sono solo i genitori, ma anche Stella. Riflettiamo su cosa questa gravidanza abbia significato per la famiglia e quali “fantasmi” si siano attivati.

La psicologa Cinzia Chiesa descrive lo sforzo familiare soprattutto dal punto di vista del primogenito:

“Per il primo figlio, l’incontro con il nuovo nato è di difficile rappresentabilità ed è spesso carico di paure legate alla perdita dell’amore dei genitori [...] si ha la sensazione di perdere parte della propria identità.”

I comportamenti che portano alla consultazione sono:

  • scoppi di rabbia verso i fratelli e verso i genitori
  • difficoltà nell’addormentamento
  • risvegli notturni, segnati da incubi e urla difficili da consolare

Durante gli incontri di parent training, i genitori di Stella raccontano che è diventata una bambina difficile, oppositiva, che boicotta le cose e non è più obbediente. Si ribella e si disinteressa. Ruba il cibo, in particolare lo zucchero, sembra vorace e fatica a sentirsi sazia.

Se ti picchio io ci sono

Si ipotizza che Stella metta alla prova i genitori e sia alla ricerca di una forma di contenimento; costringe il suo ambiente familiare a essere importante e, in questo suo “scalciare”, si intravedono i semi della speranza. Secondo lo psichiatra e psicoanalista D. Winnicott, l’aggressione all’oggetto è per chi la compie un movimento evolutivo, un modo di essere al mondo differenziandosi.

Il movimento corporeo aggressivo, secondo Winnicott, è quindi paragonabile alla nascita del vero sé, un modo per affermarsi come soggetto separato dall’altro. I bambini antisociali:

  • tendono a rubare e danneggiare gli oggetti che amano proprio perché li amano;
  • sembrano privi di uno spazio per il gioco, che viene sostituito dall’agire;
  • sono bambini trascurati, non visti.

L’atto aggressivo diventa così un S.O.S. per ottenere controllo dall’esterno, non avendo avuto la possibilità di costruire un “buon ambiente interno”.

L’incontro con Stella

Durante i primi colloqui con Stella emergono:

  • un temperamento "lento a scaldarsi"
  • un basso livello di attività
  • una generale ritrosia: parla sottovoce, bisbiglia poche parole, osserva l’ambiente

Viene lasciata libera di esplorare la stanza e scegliere quale attività fare. Stella disegna, predilige le tempere e il pongo, che usa insieme per creare composizioni astratte. Sembra aver sviluppato una capacità di stare in relazione con l’adulto come una bambina più grande della sua età, si conforma rapidamente alle richieste e si intuisce una spinta a compiacere.

I suoi “Non so” sono frequenti, così come le richieste di approvazione: “Ti piace?”. Spesso cancella parte dei suoi disegni che, se non li ritiene perfetti, chiede di correggerli. Nei suoi disegni mani, piedi, orecchie e collo non vengono raffigurati: che significato ha questa assenza?

Le mani veicolano affetti e sensazioni nel contatto tra madre e bambino fin dalla nascita, sono il canale privilegiato di comunicazione e, in Stella, diventano veicolo di espressione di emozioni scomode, le usa per picchiare. Così le orecchie, che ci mettono in rapporto diretto con l’altro e ci permettono di interagire con l’esterno. Un’altra omissione nei suoi disegni è quella dei fratelli: Stella sceglie di raffigurarsi figlia unica.

Anna Shvets - Pexels

“Tantissimi zombie”

Uno degli aspetti di difficoltà di Stella sono i frequenti risvegli notturni, caratterizzati da pianti inconsolabili e brutti sogni. Le problematiche del sonno possono essere legate alla paura e all’angoscia della separazione.

Nel momento dell’addormentamento, infatti, il bambino si separa dal corpo materno e si abbandona al sé. I brutti sogni mostrano paure, raccontano un mondo sommerso fatto di dissonanze, portano immagini che permettono di rendere raccontabile ciò che è difficile nominare. Il tema ricorrente dei sogni di Stella è quello di fantasmi e mostri che volano e spuntano da sotto il letto della stanza matrimoniale. Racconta di “tantissimi zombie”, uno dei suoi sogni:

C’erano due occhi verdoni, non sapevo cosa era. Poi esce dal corpo, dalle mie pantofoline ed era un fantasma. Era sorridente e buono, però faceva paura. Il fantasma dice che è venuto per vedere tutta la famiglia per sapere come ci stiamo comportando. Poi, vicino al fantasma, c’era uno zombie buono piccolo anzi no, due zombie piccoli, che stanno imparando a parlare e non si capisce cosa dicono.

L’ambivalenza delle emozioni

Crediamo che Stella abbia proiettato una parte di sé in quel fantasma: dice che è sorridente ma che fa anche paura. Questo può essere associato all’ambivalenza di emozioni difficili da gestire, amore e odio verso quegli oggetti d’amore che aleggiano sopra la sua testa e che si ipotizza possano essere la madre e i gemellini.

È frequente, in questa prima fase del periodo di latenza, oscillare tra bisogno di emancipazione e bisogno regressivo di dipendenza. Stella esprime il desiderio di nascere, di essere al mondo separata, una tensione verso il futuro. Ma c’è anche il timore che questo avvenga, la paura di perdere l’amore dei suoi genitori o di perdere parte del proprio sé. Una tensione verso la costruzione che passa dalla distruzione.

L’oppositività come guida per crescere

Dall’arrivo dei gemellini, probabilmente Stella si è sentita:

  • “non vista”
  • “poco importante”
  • “importante a patto che…”

La rabbia e l’oppositività le permettono ora di farsi guardare e di provare a cambiare qualcosa. Negli agiti aggressivi, Stella sembra urlare il desiderio di svincolo e di separazione. Il sintomo di Stella può essere visto come un modo per comunicare un disagio familiare più ampio, espressione di un bisogno di riconoscersi, immaginarsi e costruire una nuova famiglia.

Dalla nascita dei gemelli, è come se Stella stesse cercando di elaborare un nuovo modo di stare in relazione, una diversa forma di attaccamento: in questa ri-nascita c’è la paura di perdere l’amore dei genitori e, insieme, di distruggere questi oggetti d’amore con la sua rabbia.

Cosa si intende per Disturbo Oppositivo Provocatorio nei bambini

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è una condizione che si manifesta in età evolutiva e si caratterizza per un pattern ricorrente di comportamenti negativistici, ostili e provocatori, rivolti principalmente verso figure di autorità come genitori e insegnanti.

Questi comportamenti vanno oltre le normali fasi di opposizione tipiche dello sviluppo e possono interferire in modo significativo con la vita familiare, scolastica e sociale del bambino. È importante distinguere tra la normale ricerca di autonomia e i segnali di un disturbo che può richiedere attenzione clinica.

Tatiana Syrikova - Pexels

Criteri diagnostici secondo il DSM-5

Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), il Disturbo Oppositivo Provocatorio nei bambini si diagnostica quando, per almeno 6 mesi, sono presenti almeno 4 sintomi tra i domini:

  • Umore collerico/irritabile: il bambino si mostra spesso arrabbiato, facilmente irritabile e perde la calma con facilità.
  • Comportamento polemico/provocatorio: discute frequentemente con adulti, sfida attivamente le regole o rifiuta di rispettare le richieste degli adulti, infastidisce deliberatamente gli altri.
  • Rancore o vendicatività: è spesso rancoroso o vendicativo, e manifesta questi atteggiamenti almeno due volte negli ultimi sei mesi.

Questi comportamenti devono manifestarsi con persone diverse dai fratelli e devono causare una compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale, scolastico o familiare del bambino.

Dati epidemiologici: quanto è diffuso il Disturbo Oppositivo Provocatorio?

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio è uno dei disturbi del comportamento più comuni in età evolutiva. Secondo il DSM-5, la prevalenza stimata nella popolazione generale dei bambini e degli adolescenti varia tra l’1% e l’11%, con una media attorno al 3%.

  • Età di esordio: il disturbo si manifesta tipicamente prima degli 8 anni, ma quasi sempre entro la prima adolescenza.
  • Differenze di genere: nei primi anni di vita è più frequente nei maschi, mentre in adolescenza le differenze tra maschi e femmine tendono a ridursi.

Questi dati sottolineano l’importanza di riconoscere precocemente i segnali del disturbo per poter intervenire in modo tempestivo e mirato (American Psychiatric Association, 2013).

Cause e fattori di rischio del Disturbo Oppositivo Provocatorio

Le cause del Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) sono complesse e multifattoriali, coinvolgendo sia aspetti biologici che ambientali. In particolare, il DOP è influenzato da molteplici fattori, inclusi quelli genetici e neurobiologici, e non è semplicemente il risultato di una cattiva genitorialità (Burke et al., 2022). Fattori genetici e temperamentali possono predisporre alcuni bambini a sviluppare tratti di impulsività o difficoltà nella regolazione emotiva. Inoltre, dinamiche familiari caratterizzate da conflitti, incoerenza educativa, scarso supporto emotivo, o stili genitoriali troppo rigidi o permissivi possono aumentare il rischio di insorgenza del disturbo. Anche eventi stressanti, come cambiamenti significativi nella vita del bambino – ad esempio la nascita di un fratello, separazioni o lutti – possono contribuire all’emergere di comportamenti oppositivi. È importante ricordare che la presenza di uno o più fattori di rischio non implica necessariamente lo sviluppo del disturbo, ma può aumentare la vulnerabilità del bambino.

Phil Nguyen - Pexels

Conseguenze del disturbo non trattato e importanza della diagnosi precoce

Se il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) non viene riconosciuto e trattato in modo adeguato, può rappresentare uno dei principali precursori di altri problemi di salute mentale che possono manifestarsi nel corso della vita (Hawes et al., 2023), aumentando così il rischio di problematiche più complesse durante l’adolescenza e l’età adulta. In particolare, tra le conseguenze più frequenti si riscontrano difficoltà scolastiche: i bambini con DOP possono andare incontro a problemi di rendimento, sospensioni o espulsioni a causa dei comportamenti oppositivi. Inoltre, la tendenza a sfidare l’autorità e a litigare può compromettere i rapporti con coetanei, insegnanti e familiari, generando relazioni conflittuali che possono persistere nel tempo. Il DOP, inoltre, può aumentare la probabilità di sviluppare disturbi dell’umore, disturbi d’ansia o disturbi della condotta in età successiva. Tuttavia, una diagnosi precoce e un intervento tempestivo possono contribuire a migliorare la prognosi e il benessere del bambino e della sua famiglia.

Strategie pratiche per genitori e insegnanti

Affrontare il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) richiede un approccio integrato che coinvolga sia la famiglia che la scuola. Studi recenti hanno dimostrato che il trattamento del DOP nei bambini è spesso efficace e che anche interventi genitoriali relativamente brevi possono produrre effetti terapeutici di grande entità nella prima infanzia (Hawes et al., 2023). Alcune strategie pratiche, supportate dalle linee guida cliniche internazionali, possono aiutare a gestire i comportamenti oppositivi:

  • stabilire regole chiare e coerenti, poiché i bambini con DOP beneficiano di limiti ben definiti e routine prevedibili, riducendo l’ansia e favorendo la sicurezza;
  • rinforzare i comportamenti positivi, premiando e riconoscendo i comportamenti adeguati per aiutare il bambino a sentirsi valorizzato e a sviluppare l’autostima;
  • gestire le crisi con calma, mantenendo un atteggiamento calmo e non reattivo durante i momenti di opposizione per prevenire l’escalation del conflitto;
  • collaborare con la scuola, poiché una comunicazione costante tra genitori e insegnanti permette di adottare strategie condivise e monitorare i progressi;
  • ricorrere a interventi specialistici, come il supporto di uno psicologo o di un terapeuta esperto in età evolutiva, fondamentale per lavorare sulle dinamiche familiari e sulle difficoltà emotive del bambino.

Inoltre, la terapia del gioco, sia individuale che di gruppo, ha dimostrato di portare a una riduzione significativa dei sintomi del disturbo oppositivo provocatorio nei bambini rispetto al gruppo di controllo, secondo le valutazioni dei genitori (Morshed et al., 2019). Queste strategie, se applicate con costanza e pazienza, possono contribuire a favorire un cambiamento positivo e sostenere il percorso di crescita del bambino.

Un percorso di ascolto per la famiglia

Se riconosci qualcosa della storia di Stella nella tua esperienza familiare, ricorda che non sei solo: dietro i comportamenti oppositivi di un bambino spesso si può nascondere un bisogno profondo di attenzione, ascolto e cambiamento condiviso. Affrontare queste difficoltà può essere impegnativo, ma con il supporto giusto è possibile lavorare per ritrovare equilibrio e serenità in famiglia. Gli psicologi Unobravo sono pronti ad accompagnarti in un percorso su misura, pensato per aiutare sia i bambini che i genitori a comprendere e gestire meglio le emozioni e le relazioni. Prendersi cura del benessere di chi ami è importante: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e scopri come possiamo aiutarti.

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