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Salute mentale
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“Me cala la palpebra!”: alla scoperta dell’ipersonnia

“Me cala la palpebra!”: alla scoperta dell’ipersonnia
Marcello Delmondo
Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
2.12.2025
“Me cala la palpebra!”: alla scoperta dell’ipersonnia
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La maggior parte delle persone ha qualche esperienza di notti in bianco a causa dell’insonnia. Di queste ricordiamo le sensazioni sgradevoli del rigirarsi nel letto tormentandosi per una sveglia che si fa sempre più vicina. Ma quale impatto può avere sulla vita quotidiana la condizione opposta? Cosa succede nelle nostre vite quando sentiamo un inarrestabile e implacabile desiderio di dormire? Cos’è l’ipersonnia, come si manifesta, quali sintomi la contraddistinguono? Proveremo a rispondere a queste domande concentrandoci anche su terapie e strategie di convivenza con la palpebra calante.

Cos’è l’ipersonnia? Definizione e cause.

L’Istituto superiore di sanità nell’indice ISSalute fornisce la seguente definizione:

Con il termine di ipersonnia si intende un bisogno eccessivo di dormire o uno stato di sonnolenza continuo che interferisce con la vita di tutti i giorni”.

Sempre secondo quanto riportato nella corrispondente voce dall’Indice dell’Istituto Superiore di Sanità le cause principali possono riguardare (Galimberti, 2018):

  • La narcolessia (il soggetto passa dalla veglia al sonno REM in risposta a brevi, ma insuperabili attacchi di sonno durante il giorno);
  • l’apnea notturna (i soggetti si risvegliano frequentemente di notte a causa delle difficoltà respiratorie causate, ad esempio, da una condizione di obesità, riscontrando poi sonnolenza diurna);
  • la sindrome della gambe senza riposo;
  • la privazione di sonno grave;
  • la depressione (l’ipersonnia è uno dei sintomi classificati dal DSM-5);
  • l’uso di farmaci (ad esempio tranquillanti);
  • L’abuso di sostanze stupefacenti e alcool.

Nel caso in cui le cause non siano note e il sonno sia regolare si parla di ipersonnia idiopatica.

Andrea Piacquadio – Pexels

I sintomi dell’ipersonnia idiopatica

Le persone che soffrono di ipersonnia idiopatica faticano a stare sveglie durante il giorno. Sono costrette a frequenti sonnellini, spesso involontari, che non risultano efficaci nel contrastare la sonnolenza e impattano in modo significativo sulla vita quotidiana, interferendo con relazioni, attività lavorativa, conversazioni. Anche a causa di questa influenza negativa sulla vita sociale le persone possono sperimentare:

  • sintomi ansiosi e tono basso dell’umore;
  • scarsa energia vitale;
  • irrequietezza e agitazione;
  • Rallentamento di pensiero e parola;
  • Difficoltà mnemoniche e problemi di attenzione;

L’insorgenza di questi sintomi si colloca solitamente in adolescenza, ma può riguardare anche l’età adulta o quella avanzata (ISS,2018). Non si tratta quindi di semplice stanchezza e può essere necessario affrontarla da un punto di vista medico e psicologico.

La diagnosi di ipersonnia

Nel caso in cui si riscontri sonnolenza costante durante il giorno, con impatto significativo sulle attività quotidiane, può essere utile rivolgersi al proprio medico curante. Durante il colloquio verranno esplorate le abitudini del sonno, verranno indagati eventuali risvegli notturni, verrà approfondita l’eventuale presenza di disturbi dell’umore (ad esempio depressione) o farmacoterapie in atto (ad esempio ansiolitici). In caso di necessità, il medico di medicina generale potrà richiedere la visita specialistica presso un neurologo. 

I test per la diagnosi di Ipersonnia

Tra gli esami che potranno essere prescritti per diagnosticare l’ipersonnia troviamo:

  • Polisonnografia: l’esame prevede l’applicazione, durante sonno e veglia, di elettrodi su corpo, testa e viso per registrare onde cerebrali, attività muscolare, movimento degli occhi, respiro, russare allo scopo di escludere narcolessia e apnea notturna;
  • Prove di latenza multipla: normalmente il giorno successivo alla polisonnografia viene chiesto di effettuare diversi sonnellini in modo da poter registrare il tempo necessario a prendere sonno (in caso di ipersonnia la latenza non dovrebbe superare gli 8 minuti).

Se la necessità di fare sonnellini e la sonnolenza eccessiva non trovano una spiegazione in cause accertate si può ipotizzare un quadro di ipersonnia idiopatica.

cottonbro - Pexels

Differenze tra narcolessia e ipersonnia.

Le due condizioni differiscono sulla base delle seguenti caratteristiche:

  • nella narcolessia emozioni forti possono causare la perdita del controllo muscolare (catalessia) a differenza di quanto avviene nell’ipersonnia;
  • nella narcolessia possono essere presenti sogni vividi e allucinazioni;
  • nella narcolessia il sonno notturno è frammentato e di scarsa qualità, mentre è continuo nell’ipersonnia;
  • nella narcolessia i sonnellini diurni sono ristoratori a differenza di quanto avviene nella ipersonnia;
  • nella narcolessia si cade rapidamente nella fase di sonno profondo (REM) a differenza di quanto accade nell’ipersonnia.

Differenze tra ipersonnia e stanchezza comune

Sovraccarichi lavorativi, stress, affaticamento fisico possono determinare una comune condizione di stanchezza. Un adeguato periodo di relax o di sonno ristoratore possono risolvere la condizione di stanchezza. Nell’ipersonnia invece la stanchezza è continua e costante e non viene ristorata anche in presenza di sonno prolungato o di sonnellini frequenti.

Trattamenti dell’ipersonnia

L’ipersonnia può essere trattata nei seguenti modi:

  • trattamento farmacologico: sebbene non esistano farmaci specifici il trattamento a base di stimolanti può essere utile a favorire il mantenimento di condizioni di veglia;
  • cambiamenti nello stile di vita: l’alternativa al trattamento farmacologico prevede strategie per l’igiene del sonno da applicarsi alla routine quotidiana: evitamento di alcool, caffeina e farmaci che inibiscono il sonno, curare le routine e le abitudini di addormentamento.
Ketut Subiyanto – Pexels

Ipersonnia e vita quotidiana: una convivenza difficile?

L’ipersonnia può impattare in maniera importante sulla vita quotidiana limitando la vita sociale e lavorativa arrivando a compromettere, per esempio, la possibilità di guidare veicoli o di sostenere conversazioni. Per questo motivo può essere utile sviluppare delle strategie che permettano di contenere l’influenza che l’ipersonnia può sprigionare sulla vita di tutti i giorni. La promozione di attività che favoriscano la veglia, come lettura e passeggiate, l’organizzazione di routine che prevedano sonnellini possono essere utili a contrastare l’ipersonnia. In alcuni casi può essere utile tenere un diario del sonno su cui annotare le caratteristiche del sonno notturno e gli episodi di sonnolenza.

Dolce dormire?

Le cause dell’ipersonnia possono essere molteplici. Aspetti neurofisiologici, aspetti comportamentali legati alle abitudini personali e lavorative, disturbi dell’umore, apnee notturne oppure narcolessia (Bollu et al., 2018). Nel caso in cui si riconosca che la sonnolenza sia continuativa e impatti in modo significativo sulla propria routine quotidiana, può essere utile consultare il proprio medico curante per valutare una visita specialistica. Un intervento psicologico può essere utile per modificare i comportamenti e le routine di addormentamento e per gestire eventuali disagi consequenziali alle condizioni di ipersonnia.  

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