Salute mentale
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La scrittura espressiva ci aiuta a stare meglio

La scrittura espressiva ci aiuta a stare meglio
La scrittura espressiva ci aiuta a stare megliologo-unobravo
Federica Nobile
Federica Nobile
Redazione
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

Scrivere facilita l’elaborazione dei ricordi traumatici aiutandoci a integrare le rappresentazioni di noi stessi, del mondo e degli altri. Ci consente di osservare gli eventi con il giusto distacco e di costruire un nuovo punto di vista su di noi. L’esplorazione dei ricordi traumatici ci aiuta a trovare una sorta di coerenza narrativa, permettendoci di metabolizzare e trovare un significato nell’esperienza vissuta.

Gli studi sulla scrittura espressiva

I primi esperimenti sull’utilità della scrittura espressiva nel migliorare il benessere delle persone sono stati condotti negli anni Ottanta dallo psicologo sociale Pennebaker. Lo studioso chiese a metà dei suoi studenti di dedicare alla scrittura venti minuti al giorno, per quattro giorni, e di concentrarsi su pensieri ed emozioni associate a un evento traumatico della loro vita. L’altra metà dei suoi studenti avrebbe dovuto affrontare le stesse sessioni di scrittura trattando argomenti superficiali senza contenuti emotivi.

I risultati dell’esperimento

Nel gruppo di studenti che aveva affrontato il compito di scrittura espressiva sono stati riscontrati:

  • un miglioramento della salute fisica;
  • un aumento del funzionamento del sistema immunitario;
  • una diminuzione dei giorni di assenza dovuta a malattia.

Pennebaker concluse quindi che scrivere delle proprie precedenti esperienze traumatiche portava a un aumento dell’attivazione fisiologica nel breve termine e a una diminuzione dei problemi di salute nel lungo termine.

Ricerche e proposte teoriche

I risultati di Pennebaker hanno dato vita a un nuovo filone di ricerca che, con il passare del tempo, ha portato ad accertare i benefici della scrittura espressiva. Alcune teorie, per esempio, fanno riferimento alla catarsi emotiva: il semplice fatto di aprirci a noi stessi e di scoprirci avrebbe in sé un potente potere terapeutico.

Per ottenere maggiori benefici, però, è importante scrivere non solo delle emozioni legate all’esperienza traumatica, ma riportare anche gli eventi che l’hanno scatenata.

Aaron Burden - Unsplash

Gestire un’esperienza traumatica

Reprimere pensieri ed emozioni relative a un evento traumatico è faticoso e contribuisce a un aumento dell’attività fisiologica (come la sudorazione), del pensiero ossessivo e della ruminazione.

Confrontarsi su un’esperienza traumatica scrivendone e riconoscendo le emozioni associate, ha invece l’effetto opposto: riduce lo sforzo fisiologico e abbassa gradualmente il livello di stress generale del corpo.

Effetti a breve e lungo termine della scrittura espressiva

Un’analisi condotta nel 2006 da Sassaroli, psichiatra e psicoterapeuta, evidenzia come l’utilizzo della scrittura abbia importanti effetti positivi sulla salute psicologica, sul funzionamento fisiologico e sullo stato di salute.

L’effetto immediato della scrittura espressiva è generalmente rappresentato da un incremento a breve termine dello stress, dell’umore negativo e di sintomi fisici; più si riesce ad andare in profondità con la scrittura più questi effetti aumentano.

Ma dopo l’iniziale momento di stress, l’utilizzo della scrittura come strumento di espressione emotiva e di rielaborazione delle esperienze, presenta diversi benefici a lungo termine:

  • diminuzione delle richieste di consultazione medica dovute allo stress
  • incremento del funzionamento del sistema immunitario e del funzionamento polmonare
  • riduzione della pressione sanguigna
  • innalzamento del tono dell’umore e dell’affettività
  • sensazione di maggiore benessere psicologico
  • riduzione dei sintomi depressivi, dei pensieri intrusivi post-traumatici e dei sintomi di evitamento
  • riduzione dell’assenteismo sul luogo di lavoro
  • miglioramento della memoria, delle performance sportive e della media scolastica.
NeONBRAND - Unsplash

La scrittura emotiva: prendiamo carta e penna?

Per ottenere il massimo dei benefici è importante approcciare alla scrittura in condizioni ottimali: l’ideale è scrivere a casa, o comunque in un contesto privato senza distrazioni.

Si scriverà di eventi fonte di stress post traumatico o di situazioni dolorose mai analizzate per almeno tre sessioni e un tempo minimo di quindici minuti. Questo dialogo prolungato con le proprie esperienze attraverso la scrittura ripetuta dei propri ricordi traumatici, potrà portare all’eliminazione delle reazioni emotive negative.

Scrittura come strumento di supporto alla terapia

L’utilizzo della scrittura nel setting terapeutico è una pratica frequente: spesso lo psicologo richiede al paziente di scrivere, tra una seduta e l’altra, i propri pensieri e le proprie emozioni secondo schemi più o meno prestabiliti a seconda del caso.

Scrivere è particolarmente utile per:

  • stimolare il paziente a una riflessione ulteriore su quanto emerso in seduta;
  • registrare tra una seduta e l’altra l’andamento dei sintomi o dei pensieri, attraverso l’utilizzo di un diario;
  • favorire la rielaborazione di alcuni eventi o problemi;
  • esprimere i propri sentimenti nei confronti di sé stessi o di altri attraverso la scrittura epistolare.

È importante ricordare che nessun terapeuta è davvero interessato alle capacità stilistiche dei propri pazienti. La scrittura, soprattutto quando viene proposta come complemento della seduta, ha l’obiettivo di sostenere il paziente nell’esplorazione di sé stesso.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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