Quante volte abbiamo provato a modificare i nostri comportamenti o le nostre reazioni emotive di fronte a situazioni che ci mettono alla prova, solo per poi scoraggiarci pensando: “tanto sono fatto così, non riuscirò mai a cambiare”? Spesso, senza rendercene conto, cadiamo in quelle che vengono chiamate trappole emotive: veri e propri schemi ripetitivi che ci riportano sempre agli stessi pensieri o atteggiamenti, anche quando vorremmo agire diversamente. Questi meccanismi fanno parte del nostro modo di essere, si radicano profondamente e possono influenzare molteplici aspetti della nostra vita, rendendo difficile uscire dai circoli viziosi senza il giusto supporto.
Uno degli approcci psicoterapeutici più innovativi, che permette di comprendere meglio i circoli viziosi in cui tendiamo a inciampare e ci indica la strada per provare a uscirne, è la Schema Therapy. Sviluppata dallo psicoterapeuta Jeffrey E. Young per il trattamento dei disturbi di personalità, come il disturbo borderline o il disturbo narcisistico, questa terapia offre strumenti preziosi per riconoscere e affrontare i nostri schemi.
Trappole emotive o schemi: il nostro principale ostacolo
Le trappole, anche dette “schemi”, hanno origine nella nostra infanzia e agiscono come un filtro attraverso cui leggiamo la realtà e ci approcciamo agli eventi e alle relazioni della nostra vita. Esse comprendono:
- convinzioni su noi stessi, sul mondo e sugli altri;
- emozioni;
- ricordi;
- percezioni.
Le trappole determinano il nostro modo di pensare, di sentire, di agire e di entrare in relazione con gli altri. Possono suscitare sentimenti intensi di rabbia, tristezza e ansia. Una volta formate, diventano un vero e proprio pilota automatico che dirige molte scelte della nostra vita. Ogni volta che ci si presenta una situazione che attiva lo schema, tendiamo a reagire con i soliti meccanismi di sempre.
Esempi pratici: come si manifestano gli schemi nella vita quotidiana secondo la psicologia degli schemi
Per comprendere meglio l’impatto degli schemi, può essere utile osservare come si manifestano concretamente nella vita di tutti i giorni. Immaginiamo, ad esempio, una persona che ha interiorizzato la trappola dell’abbandono: potrebbe vivere ogni relazione con la costante paura che l’altro se ne vada, interpretando anche piccoli segnali come conferme di un imminente distacco. Questo può portare a comportamenti di controllo o, al contrario, a un evitamento delle relazioni per paura di soffrire.
Un ulteriore esempio di come uno schema psicologico possa influenzare la quotidianità riguarda la trappola degli standard severi: chi la sperimenta tende spesso a non sentirsi mai all’altezza, imponendosi obiettivi molto elevati e giudicandosi con durezza per ogni piccolo errore. Questa dinamica può generare un senso di insoddisfazione costante e una forte pressione emotiva, riflettendosi profondamente sul modo in cui si vivono le relazioni e le emozioni. Nel libro Reinventa la tua vita, Jeffrey Young racconta la storia di "Anna", una donna che si confronta proprio con questa trappola e con la connessione tra standard severi e deprivazione emotiva.
Nel libro Reinventa la tua vita, Jeffrey Young racconta la storia di "Anna", una donna che, cresciuta in un ambiente familiare freddo e distaccato, ha sviluppato la trappola della deprivazione emotiva. Anna si trova spesso a pensare: "Nessuno sarà mai davvero presente per me" e, di conseguenza, fatica a chiedere aiuto o a lasciarsi andare nelle relazioni. Questi esempi mostrano come gli schemi influenzino pensieri, emozioni e comportamenti, spesso senza che ce ne rendiamo conto.
Tipologie di trappole mentali: una panoramica approfondita
Gli schemi individuati dalla Schema Therapy sono numerosi e ognuno di essi si manifesta con caratteristiche specifiche. Di seguito una panoramica delle trappole più comuni, con una breve descrizione per ciascuna:
- Abbandono/Instabilità: la convinzione che le persone importanti non saranno in grado di offrire supporto o presenza costante. Chi vive questo schema può sentirsi spesso solo o temere di essere lasciato.
- Sfiducia/Abuso: la percezione che gli altri possano approfittarsi, ferire o umiliare. Questo porta a difficoltà nel fidarsi e nell’aprirsi agli altri.
- Deprivazione emotiva: la sensazione che i propri bisogni emotivi non verranno mai soddisfatti dagli altri, generando un senso di vuoto e insoddisfazione.
- Esclusione sociale: la convinzione di essere diversi, non accettati o non appartenenti al gruppo. Può portare a isolamento e difficoltà nelle relazioni sociali.
- Dipendenza/Incompetenza: la paura di non essere in grado di affrontare la vita da soli, con una costante ricerca di rassicurazione e sostegno.
- Vulnerabilità al danno o alla malattia: la preoccupazione eccessiva che possa accadere qualcosa di terribile, come una malattia o una catastrofe.
- Inadeguatezza/Vergogna: la convinzione di essere difettosi, sbagliati o non degni di amore. Questo schema può portare a bassa autostima e senso di inferiorità.
- Fallimento: la sensazione di essere destinati a fallire o di non essere mai all’altezza delle aspettative, proprie o altrui.
- Sottomissione: la tendenza a mettere da parte i propri bisogni per compiacere gli altri, spesso per paura di conflitti o rifiuti.
- Standard severi/Ipercriticismo: l’imposizione di regole rigide e aspettative elevate su se stessi, con conseguente insoddisfazione e autocritica.
- Pretese/Grandiosità: la convinzione di avere diritto a privilegi speciali o di non dover rispettare le regole comuni.
Queste trappole possono combinarsi tra loro e variare di intensità da persona a persona. Riconoscerle può essere il primo passo per iniziare un percorso di cambiamento.
Cosa sono gli schemi maladattivi precoci e cosa significa pattern in psicologia?
Gli schemi maladattivi precoci sono dei modelli di pensiero, emozioni e comportamenti che si formano durante l’infanzia o l’adolescenza e che, spesso inconsapevolmente, influenzano il modo in cui percepiamo noi stessi, gli altri e il mondo. Questi schemi si sviluppano in risposta a esperienze relazionali o ambientali dolorose, come bisogni emotivi non soddisfatti o situazioni di insicurezza, e possono portare a difficoltà nel gestire le relazioni e le sfide della vita adulta.
Riconoscere la presenza di schemi maladattivi è un primo passo importante per il cambiamento. Attraverso un percorso psicologico è possibile esplorare le proprie esperienze passate, individuare quei meccanismi che ci fanno sentire bloccati e costruire nuove modalità, più funzionali e soddisfacenti, di relazionarci con noi stessi e con gli altri. Lavorare su questi schemi, con il supporto di un professionista, significa prendersi cura delle proprie ferite emotive e favorire un benessere più autentico e duraturo.
Come nascono le trappole e che cos’è il test sulla deprivazione emotiva?
L’essere umano nasce con dei bisogni emotivi fondamentali quali il bisogno di:
- sicurezza;
- autonomia;
- autostima;
- espressione di sé;
- buoni rapporti con gli altri;
- avere limiti realistici.
Nell’infanzia e nell’adolescenza questi bisogni non sempre vengono soddisfatti, per una serie di motivi che hanno a che fare con l’ambiente nel quale l’individuo nasce e cresce. Gli “schemi” rappresentano, quindi, tutte le emozioni, i ricordi e i pensieri legati al non soddisfacimento dei bisogni emotivi primari.
Ci sono quattro modi in cui questi possono essere frustrati:
- Troppo poco di una cosa buona: è il caso in cui non vengono soddisfatti i bisogni di stabilità, sicurezza, accudimento, amore, empatia del bambino. Da questa frustrazione possono svilupparsi schemi quali la deprivazione emotiva e l’abbandono.
- Troppo di una cosa buona: la famiglia può essere iperprotettiva e danneggiare la fiducia in sé del bambino, oppure troppo permissiva o ancora trasmettere un senso di superiorità. Ciò dà origine ad esempio alla trappola della dipendenza e delle pretese.
- Eventi traumatici: sono spesso alla base di schemi quali quello dell’inadeguatezza e della sfiducia.
- Interiorizzazione di alcuni aspetti appresi: in una famiglia severa e incentrata sul dovere può venire frustrato il bisogno di spontaneità, da cui ha origine lo schema “standard severi”.
Nel libro Reinventa la tua vita, Young descrive le trappole più comuni attraverso una frase significativa per ognuna:
- “Ti prego non lasciarmi!”: trappola dell’abbandono;
- “Non mi fido di te”: trappola della sfiducia;
- “Non avrò mai l’amore di cui ho bisogno”: trappola della deprivazione emotiva;
- “Non riesco a inserirmi”: trappola dell’esclusione sociale;
- “Non posso farcela da solo”: trappola della dipendenza;
- “Qualcosa di terribile potrebbe accadere da un momento all’altro”: trappola della vulnerabilità;
- “Non valgo nulla”: trappola dell’inadeguatezza;
- “Mi sento un fallito”: trappola del fallimento;
- “Faccio sempre come vuoi tu”: trappola della sottomissione;
- “Niente va mai bene abbastanza”: trappola degli standard severi;
- “Posso avere tutto quello che voglio”: trappola delle pretese.
Le radici degli schemi: tra ambiente familiare e vissuti personali
Le origini degli schemi sono spesso complesse e legate a una combinazione di fattori ambientali, relazionali e personali. Ad esempio, un bambino che cresce in una famiglia dove l’affetto viene espresso raramente può sviluppare la trappola della deprivazione emotiva, sentendosi invisibile o poco importante. Al contrario, un ambiente iperprotettivo può ostacolare lo sviluppo dell’autonomia, favorendo la trappola della dipendenza.
Anche eventi traumatici, come la perdita di una figura di riferimento o esperienze di bullismo, possono lasciare un’impronta profonda e contribuire alla formazione di schemi come la sfiducia o l’esclusione sociale. In alcuni casi, le aspettative rigide e le critiche costanti da parte dei genitori possono portare allo sviluppo di standard severi e a una costante insoddisfazione di sé.
Secondo Jeffrey Young, "gli schemi si formano quando i bisogni emotivi fondamentali non vengono soddisfatti in modo adeguato e ripetuto nel tempo" (Reinventa la tua vita). Questo processo non è mai colpa del bambino, ma rappresenta un tentativo di adattamento a un ambiente che, per vari motivi, non è stato in grado di rispondere pienamente alle sue necessità.
Cosa si intende per “pattern” in psicologia
In psicologia, il termine “pattern” si riferisce a schemi ricorrenti di pensiero, emozioni o comportamenti che si manifestano nella vita di una persona. Questi pattern possono essere appresi nel corso del tempo, spesso come risposta a situazioni vissute nell’infanzia o nelle relazioni significative. Riconoscere l’esistenza di questi schemi è importante perché permette di comprendere meglio le motivazioni alla base delle proprie reazioni, favorendo una maggiore consapevolezza di sé.
L’identificazione dei pattern psicologici è uno dei primi passi per avviare un percorso di cambiamento e crescita personale. Attraverso la terapia o il supporto psicologico, è possibile lavorare su questi schemi per modificarli, qualora risultino poco funzionali o fonte di disagio. Ogni persona può imparare a riconoscere e gestire i propri pattern, con l’obiettivo di vivere relazioni più autentiche e soddisfacenti, alleviando così le difficoltà emotive che possono derivare da dinamiche ripetitive e poco salutari.

Perché ci caschiamo e ricaschiamo?
La trappola lotta con tutte le sue forze per sopravvivere, rappresenta ciò che conosciamo e, sebbene provochi dolore, è qualcosa di familiare e rassicurante. Per questo motivo può essere molto difficile da cambiare. Quando si sono sviluppate, in realtà, le trappole rappresentavano forme appropriate di adattamento alla famiglia e all’ambiente nel quale vivevamo: erano le migliori strategie che avevamo a disposizione. Il problema è che continuiamo a ripeterle anche quando non hanno più motivo di esistere.
Come liberarsi dalle trappole
Il primo passo è riconoscere e dare un nome alle proprie trappole, identificarle e comprendere in che modo influiscono profondamente sulla propria vita. Solo riconoscendo la trappola e acquisendo maggiori informazioni su di essa, possiamo migliorare la comprensione di noi stessi e fare chiarezza sulla nostra storia: questo rappresenta il primo passo verso il cambiamento. I passi successivi saranno orientati a cercare modalità più funzionali per soddisfare quei bisogni emotivi che sono rimasti frustrati.
Le resistenze al cambiamento: perché può essere così difficile uscire dagli schemi
Anche quando diventiamo consapevoli delle nostre trappole, cambiare non è affatto semplice. Gli schemi, infatti, sono profondamente radicati e spesso si attivano in modo automatico, senza che ce ne accorgiamo. Questo accade perché, nel tempo, sono diventati parte della nostra identità e del nostro modo di interpretare il mondo.
Le principali resistenze al cambiamento degli schemi possono derivare da:
- Familiarità e sicurezza: anche se dolorosi, gli schemi sono ciò che conosciamo. Cambiare significa affrontare l’incertezza e il rischio di sentirsi vulnerabili.
- Paura del nuovo: abbandonare vecchi schemi può generare ansia, perché ci costringe a sperimentare modi di essere e di relazionarci mai provati prima.
- Conferma delle convinzioni: spesso tendiamo, inconsapevolmente, a cercare situazioni che confermino i nostri schemi, anche se negative, perché ci danno un senso di coerenza interna.
- Influenza delle relazioni: le persone che ci circondano possono, a loro volta, rafforzare i nostri schemi, aspettandosi da noi determinati comportamenti o reazioni.
Come sottolinea Young, "gli schemi sono come occhiali che indossiamo da sempre: anche se ci accorgiamo che ci fanno vedere la realtà in modo distorto, toglierli può farci sentire spaesati e insicuri" (Reinventa la tua vita).
Strategie per il cambiamento: primi passi verso la libertà dagli schemi
Affrontare e modificare gli schemi richiede tempo, pazienza e spesso il supporto di un professionista. Tuttavia, esistono alcune strategie che possono aiutare a iniziare questo percorso:
- Riconoscere e nominare lo schema: il primo passo è diventare consapevoli dei propri schemi, imparando a identificarli quando si attivano.
- Osservare le emozioni e i pensieri: prestare attenzione alle emozioni e ai pensieri che emergono in determinate situazioni può aiutare a comprendere come lo schema si manifesta.
- Mettere in discussione le convinzioni: chiedersi se le proprie convinzioni sono davvero fondate o se derivano da esperienze passate può aprire la strada a nuove prospettive.
- Sperimentare nuovi comportamenti: provare a rispondere in modo diverso rispetto al solito, anche con piccoli passi, permette di scoprire che il cambiamento è possibile.
- Cercare supporto: condividere le proprie difficoltà con persone di fiducia o con un terapeuta può offrire sostegno e nuovi strumenti per affrontare gli schemi.
Come ricorda Young, "il cambiamento degli schemi non è immediato, ma ogni piccolo passo nella direzione del benessere rappresenta una conquista importante" (Reinventa la tua vita).
Inizia il tuo percorso di consapevolezza con Unobravo
Riconoscere le trappole in cui restiamo imprigionati è già un grande passo verso una maggiore consapevolezza emotiva, ma non è necessario affrontare questo percorso da soli. Con il supporto di uno psicologo Unobravo, puoi imparare a riconoscere i tuoi schemi, comprenderne le radici e trovare strategie che possono aiutarti a gestirli, passo dopo passo. Se senti che è arrivato il momento di prenderti cura di te e di riscrivere la tua storia, puoi iniziare il questionario per trovare il tuo psicologo online: insieme, possiamo lavorare per costruire un nuovo modo di vivere le tue emozioni e le tue relazioni.









