Salute mentale
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Le trappole in cui restiamo imprigionati: la Schema Therapy

Le trappole in cui restiamo imprigionati: la Schema Therapy
Le trappole in cui restiamo imprigionati: la Schema Therapylogo-unobravo
Valeria Maria Cristiana De Candia
Veleria Maria Cristiana De Candia
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

Quante volte abbiamo cercato di cambiare il nostro comportamento e le nostre emozioni in risposta a determinate situazioni? Quante volte ci siamo trovati a rassegnarci al “tanto sono così e non cambierò mai”? Questi comportamenti sono trappole in cui tendiamo a cascare e ricascare senza esserne consapevoli, e sono meccanismi che ci accompagnano da sempre, che ci caratterizzano e che applichiamo a quasi tutte le aree della nostra vita.

Uno degli approcci psicoterapeutici più innovativi, che permette di comprendere meglio i circoli viziosi in cui tendiamo ad inciampare nella nostra vita e ci indica la strada per provare ad uscirne è la Schema Therapy, sviluppata dallo psicoterapeuta Jeffrey E. Young per il trattamento dei disturbi di personalità, come il disturbo borderline o il disturbo narcisistico.

Trappole o schemi: il nostro principale ostacolo

Le trappole, anche dette “schemi”, hanno origine nella nostra infanzia e agiscono come un filtro attraverso cui leggiamo la realtà e ci approcciamo agli eventi e alle relazioni della nostra vita. Esse comprendono:

  • convinzioni su noi stessi, sul mondo e sugli altri;
  • emozioni;
  • ricordi;
  • percezioni.

Le trappole determinano il nostro modo di pensare, di sentire, di agire, di entrare in relazione con gli altri. Suscitano sentimenti intensi di rabbia, tristezza e ansia. Una volta formate, diventano un vero e proprio pilota automatico che dirige molte scelte della nostra vita. Ogni volta che ci si presenta una situazione che attiva lo schema, ecco che reagiamo con i soliti meccanismi di sempre!

Come nascono le trappole?

L’essere umano nasce con dei bisogni emotivi fondamentali quali il bisogno di:

  • sicurezza; 
  • autonomia;
  • autostima;
  • espressione di sé;
  • buoni rapporti con gli altri;
  • avere limiti realistici.

Nell’infanzia e nell’adolescenza questi bisogni non sempre vengono soddisfatti, per una serie di motivi che hanno a che fare con l’ambiente nel quale l’individuo nasce e cresce. Gli “schemi” rappresentano, quindi, tutte le emozioni, i ricordi e i pensieri legati al non soddisfacimento dei bisogni emotivi primari.

Ci sono quattro modi in cui questi possono essere frustrati:

  1. Troppo poco di una cosa buona: è il caso in cui non vengono soddisfatti i bisogni di stabilità, sicurezza, accudimento, amore, empatia del bambino. Da questa frustrazione possono svilupparsi schemi quali la deprivazione emotiva e l’abbandono.
  2. Troppo di una cosa buona: la famiglia può essere iperprotettiva e danneggiare la fiducia in sé del bambino, oppure troppo permissiva o ancora trasmettere un senso di superiorità. Ciò dà origine ad esempio alla trappola della dipendenza e delle pretese.
  3. Eventi traumatici: sono spesso alla base di schemi quali quello dell’inadeguatezza e della sfiducia.
  4. Interiorizzazione di alcuni aspetti appresi: in una famiglia severa e incentrata sul dovere può venire frustrato il bisogno di spontaneità, da cui ha origine lo schema “standard severi”.
Andrea Piacquadio - Pexels

Nel libro Reinventa la tua vita, Young descrive le trappole più comuni attraverso una frase significativa per ognuna:

  1. “Ti prego non lasciarmi!”: trappola dell’abbandono;
  2. “Non mi fido di te”: trappola della sfiducia;
  3. “Non avrò mai l’amore di cui ho bisogno”: trappola della deprivazione emotiva;
  4. “Non riesco a inserirmi”: trappola dell’esclusione sociale;
  5. “Non posso farcela da solo”: trappola della dipendenza;
  6. “Qualcosa di terribile potrebbe accadere da un momento all’altro”: trappola della vulnerabilità;
  7. “Non valgo nulla”: trappola dell’inadeguatezza;
  8. “Mi sento un fallito”: trappola del fallimento
  9. “Faccio sempre come vuoi tu”: trappola della sottomissione;
  10. “Niente va mai bene abbastanza”: trappola degli standard severi;
  11. “Posso avere tutto quello che voglio”: trappola delle pretese.

Perché ci caschiamo e ricaschiamo?

La trappola lotta con tutte le sue forze per sopravvivere, rappresenta ciò che conosciamo e sebbene provochi dolore, è qualcosa di familiare e rassicurante. Per questo motivo è molto difficile da cambiare! Quando si sono sviluppate, in realtà, le trappole rappresentavano forme appropriate di adattamento alla famiglia e all’ambiente nel quale vivevamo, erano le migliori strategie che avessimo a disposizione. Il problema è che continuiamo a ripeterle anche quando non hanno più motivo di esistere.

Come liberarsi dalle trappole

Il primo passo è riconoscere e dare un nome alle proprie trappole, identificarle e comprendere in che modo influiscono sulla vostra vita. Soltanto riconoscendo la trappola e acquisendo maggiori informazioni su di essa, può migliorare la comprensione di noi stessi e possiamo fare chiarezza sulla nostra vita: questo rappresenta il primo passo verso il cambiamento. I passi successivi saranno orientati a cercare modalità più funzionali per soddisfare quei bisogni emotivi che sono rimasti frustrati.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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