Quante volte abbiamo cercato di cambiare il nostro comportamento e le nostre emozioni in risposta a determinate situazioni? Quante volte ci siamo trovati a rassegnarci al “tanto sono così e non cambierò mai”? Questi comportamenti sono trappole in cui tendiamo a cascare e ricascare senza esserne consapevoli, e sono meccanismi che ci accompagnano da sempre, che ci caratterizzano e che applichiamo a quasi tutte le aree della nostra vita.
Uno degli approcci psicoterapeutici più innovativi, che permette di comprendere meglio i circoli viziosi in cui tendiamo ad inciampare nella nostra vita e ci indica la strada per provare ad uscirne è la Schema Therapy, sviluppata dallo psicoterapeuta Jeffrey E. Young per il trattamento dei disturbi di personalità, come il disturbo borderline o il disturbo narcisistico.
Trappole o schemi: il nostro principale ostacolo
Le trappole, anche dette “schemi”, hanno origine nella nostra infanzia e agiscono come un filtro attraverso cui leggiamo la realtà e ci approcciamo agli eventi e alle relazioni della nostra vita. Esse comprendono:
- convinzioni su noi stessi, sul mondo e sugli altri;
- emozioni;
- ricordi;
- percezioni.
Le trappole determinano il nostro modo di pensare, di sentire, di agire, di entrare in relazione con gli altri. Suscitano sentimenti intensi di rabbia, tristezza e ansia. Una volta formate, diventano un vero e proprio pilota automatico che dirige molte scelte della nostra vita. Ogni volta che ci si presenta una situazione che attiva lo schema, ecco che reagiamo con i soliti meccanismi di sempre!
Come nascono le trappole?
L’essere umano nasce con dei bisogni emotivi fondamentali quali il bisogno di:
- sicurezza;
- autonomia;
- autostima;
- espressione di sé;
- buoni rapporti con gli altri;
- avere limiti realistici.
Nell’infanzia e nell’adolescenza questi bisogni non sempre vengono soddisfatti, per una serie di motivi che hanno a che fare con l’ambiente nel quale l’individuo nasce e cresce. Gli “schemi” rappresentano, quindi, tutte le emozioni, i ricordi e i pensieri legati al non soddisfacimento dei bisogni emotivi primari.
Ci sono quattro modi in cui questi possono essere frustrati:
- Troppo poco di una cosa buona: è il caso in cui non vengono soddisfatti i bisogni di stabilità, sicurezza, accudimento, amore, empatia del bambino. Da questa frustrazione possono svilupparsi schemi quali la deprivazione emotiva e l’abbandono.
- Troppo di una cosa buona: la famiglia può essere iperprotettiva e danneggiare la fiducia in sé del bambino, oppure troppo permissiva o ancora trasmettere un senso di superiorità. Ciò dà origine ad esempio alla trappola della dipendenza e delle pretese.
- Eventi traumatici: sono spesso alla base di schemi quali quello dell’inadeguatezza e della sfiducia.
- Interiorizzazione di alcuni aspetti appresi: in una famiglia severa e incentrata sul dovere può venire frustrato il bisogno di spontaneità, da cui ha origine lo schema “standard severi”.
Nel libro Reinventa la tua vita, Young descrive le trappole più comuni attraverso una frase significativa per ognuna:
- “Ti prego non lasciarmi!”: trappola dell’abbandono;
- “Non mi fido di te”: trappola della sfiducia;
- “Non avrò mai l’amore di cui ho bisogno”: trappola della deprivazione emotiva;
- “Non riesco a inserirmi”: trappola dell’esclusione sociale;
- “Non posso farcela da solo”: trappola della dipendenza;
- “Qualcosa di terribile potrebbe accadere da un momento all’altro”: trappola della vulnerabilità;
- “Non valgo nulla”: trappola dell’inadeguatezza;
- “Mi sento un fallito”: trappola del fallimento;
- “Faccio sempre come vuoi tu”: trappola della sottomissione;
- “Niente va mai bene abbastanza”: trappola degli standard severi;
- “Posso avere tutto quello che voglio”: trappola delle pretese.
Perché ci caschiamo e ricaschiamo?
La trappola lotta con tutte le sue forze per sopravvivere, rappresenta ciò che conosciamo e sebbene provochi dolore, è qualcosa di familiare e rassicurante. Per questo motivo è molto difficile da cambiare! Quando si sono sviluppate, in realtà, le trappole rappresentavano forme appropriate di adattamento alla famiglia e all’ambiente nel quale vivevamo, erano le migliori strategie che avessimo a disposizione. Il problema è che continuiamo a ripeterle anche quando non hanno più motivo di esistere.
Come liberarsi dalle trappole
Il primo passo è riconoscere e dare un nome alle proprie trappole, identificarle e comprendere in che modo influiscono sulla vostra vita. Soltanto riconoscendo la trappola e acquisendo maggiori informazioni su di essa, può migliorare la comprensione di noi stessi e possiamo fare chiarezza sulla nostra vita: questo rappresenta il primo passo verso il cambiamento. I passi successivi saranno orientati a cercare modalità più funzionali per soddisfare quei bisogni emotivi che sono rimasti frustrati.