L’incontro con lo psicologo: come superare l’ansia da primo colloquio

L’incontro con lo psicologo: come superare l’ansia da primo colloquio
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Maria Incoronata Trecca
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020
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Non sempre è semplice arrivare alla consapevolezza di aver bisogno di un aiuto psicologico. Possono essere tante le resistenze che ci tengono lontani da un’esperienza di questo tipo, pur sapendo che può essere un percorso molto utile per noi. Così arrivano delle ansie anche quando il primo contatto è già avvenuto e stiamo per avere il nostro primo colloquio. Quali possono essere le cause di quest’ansia e come affrontarle?

Alcuni, per esempio, possono prima di tutto chiedersi come scegliere lo psicologo più adatto a sé. Dopo aver deciso di chiedere aiuto ad uno psicologo, spesso compare la paura di parlare proprio con la persona che ci accoglierà al primo appuntamento. Proviamo a fare un po’ di chiarezza per affrontare serenamente questo momento, l’incontro che segna l’inizio del nostro percorso di cambiamento.

I falsi miti sullo psicologo

Ad alimentare ansie e paure prima dell’incontro con uno psicologo contribuiscono tanti elementi, non ultimi certi “falsi miti” su chi è lo psicologo e cosa fa. Vale la pena quindi analizzare i più comuni per comprendere che no, un paziente non è una cavia, che lo psicologo non giudica e che non è un veggente.

“Mi sta studiando”

Per psicologo e psicoterapeuta i pazienti non sono cavie da laboratorio ma persone con cui entrare in relazione e per cui svolgere una funzione di ascolto profondo. Uno psicologo al primo colloquio non sarà lì per studiarvi o analizzarvi, ma per conoscervi e gettare le basi per la creazione di uno spazio comune.
Lavorerete insieme all’interno di una relazione in cui potrete conoscere voi stessi e provi domande sul vostro modo di essere, sulle cose che vi fanno star male o che vi rendono felici. Lo psicologo è lì per guidarvi.

“Chissà cosa penserà di me!”

Spesso le persone attribuiscono allo psicologo una spiccata tendenza a giudicare negativamente fragilità o particolarità del proprio essere. In realtà gli psicologi sono formati e preparati ad accogliere, piuttosto che giudicare, ciò di cui i pazienti li rendono partecipi. La nostra categoria professionale ha la competenza per aiutare a costruire un senso profondo alle esperienze umane e questo ci permette di fare con piacere la conoscenza di tutte le sfaccettature del carattere e delle storie che i pazienti ci raccontano.

Shvets Production - Pexels

“Lui sa

Alla facoltà di psicologia si imparano tante cose, tutte molto utili per poter aiutare le persone a conoscersi meglio. Ma tra queste non ci sono particolari capacità divinatorie, di lettura del pensiero o del passato e di anticipazione del futuro. Abbiamo bisogno della vostra collaborazione per conoscervi ed esservi utili.
Sappiamo quello che ci raccontate e ci mostrate, al massimo riusciamo a vedere qualche passo più in là di voi perché abbiamo affinato la capacità di osservare e ragionare sulle cose in modo diverso. Nulla di più.


La paura dell’incontro con lo psicologo

Spesso al primo colloquio i pazienti riferiscono di non sapere bene come utilizzare quello spazio, cosa può essere utile raccontare e cosa no. Quando si è con uno psicologo per la prima volta infatti ci può essere una difficoltà a riorganizzare i pensieri. Per fortuna ad uno psicologo si può dire tutto, anche che non sappiamo cosa dire.

E ora che gli racconto?”

Non si tratta di una selezione per vincere qualcosa, non esistono risposte giuste o sbagliate ma semplicemente quello che naturalmente affiora alla vostra coscienza in quel momento. Siete voi gli esperti nella vostra storia, siete voi a conoscere le vostre sensazioni e il vostro vissuto. Quindi non potete sbagliare e il professionista che avete dinanzi saprà guidarvi nel vostro racconto. Alle volte ci sono delle idee o delle riflessioni che si vogliono condividere e altre volte no. È meglio, allora, lasciarsi andare al racconto dando spazio a quello che in quel momento ci viene in mente.

Polina Zimmerman - Pexels

“E se mi blocco o finisco le cose da dire?”

Un percorso di consulenza o di terapia, se ci pensiamo, è un tempo che dedichiamo a noi e può essere fatto anche di pause e di silenzi, senza preoccuparsi troppo della persona che abbiamo davanti come invece spesso facciamo nelle conversazioni quotidiane. Nel silenzio:

  • si riorganizzano le idee
  • ci si prende cura di emozioni e stati interni prima di condividerli
  • si sperimenta la possibilità di stare in presenza di qualcuno senza dover “essere performanti”.

Lo psicologo questo lo sa bene, per lui non è un problema.


Dire tutto a qualcuno di cui non so niente

Il rapporto che si instaura con uno psicologo è insolito. Non ci sono molte occasioni nella vita per costruire con qualcuno un rapporto in cui i ruoli sono così diversi eppure si è così in confidenza: uno si racconta e l’altro ascolta o comunque dice poco di sé concentrando tutta la propria attenzione sull’altro. Si tratta di un’esperienza preziosa e rara. Oltre ad essere qualcosa di utile al prosieguo del vostro percorso, sarà una occasione per sperimentare una relazione diversa da tutte quelle che avete conosciuto nella vostra vita.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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