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Salute mentale
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L’incontro con lo psicologo: come superare l’ansia da primo colloquio

L’incontro con lo psicologo: come superare l’ansia da primo colloquio
Maria Incoronata Trecca
Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
2.12.2025
L’incontro con lo psicologo: come superare l’ansia da primo colloquio
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Non sempre è semplice arrivare alla consapevolezza di aver bisogno di un aiuto psicologico. Possono essere tante le resistenze che ci tengono lontani da un’esperienza di questo tipo, pur sapendo che può essere un percorso molto utile per noi. Così arrivano delle ansie anche quando il primo contatto è già avvenuto e stiamo per avere il nostro primo colloquio. Quali possono essere le cause di quest’ansia e come affrontarle?

Alcune persone, ad esempio, possono prima di tutto chiedersi come scegliere lo psicologo più adatto a sé. Dopo aver deciso di chiedere aiuto a uno psicologo, spesso compare la paura di parlare proprio con la persona che ci accoglierà al primo appuntamento. Proviamo a fare un po’ di chiarezza per affrontare serenamente questo momento, l’incontro che segna l’inizio del nostro percorso di cambiamento.

I falsi miti sullo psicologo

Ad alimentare ansie e paure prima dell’incontro con uno psicologo contribuiscono tanti elementi, non ultimi certi “falsi miti” su chi è lo psicologo e cosa fa. Vale la pena quindi analizzare i più comuni per comprendere che no, una persona che si rivolge a uno psicologo non è una cavia, che lo psicologo non giudica e che non è un veggente.

“Mi sta studiando”

Per psicologo e psicoterapeuta i pazienti non sono “cavie da laboratorio” ma persone con cui entrare in relazione e per cui svolgere una funzione di ascolto profondo. Uno psicologo al primo colloquio non sarà lì per studiarvi o analizzarvi, ma per conoscervi e gettare le basi per la creazione di uno spazio comune.

Lavorerete insieme all’interno di una relazione in cui potrete conoscere voi stessi e porvi domande sul vostro modo di essere, sulle cose che vi fanno star male o che vi rendono felici. Lo psicologo è lì per guidarvi.

“Chissà cosa penserà di me!”

Spesso le persone attribuiscono allo psicologo una spiccata tendenza a giudicare negativamente fragilità o particolarità del proprio essere. In realtà gli psicologi sono formati e preparati ad accogliere, piuttosto che giudicare, ciò di cui le persone li rendono partecipi. La nostra categoria professionale ha la competenza per aiutare a costruire un senso profondo alle esperienze umane e questo ci permette di fare con piacere la conoscenza di tutte le sfaccettature del carattere e delle storie che ci vengono raccontate.

Shvets Production - Pexels

“Lei/Lui sa…”

Alla facoltà di Psicologia si imparano tante cose:strumenti, tecniche e modalità per aiutare le persone a conoscersi meglio e a stare bene. Ma tra queste non ci sono particolari capacità divinatorie,  poteri di lettura del pensiero o del passato, né doti di anticipazione del futuro. È una relazione che si basa sulla collaborazione reciproca: solo conoscendo il paziente si può davvero essere utili. 

È attraverso ciò che il paziente racconta e mostra che il professionista può intravedere qualche passo più in là, grazie alla capacità di osservare e ragionare sulle esperienze da una prospettiva diversa.

La paura dell’incontro con lo psicologo

Spesso al primo colloquio le persone sentono di non sapere bene come utilizzare quello spazio, cosa può essere utile raccontare e cosa no. Quando si è con uno psicologo per la prima volta, infatti, ci può essere una difficoltà a riorganizzare i pensieri. Il colloquio psicologico è uno spazio libero e protetto, dove si può dire tutto — anche di non sapere cosa dire.

Perché il percorso di consapevolezza comincia spesso proprio dal dare voce a ciò che non riusciamo ancora a esprimere.

“E ora che gli racconto?”

Non si tratta di una selezione o di una prova da superare, non esistono risposte giuste o sbagliate ma semplicemente quello che naturalmente affiora in quel momento. Le persone sono gli esperti della propria storia, delle proprie sensazioni e del proprio vissuto. L’obiettivo non è selezionare o valutare, ma accogliere ciò che emerge.Non esistono risposte corrette o errate, bensì contenuti che affiorano spontaneamente alla coscienza, offrendo spunti preziosi di comprensione.

Polina Zimmerman - Pexels

“E se mi blocco o finisco le cose da dire?”

Il percorso di consulenza o di terapia, se ci pensiamo, è un tempo dedicato a noi stessi, fatto anche di pause e di silenzi, senza preoccuparsi troppo della persona che abbiamo davanti come invece spesso facciamo nelle conversazioni quotidiane. Nel silenzio:

  • si riorganizzano le idee
  • ci si prende cura di emozioni e stati interni prima di condividerli
  • si sperimenta la possibilità di stare in presenza di qualcuno senza dover “essere performanti”.

Lo psicologo questo lo sa bene: il silenzio, la confusione o l’incertezza non sono un problema, ma parte integrante del percorso di esplorazione personale.

Dire tutto a qualcuno di cui non so niente

Il rapporto che si instaura con uno psicologo è insolito. Non ci sono molte occasioni nella vita per costruire con qualcuno un rapporto in cui i ruoli sono così diversi eppure si è così in confidenza: uno si racconta e l’altro ascolta dove condivide  poco di sé, concentrando tutta la propria attenzione sull’altro. Si tratta di un’esperienza preziosa e rara. Oltre a costituire un momento significativo per il proseguimento del percorso, rappresenta un’opportunità per vivere una relazione unica, fondata sull’ascolto, sull’autenticità e sull’accoglienza.

Come può svolgersi il primo colloquio psicologico

Il primo colloquio con lo psicologo rappresenta un momento di conoscenza reciproca e di orientamento, ed è cruciale non solo per instaurare una relazione di fiducia, ma anche per stimare le aspettative della persona e formulare le prime ipotesi terapeutiche (Peter, 1992). Generalmente, la seduta dura tra i 45 e i 60 minuti, ma la durata può variare in base al professionista e al contesto. Durante questo incontro, lo psicologo può porre alcune domande per comprendere meglio la situazione e le aspettative della persona. Tra le domande più frequenti ci sono: "Cosa l'ha portata a chiedere aiuto?", utile per comprendere la motivazione principale e il contesto attuale; "Ha già avuto esperienze precedenti con altri professionisti?", che permette di raccogliere informazioni su eventuali percorsi già intrapresi; "Come si sente in questo momento?", per esplorare lo stato emotivo attuale; e "Ci sono aspetti della sua vita che vorrebbe cambiare?", che consente di individuare obiettivi e desideri. Lo psicologo spiega anche come si svolgeranno i successivi incontri, chiarendo il proprio metodo di lavoro e rispondendo a eventuali dubbi. È importante ricordare che non esistono risposte giuste o sbagliate: ogni informazione condivisa è utile per costruire insieme un percorso su misura.

Come prepararsi al primo incontro: alcuni consigli pratici

Affrontare il primo colloquio può generare emozioni intense, ma alcuni semplici accorgimenti possono aiutare a vivere questo momento con maggiore serenità. Ad esempio, prima dell’incontro, può essere utile prendersi un momento per riflettere su cosa ti ha spinto a chiedere aiuto e su quali aspetti della tua vita desideri lavorare. Scrivere su un foglio le emozioni, i dubbi o le domande che vorresti portare in seduta permette di sentirsi più preparati e di non dimenticare nulla di importante. Ricorda che non è necessario “preparare un discorso”: lo psicologo è lì per ascoltarti senza giudizio, anche se ti senti confuso o non sai da dove iniziare. È normale sentirsi un po’ spaesati all’inizio; prenditi il tempo che ti serve per ambientarti nello studio o nella stanza virtuale, se l’incontro è online. Inoltre, è importante sapere che molte persone decidono se continuare o meno la terapia solo dopo aver partecipato a più di una sessione, indipendentemente dall’impatto del primo colloquio (Odell & Quinn, 1998). Questi piccoli passi possono aiutarti a ridurre l’ansia e a vivere il primo incontro come un’opportunità di crescita personale.

Gestire le emozioni prima e dopo la seduta

Le emozioni che precedono e seguono il primo colloquio possono essere intense e variegate. È importante riconoscerle e accoglierle senza giudizio.

Prima della seduta è probabile sperimentare ansia, curiosità, timore o sollievo. Queste reazioni sono comuni e non indicano debolezza. Può essere utile:

  • Respirare profondamente
    Praticare qualche respiro lento e profondo può aiutare a calmare il corpo e la mente.
  • Condividere le emozioni
    Se ti va, parlane con una persona di fiducia o scrivile su un diario.

Dopo la seduta potresti sentirti alleggerito, confuso o stanco. È normale, perché hai iniziato a esplorare aspetti personali importanti. Puoi aiutarti così:

  • Prenditi un momento per te
    Dopo l'incontro, concediti qualche minuto di tranquillità per elaborare ciò che è emerso.
  • Non forzarti a trovare subito risposte
    Il percorso psicologico è un processo graduale: le risposte arriveranno con il tempo.

Come sottolineato dal Working Group on Emotion Regulation dell’American Psychological Association (2024), riconoscere e accettare le proprie emozioni costituisce un elemento centrale nei processi di autoregolazione e nel raggiungimento del benessere psicologico.

Domande che puoi fare tu al tuo psicologo

Il primo colloquio è anche l'occasione per chiarire dubbi e comprendere meglio il percorso che stai per intraprendere. Puoi sentirti libero di porre domande allo psicologo, come ad esempio:

  • "Come si svolgeranno i prossimi incontri?"
    Ti aiuta a capire la struttura e la frequenza delle sedute.
  • "Qual è il suo approccio terapeutico?"
    Ogni professionista può utilizzare metodi diversi (ad esempio, cognitivo-comportamentale, sistemico-relazionale, ecc.).
  • "Come verranno gestiti i miei dati personali?"
    È importante sapere che la riservatezza è tutelata dal codice deontologico degli psicologi.
  • "Cosa posso aspettarmi dal percorso?"
    Chiedere quali sono gli obiettivi realistici e i tempi previsti può aiutarti a orientarti.

Fare domande non solo è legittimo, ma può rendere il percorso più consapevole e partecipato.

L'accesso ai servizi psicologici: dati e contesto

Negli ultimi anni, la richiesta di supporto psicologico è aumentata in modo significativo. Secondo una ricerca dell'ISTAT del 2022, circa il 10% degli italiani ha dichiarato di aver consultato almeno una volta uno psicologo o uno psicoterapeuta nel corso della vita. Questo riflette una crescente consapevolezza dell'importanza della salute mentale e una progressiva riduzione dello stigma legato alla richiesta di aiuto. Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea come l'accesso tempestivo ai servizi psicologici sia fondamentale per la prevenzione e la gestione di numerosi disturbi emotivi e relazionali. Rivolgersi a uno psicologo può rappresentare un passo importante verso il benessere e la cura di sé, e sempre più persone scelgono di intraprendere questo percorso per migliorare la qualità della propria vita.

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Affrontare l’ansia del primo colloquio può essere già un grande passo verso il tuo benessere. Ricorda: chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di coraggio e cura verso te stesso. In Unobravo puoi trovare professionisti pronti ad ascoltarti, senza giudizio, e a supportarti in un percorso costruito su misura per te. Se senti che è arrivato il momento di prenderti cura della tua salute mentale, inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online: bastano pochi minuti per cominciare a scrivere una nuova pagina della tua storia.


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