Il termine isteria deriva da “hystèra”, ovvero “utero”. Ippocrate parlava di uteri transmotio, cioè dell’utero smosso da vapori che, secondo la credenza dell’epoca, la verginità faceva ristagnare sangue e liquidi nelle pelvi, costringendoli a sprigionarsi.
L’isteria è un disturbo psichico che ha cambiato significato nel corso del tempo. Nel 1878 il medico Ernest-Charles Lasègue sosteneva che “l’isteria non è mai stata definita e mai lo sarà”. Con questa affermazione, il celebre psichiatra ribadiva concezioni remote che studiavano in modo sfuggente le cause dell’isteria.
Attualmente possiamo definire il manifestazioni cliniche dell’isteria moderna sotto due forme distinte:
- in una prospettiva descrittiva, l’isteria può essere esaminata a partire dai sintomi osservabili, presentandosi come un’entità clinica definita;
- in una prospettiva relazionale è possibile definire l’isteria come una relazione disfunzionale con gli altri
Questa nevrosi si manifesta sotto svariate forme, i cui sintomi più rilevanti sono quelli somatici:
- le alterazioni della motricità (contratture muscolari, difficoltà nel camminare, paralisi);
- le alterazioni della sensibilità (dolori locali, emicranie, anestesie di regioni circoscritte del corpo);
- le alterazioni sensoriali (cecità, sordità, afonia).

Il pensiero di Freud sull’isteria
L’approccio di Freud al problema dell’isteria, da un punto di vista metodologico, è fondamentale per comprendere l’intera impalcatura della psicoanalisi e il suo successivo sviluppo. Negli Studi sull’isteria, Freud sostiene che l’origine dell’isteria è nello sviluppo psicosessuale.
Freud si interessò successivamente agli insegnamenti della scuola francese di Charcot e a quella inglese di Jackson, in particolare agli studi sull’origine traumatica dei disturbi del linguaggio. Ciò gli permise di ricercare le cause dell’isteria non in una lesione del sistema nervoso ma in una “lesione di un’idea”, procurata da un trauma psichico.
Freud equiparò l’isteria alle nevrosi traumatiche, attribuendo inizialmente l’origine dei sintomi isterici ad episodi di seduzione traumatica infantile realmente avvenuti in ambito familiare, secondo la cosiddetta teoria della seduzione (Bogousslavsky & Dieguez, 2014). Tuttavia, in seguito si accorse che spesso non vi era stata una seduzione reale e modificò la sua posizione, affermando che i sintomi potevano derivare anche da fantasie inconsce dei pazienti, e non necessariamente da eventi oggettivamente accaduti (Bogousslavsky & Dieguez, 2014). Il modello di isteria sviluppato da Freud, fondato sull’idea che la repressione di esperienze dolorose possa essere convertita in sintomi fisici, ha trasformato il disturbo in una condizione psichiatrica (Kanaan, 2016)
Manifestazioni cliniche dell’isteria secondo Freud
Freud individuò diverse forme in cui l’isteria può manifestarsi:
- Parossismi isterici: crisi acute e improvvise, spesso accompagnate da convulsioni, perdita di coscienza o comportamenti teatrali. Questi episodi possono essere scatenati da situazioni emotivamente intense e rappresentano una modalità con cui il conflitto psichico trova espressione nel corpo.
- Sintomi duraturi: paralisi, anestesie, disturbi della sensibilità o della motricità che persistono nel tempo. Questi sintomi non trovano una spiegazione organica e spesso coinvolgono parti del corpo legate simbolicamente al conflitto inconscio.
- Manifestazioni viscerali: disturbi che coinvolgono gli organi interni, come problemi digestivi, palpitazioni o difficoltà respiratorie. Anche in questo caso, Freud sottolineava come il sintomo fosse l’espressione di un disagio psichico profondo.
Meccanismi di difesa nell’isteria
Freud ha identificato alcuni meccanismi di difesa tipici dell’isteria, che permettono all’individuo di gestire conflitti e desideri inaccettabili:
- Conversione: il conflitto psichico viene trasformato in un sintomo fisico. Ad esempio, una persona che prova un senso di colpa inconscio può sviluppare una paralisi a una mano, senza una causa medica identificabile.
- Rimozione: pensieri, ricordi o emozioni dolorose vengono esclusi dalla coscienza. Questo processo permette di evitare la sofferenza, ma può portare alla comparsa di sintomi somatici.
- Mimesi: tendenza a imitare inconsciamente sintomi osservati in altri, talvolta come modalità per ottenere attenzione o protezione. Freud osservò che questo meccanismo era particolarmente frequente nei contesti familiari o sociali in cui l’isteria era già presente.
Questi meccanismi, secondo Freud, non sono segno di debolezza o volontà di ingannare, ma strategie inconsce per affrontare conflitti interiori troppo dolorosi o inaccettabili per essere vissuti consapevolmente.
Un esempio clinico secondo Freud
Freud descrisse il caso di "Anna O.", una giovane donna che presentava paralisi, disturbi del linguaggio e sintomi viscerali. Attraverso il lavoro psicoanalitico, emerse che questi sintomi erano collegati a ricordi traumatici e a emozioni represse. La comprensione e l’elaborazione di questi vissuti fu associata a un miglioramento dei sintomi, confermando l’ipotesi che l’isteria potesse essere radicata in conflitti psichici inconsci.
Dall’isteria ai disturbi attuali: evoluzione diagnostica nei manuali internazionali
Il concetto di isteria, così come definito da Freud, ha subito profonde trasformazioni nel corso del Novecento, sia nella pratica clinica che nella classificazione diagnostica ufficiale.
Nei primi manuali diagnostici, come il DSM-I (1952), l’isteria era ancora presente come categoria specifica. Con il passare degli anni, però, il termine è stato progressivamente abbandonato a favore di definizioni più precise e meno stigmatizzanti. Nel DSM-III (1980) e nelle successive edizioni, i sintomi che Freud attribuiva all’isteria sono stati ricollocati all’interno di disturbi come:
- Disturbo di conversione: caratterizzato dalla presenza di sintomi neurologici (paralisi, cecità, crisi convulsive) non spiegabili da una condizione medica, in linea con la descrizione freudiana della conversione.
- Disturbo somatico con sintomi somatici e correlato disagio significativo: include sintomi fisici persistenti che non trovano una spiegazione organica, ma che causano disagio significativo nella vita della persona.
- Disturbo di personalità istrionica: riguarda pattern di emotività eccessiva e ricerca di attenzione, elementi che Freud aveva osservato in alcune forme di isteria.
Anche la Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) ha seguito un percorso simile, eliminando il termine "isteria" e suddividendo i sintomi in categorie più specifiche.
Questa evoluzione riflette una maggiore comprensione della complessità dei disturbi psichici e il tentativo di superare le connotazioni negative storicamente associate all’isteria. Il modello freudiano dell'isteria, infatti, è diventato un prototipo per le malattie psichiatriche e ha dominato il pensiero psichiatrico per gran parte del XX secolo, soprattutto negli Stati Uniti (Kanaan, 2016)- Tuttavia, molti dei meccanismi descritti da Freud restano fondamentali per comprendere le manifestazioni psicosomatiche e i disturbi della personalità anche nella clinica contemporanea.
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Le teorie post-freudiane sull’isteria: sviluppi e nuove prospettive
Dopo Freud, numerosi psicoanalisti hanno approfondito e ampliato la comprensione dell’isteria, offrendo nuove chiavi di lettura e arricchendo il quadro teorico. È importante sottolineare che molti concetti fondamentali della psicoanalisi sono già presenti negli 'Studi sull'Isteria', inclusi i concetti di scissione e dissociazione, che sono stati reintegrati nella teoria psicoanalitica attuale (Halberstadt-Freud, 1996).
- Sándor Ferenczi (psicoanalista ungherese) ha sottolineato l’importanza del trauma reale nell’infanzia, evidenziando come le esperienze traumatiche possano lasciare tracce profonde e contribuire allo sviluppo di sintomi isterici.
- Jacques Lacan (psicoanalista francese) ha riletto l’isteria in chiave linguistica e relazionale, ponendo l’accento sul desiderio e sulla posizione dell’isterico rispetto all’Altro. Secondo Lacan, l’isterico si definisce attraverso la domanda "Che cosa sono per l’Altro?", manifestando una costante ricerca di identità e riconoscimento.
- Jean Laplanche (psicoanalista francese) ha evidenziato il ruolo degli "enigmi" lasciati dai messaggi adulti nell’infanzia, che possono generare conflitti inconsci e sintomi isterici.
- Piera Aulagnier (psicoanalista francese) ha approfondito il tema dell’identità e della costruzione del Sé, sottolineando come l’isteria possa rappresentare una difficoltà nell’integrare le diverse parti della propria storia personale.
- Masud Khan (psicoanalista britannico) ha posto l’accento sulle carenze nelle cure materne e sulle conseguenze di un attaccamento insicuro nello sviluppo della personalità isterica.
Queste prospettive post-freudiane hanno permesso di comprendere l’isteria non solo come espressione di conflitti sessuali o traumi, ma anche come una complessa dinamica relazionale e identitaria, in cui il sintomo può diventare un linguaggio attraverso cui la persona cerca di comunicare il proprio disagio.
Ritrovare il proprio equilibrio con il supporto giusto può essere possibile
Comprendere le radici profonde dei nostri vissuti, come suggeriscono le teorie sull’isteria, può essere il primo passo per prendersi cura di sé. Se senti che emozioni, sintomi fisici o difficoltà relazionali stanno influenzando il tuo benessere, sappi che non sei solo: oggi esistono strumenti e professionisti pronti ad accompagnarti verso una maggiore consapevolezza e serenità. Con Unobravo puoi iniziare un percorso psicologico personalizzato, in un ambiente sicuro e accogliente, per esplorare insieme le tue esperienze e lavorare sul tuo equilibrio. Non aspettare: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e scopri come un percorso di sostegno psicologico o psicoterapia possa aiutarti a stare meglio.









