Il termine “stalking” deriva dall’inglese stalk, termine tecnico utilizzato nella caccia, traducibile con “fare la posta, braccare, pedinare”. Ma per comprendere a fondo il significato di stalking, è utile andare oltre la semplice definizione.
Cos'è lo stalking e come riconoscerlo
Non si tratta di un singolo gesto inopportuno, ma di un insieme di comportamenti persecutori, ripetuti e intrusivi, che erodono lentamente la libertà e la serenità di una persona. Chi subisce stalking si sente costantemente osservato, privato della propria privacy e sicurezza.
È una forma di violenza che non si esaurisce in un momento, ma si insinua nella vita quotidiana, generando un profondo stato di angoscia. Per dare un'idea della portata del fenomeno, basti pensare che nel Regno Unito si stima che circa 2,5 milioni di persone subiscano stalking ogni anno (Office for National Statistics, 2019).
Ma quindi, cos'è lo stalking in pratica? Questo fenomeno si manifesta attraverso una serie di azioni ossessive, come:
- Pedinamenti e appostamenti: la sensazione angosciante di essere seguiti nei propri spostamenti, che sia mentre si va al lavoro, si fa la spesa o si esce con gli amici.
- Molestie telefoniche e digitali (cyberstalking): un bombardamento di chiamate, messaggi, email o commenti sui social media che invadono lo spazio personale e digitale, rendendo impossibile trovare un rifugio.
- Minacce: parole che incutono paura, a volte esplicite, altre volte velate, rivolte non solo alla persona ma anche ai suoi affetti più cari, con l'obiettivo di isolarla e controllarla.
- Danneggiamento di proprietà: atti vandalici contro l'auto, la casa o altri beni personali, usati come un avvertimento o una dimostrazione di potere.
- Invio di regali non desiderati: un tentativo di mantenere una presenza costante e inquietante, trasformando un gesto apparentemente innocuo in un atto di controllo psicologico.
Lo stalking è un reato? Cosa dice la legge
Molte persone che vivono questa esperienza si chiedono se questi comportamenti siano punibili. La risposta è un chiaro e inequivocabile sì: lo stalking è un reato.
In Italia, questa forma di persecuzione è riconosciuta e punita dalla legge attraverso l'articolo 612-bis del Codice Penale, che parla specificamente di 'atti persecutori'.
Affinché si configuri il reato di stalking, non basta un singolo episodio. La legge interviene quando le condotte persecutorie sono ripetute e provocano nella vittima almeno una delle seguenti conseguenze, documentabili anche a livello psicologico:
- Un perdurante e grave stato di ansia o di paura, che rende la vita quotidiana un'esperienza di costante tensione.
- Un fondato timore per la propria incolumità o per quella di una persona cara, come un familiare o il partner.
- La costrizione a cambiare le proprie abitudini di vita, come modificare il tragitto per andare al lavoro, cambiare numero di telefono o smettere di frequentare luoghi amati per paura di incontrare il persecutore.
È fondamentale sapere che la legge considera delle aggravanti che aumentano la severità della pena. Questo accade, per esempio, se a commettere il reato è un ex partner o un coniuge (anche se separato o divorziato), o se lo stalking avviene tramite strumenti informatici, come nel caso del cyberstalking.

Il profilo psicologico dello stalker
Analizzare il profilo psicologico di chi commette stalking non ha lo scopo di giustificarne le azioni, ma di far luce sulle dinamiche disfunzionali che innescano la persecuzione. Comprendere queste caratteristiche può aiutare la vittima a realizzare che il problema non risiede in lei, ma in chi agisce il comportamento. Spesso, dietro l'ossessione si nascondono profonde insicurezze emotive e relazionali.
La ricerca psicologica ha tentato di classificare i comportamenti di stalking in diverse tipologie. Una delle più note è quella proposta da Mullen e colleghi (1999), che identifica cinque profili principali: il 'Rifiutato' (spesso un ex-partner), il 'Cercatore di intimità' (che può essere mosso dalla solitudine), il 'Corteggiatore incompetente', il 'Risentito' (che cerca vendetta per un'ingiustizia percepita) e il 'Predatore' (che pianifica un'aggressione).
- L'ex partner che non accetta la fine. È la tipologia più comune. La fine della relazione viene vissuta come un abbandono intollerabile, una ferita profonda al proprio senso di valore. La persecuzione diventa un tentativo disperato di mantenere un legame, anche se tossico e doloroso.
- Il corteggiatore incompetente. Questa persona vive in una fantasia relazionale in cui ogni segnale, persino un chiaro rifiuto, viene distorto e interpretato come un incoraggiamento. Non riesce a vedere la realtà della relazione e si convince di un legame che non esiste.
- Il Cercatore di intimità. E' motivato dal desiderio di instaurare una relazione affettiva o romantica con la vittima, spesso idealizzata. Questo profilo è frequentemente associato a deliri erotomani o altre forme di pensiero psicotico, in cui l’individuo crede erroneamente che i propri sentimenti siano ricambiati.
- Il risentito. Agisce per vendetta o rivalsa, percependosi come vittima di un’ingiustizia da parte della persona perseguitata. Il suo comportamento è guidato da rabbia e desiderio di intimidire o far soffrire la vittima, spesso per alimentare un senso di potere o giustificazione personale.
- Il predatore. Osserva e segue la vittima in modo furtivo e pianificato, spesso come preludio a un’aggressione sessuale. È motivato da un desiderio di controllo, dominio o gratificazione sessuale, e trae piacere dal terrore e dalla vulnerabilità che riesce a infliggere.
Alla radice di questi comportamenti spesso si ritrova una profonda paura della solitudine. L'altra persona cessa di essere vista come un individuo con una propria volontà e diventa un oggetto da possedere, un modo per tentare di riempire un incolmabile vuoto interiore.
Le conseguenze psicologiche per la vittima
Subire stalking è un'esperienza traumatica che lascia ferite profonde (Hauch & Elklit, 2023). L'impatto psicologico dello stalking va ben oltre la paura del momento: logora la fiducia, l'autostima e il senso di sicurezza nel mondo. La vittima è costretta a vivere in un costante stato di allerta, come se il pericolo fosse sempre dietro l'angolo. Questa ipervigilanza cronica degenerare in veri e propri disturbi, tra cui:
- Disturbo d'ansia generalizzata: una preoccupazione costante e pervasiva, accompagnata da tensione muscolare, irritabilità e difficoltà a rilassarsi.
- Disturbo da stress post-traumatico (DPTS): la mente rivive il trauma attraverso flashback, incubi e un'ipervigilanza che porta a evitare qualsiasi situazione, luogo o persona che possa ricordare la persecuzione.
- Depressione: un velo di tristezza, perdita di interesse per le attività che un tempo davano gioia, sentimenti di impotenza e disperazione che possono diventare totalizzanti.
- Isolamento sociale: la paura e la vergogna possono spingere a ritirarsi dalla vita sociale, allontanandosi proprio da quelle relazioni che potrebbero offrire supporto e conforto.
Se ti riconosci in questi segnali, è fondamentale che tu sappia una cosa: questa è una reazione comprensibile in risposta a una situazione pericolosa, la cicatrice di un tipo di violenza molto contorta che puoi avere subito.

Come difendersi dallo stalking: i passi da compiere
Se senti di essere vittima di stalking, è fondamentale sapere che esistono azioni concrete per proteggerti e riprendere il controllo della tua vita. Ecco alcuni passi pratici e strategici da considerare:
- Interrompi ogni contatto: questo è il passo più difficile ma anche il più cruciale. Sii categorico/a. Non rispondere a messaggi, chiamate o qualsiasi altro tentativo di approccio. Dal punto di vista psicologico, ogni tua risposta, anche se di rabbia, viene interpretata dal persecutore come un segnale di attenzione e rinforza il suo comportamento.
- Documenta ogni singolo episodio: conserva tutto. Fai screenshot di messaggi ed email, annota date, orari, luoghi e descrizioni dettagliate di ogni molestia o appostamento. Questa raccolta di prove sarà indispensabile per una futura denuncia per stalking .
- Informa le persone di cui ti fidi: non affrontare tutto in solitudine. Parlane con familiari, amici fidati o colleghi. Renderli consapevoli della situazione non solo ti darà supporto emotivo, ma aumenterà anche la tua sicurezza fisica.
- Valuta l'ammonimento del Questore: prima della denuncia, esiste una misura di prevenzione chiamata 'ammonimento'. È una procedura più rapida in cui il Questore avvisa formalmente il persecutore di interrompere ogni comportamento molesto.
- Sporgi denuncia o querela: ricorda che lo stalking è un reato . Puoi presentare una querela presso le Forze dell'Ordine (Polizia o Carabinieri) entro 6 mesi dall'ultimo atto persecutorio. Porta con te tutte le prove che hai raccolto.
- Chiama il numero 1522: non esitare a contattare il numero gratuito anti violenza e stalking. È attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e offre ascolto, supporto qualificato e orientamento sulle azioni da intraprendere.
Riconoscere lo stalking e chiedere aiuto: un percorso per ritrovare la serenità
Lo stalking ti mina il tuo senso di libertà e di fiducia nelle persone. Riconoscerlo per quello che è – un reato e una profonda violazione della tua persona – è il primo, fondamentale passo per riprendere a respirare. Ricorda sempre: non sei solo o sola in questo, e la responsabilità non è e non sarà mai tua.
Affrontare le ferite psicologiche lasciate dallo stalking richiede tempo, coraggio e il giusto supporto. Un percorso di terapia può essere uno spazio sicuro dove elaborare il trauma, ricostruire l'autostima pezzo dopo pezzo e riprendere finalmente in mano le redini della tua vita. Se senti che il peso dell'ansia e della paura è diventato troppo grande da sostenere, non devi portarlo in silenzio. Siamo qui per aiutarti a trovare il professionista più adatto a te: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online.