Crescita personale
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Comfort zone: fine o inizio?

Comfort zone: fine o inizio?
Comfort zone: fine o inizio?logo-unobravo
Valentina Grifo
Valentina Grifo
Redazione
Psicologa ad orientamento Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
8.10.2021

Chiudere gli occhi, respirare profondamente e sentirsi al sicuro. Chi, pensando alla propria vita, in termini professionali e relazionali, non si è mai trovato nella condizione di sentirsi “comodo” in quella fase di vita? È la comfort zone, quella disposizione nella quale la persona sente di stare all’interno di una “cornice” confortevole. E se questa condizione non fosse la fine, ma l’inizio?

Le emozioni connesse alla comfort zone sono il benessere, la tranquillità, la sensazione di non essere in “pericolo” scontrandosi con ansia e timore. Ma cosa c’è dietro la comfort zone? Perché dovremmo uscire da questa posizione? Oltre la nostra cornice di comodità c’è la paura di volgere lo sguardo altrove, di pensare nuovi scenari possibili, di intraprendere nuovi percorsi immaginandosi oltre la paura del fallimento.

“Per conoscere sé stessi è necessario mettersi alla prova: nessuno ha mai conosciuto le proprie forze, se non cimentandosi” Seneca

Comfort zone e ansia: una coppia conflittuale

L’idea di affrontare un cambiamento può provocare una spiacevole sensazione di ansia. Basti pensare alla prospettiva di intraprendere un nuovo percorso di studi, una svolta in ambito lavorativo o la possibilità di chiudere una relazione importante. L’aver solo pensato a un cambiamento, provoca delle reazioni psico-fisiche molto intense, tra cui l’ansia.


Una definizione di ansia

L’ansia è una disposizione emotiva caratterizzata da:

  • forte timore e preoccupazione;
  • intensa paura, che si attiva nel momento in cui un individuo deve rispondere ad uno stimolo. 

Questo stato di forte attivazione genera emozioni acute e talvolta forte stress. Potremmo pensare all’ansia come ad un messaggero portatore di un significato molto importante: la paura di non farcela, di rimanere delusi, di fallire. Come uscire da questo conflitto?

“Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele.” Seneca

Disordine: il motore del cambiamento

Quando ci ritroviamo all’interno di un conflitto potremmo percepire una serenità apparente dovuta all’essere all’interno della nostra zona di comfort. Se volgiamo lo sguardo avanti, vediamo la possibilità di pensare nuovi scenari, utilizzare nuovi colori per dipingere i nostri obiettivi. E poi?

E poi c’è il disordine. Tutto ciò che è possibilità è “disordinato”, perché deve essere ancora pensato all’interno del nostro cambiamento.

“Papà, perché le cose finiscono in disordine?” “Cathy è evidente che ci sono pochissimi modi ’ordinati‘ e infiniti modi ’disordinati‘, quindi, è statisticamente molto più probabile che le cose si combinino in disordine.” G. Bateson

Tutto ciò che può raffigurarsi come disordinato parla di evoluzione, di possibilità, di messa alla prova. Ogni volta che sentiamo l’ansia muoversi dentro di noi dobbiamo intenderla nella sua funzione più pura e adattiva: ci sta comunicando la nostra voglia di essere disordinati, di evolverci verso ciò che sono le nostre ambizioni e perché no, di metterci alla prova con il cambiamento!

Andrea Piacquadio - Pexels

Cambiare vuol dire imparare

Quante cose possiamo apprendere nel momento in cui pensiamo di uscire dalla nostra comfort zone e cambiare vita? Nel fare questo passo possiamo

  • pensarci in altri modi, compiere nuove azioni e scoprire che nel disordine dell’incertezza ci sono le nostre competenze, talvolta dimenticate;
  • allargare i nostri orizzonti e scoprire che “fuori” sarà anche sconosciuto ma può far meno paura se ci immaginiamo come degli esploratori;
  • migliorare le nostre capacità di gestire le situazioni stressanti;
  • migliorare la percezione di noi stessi, legata alla possibilità di pensarci attivi all’interno del cambiamento.


Esplorare al di là del nostro porto sicuro

Uscire dalla nostra comfort zone ci permette di crescere e muoverci all’interno di uno spazio liminale che ci porterà al cambiamento già dal momento in cui abbiamo preso in considerazione una determinata sfida o compito.

Sicuramente le emozioni che precedono una nuova sfida o un cambiamento saranno tante e differenti fra loro, ma è la possibilità di pensarle combinate insieme che ci offre un altro modo di vedere le cose: un modo in cui noi siamo viaggiatori attivi delle terre che desideriamo esplorare.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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