Il rapporto tra lavoro di cura e carriera è una delle sfide principali che molte donne si trovano ad affrontare nella società contemporanea, soprattutto perché, ancora oggi, sono troppo spesso vittime di stereotipi di genere.
Le donne sono spesso considerate le principali responsabili del lavoro di cura, che include la gestione della casa, l'assistenza ai figli, agli anziani e ad altri membri della famiglia. Allo stesso tempo, molte aspirano a realizzarsi professionalmente, confrontandosi con un mercato del lavoro che richiede impegno, competitività e spesso lunghi orari.

La "doppia presenza" del genere femminile
Il concetto di doppia presenza è stato introdotto dalla sociologa italiana Laura Balbo negli anni Settanta per descrivere una dinamica che molte donne vivono ancora oggi: l’essere presenti su due fronti.
Balbo sottolinea come alle donne sia richiesto, dalla società, di svolgere due ruoli contemporaneamente, spesso senza un'adeguata suddivisione delle responsabilità o un supporto istituzionale.
La doppia presenza riflette quindi la condizione per cui una donna è impegnata sia nell’ambito del lavoro che nella presa in carico delle mansioni di cura domestiche, con implicazioni profonde per la sua qualità della vita, la carriera e la salute mentale.
La mancanza di adeguate politiche di welfare, come l'accesso a servizi di assistenza all'infanzia o a congedi parentali equamente distribuiti tra uomini e donne, aggrava ulteriormente questa situazione, lasciando alle donne il peso della doppia responsabilità.Secondo la Commissione Europea (2005), la mancanza di servizi di cura costituisce una delle barriere più rilevanti all’occupazione femminile.
Distribuzione del lavoro di cura: alcuni dati
Numerosi studi e statistiche continuano a evidenziare come il lavoro di cura sia distribuito in modo diseguale tra uomini e donne.
Secondo i dati Eurostat (2020), in Europa le donne dedicano in media il doppio del tempo rispetto agli uomini al lavoro non retribuito, che comprende la cura della casa, dei figli e l’assistenza agli anziani.
In Italia, nel 2014 sono state svolte 71,4 miliardi di ore di lavoro non retribuito per attività domestiche e di cura, e le donne hanno effettuato il 71% di queste ore (Istat, 2017).
In media, una donna dedica circa cinque ore al giorno al lavoro domestico, contro le due ore degli uomini, e questa differenza si riflette direttamente nelle opportunità di carriera e di crescita professionale.
Il divario è attribuibile in gran parte alla sproporzione nel lavoro di cura: le donne hanno infatti il 40% in più di probabilità rispetto agli uomini di ridurre le ore lavorative o di abbandonare il lavoro per far fronte a responsabilità familiari (International Labour Organization, 2018
Barriere strutturali e istituzionali al riconoscimento del lavoro di cura femminile
Nonostante i progressi in termini di istruzione e partecipazione al mercato del lavoro, le donne continuano a incontrare barriere strutturali che ostacolano il pieno riconoscimento e la valorizzazione del lavoro di cura.
Secondo il rapporto Care work and care jobs for the future of decent work dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL, 2018), la mancanza di servizi pubblici accessibili e di politiche di congedo parentale equamente distribuite tra i generi contribuisce a mantenere il carico di cura prevalentemente sulle spalle delle donne.
Queste barriere possono manifestarsi in diversi modi:
- Assenza di servizi di assistenza all'infanzia e agli anziani: In molte regioni italiane, soprattutto nel Sud, la carenza di asili nido pubblici e di strutture per la cura degli anziani può costringere le famiglie, e in particolare le donne, a farsi carico direttamente di queste responsabilità (Fonte: Istat, 2022).
- Congedi parentali poco flessibili o scarsamente retribuiti: In Italia, solo il 21% dei padri usufruisce del congedo parentale, mentre la quasi totalità delle madri ne fa uso, perpetuando la divisione tradizionale dei ruoli (Fonte: Eurostat, 2021).
- Mancanza di riconoscimento economico e previdenziale: Il lavoro di cura non retribuito non viene considerato ai fini pensionistici, esponendo molte donne a un maggiore rischio di povertà in età avanzata (OIL, 2018).
Questi ostacoli non solo limitano le opportunità professionali delle donne, ma rinforzano gli stereotipi di genere e contribuiscono a perpetuare le disuguaglianze sociali e relazionali, anche all’interno delle dinamiche familiari quotidiane.
Differenze regionali e internazionali nel lavoro di cura svolto dalle donne
Il carico del lavoro di cura femminile non è distribuito in modo uniforme, né all’interno dell’Italia né tra i diversi paesi europei.
Secondo i dati Eurostat (2022), nelle regioni del Nord Italia la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è più elevata rispetto al Sud, dove la carenza di servizi di assistenza all’infanzia e agli anziani porta molte donne a dedicarsi prevalentemente ad attività di cura non retribuita.
A livello europeo emergono differenze significative:
- Paesi nordici.
In Svezia e Danimarca, grazie a politiche di welfare avanzate, a un sistema di congedi parentali condivisi e a una cultura orientata alla parità di genere, il tempo che le donne dedicano al lavoro di cura non retribuito è inferiore rispetto alla media europea (Eurostat, 2022). - Paesi dell’Europa meridionale.
In Italia, Spagna e Grecia, le donne trascorrono in media oltre il doppio del tempo rispetto agli uomini nelle attività domestiche e di cura: circa 4,5 ore al giorno contro le 2 ore dedicate dagli uomini (Eurostat, 2022). - Impatto sulle opportunità lavorative.
Nei paesi in cui il lavoro di cura è maggiormente condiviso o sostenuto da servizi pubblici accessibili, si registra un più alto tasso di occupazione femminile e un minor divario retributivo di genere.
Queste differenze mostrano come il contesto socio-istituzionale influenzi profondamente la distribuzione del lavoro di cura, determinando non solo la qualità della vita familiare, ma anche le possibilità di realizzazione personale e professionale delle donne.
Il carico mentale e le sue conseguenze psicologiche
Oltre al carico fisico e pratico, le donne sono spesso soggette a quello che viene chiamato carico mentale, ovvero il pensiero e la pianificazione costante delle attività di cura e domestiche.
Le conseguenze di questa doppia pressione possono essere impegnative per la salute psicologica. Il burnout, i disturbi d’ansia, la depressione e la sensazione di fallimento sono solo alcune delle problematiche psicologiche riscontrate nelle donne che si trovano a gestire contemporaneamente carriera e lavoro di cura.
Il burnout, in particolare, si manifesta quando la pressione di dover soddisfare troppe aspettative diventa insostenibile. Questo esaurimento emotivo e fisico può portare alla perdita di motivazione e alla sensazione di essere sopraffatti.
Secondo un sondaggio condotto dall’American Psychological Association (APA, 2022), negli Stati Uniti quattro donne su dieci che lavorano a tempo pieno e gestiscono una famiglia riferiscono sintomi di stress cronico, con effetti negativi sul benessere psicofisico e sulla qualità della vita.

La rinuncia alla carriera viene vissuta come una sorta di sacrificio obbligato, portando con sé un senso di perdita di identità e di autostima. Molte donne vedono il lavoro non solo come un mezzo di guadagno, ma come un’importante fonte di realizzazione personale, indipendenza e riconoscimento sociale. Il fatto di dover abbandonare tali opportunità può generare una forte insoddisfazione, alimentando la percezione di non essere abbastanza per sé stesse o per gli altri.
La mancanza di tempo per sé, l’impossibilità di dedicarsi a passioni o interessi personali e la sensazione di doversi continuamente sacrificare possono contribuire a una diminuzione del senso di soddisfazione e di controllo sulla propria vita.
È fondamentale essere consapevoli della propria libertà di scelta: il desiderio di realizzazione è sempre legittimo e sano sia da un punto di vista mentale che sociale.
Prendersi cura di sé può generare una serie di vantaggi anche per chi gravita intorno alla donna. Una persona che sa prendersi i suoi spazi, infatti, darà spazio anche a chi la circonda. Allo stesso tempo, una persona realizzata sia sul piano lavorativo che personale sarà più appagata, serena e in grado di donarsi agli altri con slancio positivo e proattivo.
Implicazioni economiche e sociali del lavoro di cura svolto dalle donne
Il lavoro di cura femminile, pur essendo fondamentale per il benessere delle famiglie e della società, può avere profonde implicazioni economiche e sociali. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2021), il valore economico del lavoro di cura non retribuito rappresenta tra il 10% e il 39% del PIL nei paesi europei, ma rimane invisibile nelle statistiche ufficiali e nelle politiche pubbliche.
Le principali conseguenze di questa invisibilità possono essere:
- Rischio di esclusione dal mercato del lavoro: Le donne che si dedicano prevalentemente al lavoro di cura hanno meno possibilità di accedere a posizioni di responsabilità e di avanzamento di carriera.
- Divario retributivo di genere: Il tempo sottratto al lavoro retribuito si traduce in salari più bassi e minori contributi previdenziali, aumentando il rischio di povertà femminile, soprattutto nella terza età (OIL, 2018).
- Ripercussioni sulla salute mentale e fisica: L'accumulo di responsabilità e la mancanza di riconoscimento sociale possono contribuire a stress cronico, ansia e senso di isolamento, come evidenziato da numerosi studi internazionali (OMS, 2021).
Rendere visibile e valorizzare il lavoro di cura femminile è quindi una questione non solo di equità di genere, ma anche di giustizia sociale ed economica.

Letture utili
Per approfondire il tema del conflitto tra lavoro di cura e carriera e i suoi risvolti psicologici sulle donne, ci sono diverse letture interessanti che offrono prospettive sociologiche, psicologiche e femministe.
In Donne che corrono coi lupi (2016) la psicoanalista junghiana Clarissa Pinkola Estés esplora il ruolo della donna nella cura e nell’assistenza, utilizzando archetipi e miti per riflettere sulle dinamiche della cura.
Ne Il punto zero della rivoluzione: lavoro domestico, riproduzione e lotta femminista (2014), Silvia Federici offre una prospettiva critica sul ruolo del lavoro di cura non retribuito e su come esso contribuisca al mantenimento del sistema capitalistico. Il libro è una lettura importante per chi vuole comprendere il legame tra lavoro domestico, disuguaglianze di genere e impatto sulla realizzazione delle donne.
Hochschild, sociologa americana, esplora invece il fenomeno della "seconda giornata" nel suo The Second Shift: Working Families and the Revolution at Home (2012), cioè il fatto che molte donne, dopo una giornata di lavoro retribuito, affrontano un'altra giornata di lavoro di cura a casa. Questo testo analizza come la diseguale divisione del lavoro domestico influenzi le relazioni di coppia e la qualità della vita delle donne.
Il lavoro di cura come scelta
Prendersi cura della propria famiglia e dei propri cari è una responsabilità e soprattutto una scelta legata all’amore e alla gratificazione. Nel momento in cui diviene un obbligo schiacciante, la salute stessa del caregiver viene intaccata.
Il dilemma che ancora oggi investe molte donne, obbligandole a una scelta spesso frustrante e faticosa, può essere alleggerito da una presa di coscienza socio-politica che spenda risorse economiche per progetti di reale supporto a tutte coloro che desiderano realizzarsi sia nella famiglia che nel lavoro.
Prendersi cura di sé: il primo passo verso il cambiamento
Affrontare il doppio carico tra lavoro di cura e carriera può essere complesso. Riconoscere il valore delle tue scelte, ascoltare i tuoi bisogni e chiedere supporto sono atti di coraggio e di autodeterminazione. Se senti il peso delle aspettative, della fatica quotidiana o desideri ritrovare equilibrio tra le tue responsabilità e il tuo benessere personale, un percorso psicologico può aiutarti a riscoprire le tue risorse e a costruire nuove strategie per vivere con maggiore serenità. Con Unobravo puoi trovare uno psicologo online adatto a te, in modo semplice e sicuro. Fai il primo passo verso il cambiamento: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online. Meriti di prenderti cura di te.




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