Crescita personale
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Essere sicuri di sé: l’autostima nel cambiamento

Essere sicuri di sé: l’autostima nel cambiamento
Essere sicuri di sé: l’autostima nel cambiamentologo-unobravo
Massimo Di Donato
Massimo Di Donato
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Breve Strategico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

Scegliere una visione della realtà che si plasma alle proprie personali credenze, anziché all’oggettività dei fatti, è un meccanismo tipicamente umano. Tale meccanismo, spesso, regola la risposta emotiva che abbiamo rispetto ad eventi sia interni che esterni, favorendo il declino o l’ascesa della percezione che abbiamo di noi: la nostra autostima.

A volte possiamo trovarci in situazioni di confusione in cui abbiamo una visione ridotta della realtà, percepiamo situazioni ed eventi come “strani” e poco aderenti al nostro modo di essere. Consolidiamo le (poche) informazioni concrete che giungono a noi attraverso il nostro personalissimo filtro, per vivere un certo tipo di realtà apparentemente corretta, unica e acriticamente accettata, evitando di valutare se le informazioni originarie fossero effettivamente corrette.

In uno stato di confusione

La confusione, a volte rapida e disorganizzata nella valutazione e a volte “ragionata”, può avere sia aspetti positivi che negativi. Secondo lo psicologo Paul Watzlawick, la confusione scatena “una ricerca immediata intesa a ridurre l’angoscia che esiste in qualsiasi situazione incerta”, o presunta tale. Se la ricerca ha uno scarso esito, probabilmente l’effetto sarà:

  • estenderla, inglobando in sé dettagli ragionevolmente insignificanti per creare così una realtà ancor più nebbiosa;
  • tendere verso ancor più differenti conclusioni, ancorandosi alla prima traccia ritenuta affidabile o resa accettabile.

Allo stesso modo, la confusione acutizza i nostri sensi per cercare nuovi dettagli e, di fronte a situazioni straordinarie, possiamo agire in maniera completamente differente dal nostro solito. Con un “pensiero veloce”, come ci suggerisce lo psicologo Daniel Kahneman, basandoci su esperienze del passato e modelli acquisiti, possiamo prendere un determinato tipo di decisione giusta, o apparentemente ritenuta tale.

La mente che inganna

La realtà in cui viviamo è costruita attraverso la nostra percezione, filtrata da emozioni e cognizione, portandoci a valutare il “reale” come figlio delle nostre credenze, interpretando costantemente il rapporto che abbiamo tra:

  • noi e noi stessi
  • noi e gli altri
  • noi e il mondo.

Quando lo stato di confusione diventa opprimente, è come se accettassimo di subire autoinganni della mente. Anziché imparare a gestirli, minando sempre più la nostra capacità di (ri)costruire la nostra autostima, rischiamo di essere poco consapevoli di alcune fallacie del ragionamento, sottovalutando o sopravvalutando alcuni aspetti di noi. Spesso è la consapevolezza a portare poi alla richiesta di aiuto a un professionista.

cottonbro - Pexels

I copioni che utilizziamo con noi stessi

La presa di coscienza, in alcuni casi, è fondamentale sebbene non sempre risolutiva. Attraverso un processo di autoanalisi si può giungere alla comprensione del “perché” utilizziamo ancora alcuni copioni. Per ottenere un cambiamento è però necessario lavorare sul qui e ora al fine di avere una percezione più funzionale e meno artefatta.

  • “Sono un incapace”
  • “Sarò all’altezza?”
  • “Nessuno mi vuole”

Sono solo alcune delle frasi che risuonano nella mente di chi ha scarsa autostima. “Tutti scopriranno che sono un bluff” può ripetersi, ad esempio, chi ha una scarsa autostima e vive a lavoro con la "sindrome dell'impostore".

Amare se stessi, allora, diventa un obiettivo sempre più irraggiungibile.

Le relazioni con gli altri

La propria percezione, però, non si basa solo su aspetti interni ma può caratterizzarsi anche rispetto al giudizio di noi stessi che proiettiamo sugli altri e che ci ritorna tanto forte quanto un boomerang lanciato alla massima potenza:

  • “gli altri pensano che sono stupido”
  • “sono brutto, insignificante, e non posso piacere”
  • “sono incapace a guidare” o “gli altri automobilisti credono io sia un incapace alla guida”.

In verità non possiamo fuggire all’infinito. Seneca ci insegna:

“Dove fuggi uomo, porti dietro te stesso.”
Helena Lopes - Pexels

Uscire fuori dalla caverna

“Non si vola mai al primo tentativo, ma ci riuscirai” ci suggeriva Sepúlveda in un suo famoso romanzo e, pensandoci, è proprio così. Quando evitiamo situazioni e rinunciamo ad abbracciare eventi che possono portare ad un cambiamento, in realtà stiamo sempre più rifugiandoci nella penombra della caverna durante una calda giornata d’estate.

C’è fresco e ci sta bene, allo stesso tempo però, non osiamo uscire per paura di una insolazione o dei pericoli. Poi giunge il buio e i pericoli saranno altri. Così giorno dopo giorno e quello dopo ancora.

Rischiare di commettere errori ci porta a livelli di consapevolezza differenti. Ci insegna l’arte di imparare dall’esperienza e a comprendere cosa effettivamente non ci fa stare bene o cosa ci fa stare bene senza restare fermi e immobili nello stesso punto.

Come si costruisce l’autostima?

Il primo tentativo è sempre quello che fa più paura, è proprio quel famosissimo primo passo. Lao Tzu ci insegna che “Un viaggio di mille miglia comincia con un singolo passo”. Lo psicologo Giorgio Nardone aggiunge che “La nostra autostima non si eredita, si costruisce”:

  • partendo dal rischio
  • facendo qualcosa di diverso da ciò che siamo abituati a fare
  • ponendosi obiettivi raggiungibili ma progressivamente più alti.

La responsabilità delle scelte è solo ed esclusivamente nostra:

“Si è sconfitti solo quando ci si arrende” Li Pin

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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