Disturbi psichici
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Il perfezionismo: miglioramento di sé o gabbia esistenziale?

Il perfezionismo: miglioramento di sé o gabbia esistenziale?
Il perfezionismo: miglioramento di sé o gabbia esistenziale?logo-unobravo
Silvia Moroso
Silvia Moroso
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo Neuropsicologico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

Cosa si intende per perfezionismo?

È ormai ampiamente riconosciuto che la caratteristica principale di quest’epoca è la spinta al miglioramento di se stessi e al conseguimento di obiettivi, che però molto spesso sono difficili da raggiungere o addirittura irrealizzabili.

Nella società contemporanea, in cui ognuno di noi vive ed è immerso, gli standard sono altissimi e il perfezionismo domina ogni campo dell’esistenza. Siamo costantemente esortati a dare di più e a pretendere dalle nostre prestazioni risultati sempre migliori… Ma quando essere perfezionisti può diventare patologico?

Perfezionismo sano e patologico

Con la parola perfezionismo si definisce la tendenza a pretendere da se stessi o dagli altri una prestazione di qualità maggiore rispetto a quella richiesta, oltre che alla costante volontà di raggiungere obiettivi irrealistici e spesso al di sopra delle proprie possibilità.

La spinta al miglioramento e alla perfezione però non sempre può essere definita come “patologica”. Infatti, molte volte, questa può rivelarsi funzionale al raggiungimento di importanti obiettivi personali e di vita. Si può dunque compiere una distinzione tra un:

  • perfezionismo sano che porta l’individuo a misurarsi con le proprie capacità e con obiettivi diversi e stimolanti;
  • un perfezionismo significativo a livello clinico, dove l’autostima e il valore della persona dipendono dai risultati ottenuti dalle proprie azioni

Questo può causare un’esagerata preoccupazione di commettere errori, standard personali irragionevoli,  insicurezza, dubbio e talvolta totale inazione.

Alcune caratteristiche del perfezionismo

  • Non accettazione dell’errore, che viene interpretato come un fallimento personale;
  • ipercriticismo e paura di non riuscire a portare a termine le proprie attività in modo perfetto, con conseguente procrastinazione;
  • standard personali e prestazionali elevati, a volte irraggiungibili;
  • paura del giudizio e della valutazione altrui, spesso connessa ad una sovrastima delle aspettative dell’altro;
  • pensiero del “tutto o nulla”: o si raggiunge un successo oppure è un totale fallimento;
  • insoddisfazione causata dal mancato raggiungimento dei propri standard o dal mancato apprezzamento dei risultati conseguiti: a ogni traguardo corrisponde un innalzamento delle aspettative.
Pixabay - Pexels

È inoltre importante sottolineare come Il perfezionismo clinico possa avere un ruolo rilevante nell’eziologia di alcuni disturbi psicopatologici quali:

  • depressione;
  • disturbi d’ansia (ansia sociale, fobia sociale, disturbo ossessivo compulsivo (DOC);
  • disturbo di personalità ossessivo-compulsivo (DPOC);
  • disturbi dell’alimentazione (DCA).


Cosa fare se il voler essere perfetto ti blocca?

Un primo passo può consistere nel capire se la propria propensione al perfezionismo è disfunzionale o meno. Infatti, come sottolineato in precedenza, non c’è nulla di male nel voler far bene le cose o nel volersi migliorare; tuttavia, quando questa tendenza comporta insoddisfazione, inazione e sofferenza, è giusto domandarsi se questa non costituisca un danno o una limitazione alla propria esistenza.

Pertanto è utile compiere un’analisi dei costi e dei benefici rispetto alle proprie convinzioni perfezionistiche, per poter valutare i vantaggi e gli svantaggi, con le conseguenti reazioni emotive e comportamentali che si hanno nel mantenerle.

È inoltre possibile individuare le attività che si svolgono compulsivamente e attuare una progressiva diminuzione del tempo dedicatogli o sfidare il perfezionismo, mettendo in pratica comportamenti opposti a quelli finora utilizzati.

La psicoterapia può aiutare?

Lo scopo della psicoterapia è quello di uscire dalle strette maglie della perfezione ad ogni costo e portare a un cambio di prospettiva: si può essere altrimenti e si possono avere nuove possibilità.

Quando il perfezionismo diventa disfunzionale e l’esistenza dell’individuo è messa in scacco, è altresì importante rivolgersi ad un professionista. Infatti quest’ultimo potrà accompagnare la persona nel percorso di cura, favorendo la comprensione dei suoi modi d’essere e l’apertura a nuove possibilità d’azione.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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