Dismorfofobia: il disturbo di dismorfismo corporeo

Dismorfofobia: il disturbo di dismorfismo corporeo
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Rita Salamone
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Dinamico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
30.5.2023
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Il dizionario Treccani dà alla voce “dismorfofobia” il significato di “Timore ossessivo d'essere o di diventare brutti, asimmetrici, deformi”; in questo articolo approfondiamo il significato di dismorfismo corporeo e, per farlo, partiremo dalla definizione dell'American Psychiatric Association (APA).

La dismorfofobia, conosciuta anche come “disturbo di dismorfismo corporeo” o body dysmorphia (BDD), viene definita dall’APA come “una condizione caratterizzata da eccessive e continue preoccupazioni per imperfezioni, non osservabili oggettivamente, che le persone percepiscono nel loro aspetto fisico.”

Il disturbo da dismorfismo corporeo può portare la persona dismorfica a sottoporsi a interventi estetici senza alcun beneficio (motivo per cui si associano spesso dismorfofobia e chirurgia estetica), ma con la consequenziale tendenza a richiederne altri. 

Le preoccupazioni per il proprio aspetto fisico si possono focalizzare su qualsiasi parte del corpo, ma le aree principalmente colpite sono:

  • la pelle
  • il naso
  • il peso
  • gli occhi
  • le gambe
  • i denti.
dysmorphia
Andrea Piacquadio - Pexels

Dismorfofobia: sintomi e criteri diagnostici

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) la dismorfofobia rientra nello spettro del "Disturbo ossessivo compulsivo e disturbi correlati" (come la sindrome di Noè e la tricotillomania) e non nelle fobie (come potrebbe erroneamente portarci a pensare il nome). 

I criteri diagnostici del disturbo da dismorfismo corporeo che troviamo nel DSM-5 sono:

  • preoccupazione per uno o più difetti o imperfezioni percepiti nell’aspetto fisico, che non sono osservabili o appaiono agli altri in modo lieve
  • comportamenti ripetitivi o azioni mentali in risposta a preoccupazioni legate all’aspetto
  • disagio clinicamente significativo oppure menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti
  • preoccupazione non giustificata per il grasso corporeo o il peso in un individuo i cui sintomi soddisfano i criteri diagnostici per un disturbo alimentare.”

Il dismorfismo del corpo: l’ossessione per l’aspetto fisico e le cause della dismorfofobia 

Quali sono le principali cause del dismorfismo? I sintomi del dismorfismo corporeo, come sottolinea il DSM-5, possono comprendere tra i fattori di rischio:

  • fattori ambientali (il disturbo da dismorfismo corporeo è stato associato ad alti tassi di trascuratezza e abuso durante l’infanzia) 
  • fattori genetici e fisiologici (la prevalenza del disturbo di dismorfismo corporeo è elevata nei parenti di primo grado di individui con disturbo ossessivo compulsivo.”.

Vedersi e sentirsi brutti e “non giusti” diventa un pensiero intrusivo e ricorrente, tanto da occupare molte ore del giorno nel corso delle quali i soggetti:

  • confrontano il loro aspetto fisico a quello degli altri
  • si guardano ripetutamente allo specchio per esaminarsi
  • usano trucchi e vestiti per nascondere le proprie imperfezioni
  • ricercano rassicurazioni riguardo a come appaiono.

A tali pensieri ricorrenti si associano stress, ansia e calo dell’umore, causati dall’intensa preoccupazione verso i propri difetti.

Sviluppo e comorbilità della dismorfofobia

La dismorfofobia, solitamente, insorge tra i 17 e i 18 anni di età, anche se i primi segnali  possono manifestarsi già intorno ai 12-13 anni. 

Tale disturbo viene collegato al cambiamento fisico e rimanda al travaglio dell’identità: in altri termini, può essere considerato come una “simbolizzazione” attraverso il corpo dei conflitti legati al processo di separazione-individuazione.

Rivestono molta importanza, dunque, i processi attraverso i quali il soggetto giunge ad acquisire la propria identità, cioè il vissuto della propria immagine globale e la corrispondenza tra questa e il corpo che si ha in mente. 

L’individuo con dismorfismo, di solito presenta, unitamente alla dismorfofobia, altre problematiche. Tra queste, possono presentarsi insieme:

Leggendo le esperienze di dismorfofobia in diversi forum in rete, ci rendiamo conto di quanto le angosce dismorfofobiche possano compromettere la vita della persona, che può sentirsi incompresa e sprofondare nella solitudine. In una testimonianza sulla dismorfofobia, la persona che scrive afferma:

“Ho sviluppato ansia sociale e le ossessioni hanno condizionato il mio rendimento scolastico, la mia stabilità psichica, il mio sonno [...]. Con il tempo l'ansia è diventata cronica e da un mese a questa parte non mi permette di uscire. Sono talmente triste che mi chiedo spesso che valore ha la mia vita.”

Tra i racconti sulla dismorfofobia, anche quello di Marco Mengoni che, in un’intervista al Magazine 7 del Corriere della Sera, ha parlato di dismorfismo corporeo familiare, dichiarando che “Lei, mamma e zia erano donne bellissime che però nell’intimità soffrivano vedendosi piene di difetti. Si buttavano giù.”.

Gli esempi delle dismorfofobie più diffuse riguardano la dismorfofobia del viso (“ho il viso storto”), i capelli o l’acne. Si può riscontrare poi la dismorfofobia peniena (ovvero una percezione errata delle dimensioni del pene, definita impropriamente “sindrome dello spogliatoio”).

Come si legge nel DSM-5, quando “l’individuo è preoccupato dall’idea che la sua costituzione corporea sia troppo piccola o insufficientemente muscolosa” possiamo parlare di dismorfofobia muscolare, nota anche come bigoressia o vigoressia

In questi casi, la persona può arrivare ad assumere comportamenti disfunzionali come il fare uso di steroidi androgeni-anabolizzanti. La dismorfia corporea può avere un insight (grado di consapevolezza) che va da “buono” a “delirante”.

Nei casi di dismorfofobia gravissima e dismorfofobia delirante, il DSM-5 avvisa che le persone soggette a questa entità del disturbo possono avere “una maggiore morbilità in alcune aree”, tra cui una maggiore propensione a ideazioni suicidarie.

disturbo dismorfismo corporeo
Alex Green - Pexels

Curare la dismorfofobia

Come si cura il dismorfismo? In fase di diagnosi, vengono utilizzati diversi test per valutare il dismorfismo corporeo e che permettono di analizzarlo da diverse angolazioni:

Il DSM-5 riporta come “la compromissione del funzionamento sociale (per es. attività sociali, relazioni, intimità), incluso l’evitamento, è comune.”

Allora come aiutare una persona che soffre di dismorfia? Un primo passo è quello di mettersi in ascolto della persona senza avere un atteggiamento giudicante, sostenendola durante il suo percorso di cura.

Tra le possibili cure per la dismorfofobia, quella d’elezione è la psicoterapia, che rappresenta una strategia indispensabile per il trattamento del disturbo da dismorfismo corporeo. 

Nello specifico, la terapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia psicodinamica si sono rivelate efficaci nel suo trattamento. A seconda delle valutazioni dell’esperto e dopo un conseguente coinvolgimento di un professionista specializzato (come uno psichiatra), alla psicoterapia può affiancarsi la somministrazione di farmaci per la dismorfofobia, da assumere rigorosamente sotto controllo medico.

Dismorfofobia, cos’è e come uscirne: approfondimenti

Per approfondire il tema dei dismorfismi, dell’impatto psicologico del dismorfismo e delle possibili cure, ecco qualche libro sulla dismorfofobia:

Inoltre, segnaliamo a chi ci legge un cortometraggio Disney, Reflect, la cui protagonista è una ballerina definita “plus size” di nome Bianca.

La protagonista si troverà ad affrontare la propria dismorfofobia e la conseguente bassa autostima in una “lotta contro lo specchio" che le ricorderà le profonde ragioni per cui ama la danza, le stesse che riscoprirà e le permetteranno di accettare sé stessa in tutta la sua bellezza.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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