Disturbi psichici
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Tricotillomania: cause, sintomi e cure

Tricotillomania: cause, sintomi e cure
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Caterina Nardis
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-Relazionale
Unobravo
Pubblicato il
7.2.2020

La tricotillomania è una condizione di salute mentale che fa parte dei disturbi della sfera ossessivo-compulsiva e nel DSM-5 la troviamo insieme al disturbo ossessivo compulsivo, al disturbo da accumulo, all'animal hoarding e a altre condizoni.

Chi soffre di tricotillomania compie ripetutamente l’azione di arrotolare le dita intorno al capello per poi strapparlo, ma può concentrarsi anche su ciglia e sopracciglia, andando a modificare il proprio aspetto in modi non completamente reversibili.

Di tricotillomania soffre circa l’1-2% della popolazione ed è maggiormente frequente nel sesso femminile, con un rapporto maschi: femmine di 1:10. A volte può essere confusa con “l’alopecia areata” da cui però si distingue perché, in quest’ultimo caso, la causa della perdita non è dovuta dall’azione di strapparli.

Quali sono le cause della tricotillomania?

Alla base della compulsione di strapparsi i capelli c’è un’angoscia che necessita di un’appropriata esplorazione in un percorso terapeutico, affinché si possa passare da un cambiamento legato all’alleviamento dei sintomi a uno legato alla consapevolezza e alla comprensione del significato che quella particolare compulsione ha o ha avuto.

Questa patologia presenta delle caratteristiche autoconsolatorie, come quei movimenti stereotipati che a volte vediamo fare ai bambini per calmarsi e contenere i propri stati mentali negativi. Rispetto ad un’ansia profonda e spesso non percepita, lo strappamento dei capelli diventa un modo:

  • per fronteggiare tutte le situazioni che determinano stress e ansia;
  • per confrontarsi con la convinzione di non avere le risorse necessarie.

Quando diviene particolarmente manifesta, la tricotillomania può avere anche il valore di messaggio o di richiesta di aiuto. Gli individui che soffrono di tricotillomania sono solitamente persone che soffrono di:

Elina Krima - Pexels

Le conseguenze della tricotillomania

Nel comportamento compulsivo di strapparsi i capelli, il vissuto è quello di perdere il contatto con la realtà, di rilassarsi e di arrivare ad un’anestesia emotiva che ricorda quella legata alle dipendenze, come possono essere:

  • l’abuso di alcolici
  • il gioco patologico
  • l’uso di sostanze stupefacenti.

Quando la sintomatologia è severa e determina il deturpare il proprio aspetto fisico, la conseguenza può essere una vera e propria rinuncia degli aspetti vitali: la persona che soffre di tricotillomania sceglie di evitare attività piacevoli e, dunque, di limitare le situazioni “sociali” di condivisione e di scambio con altri individui dai quali si sente giudicato. È in questa ottica che il contesto in cui l’individuo vive assume una rilevanza specifica.

Come approcciarsi al trattamento?

L’organizzazione del sistema familiare attorno al sintomo, nonché la trasmissione dell’ansia tra le generazioni, può alimentare e consolidare la tricotillomania generando grande sofferenza, impotenza e rabbia in tutti i membri della famiglia.

Nella prepubertà, la fascia d’età in cui la patologia si sviluppa, è imprescindibile una presa in carico che tenga conto della famiglia e la includa, ove possibile, nel trattamento che dovrà essere volto ad esplorare quei nuclei d’angoscia tenuti a bada dal sintomo.

Matilda Wormwood - Pexels

Sono dunque benvenute le terapie individuali che possano sostenere la persona nell’esplorare le proprie angosce e trovare un nuovo canale comunicativo che non si serva del corpo, ma è preferibile un coinvolgimento, diretto o indiretto, del sistema familiare e allargato che gravita intorno alla persona che soffre di questa condizione.

Farmaci sì o no?

La tricotillomania rientra nei disturbi d’ansia, motivo per cui il suo trattamento può avvantaggiarsi della collaborazione tra uno psicologo o psicoterapeuta ed uno psichiatra, che possa ridurre i sintomi tramite la somministrazione di farmaci in caso di sintomatologia severa. A volte, infatti, il livello di ansia può essere tale da non rendere possibile per il paziente la fruizione di un percorso terapeutico. Quando si presenta con questa severità, perché non avvalersi di un aiuto temporaneo che aiuti a prendersi cura di sé?

Spesso l’idea di utilizzare un farmaco viene vissuta con sospetto e paura da parte del paziente, perché questo porta con sé la paura di venire etichettato. Ma si tratta di un valido alleato che, per il periodo necessario, può fornire un aiuto che permetta un migliore impegno nel percorso terapeutico.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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