Le ricerche scientifiche confermano che nei primi due anni di vita si gettano le basi per lo sviluppo della regolazione emotiva, ossia la capacità di riconoscere e modulare le proprie emozioni. In questo articolo esploreremo il ruolo ha il trauma dell’attaccamento bambino-caregiver in questo processo evolutivo.
Quando si parla di trauma dell’attaccamento?
Il legame d'attaccamento, fatto di scambi corpo a corpo e di micro-interazioni, può dare vita a sviluppi traumatici quando si compiono alterazioni precoci della comunicazione emotiva tra la mente del genitore e quella del bambino.
Durante l’infanzia è importante che l'adulto si sintonizzi adeguatamente ai bisogni del piccolo, provando a interpretarli e a offrire un senso alla sua esperienza. Quando ciò non accade ed è invece l'adulto a invadere con i suoi bisogni l'area privata del bambino, è possibile che quest’ultimo si senta disorientato dalle spinte che arrivano dal proprio corpo, che possono diventare disturbanti e, in alcuni casi, dirompenti.
Il bambino, costretto ad adattarsi all’adulto, può inibire la sua capacità di esplorare e sviluppare distorsioni della vita psichica in età adulta.
Quale stile di attaccamento?
Lo stile di attaccamento definito "insicuro di tipo D" o "disorganizzato" è caratterizzato dalla presenza simultanea di due spinte evolutive del bambino nei confronti dell'adulto:
- la spinta ad attaccarsi;
- la spinta a fuggire.
Queste spinte contrapposte sono all'origine di molte relazioni interpersonali difficili e, nei casi più gravi, violente. Un bambino che ha sviluppato un attaccamento disorganizzato può diventare un adulto coinvolto in relazioni intense e molto conflittuali. Si ipotizza che lo stile di attaccamento disorganizzato sia tra i fattori di rischio per il disturbo borderline di personalità. È importante sottolineare che per compromettere un legame sicuro di attaccamento non sono sufficienti episodi isolati di mancata sintonizzazione, ma l'azione deve essere:
- improvvisa
- protratta nel tempo.
Deve inoltre accadere in un periodo della vita in cui non si sono ancora strutturate le difese necessarie alla protezione da un avvenimento schiacciante. Il bambino non potrà così sviluppare una relazione di fiducia con l'adulto.

Il trauma e il corpo
Le persone che hanno vissuto un trauma spesso incontrano difficoltà a comprendere ciò che accade nel loro corpo e possono non disporre di risposte efficaci alla frustrazione, reagendo allo stress diventando "distratti e persi" o manifestando una rabbia intensa. Questo fallimento del contatto con il proprio corpo può ostacolare:
- la costruzione di una buona capacità autoprotettiva
- la possibilità di provare piacere
- la ricerca di conforto attraverso il contatto fisico, come accade nell'afefobia.
Il trauma e la mente
I bambini piccoli esposti a maltrattamenti spesso provano meno empatia nei confronti della sofferenza dei loro coetanei. Inoltre:
- non parlano spesso di emozioni con i caregiver;
- non utilizzano molte parole per definire gli stati emotivi propri e altrui;
- non interpretano correttamente le espressioni del volto.
Questi bambini potrebbero diventare adulti che:
- non hanno una reale percezione dell'impatto che le loro azioni hanno sugli altri;
- trovano difficoltà a mettere in parole le conseguenze dei loro traumi infantili nella loro personalità adulta;
- trattano con distacco i propri stati interni.
Come interviene la psicoterapia?
La psicoterapia, grazie al clima di fiducia che si instaura tra paziente e terapeuta, può aiutare a sentirsi accolti e a porsi in ascolto dei propri stati interni. L'obiettivo è quello di creare nel qui e ora un fil rouge capace di ricongiungere corpo e mente, ovvero il mondo delle emozioni con quello delle parole.
Trauma dell’attaccamento: definizione e differenze con l’attaccamento disorganizzato
Il trauma dell’attaccamento si riferisce a esperienze relazionali precoci in cui il bambino sperimenta una rottura significativa e ripetuta nel legame con il caregiver, spesso in un contesto di trascuratezza, abuso o imprevedibilità emotiva. Tali esperienze traumatiche di fallimento interattivo nell’infanzia, se non elaborate, possono portare all’internalizzazione della vergogna nel nucleo dell’identità (George, 2025).
Questo tipo di trauma non coincide necessariamente con lo stile di attaccamento disorganizzato, anche se i due concetti sono strettamente collegati. Il trauma dell’attaccamento riguarda l’impatto di esperienze relazionali negative e ripetute che compromettono la capacità del bambino di sentirsi al sicuro e protetto nella relazione primaria, e può manifestarsi anche in presenza di stili di attaccamento diversi, non solo quello disorganizzato.
L’attaccamento disorganizzato, descritto da Mary Main (psicologa e ricercatrice), è uno specifico stile di attaccamento in cui il bambino mostra comportamenti contraddittori e disorientati verso il caregiver. Questo stile può essere una conseguenza del trauma dell’attaccamento, ma non tutti i bambini che vivono un trauma sviluppano necessariamente un attaccamento disorganizzato. Comprendere questa distinzione può essere fondamentale per riconoscere che il trauma dell’attaccamento può avere manifestazioni cliniche diverse e non sempre immediatamente riconducibili a un unico stile relazionale.
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Sintomi e manifestazioni cliniche del trauma dell’attaccamento
Il trauma dell’attaccamento può manifestarsi attraverso una varietà di sintomi che, nel corso dello sviluppo, possono evolvere e persistere anche nell’età adulta.
Un aspetto particolarmente rilevante è che il disturbo da trauma dello sviluppo (DTD) risulta essere specificamente associato all’abuso emotivo e alla separazione traumatica dal caregiver principale, anche quando si tiene conto della presenza di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) (Spinazzola et al., 2021).
Tra le manifestazioni più comuni si riscontrano difficoltà nella regolazione emotiva: il bambino o l’adulto può faticare a riconoscere, esprimere e modulare le proprie emozioni, alternando stati di iperattivazione come ansia e rabbia a momenti di chiusura o apatia. Si osservano inoltre problemi nelle relazioni interpersonali, con difficoltà a fidarsi degli altri, paura dell’abbandono e tendenza a instaurare legami instabili o conflittuali.
Comportamenti di evitamento o ipercontrollo possono emergere, portando la persona a evitare il contatto emotivo o fisico, oppure a mostrare un bisogno eccessivo di controllo sulle proprie emozioni e sulle relazioni. Frequentemente si manifestano sintomi somatici, come mal di testa, dolori addominali o tensioni muscolari, privi di una causa medica evidente. Infine, bassa autostima e senso di colpa possono portare il bambino o l’adulto a sviluppare una visione negativa di sé, sentendosi inadeguato o responsabile delle difficoltà relazionali vissute. Questi sintomi, se persistenti, possono influenzare profondamente la qualità della vita e il benessere psicologico della persona.
Conseguenze a lungo termine del trauma dell’attaccamento
Le ripercussioni del trauma dell’attaccamento possono estendersi ben oltre l’infanzia, influenzando profondamente la salute mentale, la qualità delle relazioni e la capacità di affrontare le sfide della vita adulta. I traumi dell’attaccamento nei primi anni di vita sono associati a specifiche vulnerabilità psicopatologiche, che si fondano su processi patogeni dissociativi (Farina et al., 2019). In particolare, secondo il DSM-5, il trauma dell’attaccamento può rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi come il disturbo post-traumatico da stress complesso (C-PTSD), il disturbo borderline di personalità e la depressione.
Inoltre, chi ha vissuto un trauma dell’attaccamento può incontrare difficoltà nel rispondere in modo sensibile ai bisogni emotivi dei propri figli, rischiando di perpetuare il ciclo intergenerazionale del trauma (Liotti, psicoterapeuta e ricercatore).
Secondo gli psicoterapeuti e ricercatori Paolo F. Farina e Giovanni Liotti, il trauma dell’attaccamento si configura come una ferita relazionale che coinvolge sia la dimensione emotiva che quella corporea. Farina sottolinea come il trauma dell’attaccamento possa portare a una "memoria implicita" di insicurezza, che si attiva automaticamente nelle relazioni significative, generando ansia, confusione e comportamenti disfunzionali.
Liotti, invece, ha evidenziato come il trauma dell’attaccamento possa ostacolare la capacità di mentalizzazione, ovvero la possibilità di comprendere e dare un senso ai propri stati interni e a quelli degli altri. Questo deficit può rendere difficile la costruzione di una narrazione coerente della propria storia personale, aumentando il rischio di sviluppare disturbi dissociativi e difficoltà relazionali.
Queste prospettive cliniche possono aiutare a comprendere la complessità del trauma dell’attaccamento e la necessità di un intervento terapeutico mirato e personalizzato.
Prendersi cura delle proprie ferite: il primo passo verso il cambiamento
Riconoscere il peso che il trauma dell’attaccamento può avere sulla nostra vita è un atto di coraggio e consapevolezza. Non sei solo: affrontare queste ferite con il supporto di un professionista può contribuire a ricostruire un rapporto più sano con te stesso, con il tuo corpo e con gli altri. In Unobravo puoi trovare psicologi specializzati pronti ad accoglierti e a guidarti in un percorso su misura per te, in un clima di fiducia e ascolto. Se senti che è il momento di prenderti cura di te e delle tue relazioni, inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online: il cambiamento può cominciare oggi.








