Psicologia infantile
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Il trauma dell'attaccamento: in che modo si inserisce tra corpo e mente?

Il trauma dell'attaccamento: in che modo si inserisce tra corpo e mente?
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Le ricerche scientifiche confermano che nei primi due anni di vita si gettano le basi per lo sviluppo della regolazione emotiva, cioè della capacità di riconoscere e modulare le proprie emozioni. Che ruolo ha il trauma dell’attaccamento bambino-caregiver in questo processo evolutivo?


Quando si parla di trauma?

Il legame d'attaccamento, fatto di scambi corpo a corpo e di micro-interazioni, può dare vita a sviluppi traumatici quando si compiono distorsioni precoci della comunicazione emotiva tra la mente del genitore e quella del bambino.

In questa fase è importante che l'adulto si sintonizzi adeguatamente ai bisogni del piccolo, provando a interpretarli e a offrire un senso alla sua esperienza. Quando ciò non accade ed è invece l'adulto a invadere con i suoi bisogni l'area privata del bambino, allora è possibile che quest’ultimo si sentirà disorientato dalle spinte che arrivano dal proprio corpo, che diventeranno disturbanti e, in alcuni casi, dirompenti.

Il bambino, indotto ad adattarsi all'adulto, si troverà ad inibire la sua capacità di esplorare e potrebbe essere soggetto a distorsioni della vita psichica in età adulta.

Quale stile di attaccamento?

L'attaccamento definito "insicuro di tipo D" o "disorganizzato" è caratterizzato dalla presenza simultanea di due spinte evolutive del bambino nei confronti dell'adulto:

  1. la spinta ad attaccarsi;
  2. la spinta a fuggire.

Queste spinte contrapposte sono all'origine di molte relazioni interpersonali difficili e, nei casi più gravi, violente. Un bambino che ha sviluppato un attaccamento disorganizzato sarà un adulto coinvolto in relazioni intense e molto conflittuali. Lo stile di attaccamento disorganizzato si ipotizza sia anche tra i fattori di rischio del disturbo borderline di personalità. È importante sottolineare che per compromettere un legame sicuro di attaccamento non sono sufficienti episodi isolati di mancata sintonizzazione, ma l'azione deve essere:

  • improvvisa
  • protratta nel tempo.

Deve inoltre accadere in un periodo della vita in cui non si sono ancora strutturate le difese necessarie alla protezione da un avvenimento schiacciante. Il bambino non potrà così sviluppare una relazione di fiducia con l'adulto.

Tatiana Syrikova - Pexel

Il trauma e il corpo

Le persone traumatizzate hanno spesso difficoltà a comprendere ciò che sta succedendo nel loro corpo, non possono disporre di risposte efficaci alla frustrazione e reagiscono allo stress diventando "distratti e persi" o con una rabbia eccessiva. Questo fallimento del contatto con il proprio corpo non consente di:

  • strutturare una buona capacità autoprotettiva
  • provare piacere
  • ricercare conforto attraverso il contatto fisico,come accade nell'afefobia.

Il trauma e la mente

I bambini piccoli esposti a maltrattamenti spesso provano meno empatia nei confronti della sofferenza dei loro coetanei. Inoltre:

  • non parlano spesso di emozioni con i caregiver;
  • non utilizzano molte parole per definire gli stati emotivi propri e altrui;
  • non interpretano correttamente le espressioni del volto.
Enrique Hoyos - Pexels

Questi bambini potrebbero diventare adulti che:

  • non hanno una reale percezione dell'impatto che le loro azioni hanno sugli altri;
  • trovano difficoltà a mettere in parole le conseguenze dei loro traumi infantili nella loro personalità adulta;
  • trattano con distacco i propri stati interni.

Come interviene la psicoterapia?

La psicoterapia, attraverso il clima di fiducia che si instaura tra paziente e terapeuta, può aiutare a sentirsi accolti e a porsi in ascolto dei propri stati interni. L'obiettivo è quello di creare nel qui ed ora un file rouge in grado di ricongiungere corpo e mente, ovvero il mondo delle emozioni con il mondo delle parole.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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