L’affidamento familiare è “un intervento di sostegno sociale complesso e flessibile che ha come obiettivo la tutela di bambini e adolescenti in situazione di difficoltà o grave pregiudizio”. In Italia, questo istituto è regolato legislativamente:
- dalla L. 184 del 1983 “Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori”;
- dalla L. 149 del 2001 “Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori".
Obiettivo e caratteristiche dell’affido
L’obiettivo principale dell’affido non è l’allontanamento del minore dalla famiglia d’origine o l’inserimento nel nucleo affidatario, ma la tutela del ragazzo e della relazione con la famiglia d’origine, affinché possa esserci un rientro in casa.
Durante tutto il percorso, si lavora sul mantenimento della relazione e sulla possibilità di sostenerla e migliorarla, prendendosi cura anche degli aspetti materiali e concreti della famiglia d’origine.
Un progetto di affidamento familiare ben riuscito prevede il rientro del bambino nel nucleo originario. Per questo motivo, l’affido familiare è caratterizzato dalla temporaneità, con una durata massima di 24 mesi rinnovabile solo su decisione del Tribunale per i Minorenni.
Tipologie di affidamento
L’affidamento può essere:
- intrafamiliare;
- eterofamiliare.
Quando i servizi sociali valutano l’allontanamento di un minore, il primo passo è verificare se vi siano parenti disponibili ad accogliere il ragazzo, per tutelare la relazione con la propria famiglia. È interessante notare che i bambini inseriti in famiglie affidatarie a scopo adottivo (FAF) e in affidamento familiare presso parenti (KFC) vengono collocati inizialmente a un’età più giovane rispetto a quelli affidati a famiglie non parentali (NRFC) (Chateauneuf et al., 2022). Questo sottolinea l’importanza attribuita al mantenimento dei legami familiari nel processo decisionale.
Quando non è possibile un affidamento intrafamiliare, si procede con l’eterofamiliare, individuando una struttura o una famiglia estranea che possa accogliere il bambino. Spesso, in queste situazioni, il minore viene inizialmente inserito in una casa famiglia e poi gradualmente avviato verso l’inserimento in famiglia, così da dare tempo sia al bambino che alla famiglia di conoscersi e adattarsi. Tuttavia, è stato osservato che i bambini affidati direttamente a famiglie affidatarie vivono esperienze complessivamente migliori e manifestano meno problemi rispetto a quelli inseriti in strutture residenziali, sia in termini di comportamenti internalizzanti ed esternalizzanti che nella percezione della cura ricevuta (Li et al., 2019).
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Distinzione in base alle modalità e tempistiche
È importante sapere che l’affidamento può avvenire in modalità consensuale o giudiziale:
- Si parla di consensuale quando è la famiglia d’origine a richiedere un aiuto ai servizi sociali o comunque non ostacola il progetto di affidamento.
- L’affido giudiziale riguarda i casi più gravi, in cui quando non c'è consenso da parte dei genitori, o quando si ravvisa una situazione di grave pregiudizio per il minore che richiede il suo allontanamento. In queste situazioni è necessaria la presenza del tribunale dei minori oltre che dei servizi sociali.
In entrambe le situazioni, il tempo che il minore trascorre con la famiglia affidataria può variare in base alle esigenze della famiglia d’origine, al progetto di affido e agli obiettivi da raggiungere. Come previsto dai regolamenti di molti comuni italiani, si distinguono diverse modalità:
1) affidamento diurno o part-time:
Il minore trascorre con i genitori affidatari solo parte della giornata per alcuni o tutti i giorni della settimana. Può essere utile quando la famiglia di origine necessita di un aiuto nell’educazione del bambino. L’affidamento part-time offre al minore la possibilità di vivere esperienze integrative positive che la sua famiglia non è in grado di fornirgli.
2) affidamento per periodi di vacanza:
Questa modalità può aiutare le famiglie con una rete di supporto sociale carente, soprattutto nei periodi in cui non sono attivi i servizi scolastici o integrativi per il tempo libero. Il minore può così vivere esperienze complementari positive che la sua famiglia non può offrirgli.
3) affidamento transitorio:
Si tratta di un affido legato a necessità particolari, come ad esempio un ricovero in ospedale. Superata l’emergenza, il minore rientra nella sua famiglia.
4) affidamento a tempo pieno:
È la soluzione più comune, ma anche la più complessa, perché non si può stabilire in anticipo la durata precisa. Si predispone un progetto di affidamento per un certo periodo, da verificare nel tempo per valutare il rientro o la necessità di altre soluzioni.
5) affidamenti sine die:
E’ un tipo di affidamento familiare che non ha una scadenza prestabilita e può durare fino al compimento della maggiore età del minore. Si applica in casi eccezionali, quando si ritiene che il ritorno alla famiglia d'origine non sia possibile e si proroga l'affido attraverso rinnovi successivi. In questi casi, è fondamentale mantenere consapevolezza del fatto che si sta andando oltre lo scopo originario dell’affido, che rimane quello di garantire la temporaneità dell’accoglienza e la tutela del legame con la famiglia d’origine.
Chi può andare in affido
L’affido riguarda bambini e ragazzi fino al compimento dei 18 anni che possono trovarsi in diverse condizioni di disagio, come maltrattamenti, abusi o trascuratezza nei bisogni di benessere fisico e affettivo. (Leloux-Opmeer et al., 2016). Esistono anche situazioni meno gravi, come la carenza di stimoli, la trascuratezza dal punto di vista cognitivo o l’abbandono scolastico.
Anche gli adolescenti in casa famiglia possono beneficiare di una forma di affido che prevede una famiglia di riferimento, capace di aiutarli a costruire una rete sociale di sostegno per il momento in cui diventeranno maggiorenni. La modalità in cui viene disposto l’affido è spesso imprevedibile e rappresenta un “evento critico”.
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Chi può essere famiglia affidataria
Per quanto riguarda i nuclei affidatari, ci sono meno restrizioni rispetto alle famiglie adottive, proprio per la natura dell’intervento. Anche nelle situazioni di affidi full time o sine die, la potestà genitoriale resta alla famiglia d’origine. Questo significa che il minore non entra nello stato di famiglia del nucleo affidatario e non perde il suo cognome. Tuttavia, per garantire il successo dell’affidamento familiare, è fondamentale che i genitori affidatari sviluppino e mantengano competenze in dodici ambiti chiave, tra cui la sicurezza, il supporto educativo, la salute fisica e mentale, lo sviluppo sociale ed emotivo, la valorizzazione della diversità e la collaborazione con la famiglia d'origine (Buehler et al., 2006).
Può prendere un minore in affido:
- una famiglia con o senza figli;
- una coppia sposata o convivente;
- singoli individui;
- comunità di tipo familiare.
Il procedimento di affidamento familiare: fasi e figure coinvolte
Il percorso che porta all’affidamento familiare è articolato e coinvolge diverse figure professionali e istituzionali, con l’obiettivo di garantire la tutela del minore e il rispetto dei diritti di tutte le parti coinvolte.
Fasi principali del procedimento di affidamento familiare:
- Segnalazione e valutazione del caso: Il procedimento inizia con la segnalazione di una situazione di disagio da parte di servizi sociali, scuole, forze dell’ordine o direttamente dalla famiglia d’origine. I servizi sociali valutano la situazione del minore e della sua famiglia, anche attraverso colloqui e visite domiciliari.
- Proposta di affido e scelta della tipologia: Se viene ritenuto necessario, i servizi sociali propongono l’affidamento, individuando la tipologia più adatta (intrafamiliare o eterofamiliare, part-time o residenziale) in base alle esigenze del minore.
- Affido consensuale: Se la famiglia d’origine è d’accordo, l’affidamento viene disposto con il consenso dei genitori e l’autorizzazione del Servizio Sociale, che redige un progetto individualizzato. L’autorizzazione viene formalizzata dal Giudice Tutelare, come previsto dall’art. 4 della Legge 184/1983.
- Affido giudiziale: In caso di disaccordo o di situazioni di grave pregiudizio per il minore, l’affidamento viene disposto dal Tribunale per i Minorenni, su proposta dei servizi sociali o del Pubblico Ministero. In questo caso, il provvedimento ha valore coattivo e può prevedere la limitazione della responsabilità genitoriale (art. 330 e seguenti del Codice Civile).
- Individuazione della famiglia affidataria: I servizi sociali selezionano la famiglia affidataria, valutandone l’idoneità attraverso colloqui, incontri formativi e visite domiciliari. La scelta avviene tenendo conto delle caratteristiche e dei bisogni del minore.
- Stipula del progetto di affido: Viene redatto un progetto che definisce obiettivi, modalità di inserimento, tempi e modalità di incontro con la famiglia d’origine, nonché il supporto previsto per il minore e per la famiglia affidataria.
- Monitoraggio e sostegno: Durante tutto il periodo di affido, i servizi sociali monitorano l’andamento del progetto, offrendo supporto psicologico, educativo e materiale sia al minore che alla famiglia affidataria e a quella d’origine.
Queste fasi sono pensate per garantire che l’affidamento sia un percorso condiviso, trasparente e orientato al benessere del minore, con il coinvolgimento attivo di tutte le figure professionali necessarie.
Diritti e doveri della famiglia affidataria
Accogliere un minore in affidamento comporta una serie di diritti e doveri, definiti dalla normativa italiana e dal progetto di affido concordato con i servizi sociali. Questi aspetti sono fondamentali per garantire un’esperienza positiva sia per il minore che per la famiglia affidataria.
Diritti della famiglia affidataria:
- Ricevere informazioni: La famiglia affidataria ha diritto a essere informata sulle condizioni di salute, sulle esigenze educative e sulle caratteristiche del minore, nel rispetto della sua privacy.
- Sostegno e formazione: Ha diritto a ricevere supporto psicologico, educativo e, se previsto, economico da parte dei servizi sociali, oltre a partecipare a percorsi di formazione specifici.
- Partecipazione alle decisioni: Può partecipare agli incontri di verifica del progetto di affido e collaborare con i servizi sociali nella definizione degli obiettivi educativi e relazionali.
Doveri della famiglia affidataria:
- Tutela e cura del minore: Deve garantire al minore un ambiente sicuro, accogliente e rispettoso, occupandosi dei suoi bisogni materiali, affettivi ed educativi.
- Rispetto della relazione con la famiglia d’origine: È tenuta a favorire e sostenere i rapporti tra il minore e la sua famiglia d’origine, secondo quanto stabilito dal progetto di affido.
- Collaborazione con i servizi sociali: Deve mantenere un dialogo costante con i servizi sociali, partecipando agli incontri di monitoraggio e segnalando eventuali difficoltà o cambiamenti significativi.
- Rispetto della temporaneità dell’affido: La famiglia affidataria si impegna a rispettare la natura temporanea dell’affidamento, favorendo il rientro del minore nella famiglia d’origine quando le condizioni lo permettono.
Questi diritti e doveri sono pensati per tutelare il benessere del minore e per sostenere la famiglia affidataria nel suo importante ruolo di accoglienza.
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Affidamento familiare: dati e contesto in Italia
L’affidamento familiare può rappresentare una risorsa fondamentale per la tutela dei minori in difficoltà nel nostro Paese. Secondo i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al 31 dicembre 2021 erano circa 14.000 i minori in affidamento familiare in Italia, con una prevalenza di affidi eterofamiliari rispetto a quelli intrafamiliari (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, "Quaderni della Ricerca Sociale", 2022).
La durata media di un affido si attesta intorno ai 24 mesi, anche se non sono rari i casi di prolungamento, soprattutto quando il rientro nella famiglia d’origine richiede tempi più lunghi. È importante sottolineare che, secondo lo stesso rapporto, circa il 60% dei minori affidati rientra nella propria famiglia d’origine al termine del percorso di affido, mentre una parte prosegue il proprio percorso in altre forme di accoglienza o autonomia.
Questi dati aiutano a comprendere l’impatto dell’affidamento familiare e l’importanza di un sistema di supporto efficace per tutte le persone coinvolte.
Affidamento familiare e adozione: le differenze essenziali
Affidamento familiare e adozione sono due istituti giuridici profondamente diversi, sia per finalità che per effetti sul minore e sulla famiglia.
- Temporaneità vs. Definitività: L’affidamento familiare è una misura temporanea, pensata per offrire al minore un ambiente protetto fino al possibile rientro nella famiglia d’origine. L’adozione, invece, è definitiva e comporta la creazione di un nuovo legame giuridico e affettivo tra il minore e la famiglia adottiva.
- Rapporto con la famiglia d’origine: Nei casi di affidamento il minore mantiene i rapporti con la famiglia d’origine, che conserva la responsabilità genitoriale (salvo limitazioni specifiche). Nell’adozione, invece, i legami giuridici con la famiglia d’origine vengono interrotti.
- Requisiti per le famiglie: Le famiglie affidatarie possono essere coppie sposate, conviventi, single o comunità, senza particolari limiti di età o stato civile. Per l’adozione, la legge prevede requisiti più stringenti, come il matrimonio da almeno tre anni e una differenza di età specifica tra adottanti e adottato (art. 6, Legge 184/1983).
Queste differenze sono fondamentali per comprendere il ruolo dell’affidamento familiare come strumento di tutela temporanea e di sostegno alla famiglia d’origine.
Affronta il percorso dell’affidamento con il supporto adeguato
L’affidamento familiare può essere un’esperienza intensa, fatta di emozioni, responsabilità e momenti di grande cambiamento, sia per chi accoglie sia per chi viene accolto. Se senti il bisogno di un sostegno psicologico per affrontare dubbi, paure o semplicemente per trovare uno spazio di ascolto durante questo percorso, Unobravo è al tuo fianco. I nostri psicologi possono aiutarti a gestire le sfide dell’affido e a prenderti cura del tuo benessere e di quello della tua famiglia.
Se lo desideri, puoi iniziare il questionario per trovare il tuo psicologo online e scoprire come possiamo accompagnarti, passo dopo passo.









