Quasi sempre i lutti si elaborano fisiologicamente. Sono ferite che si rimarginano da sole, senza bisogno di ricorrere a rimedi esterni, come possono essere, ad esempio, gli psicofarmaci. Questi ultimi potrebbero mettere a tacere la sofferenza e compromettere l’espressione emozionale legata alla perdita, bloccando di fatto l’elaborazione del lutto.
La persona ha il diritto di urlare il proprio dolore e dare espressione alla propria sofferenza. Elaborare il lutto non significa cancellare il dolore ma dare significato e senso a quello che è successo, trovare nuove pagine per scrivere la storia della propria vita, accedere ai ricordi passati e alla relazione con il defunto per affrontare le questioni sospese e riformulare obiettivi di vita.
Lutto complicato
In alcune persone l’elaborazione del lutto si blocca, e la persona rimane in una fase di dolore e di stallo praticamente immodificata per anni. In questi casi si parla di lutto patologico o complicato.
I sintomi della fase acuta possono diventare così amplificati e cristallizzati da risultare invalidanti e sono:
- profonda tristezza e crisi di pianto;
- intensa preoccupazione associata al ricordo della persona deceduta;
- difficoltà di concentrazione;
- disinteresse nei confronti dei rapporti sociali e delle normali attività quotidiane.
Se la persona ha difficoltà a vivere la sofferenza implicita nella perdita, se ha delle questioni irrisolte con la persona che non c’è più, se la famiglia e gli amici non riescono a sostenere il suo dolore, allora il lutto può complicarsi. Le conseguenze di un lutto non elaborato possono avere implicazioni significative nell’equilibrio psicologico della persona.
Caratteristiche del lutto complicato
Le persone che sperimentano un lutto complicato possono percepire se stesse come intrappolate in sintomi che finiscono per diventare il punto focale della loro esistenza, rendendo difficile concentrarsi su altro, coinvolgersi in relazioni interpersonali e impegnarsi in attività potenzialmente compensatorie.
Possono sentire il proprio lutto come strano, spaventoso e perfino vergognoso, o pensare che la propria vita sia ormai finita e senza prospettive, o che sia comunque destinata a essere accompagnata incessantemente da un dolore intenso e senza fine.

Al contrario, alcune persone in lutto complicato vorrebbero che il cordoglio non avesse mai fine e pensano che ricominciare a gioire della propria vita significherebbe tradire la persona amata. La persona in lutto può finire per chiudersi in un mondo fatto:
- di pensieri e sogni riguardanti il defunto;
- di continue visite al cimitero;
- di un’incessante attività di riordino di oggetti o indumenti appartenuti alla persona scomparsa;
- di evitamento di persone solitamente vicine;
- di rimozione di situazioni che riportano alla mente il fatto che il proprio caro non c’è più.
Quando il lutto diventa cronico
Se i sintomi del lutto complicato perdurano, possono impattare significativamente sulla qualità della vita e sul funzionamento della persona in varie aree dell’esistenza, cronicizzandosi. Il lutto complicato può provocare importanti effetti anche sulla salute fisica:
- disturbi cronici del sonno e dell’appetito;
- mancanza di concentrazione;
- incremento del rischio di sviluppare patologie oncologiche o cardiache, ipertensione;
- abuso di alcol o di sostanze e comportamenti autodistruttivi, con un alto tasso di ideazione suicidaria o ripetuti tentativi di suicidio.
Alcune tipologie di lutto complicato
Il lutto complicato può manifestarsi in vari modi:
- lutto evitato: tutto rimane tale e quale, il defunto viene idealizzato e la persona in lutto si rifiuta di dire addio al proprio caro mentre continua a provare rabbia e colpa;
- lutto cronico: la persona si blocca in una fase dell’elaborazione del lutto, dove sofferenza e dolore sono sempre acuti. Le reazioni emotive come rancore, collera e risentimento sono intense e prolungate. Non è possibile pensare a nuovi progetti né riprendere la propria vita. Per la persona è quasi impossibile parlare del defunto;
- lutto ritardato: eventi di perdita recenti o altri eventi riportano a galla il lutto di molti anni prima, attivando risposte eccessive;
- lutto inibito: la persona inibisce le proprie emozioni che non vengono perciò espresse del tutto. Con il tempo può iniziare a trascurare la propria salute, ad abusare di stupefacenti, alcool o farmaci, ad avere preoccupazioni continue e pensieri di morte. Possono inoltre svilupparsi disturbi psicosomatici incluso dolore cronico e sintomatologia simile a quella del defunto.

Fattori predisponenti o che facilitano la comparsa di un lutto complicato
Tra i fattori più significativi che incidono sul lutto, e che possono ritardarlo o impedirne l’elaborazione, troviamo:
- fattori personali: persone che hanno difficoltà a esprimere e riconoscere i propri sentimenti oppure che hanno vissuto difficoltà nella relazione con la figura scomparsa;
- fattori familiari: la complessità della storia familiare, legami affettivi deboli o disgregati, l’esperienza di lutti ripetuti all’interno della famiglia, l’esistenza di situazioni di sofferenza quali maltrattamenti, depressione, patologie psichiatriche, somatiche o psicologiche presenti in altri componenti della famiglia;
- fattori correlati alla natura della morte della persona significativa: quando la morte è prematura o inaspettata come in un lutto perinatale, il processo di adattamento può essere più difficile. Quando la morte è improvvisa per un trauma, un omicidio o un suicidio, il lutto può risultare ancora più complesso. Costituiscono ulteriori fattori di rischio il non essere presenti al momento della morte, la convinzione di non essere stati abbastanza vicini e di conforto per il defunto, o dubbi circa le cure prestate;
- fattori socio-culturali: assenza di una rete amicale, sociale e di supporto che possa sostenere la persona in lutto.
Il lutto e la famiglia
Poiché il lutto è soggettivo ma non è individuale, esso ricade su tutti i sistemi di relazioni toccati dalla perdita, e principalmente sul sistema familiare. La famiglia ha quindi un peso tutt’altro che irrilevante nella possibile complicazione del lutto.
Le famiglie nelle quali è difficile elaborare il lutto sono:
- quelle in cui il silenzio è il modus operandi, dove la morte è un tabù di cui non si può parlare;
- quelle in cui si cerca un colpevole, un capro espiatorio;
- quelle in cui viene evitata l’intimità emotiva e le relazioni di vicinanza sono vietate perché ritenute troppo rischiose;
- quelle in cui i membri sono convinti che tutto deve continuare come prima, come se quel fatto non fosse mai accaduto;
- quelle in cui la perdita produce caos e disorganizzazione;
- quelle in cui tutto deve essere perfetto e fanno predominare la razionalizzazione.

L’elaborazione del lutto, attraverso l’attenzione e la consolazione reciproca, può procedere bene in quelle famiglie dove vi è aperta e sincera condivisione di sentimenti, nelle quali sono tollerati sia i sentimenti positivi che quelli negativi, dove l’intimità viene vissuta e il distress condiviso.
Riportando le parole dello psichiatra e psicoterapeuta Antonello D’Elia:
“Il processo del lutto si arresta laddove è assente una consapevolezza del dolore e la possibilità che esso venga messo in circolazione ovvero condiviso con persone che esercitino un’efficace funzione consolatoria.”
Le conseguenze di un lutto complicato non trattato
Quando il lutto complicato non viene riconosciuto e trattato, può avere conseguenze profonde sia sulla salute psicologica che su quella fisica della persona.
- Rischio di sviluppare disturbi depressivi e ansiosi: la sofferenza prolungata può sfociare in depressione maggiore, disturbi d'ansia o attacchi di panico.
- Compromissione delle relazioni sociali e familiari: l'isolamento e la difficoltà a condividere il dolore possono portare a conflitti, incomprensioni e allontanamento dagli altri.
- Aumento del rischio di comportamenti autodistruttivi: abuso di alcol, sostanze o farmaci, fino a pensieri suicidari, possono essere più frequenti tra chi vive un lutto complicato (Shear et al., 2011).
- Impatto sulla salute fisica: il lutto cronico è stato associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, disturbi immunitari e peggioramento di condizioni preesistenti (Stroebe, Schut & Stroebe, 2007).
Queste conseguenze rendono fondamentale non sottovalutare la sofferenza che si prolunga oltre i tempi fisiologici e rivolgersi a professionisti qualificati per ricevere il supporto necessario.
Dati epidemiologici sul lutto complicato
Il lutto complicato è una condizione più diffusa di quanto si possa pensare. Secondo una revisione pubblicata dal Center for Complicated Grief della Columbia University, circa il 7-10% delle persone che subiscono una perdita significativa sviluppano un disturbo da lutto prolungato (Shear, 2015). Questo dato evidenzia come, pur essendo la reazione di lutto generalmente fisiologica, una percentuale non trascurabile della popolazione possa andare incontro a difficoltà persistenti.
Inoltre, la prevalenza può aumentare in presenza di fattori di rischio come la perdita improvvisa, la morte di un figlio o la mancanza di una rete di supporto sociale. Questi numeri sottolineano l'importanza di riconoscere i segnali di un lutto che si sta complicando, per poter offrire un aiuto tempestivo e adeguato.
Criteri diagnostici del DSM-5-TR per il lutto complicato
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5-TR) ha introdotto la definizione di Disturbo da Lutto Prolungato (Prolonged Grief Disorder), fornendo criteri specifici per la diagnosi di questa condizione. Secondo il DSM-5-TR, il disturbo si manifesta quando la reazione di lutto persiste per almeno 12 mesi negli adulti (6 mesi nei bambini) e comporta una compromissione significativa del funzionamento personale, sociale o lavorativo.
I principali criteri includono:
- Persistente desiderio o nostalgia intensa per la persona deceduta: la persona sente una mancanza profonda e costante, che non si attenua con il tempo.
- Preoccupazione per la persona scomparsa o per le circostanze della morte: pensieri ricorrenti che rendono difficile concentrarsi su altro.
- Dolore emotivo intenso: sentimenti di vuoto, tristezza profonda, rabbia o colpa che non si riducono con il passare dei mesi.
- Difficoltà a riprendere la propria vita: incapacità di tornare alle attività quotidiane, isolamento sociale, perdita di interesse per ciò che prima dava piacere.
- Evitamento di ricordi o situazioni legate al defunto: la persona può evitare luoghi, oggetti o conversazioni che ricordano la perdita.
Questi sintomi devono essere presenti per la maggior parte dei giorni e causare un disagio clinicamente significativo. La diagnosi viene effettuata da un professionista della salute mentale, che valuta la storia personale e il contesto della perdita.

Lutto fisiologico e lutto complicato: le differenze
Comprendere la differenza tra lutto fisiologico e lutto complicato può essere fondamentale per riconoscere quando la sofferenza legata a una perdita rientra nella normalità e quando, invece, può trasformarsi in una condizione che richiede attenzione clinica.
- Lutto fisiologico: si tratta di una reazione naturale e universale alla perdita di una persona cara. Il dolore, pur intenso, tende a diminuire con il tempo e la persona riesce gradualmente a reinvestire energie nella propria vita, mantenendo comunque un legame affettivo con il defunto.
- Lutto complicato: in questo caso, la sofferenza spesso non si attenua con il passare dei mesi, ma può cronicizzarsi e diventare invalidante. La persona può sentirsi bloccata, incapace di accettare la perdita e di riprendere le proprie attività quotidiane, con un impatto significativo sul benessere psicologico e fisico.
Riconoscere questi segnali può permettere di intervenire precocemente e contribuire a ridurre il rischio che il dolore si trasformi in una condizione patologica.
Quando chiedere aiuto può essere un atto di cura verso se stessi
Affrontare un lutto può essere un viaggio complesso e profondamente personale, ma non sei obbligato a percorrerlo da solo. Se senti che il dolore non si attenua, che la sofferenza ti blocca o che la tua vita sembra essersi fermata, sappi che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un gesto di amore verso te stesso. Un percorso di supporto psicologico può contribuire a dare un nuovo significato alla perdita, a ritrovare equilibrio e a riscoprire la forza di andare avanti. Con Unobravo puoi trovare uno psicologo online adatto alle tue esigenze e iniziare a prenderti cura di te, con delicatezza e professionalità. Se senti che è il momento di chiedere aiuto, inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online: il primo passo verso il benessere lo puoi fare oggi.









