Nella costellazione di possibilità in cui la psicologia può intervenire, c’è una stella emergente che brilla, ultimamente, di una timida luce. Lo studio della psicologia delle emergenze esprime il suo splendore d’intervento come disciplina trasversale alla psicologia clinica, sociale, ambientale, della comunicazione di massa e così via.
La psicologia dell’emergenza si occupa di studiare i fenomeni reattivi delle comunità e dei singoli individui e di intervenire nelle situazioni di crisi, calamità, disastri ed emergenze.
Nascita del PFA
Il Primo Soccorso Psicologico, in inglese Psychological First Aid (PFA), è una pratica sviluppatasi in Europa dopo diversi eventi traumatici, tra cui gli attacchi terroristici degli anni Novanta e Duemila a Parigi, Madrid e Londra, e dopo alcuni incidenti che hanno scosso l’opinione pubblica (morti di studenti, incidenti aerei e ferroviari), oltre che a fronte di grandi e gravi calamità naturali.
Per dare soccorso alle vittime di tali disastri e prepararsi ad affrontare eventuali difficoltà future, dal 2000 la Commissione europea ha creato il Psychosocial Working Group (PWG), un gruppo di lavoro composto da accademici e agenzie umanitarie.
Il PWG fu incaricato di redigere le linee guida del PFA nelle emergenze (Strang A. B & Ager A., 2003), che furono adottate dalla Protezione Civile italiana a partire dal 2006. Nel 2011 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito ulteriori linee guida di intervento specialistico in caso di emergenza.
Eventi traumatici: un po' di ricerca
I disturbi specificatamente associati agli eventi stressanti possono colpire varie funzioni cognitive come l'attenzione, l'autovalutazione del Sé e la regolazione delle emozioni.
Secondo i dati del National Institute of Mental Health, alcuni eventi come attacchi terroristici o disastri aerei hanno maggiori probabilità di causare un trauma. Non solo le persone direttamente traumatizzate, ma anche i loro familiari possono essere coinvolti, come dimostrano, ad esempio, gli studi su madri di bambini che sono stati a rischio di morte.
Gli approcci psicodinamici hanno inoltre analizzato il ruolo degli attaccamenti insicuri/disorganizzati e dei loro sviluppi in età adulta, evidenziando il ruolo della scissione e della compartimentazione causate da invalidazioni precoci (Liotti, 2001; Fonagy e Target, 2001). Esperienze di lutto e abbandono precoce possono portare a strutture patologiche nella vita adulta, comportando ritraumatizzazione.
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Linee guida della psicologia dell'emergenza
Le ultime linee guida di intervento nella psicologia delle emergenze in Italia sono state pubblicate nel 2021 dal Ministero dell’Interno per il personale sanitario nelle forze di Polizia di Stato.
Tali linee guida si basano su quelle costruite dalla Inter Agency Standing Committee (IASC) del 2007 e successivamente aggiornate al 2020 con i riferimenti per la gestione della salute mentale e degli aspetti psicosociali dell’epidemia di COVID-19.
A tal proposito, uno studio dell’Università di Torino (Castelli et al., 2020) ha rilevato che, dopo il primo lockdown, un quinto delle persone intervistate ha presentato sintomi di disturbo post-traumatico da stress, ansia e depressione.
Il Ministero dell’Interno ha deciso di integrare alle linee guida i risultati di questo studio al fine di formulare delle raccomandazioni per stabilire come pianificare gli interventi psicologici. Queste direttive suggeriscono di organizzare gli interventi seguendo un ordine ben definito e di attivarli in maniera graduale, aumentando l’intensità e la specializzazione a seconda del bisogno e dell’emergenza da dover affrontare.
Come gestire l'intervento in emergenza?
Non esiste ancora un consenso unificato sulla delimitazione concettuale della psicologia delle emergenze o sul suo campo di azione.
Uno studio del 2021 della psicologa esperta in crisi ed emergenze M. A. Soto-Baño e del professore della European University of Madrid V. J.Clemente-Suárez, ha identificato che le situazioni che richiedono l'intervento di questa disciplina hanno alcune caratteristiche comuni:
- l'implicazione di pericolo;
- la perdita o la minaccia alla vita o alle proprietà;
- la necessità di un intervento tempestivo;
- l'imprevedibilità;
- la causazione di sorpresa e destabilizzazione.
Il medesimo studio afferma che è necessario stabilire una chiara coordinazione tra professionisti della psicologia e una rete di riferimento tra diversi servizi per gestire queste situazioni di emergenza in modo efficace. Inoltre, l’integrazione del supporto psicologico e psicosociale nei servizi di emergenza è fondamentale per ridurre l’impatto negativo sulla salute mentale delle popolazioni colpite ("Mental health in emergencies", 2022).
Le reazioni traumatiche durante un'emergenza
Dopo un evento traumatico, il cervello può attivare meccanismi di difesa, come le strategie di negazione, per cercare di dissimulare l'accaduto e allontanarsene emotivamente. Questo serve anche a dimenticare le scene di violenza e distruzione che possono destabilizzare l'intero sistema. Inizialmente, può esserci incredulità, una reazione considerata normale.
Tuttavia, se l'evento è particolarmente crudele, il sistema di ripristino naturale potrebbe non essere in grado di riabilitarsi completamente, portando alla riproposizione di stati emotivi di paura e ansia intensa simili a quelli sperimentati durante l'evento traumatico. Questo quadro internalizzante può manifestarsi con sintomi specifici che possono esitare in un disturbo da stress post traumatico.
Di cosa si occupa uno psicologo dell'emergenza
Gli psicologi nelle emergenze hanno un ruolo fondamentale per quanto concerne i diversi ambiti d’intervento. Essi adattano la propria metodologia e approccio alle condizioni caotiche e incerte delle situazioni di emergenza, applicandole in modo tempestivo e lungimirante.
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Valutazione e intervento
Gli psicologi per l’emergenza valutano le esigenze psicologiche delle persone coinvolte e forniscono interventi adeguati in base alle singole situazioni. Ne sono un esempio:
- la gestione dello stress e delle reazioni emotive;
- il counseling individuale o di gruppo;
- la facilitazione del processo di adattamento all'emergenza.
Attraverso uno studio settorializzato, l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2013 ha identificato tra gli interventi avanzati di elezione la strategia EMDR e la terapia cognitivo-comportamentale (CBT-T).
Il comunicato dell’OMS spiega come questi due trattamenti siano efficaci per ridurre i sintomi del PTSD e migliorare la qualità della vita delle persone che hanno subito un trauma.
Il protocollo di trattamento spiega come diagnosticare, indirizzare, pianificare, attuare, monitorare e seguire i pazienti che ricevono l’EMDR o la CBT-T.
Prevenzione e preparazione
La prevenzione e la preparazione agli eventi emergenziali prevedono un lavoro con singoli individui e comunità per aiutarli a sviluppare le competenze necessarie per affrontare situazioni di crisi. Questo può includere programmi di formazione sulla gestione dello stress, sulla resilienza emotiva e sulle strategie di coping.
Supporto alle vittime e al personale di soccorso
Gli psicologi delle emergenze forniscono sostegno alle vittime dirette e indirette di eventi improvvisi e sconvolgenti. Questo supporto può riguardare:
- la gestione delle emozioni;
- la ricostruzione dell'identità e del senso di sicurezza;
- la promozione del benessere psicologico e del recupero.
I professionisti specializzati in psicologia dell'emergenza hanno le competenze necessarie per agire anche in contesti instabili. Ciò significa che devono essere in grado di applicare principi e strategie scientificamente validati per comprendere e rispondere alle esigenze psicologiche delle vittime in modo professionale ed efficace. Questa consapevolezza è importante per evitare di affidarsi a semplici intuizioni o pregiudizi nella gestione delle situazioni di emergenza.
Gli psicologi delle emergenze offrono supporto psicologico anche al personale di soccorso e agli operatori di emergenza che sono esposti a situazioni traumatiche, occupandosi di gestione dello stress e del burnout, nonché di promozione del benessere emotivo e della resilienza. È importante, infatti, considerare che coloro che offrono servizi medici d'emergenza (EMS) possono affrontare o frequentemente episodi di depressione, ansia e disturbo post-traumatico da stress (PTSD) durante la risposta a disastri (Alghamdi, 2022) , rendendo indispensabile un supporto mirato per prevenire conseguenze psicologiche a lungo termine.
Tecniche di intervento pratico: esempi e passaggi operativi
Nel contesto della psicologia dell'emergenza, l'applicazione di tecniche pratiche può essere fondamentale per fornire un supporto immediato ed efficace a chi vive una situazione di crisi.
Gli operatori possono intervenire in diversi momenti facendo quindi prevenzione primaria o secondaria:
Quando si parla di emergenze si fa riferimento a momenti differenti in cui gli operatori possono intervenire:
- prevenzione primaria, intesa sia come “preparazione” a un evento traumatico, sia come intervento precoce e tempestivo rispetto all’evento stesso
- prevenzione secondaria, utile a “decomprimere” il peso dell’evento appena subìto al fine di ridurre il rischio che si tramuti in disturbo da stress post traumatico.
Di seguito vengono illustrati alcuni degli strumenti più utilizzati, con esempi concreti e passaggi operativi.
Psychological First Aid (PFA)
Il PFA è una metodologia strutturata per offrire un primo sostegno psicologico alle persone colpite da eventi traumatici. I passaggi principali includono:
- Stabilire un contatto e garantire la sicurezza: lo psicologo si presenta, valuta che l'ambiente sia sicuro e si assicura che la persona non sia in pericolo immediato.
- Ascolto attivo e accoglienza: si offre uno spazio di ascolto empatico, senza giudizio, permettendo alla persona di esprimere emozioni e bisogni.
- Valutazione dei bisogni immediati: si identificano le necessità urgenti, come la ricerca di familiari, il bisogno di informazioni o di assistenza medica.
- Supporto pratico e informativo: si forniscono informazioni chiare su ciò che sta accadendo e sulle risorse disponibili, aiutando la persona a orientarsi nella situazione.
- Collegamento con i servizi: si facilita l'accesso a ulteriori risorse di supporto, come servizi sanitari, sociali o psicologici specialistici.
Defusing
è una tecnica psicologica di pronto soccorso emotivo che, per protocollo CISM (Critical Incident Stress Management), dev’essere applicato entro le 12 ore successive a una situazione traumatica. È un intervento breve, generalmente della durata di 20-40 minuti per gruppi di 6-8 persone che hanno vissuto le situazioni critiche.in cui è possibile condividere le proprie reazioni immediate. Un esempio pratico:
- Un gruppo di soccorritori, dopo un intervento in una situazione critica, si riunisce con uno psicologo che guida la discussione, favorendo l'espressione delle emozioni e normalizzando le reazioni di stress.
L’efficacia del defusing è stata dimostrata da numerosi studi come quello condotto da Everly e Mitchell nel 1997 in cui sono stati confrontati due gruppi di soccorritori che avevano partecipato a una missione umanitaria in Bosnia. Un gruppo aveva ricevuto il defusing, l’altro no.
Il gruppo che aveva ricevuto il defusing aveva livelli più bassi di sintomi post-traumatici, come ansia, depressione, rabbia e disturbi del sonno. Tali studi hanno portato alla strutturazione del protocollo CISM. Un altro autorevole studio più recente è stato condotto su gruppi di operatori sanitari che avevano assistito a un attentato terroristico a Parigi.
Uno studio di Stallard del 2006, al contrario, ha avanzato una critica sull’efficacia del defusing, mettendo in luce una non significatività dell’intervento specifico. Lo studio ha dimostrato che l’intervento tempestivo su bambini coinvolti in incidenti stradali non ha prodotto risultati significativamente superiori rispetto a un intervento oltre le 12 ore dagli eventi traumatici.
L’intervento oltre le 12 ore è considerabile non più come un intervento tempestivo sull’emergenza, così come stabilito dalle linee guida, ma un intervento standard. Stallard ha concluso il proprio articolo dichiarando che "Sebbene i bambini in questo studio abbiano fatto miglioramenti significativi, non è chiaro se questi siano migliori o peggiori dei tassi di recupero naturali. L'intervento specifico (di defusing) non ha portato a ulteriori guadagni, anche se la valutazione strutturata fornita per entrambi i gruppi potrebbe essere stata utile per ridurre" il rischio di incorrere in una "patologia conseguente".
Debriefing
Il debriefing si svolge generalmente in gruppo e segue una sequenza di 7 fasi:
- introduzione
- discussione dei fatti
- elaborazione emotiva
- elaborazione cognitiva
- valutazione delle risorse personali e sociali
- pianificazione degli obiettivi futuri
- conclusione.
Ad esempio:
Dopo un disastro naturale, le vittime partecipano a un incontro guidato in cui possono raccontare la propria esperienza, ricevere informazioni sulle reazioni comuni al trauma e apprendere tecniche di gestione dello stress.
Pur rientrando nel protocollo ufficiale di azione, il debriefing è stato spesso oggetto di controversie legate alla sua efficacia. Infatti, uno studio pubblicato nel giugno 2012 raccomanda fortemente un cambiamento nel protocollo di azione sulle emergenze, preferendo le linee guida del PFA a quelle del CISM, in quanto queste ultime favorirebbero e “costringerebbero” le vittime di eventi catastrofici a rivivere gli eventi traumatici in modo più vivido e profondamente doloroso, con conseguenze a lungo termine potenzialmente dannose.
Queste tecniche, se applicate correttamente, possono contribuire alla riduzione dello stress acuto e promuovere la resilienza, ma è importante che siano adattate alle specifiche esigenze del contesto e delle persone coinvolte.
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Principali modelli teorici di adattamento psicologico in emergenza
La psicologia dell'emergenza si avvale di diversi modelli teorici per comprendere come le persone reagiscono e si adattano agli eventi traumatici. Questi modelli possono guidare la progettazione degli interventi e aiutano a prevedere le possibili traiettorie di recupero.
- Modello dello stress e coping di Lazarus e Folkman: questo approccio sottolinea l'importanza della valutazione soggettiva dell'evento e delle risorse personali disponibili. Le persone che percepiscono di avere strumenti adeguati per fronteggiare la crisi tendono a sviluppare strategie di coping più efficaci.
- Teoria della conservazione delle risorse di Hobfoll: secondo questo modello, lo stress deriva dalla perdita reale o percepita di risorse (come salute, relazioni, sicurezza). Gli interventi mirano a proteggere e ripristinare queste risorse per favorire il recupero.
- Modello della resilienza di Bonanno: il ricercatore George Bonanno ha evidenziato che molte persone, anche dopo eventi traumatici gravi, mostrano una sorprendente capacità di adattamento e recupero. La resilienza non è una caratteristica innata, ma può essere rafforzata attraverso il supporto sociale e strategie di coping flessibili.
Questi modelli possono aiutare gli psicologi dell'emergenza a valutare i bisogni delle persone colpite, a identificare i fattori di rischio e protezione e a pianificare interventi personalizzati che tengano conto delle differenze individuali e contestuali.
Gestione delle vittime vulnerabili in emergenza
Durante le emergenze, alcune categorie di persone risultano particolarmente vulnerabili e necessitano di attenzioni specifiche. Tra queste troviamo bambini, anziani e persone con disabilità. La psicologia dell'emergenza prevede strategie mirate per rispondere ai loro bisogni.
- Bambini: possono manifestare reazioni come regressione, irritabilità o difficoltà nel sonno. È importante offrire spiegazioni semplici, rassicurare sulla presenza di adulti di riferimento e favorire attività che permettano l'espressione delle emozioni, come il gioco o il disegno.
- Anziani: spesso vivono un senso di perdita di controllo e possono essere più esposti a sentimenti di isolamento. Il supporto psicologico deve valorizzare le loro risorse, promuovere la socializzazione e facilitare la comunicazione con familiari e caregiver.
- Persone con disabilità: possono incontrare ostacoli aggiuntivi nell'accesso alle informazioni e ai servizi. È fondamentale garantire la presenza di supporti adeguati (come interpreti LIS o materiali accessibili), coinvolgere i caregiver e adattare gli interventi alle specifiche esigenze.
Gli psicologi dell'emergenza lavorano in rete con altri professionisti per assicurare che nessuno venga lasciato solo, promuovendo un approccio inclusivo e rispettoso delle diversità.
Prevenzione del burnout e della compassion fatigue negli operatori
Gli operatori e i soccorritori impegnati nelle emergenze sono esposti a un elevato rischio di burnout e compassion fatigue, condizioni che possono compromettere il benessere personale e la qualità dell'intervento.
- Burnout: si manifesta con esaurimento emotivo, distacco e ridotta efficacia professionale. Può insorgere quando lo stress lavorativo è intenso e prolungato.
- Compassion fatigue: è una forma di stress secondario che deriva dall'esposizione continua alla sofferenza altrui, portando a una progressiva perdita di empatia.
Per prevenire queste condizioni, la psicologia dell'emergenza promuove strategie come:
- Supervisione e supporto tra pari: incontri regolari per condividere esperienze e difficoltà, favorendo il sostegno reciproco.
- Formazione sulla gestione dello stress: apprendimento di tecniche di rilassamento, mindfulness e auto-monitoraggio dei segnali di disagio.
- Rotazione dei compiti: alternare le mansioni più impegnative con attività meno stressanti per ridurre il carico emotivo.
- Promozione del benessere personale: incoraggiare il mantenimento di abitudini salutari, come il riposo adeguato, l'alimentazione equilibrata e il tempo libero.
Secondo una revisione pubblicata su "Frontiers in Psychology" nel 2020, programmi strutturati di supporto psicologico per operatori dell'emergenza possono contribuire a ridurre i sintomi di burnout e compassion fatigue (Sull et al., 2020). Un elemento particolarmente rilevante emerso dalla letteratura recente è che il principale fattore di protezione identificato per questi professionisti risiede nella coesione del gruppo e nel supporto sociale percepito (Gálvez-Herrer et al., 2022), sottolineando l'importanza di creare ambienti di lavoro collaborativi e solidali.
Psicotraumatologia e psicologia dell'emergenza
La psicotraumatologia è una branca della psicologia delle emergenze che studia nello specifico il trauma e le reazioni individuali a un dato evento critico, ipotizzando degli interventi adeguati alla persona.
Secondo il Prof. Troisi dell’Università Tor Vergata, uno dei compiti fondamentali della psicotraumatologia clinica e sperimentale è quello di “identificare i fattori ambientali che interagiscono con i tratti di vulnerabilità e suscettibilità individuale nell’eziologia dei disturbi psichiatrici e del disagio mentale”.
Lo psichiatra e psicologo Pierre Janet pose le basi del concetto di dissociazione nel legame con le esperienze traumatiche. Successivamente, lo psichiatra Giovanni Liotti analizzò la fondamentale correlazione con il ruolo dell’attaccamento sul trauma in una prospettiva relazionale, fattore fondamentale per giungere a una ipotesi di intervento moderna e strutturata attraverso strategie, linee guida e interventi specialistici di EMDR e CBT-T sul trauma che “porta al caos, alla confusione, all’entropia, alla frammentazione e alla morte della mente come impossibilità di cercare significati”.
Come diventare psicologo dell'emergenza
Sebbene la psicotraumatologia sia una branca della psicologia delle emergenze, spesso viene relazionata a essa nei percorsi formativi e master universitari.
Per divenire esperti in psicologia delle emergenze e in psicotraumatologia si possono seguire diversi percorsi formativi come workshop, corsi di Alta Formazione e Master organizzati da associazioni di settore e Università.
Si citano, a titolo di esempio, quelli organizzati da:
- Istituto europeo di Psicotraumatologia e stress management
- Il Master di II livello organizzato dal Consorzio Universitario Humanitas in collaborazione con diverse Università italiane
- Master ECM in Psicologia dell’Emergenza, organizzato da LR Psicologia.
Letture consigliate
La psicologia delle emergenze è in continua crescita e necessita di svolgere ancora molti passi per giungere a un consolidamento operativo e a maggiori consapevolezze tra gli operatori.
Ecco cinque testi che possono essere interessanti per approfondire la materia:
- Giannantonio M., 2009, Psicotraumatologia. Fondamenti e strumenti operativi, Milano: Centro Scientifico.
- Axia V., 2006, Emergenza e psicologia, Il Mulino, Bologna
- Sbattella, F., 2020, Manuale di psicologia dell'emergenza (edizione ampliata e aggiornata), Franco Angeli Editore, Milano
- Cannizzaro G., Casali R., 2011, Psicologia dell'emergenza sanitaria 118. Riflessioni ed esperienze di psicologi, medici e infermieri dell'area critica, Franco Angeli Editore, Milano
- Raccanello D., Vicentini G., 2022, Psicologia dell'emergenza in età evolutiva. Dall'infanzia all'adolescenza, Il Mulino, Bologna
Molto utile può essere anche la lettura e lo studio di articoli scientifici di settore come quelli proposti dalla Federazione Psicologi per i Popoli con la sua Rivista di Psicologia dell’Emergenza e dell’Assistenza Umanitaria e di quelli in costante aggiornamento dei diversi Ordini regionali.
Dati e statistiche sull’impatto psicologico delle emergenze
L’impatto psicologico delle emergenze sulla popolazione è stato oggetto di numerosi studi negli ultimi anni. Comprendere la diffusione dei disturbi psicologici post-emergenza può aiutare a pianificare interventi più efficaci e mirati. Nelle situazioni di emergenza, infatti, una persona su cinque soffre di disturbi mentali come depressione, ansia, disturbo post-traumatico da stress, disturbo bipolare o schizofrenia (World Health Organization, 2022).
Per quanto riguarda il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), una meta-analisi pubblicata su "The Lancet Psychiatry" nel 2021 ha evidenziato che la prevalenza del PTSD tra i sopravvissuti a disastri naturali può variare dal 10% al 30% nei mesi successivi all’evento (Goldmann & Galea, 2014). Inoltre, uno studio condotto in Italia dopo il primo lockdown per COVID-19 ha rilevato che circa il 20% della popolazione intervistata presentava sintomi di ansia, depressione o stress post-traumatico (Castelli et al., 2020). Anche gli operatori dell’emergenza sono particolarmente esposti: una ricerca pubblicata su "Occupational Medicine" nel 2019 ha evidenziato che fino al 25% dei soccorritori può sviluppare sintomi di burnout o distress psicologico dopo interventi in situazioni critiche (Wild et al., 2019). Questi dati sottolineano l’importanza di interventi tempestivi e strutturati di psicologia dell’emergenza, sia per la popolazione generale sia per chi opera in prima linea.
Prenditi cura di te, anche nelle emergenze: Unobravo può essere al tuo fianco
Le emergenze possono lasciare segni profondi, ma non sei solo ad affrontarli. In molti casi, infatti, i servizi di salute mentale sono spesso interrotti o insufficienti durante le emergenze, lasciando molte persone senza supporto adeguato ("Mental health in emergencies", 2022) . Che tu abbia vissuto un evento traumatico, sia un soccorritore o senta il bisogno di rafforzare le tue risorse emotive, il supporto psicologico può contribuire a ritrovare equilibrio e serenità. Su Unobravo puoi trovare professionisti esperti anche in psicologia dell’emergenza, pronti ad accompagnarti con empatia e competenza in ogni fase del tuo percorso. Se lo desideri, puoi iniziare il questionario per trovare il tuo psicologo online e scegliere di prenderti cura del tuo benessere, oggi.






