Psicologia infantile
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Sviluppo del linguaggio e ruolo della famiglia

Sviluppo del linguaggio e ruolo della famiglia
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Sabrina Gelicrisio
Redazione
Psicologa ad orientamento Psicoanalitico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
28.2.2022

Il linguaggio è il principale strumento di comunicazione dell'essere umano. È un'abilità specie-specifica che si basa su una complessa rete di simboli socialmente condivisi. Il linguaggio ci permette di comunicare i nostri sentimenti, di fare commenti sul mondo e di comprendere le ragioni degli altri. 

Secondo lo psicologo statunitense Michael Tomasello, l’apprendimento del linguaggio avviene grazie all’interazione con gli altri. La comunicazione, infatti, si realizza all’interno di un gruppo costituendo la base delle relazioni interpersonali. Il primo gruppo sociale in cui il neonato si ritrova ad interagire è la sua famiglia e i suoi caregiver, che hanno un ruolo importante nello sviluppo del linguaggio del bambino.

I precursori dello sviluppo del linguaggio

Diversi autori, negli ultimi decenni, hanno indagato le relazioni esistenti tra lo sviluppo del linguaggio e i fattori socio-cognitivi, dimostrando l’importanza di questi ultimi nell’evoluzione sia verbale che gestuale. Successivamente è stata indagata l’origine del legame tra sviluppo cognitivo e linguistico, sottolineando l’importanza di alcuni precursori nello sviluppo del linguaggio. 

Le capacità percettive precoci

L’acquisizione del linguaggio secondo la psicologia infantile nasce a partire dalle ultime settimane di gestazione, nel momento in cui è possibile per il feto percepire i suoni provenienti dal mondo esterno. Diversi studi hanno messo in luce come i neonati possiedano, già alla nascita, delle capacità di percezione ed elaborazione degli stimoli dell’ambiente molto più sviluppate di quanto si pensasse in precedenza. 

Alcuni ricercatori hanno messo in luce come i bambini già a tre giorni di vita siano in grado di riconoscere la voce della propria madre. Questo viene spiegato dagli autori sulla base dell’esperienza che i neonati fanno durante la vita intrauterina. Infatti, tra le 25 e le 32 settimane di gestazione, il feto è già esposto alla voce umana e la coclea è sviluppata in modo tale da poter riconoscere i suoni a bassa frequenza.

L’alternanza dei turni e l’attenzione condivisa

Le prime interazioni avvengono all’interno della coppia caregiver-bambino. Numerosi studi hanno evidenziato come fin dalla nascita, i bambini, abbiano una predisposizione innata nell’essere attratti dagli stimoli sociali come i volti umani. Le comunicazioni all’interno della diade vengono definite “proto-conversazioni” e sono caratterizzate da: 

  • scambi a tonalità affettiva positiva
  • ritmo e regolarità

che aiutano il bambino ad apprendere e rispettare l’alternanza dei turni. La famiglia ha il compito di gestire e modulare questi scambi comunicativi, rispettando i ritmi biologici del bambino. 

È stato studiato, inoltre, che se le risposte fornite dall’adulto sono sintonizzate con le espressioni del bambino, quest’ultimo è in grado di discriminare le regolarità fonologiche del parlato e di utilizzarle per modificare le proprie lallazioni. Verso i 9-12 mesi di vita, emerge la condivisione dell’attenzione su un determinato oggetto con un’altra persona. Alla fine del primo anno di vita la capacità di trovare un oggetto seguendo la linea dello sguardo di un’altra persona, diviene un’attività coordinata e controllata. 

I bambini, infatti, quando coinvolti in un’attività ludica con un adulto, controllano il suo focus attenzionale, attraverso l’alternanza dello sguardo tra l’oggetto e l’adulto. Dunque, anche la giusta stimolazione nel gioco può favorire uno sviluppo linguistico ottimale. 

PNW Production - Pexels

I gesti comunicativi

Alla fine del primo anno di vita (9-12 mesi), il bambino comincia ad utilizzare i gesti per esprimere le proprie intenzioni comunicative: indica, mostra e fa richieste ritualizzate. In particolare, è stata dimostrata l’importanza del gesto di indicare nello sviluppo del linguaggio e nell’interazione del bambino con gli adulti di riferimento. 

Nello specifico, l’indicazione del bambino stimola nell’adulto delle risposte: in uno studio condotto dallo psicologo E.F. Masur del 1982, è stato dimostrato che più frequenti sono le risposte relative agli oggetti o situazioni verso cui il bambino indica, e più alto sarà il numero di parole che il bambino apprende. 

Il ruolo dell’input familiare nello sviluppo linguistico

L’analisi del linguaggio utilizzato dagli adulti durante gli scambi interattivi con i bambini è importante per evidenziare i fattori sociali e familiari implicati nello sviluppo linguistico. A partire dagli studi condotti negli anni Settanta si è riscontrato come il linguaggio utilizzato dagli adulti, durante gli scambi comunicativi con i più piccoli, sia diverso da quello solitamente utilizzato in una conversazione tra adulti. 

È stato, così, individuato uno speciale codice linguistico denominato baby talk, una semplificazione del linguaggio adulto, molto importante nello scambio comunicativo con il bambino. L’utilizzo di frasi brevi e con molteplici ripetizioni aiuta il bambino ad apprendere più parole. 

Sintonizzarsi con il bambino

Abbiamo visto quali sono alcune competenze innate che i bambini possiedono già prima di nascere e, successivamente, l’importanza della stimolazione ambientale e familiare nello sviluppo del linguaggio. 

L’arrivo di un figlio porta sempre grandi cambiamenti che a volte possono essere difficili da gestire. È importante che i genitori stiano bene per potersi sintonizzare con il bambino: 

sono solo alcuni fattori che possono interferire negativamente con lo sviluppo del linguaggio del proprio figlio. Prendere coraggio e chiedere aiuto dal punto di vista psicologico (iniziando per esempio un parent training) è il primo passo per stare meglio e riuscire a sostenere i propri figli nel loro sviluppo psico-emotivo e cognitivo.  

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.

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