Cesare Pavese tramite la sua poesia racconto ci ricorda che “Lavorare stanca”. L’identità professionale sta diventando una componente sempre più importante per le persone. Il lavoro, da faticoso strumento di sussistenza, metafora della fatica esistenziale secondo lo scrittore piemontese, sta diventando spazio di realizzazione e affermazione.
Si carica così di nuovi significati, di profondi legami con l’autostima e il senso di identità. Diviene così anche fonte di profonde paure. Proveremo a definire le caratteristiche dell’ergofobia analizzandone cause, sintomi e possibili strategie per affrontarla.
Cos’è l’Ergofobia?
Il termine deriva da due parole greche: ergon (lavoro) e phobia (paura) (Cavallini, 2022). Viene utilizzato per indicare una fobia specifica che si concretizza nella paura irrazionale e costante per il lavoro e per le responsabilità a esso connesse. Pur non trovando spazio nel manuale di diagnostico e statistico curato dall’American Psychiatric Association, si tratta di una condizione sempre più osservata.
Può esprimere un impatto specifico sulla vita personale e professionale presentandosi sotto forma di paura di iniziare un nuovo lavoro, timore di non essere all’altezza, ansia legata all’ambiente di lavoro, paura di sbagliare perdendo opportunità di carriera e crescita.
Le cause dell’ergofobia tra fattori individuali e ambientali
Situazioni stressanti o traumatiche vissute nel contesto lavorativo possono configurarsi come cause ambientali dell’ergofobia. L’aver subito situazioni di mobbing (fenomeno che prevede l’isolamento, la svalutazione del lavoratore tramite demansionamento e assegnazione di compiti degradanti), l’eccessiva pressione con l’accento su performance e prestazione, eventi traumatici (discriminazione, licenziamenti e burnout) possono favorire l’insorgenza di questo particolare tipo di fobia.
Per quanto riguarda invece i fattori individuali sullo sviluppo dell’ergofobia possono incidere caratteristiche personali come la predisposizione a tratti ansiosi, la sensibilità al giudizio altrui, la difficoltà a mantenere un equilibrio adeguato tra lavoro e vita privata.
La fobia del lavoro produce comportamenti di evitamento innescando un circolo vizioso con conseguenze sull’autostima e sulla percezione di non essere all’altezza. Maggiore è infatti la tendenza a sottrarsi a compiti e obiettivi, più aumenta il senso di inadeguatezza.

Come riconoscere l’ergofobia? I sintomi della paura del lavoro
Tra i principali sintomi utili a riconoscere questa particolare condizione si riscontrano:
- Ansia e attacchi di panico;
- Tachicardia, sudorazione e tremori;
- Tensione e stress;
- Difficoltà di concentrazione;
- Irritabilità e insonnia;
- Comportamenti di evitamento con aumentato assenteismo, perdita di autostima fino alla rinuncia al lavoro.
Nel caso in cui la presenza di questi sintomi sia prolungata nel tempo può essere utile rivolgersi a un professionista della salute mentale per un approfondimento.
Quali sono gli strumenti per valutare presenza e impatto dell’ergofobia?
I professionisti della salute mentale, psicologi e psicoterapeuti, ma anche medici di base o specialisti (ad esempio medico del lavoro o psichiatra) potranno valutare la presenza della sintomatologia correlata alla fobia del lavoro mediante il colloquio clinico. Il dialogo con il professionista è utile per permettere la raccolta dell’anamnesi, per approfondire aspetti personali e relazionali, punti di forza e debolezza individuali e del contesto lavorativo, per evidenziare eventuali sintomi e rilevarne la gravità, per analizzare il contesto lavorativo rispetto a eventuali condizioni di stress, mobbing, conflittualità.
Possono inoltre essere somministrati test specifici che permettono di approfondire questioni emerse durante il colloquio. Questionari e scale di autovalutazione, sono progettati per misurare vari aspetti della preoccupazione e dello stress lavorativo, fornendo dati concreti e oggettivi.
Ad esempio, il Maslach Burnout Inventory (MBI) può rivelare segni di esaurimento emotivo legati al lavoro, mentre altri strumenti possono aiutare a quantificare il livello di preoccupazione sociale o da prestazione. L’approfondimento clinico mediante colloquio e strumenti testistici può permettere di riflettere sulla condizione di ansia legata al lavoro per capire se si tratti di un episodio isolato e contingente o di una vera e propria fobia.

Come affrontare l’Ergofobia?
Un intervento di sostegno psicologico o un percorso di psicoterapia, possono rappresentare validi strumenti per affrontare la fobia del lavoro. La terapia cognitivo comportamentale può essere utile a evidenziare pensieri disfunzionali che favoriscono l’ansia, ma anche a evidenziare strategie di coping utili a fronteggiare le situazioni che creano preoccupazione eccessiva.
Rifigurare e ristrutturare la rappresentazione cognitiva di compiti, obiettivi e ambiente lavorativo può favorire una netta riduzione della paura e dei pensieri negativi connessi al lavoro.
Ragionare sulle strategie comunicative e di relazioni con i colleghi può permettere la promozione di benessere nel contesto lavorativo e organizzativo. In alcuni casi la psicoterapia può essere integrata, sotto la supervisione di un medico, con una farmacoterapia mirata.
Le strategie per la gestione dell’Ergofobia
Da un punto di vista pratico le seguenti strategie possono essere utili a gestire la preoccupazione irrazionale e costante circa il lavoro:
- Pianificazione di compiti e obiettivi raggiungibili;
- Autoconsapevolezza circa limiti e risorse personali;
- Gestione adeguata dei tempi e delle routine giornaliere;
- Tecniche di rilassamento e respirazione possono rappresentare un primo approccio pragmatico alla forte preoccupazione che si attiva quando si pensa al lavoro;
- Ricerca di supporto nella rete di familiari, amici e colleghi.

Cosa possono fare aziende e datori di lavoro?
Istituzioni, organizzazioni, aziende e datori di lavoro possono svolgere un ruolo fondamentale nel favorire la creazione e il mantenimento di un ambiente di lavoro improntato al benessere. La formazione diviene uno strumento prezioso per permettere di conoscere i rischi legati allo stress, per favorire modalità di comunicazione e relazione tra colleghi adeguate, per prevenire situazioni di conflitto, sovraccarico e pressione.
Lavorare stanca, ma… non dovrebbe fare paura.
Il peso del lavoro nella vita delle persone è indubbiamente cambiato. Non si tratta solo più della fatica quotidiana, ma di una dimensione fondamentale di sviluppo della propria identità. Per questo il lavoro può caricarsi di pressioni, paure, preoccupazioni che possono sfociare in una vera e propria fobia.
Riconoscere i sintomi di una paura irrazionale e persistente legata al lavoro può essere fondamentale per attivare le risorse necessarie ad affrontare una condizione delicata da un punto di vista psicologico.
Un percorso di sostegno o di psicoterapia possono favorire la creazione di uno spazio di ascolto empatico in cui approfondire punti di forza e criticità individuali, risorse e limiti del contesto lavorativo, in cui analizzare pensieri e rappresentazioni disfunzionali che favoriscono l’insorgenza dell’ansia. Tornare a percepire benessere sul lavoro è fondamentale perché lavorare stanca, ma non dovrebbe fare paura.




