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Femminicidio: il rischio di nascere donna

Femminicidio: il rischio di nascere donna
Alessia Maria Costanzo
Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
4.11.2025
Femminicidio: il rischio di nascere donna
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La prima ad adoperare questo termine fu Marcela Lagarde y de los Ríos, antropologa messicana studiosa della condizione femminile, che lo coniò per indicare la violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale, rivolta contro la donna in quanto tale.

In generale possiamo definire il femminicidio come

“Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.”

L’accento è quindi posto sulla matrice che genera la violenza, non ascrivibile a un raptus improvviso, uno stato di forte rabbia o simili, bensì a un’ideologia patriarcale che porta a considerare la donna come “sesso debole”, subordinata all’uomo.

Kat Jayne - Pexels

Le cause del femminicidio

Gli atti di violenza nella coppia nei confronti delle donne sono causati da un sistema di credenze culturali che spesso porta a considerare la donna in una posizione gerarchicamente inferiore all’uomo. "L'uomo che non deve chiedere mai" trova la propria autoaffermazione in comportamenti di dominio, legittimati da una precisa visione dell'essere uomo: la mascolinità tossica.

Ma da dove nascono tali convinzioni? Pensiamo al linguaggio: il maschile è utilizzato per includere anche il femminile, ma non succede il contrario. Possiamo dire “uomo” per indicare un uomo o una donna, e lo stesso vale per bambino o figlio. Anche il termine omicidio è usato per indicare l’uccisione di una donna o di un uomo, indipendentemente dal movente.

Una cultura maschilista di origini antiche

La religione è ricca di icone maschili e gli eroi sono spesso uomini: il primo essere umano del Creato è Adamo e da lui discende Eva, Zeus crea la donna per punire gli uomini. Sant’Agostino, Padre Fondatore della Chiesa, afferma: “La donna non è fatta a immagine e somiglianza di Dio. È nell’ordine della natura che le mogli servano i loro mariti ed i figli i loro genitori, e la giustizia di ciò risiede nel principio che gli inferiori servano i superiori… È la giustizia naturale che vuole ciò.”

Tutte queste credenze generano, sia nell’uomo che nella donna, una serie di convinzioni che spingono da una parte a mettere in atto un atteggiamento predominante, dall’altra a tollerare tali costrizioni in virtù della cultura di appartenenza. Un esempio è il catcalling, considerato da alcuni un semplice complimento rivolto alla donna e non una molestia.

Femicidio e femminicidio: differenze terminologiche e concettuali

Nel dibattito pubblico e nei media, i termini femicidio e femminicidio vengono spesso utilizzati come sinonimi, ma in realtà presentano differenze importanti.

  • Femicidio indica genericamente l'uccisione di una donna, indipendentemente dal movente o dal contesto. Si tratta di un termine neutro che si riferisce al genere della vittima.
  • Femminicidio, invece, si riferisce all'uccisione di una donna in quanto tale, cioè motivata da ragioni di genere e da una volontà di controllo, dominio o annientamento legata a una cultura patriarcale. Il femminicidio è quindi un atto che si inserisce in un contesto di discriminazione e violenza sistemica contro le donne.

Questa distinzione può essere fondamentale per comprendere la portata sociale e culturale del fenomeno e per adottare strategie di prevenzione e contrasto più efficaci.

Tipologie di femminicidio e profili psicologici degli autori

Il femminicidio può manifestarsi in diverse forme, a seconda del contesto e delle motivazioni che lo sottendono. Gli studi in ambito psicologico e criminologico individuano alcune tipologie principali: il femminicidio intimo, che si verifica all'interno di una relazione affettiva o familiare, spesso da parte di partner o ex partner, rappresenta la forma più diffusa e si lega a dinamiche di controllo e possesso. In Italia, oltre il 50% dei femminicidi è commesso proprio dal partner o dall'ex partner, evidenziando come la principale causa di tali violenze sia spesso l'insoddisfazione per un rapporto sentimentale in corso o terminato (Lodi & Bassi, 2023).

Esiste poi il femminicidio non intimo, perpetrato da persone estranee alla vittima e motivato da odio di genere, misoginia o altre forme di discriminazione. Un'altra tipologia è quella legata a pratiche tradizionali, che include, ad esempio, i delitti d'onore o le mutilazioni genitali femminili, ancora presenti in alcune culture.

È importante sottolineare che gli uomini risultano coinvolti come autori nel 98% dei casi di omicidio di donne (Bartolomeo, 2018), sottolineando la dimensione strutturale e di genere di questo fenomeno.

Per quanto riguarda i profili psicologici degli autori, secondo la psicologa forense Anna Costanza Baldry, spesso si riscontrano difficoltà nella gestione delle emozioni, come l'incapacità di tollerare il rifiuto o la perdita, che può sfociare in comportamenti violenti; rigidità nei ruoli di genere, ovvero convinzioni radicate sulla superiorità maschile e sulla necessità di controllare la partner; e bassa autostima e insicurezza, che possono portare a percepire l'autonomia della donna come una minaccia alla propria identità. Questi elementi non giustificano in alcun modo la violenza, ma possono aiutare a comprenderne le dinamiche e a individuare possibili segnali di rischio.

brotiN biswaS - Pexels

Fattori di rischio e cause: una panoramica strutturata

Diversi fattori possono aumentare il rischio di femminicidio, spesso intrecciandosi tra loro. Tra i principali, secondo l'Istat e il Ministero dell'Interno (Rapporto 2023):

  • Precedenti episodi di violenza: la presenza di violenza fisica, psicologica o economica nella relazione è uno dei segnali più forti di rischio.
  • Isolamento sociale della vittima: la mancanza di una rete di supporto può rendere più difficile chiedere aiuto o allontanarsi da situazioni pericolose.
  • Abuso di sostanze: l'alcol e le droghe possono aumentare l'aggressività e ridurre i freni inibitori.
  • Possesso di armi: la disponibilità di armi in casa è un fattore di rischio riconosciuto per l'escalation della violenza.
  • Eventi scatenanti: separazioni, richieste di autonomia o cambiamenti nella relazione possono essere percepiti dall'autore come minacce e innescare reazioni violente.

Comprendere questi fattori può essere fondamentale per la prevenzione e per l'intervento tempestivo da parte di familiari, amici e professionisti.

Perché oggi si parla di femminicidio più che in passato?

Sentiamo sempre più spesso parlare di questo tema perché, grazie alle battaglie femministe del secolo scorso in nome della parità uomo-donna, la donna ha acquisito più potere e continua ancora oggi a rivendicarlo. Man mano che la donna conquista gli stessi diritti degli uomini, questi ultimi possono percepire di perdere quella che è stata a lungo considerata una caratteristica identitaria fondamentale: la forza.

Se prima le donne subivano la forza dell’uomo, ne erano assoggettate e non avevano mezzi per difendersi, oggi tale forza è sempre più contrastata:

  • alla rassegnazione di un tempo si sostituisce la voglia di libertà;
  • il silenzio lascia il posto alle parole;
  • la subordinazione diventa libero arbitrio.

Questi cambiamenti possono generare nell’uomo un forte sentimento di paura: abbandonare i vecchi valori è un processo lungo e complesso. L’uomo che si rende attore di violenza può essere spinto dalla paura della donna, percependola come una minaccia per la propria identità.

Dati statistici sul femminicidio: uno sguardo attuale

Il fenomeno del femminicidio è monitorato costantemente da istituzioni nazionali e internazionali. Secondo il rapporto Istat 2023, in Italia sono state uccise 120 donne, di cui circa il 60% per mano di partner o ex partner. Questi dati confermano che la maggior parte dei femminicidi avviene in ambito familiare o relazionale.

A livello europeo, l'ultimo report di Eurostat (2022) evidenzia che l'Italia si colloca nella media europea per numero di femminicidi, ma la percentuale di donne uccise da persone conosciute è tra le più alte. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea che la violenza di genere rappresenta una delle principali cause di morte prematura tra le donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni (OMS, 2021).

Questi numeri, purtroppo, mostrano come il femminicidio sia un problema strutturale e non episodico, che richiede risposte coordinate e continue.

RODNAE Productions - Pexels

La prevenzione della violenza di genere

Come interrompere e prevenire l'innesco del ciclo della violenza? La crescente attenzione al fenomeno ha permesso:

  • una modifica graduale delle leggi a tutela delle donne;
  • la nascita di numerosi enti e associazioni che si propongono di dare un aiuto concreto in tutti i casi di violenza fisica o psicologica, ad esempio il numero verde antiviolenza e stalking 1522.

Superare gli stereotipi

Questi strumenti di aiuto cercano di fronteggiare un problema che, come abbiamo visto, ha origini ben radicate. Il superamento sociale, oltre che psicologico, del femminicidio richiede un’analisi accurata dei codici mentali e sociali che permeano la nostra cultura occidentale.

È necessario quindi individuare e ridefinire tutti quei concetti legati agli stereotipi di genere che impediscono di uscire dal circolo della violenza, perché relegano la donna nel ruolo di vittima e l’uomo in quello di carnefice.

Strategie di prevenzione e risorse di supporto per chi subisce mobbing

La prevenzione del femminicidio si basa su un approccio multidimensionale che coinvolge istituzioni, società civile e singoli individui. Tra le strategie più efficaci:

  • Educazione e sensibilizzazione: promuovere una cultura del rispetto e della parità di genere fin dall'infanzia è fondamentale per prevenire la violenza. Programmi scolastici e campagne di informazione possono aiutare a decostruire stereotipi e pregiudizi.
  • Formazione degli operatori: forze dell'ordine, personale sanitario e assistenti sociali devono essere formati per riconoscere i segnali di rischio e intervenire tempestivamente.
  • Accesso a servizi di supporto: centri antiviolenza, sportelli di ascolto e il numero verde 1522 offrono assistenza psicologica, legale e sociale alle vittime. Secondo il Dipartimento per le Pari Opportunità, nel 2022 sono state oltre 50.000 le chiamate gestite dal 1522.
  • Protezione legale: l'inasprimento delle pene e le misure di allontanamento dell'autore sono strumenti importanti, ma devono essere accompagnati da un supporto concreto alle vittime.

In alcuni casi, rivolgersi a professionisti della salute mentale può essere un passo fondamentale per elaborare il trauma e ricostruire la propria autonomia. Nessuna donna dovrebbe sentirsi sola di fronte alla violenza: chiedere aiuto è un atto di coraggio e autodeterminazione.

Insieme, contro la violenza: il primo passo può essere chiedere aiuto

Affrontare il tema del femminicidio significa riconoscere quanto sia importante non restare soli di fronte alla violenza e agli stereotipi che la alimentano. Se senti di aver bisogno di supporto, se vivi una situazione difficile o vuoi semplicemente ritrovare la forza di credere in te stessa, sappi che chiedere aiuto è un atto di coraggio e autodeterminazione. Unobravo è qui per accompagnarti in un percorso di ascolto e comprensione, con professionisti pronti ad accoglierti senza giudizio. Non aspettare: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e concediti la possibilità di costruire un futuro più sicuro e sereno.

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