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Relazioni
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Femminicidio: il rischio di nascere donna

Femminicidio: il rischio di nascere donna
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Alessia Maria Costanzo
Redazione
Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Unobravo
Pubblicato il
7.2.2020

La prima ad adoperare questo termine fu Marcela Lagarde, un’antropologa messicana studiosa della condizione femminile, che lo coniò per indicare la violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale, rivolta contro la donna in quanto tale.

In generale possiamo definire il femminicidio come

“Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.”

L’accento è quindi posto sulla matrice che genera la violenza, non ascrivibile ad un raptus improvviso, uno stato di forte rabbia o simili, bensì ad un’ideologia patriarcale che spinge a riferirsi alla donna come “sesso debole”, subordinata all’uomo.

Kat Jayne - Pexels

Le cause del femminicidio 

Gli atti di violenza nella coppia nei confronti delle donne, sono causati da un sistema di credenze culturali che spinge di frequente a considerare la donna in una posizione gerarchicamente inferiore all’uomo. "L'uomo che non deve chiedere mai" trova la propria autoaffermazione in comportamenti di dominio che sono legittimati da una precisa visione dell'essere uomo: la mascolinità tossica.

Ma da dove nascono tali convinzioni? Pensiamo al linguaggio: il maschile è utilizzato per includere anche il femminile, ma non succede il contrario. Possiamo dire “uomo”, per indicare un uomo o una donna, e lo stesso vale per bambino o figlio. E anche il termine omicidio è utilizzato per indicare allo stesso modo l’uccisione di una donna o di un uomo indipendentemente dal movente.

Una cultura maschilista di origini antiche

La religione è piena di icone maschili e gli eroi sono tutti uomini: il primo essere umano del Creato è Adamo e da lui discende Eva, Zeus crea la donna per punire gli uomini. Sant’Agostino, Padre Fondatore della Chiesa, afferma: “La donna non è fatta a immagine e somiglianza di Dio. È nell’ordine della natura che le mogli servano i loro mariti ed i figli i loro genitori, e la giustizia di ciò risiede nel principio che gli inferiori servano i superiori… È la giustizia naturale che vuole ciò.”

Tutte queste credenze generano nell’uomo, come nella donna, una serie di convinzioni che spingono da una parte a mettere in atto un atteggiamento predominante, dall’altra a tollerare tali costrizioni in virtù della cultura di appartenenza. Ne è un esempio il catcalling, considerato da alcuni un semplice complimento che viene rivolto alla donna e non una molestia.

brotiN biswaS - Pexels

Perché oggi si parla di femminicidio più che in passato?

Sentiamo sempre più spesso parlare di questo tema perché, grazie alle battaglie femministe del secolo scorso in nome della parità uomo-donna, quest’ultima ha acquisito più potere e continua ancora oggi a rivendicarlo. Man mano che la donna acquista gli stessi diritti degli uomini, però, essi si sentono depredati di quella che è considerata da sempre la loro caratteristica identitaria più importante: la forza.

Se prima le donne subivano la forza dell’uomo, ne erano assoggettate e non avevano mezzi per difendersi, oggi tale forza è sempre più contrastata:

  • alla rassegnazione di un tempo si sostituisce la voglia di libertà;
  • il silenzio lascia il posto alle parole;
  • la subordinazione diventa libero arbitrio.

Questi cambiamenti generano nell’uomo un forte sentimento di paura: abbandonare i vecchi valori è un processo lungo e difficile. Dunque l’uomo che si rende attore di violenza è un uomo che ha paura della donna, perché la sente contrapposta al suo mondo e alla sua ideologia, e ciò lo spinge a considerarla come un pericolo per la sua identità.

RODNAE Productions - Pexels

La prevenzione della violenza di genere

Come interrompere e prevenire l'innesco del ciclo della violenza? La crescente attenzione al fenomeno ha permesso:

  • una modifica graduale delle leggi a tutela delle donne;
  • la nascita di numerosi enti e associazioni che si propongono di dare un aiuto concreto in tutti i casi di violenza fisica o psicologica, ad esempio il numero verde antiviolenza e stalking 1522.

Superare gli stereotipi

Questi strumenti di aiuto tentano di fronteggiare un problema che, come abbiamo visto, ha origini ben radicate. Il superamento sociale, oltre che psicologico, del femminicidio richiede un’analisi accurata dei codici mentali e sociali che permeano la nostra cultura occidentale.

È necessario quindi individuare e ridefinire tutti quei concetti legati agli stereotipi di genere che impediscono di uscire dal circolo della violenza, perché relegano la donna nel ruolo di vittima e l’uomo in quello di carnefice.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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