Diversamente da quanto si possa pensare, la relazione tra il bambino e il cibo non è un rapporto a due, bensì a tre: il terzo elemento è rappresentato dalla figura genitoriale. Il primo giorno di vita segna l’inizio di un accordo con un’altra persona: dopo le prime settimane e i primi mesi, nessuna funzione riveste un ruolo così importante per lo sviluppo globale del bambino come quella del mangiare, e il ruolo del genitore è di fondamentale importanza.
Alla nascita ogni bambino è totalmente dipendente dalle figure genitoriali di riferimento. L’allattamento, soddisfacendo uno dei bisogni primari del neonato, procura un primo conforto al suo malessere fisico. Oltre a ciò, fin dalle prime poppate, non è solo un bisogno fisico a essere soddisfatto; l’allattamento dà al bambino la sensazione autentica di essere amato: il il cibo diventa simbolo di amore e accudimento.
La “fase orale”
Con l’allattamento, il bambino entra in quella che Freud definisce“fase orale”, il periodo psichico in cui il bambino vorrebbe appropriarsi di tutto, anche ciò che appartiene alla madre. Qualora queste pulsioni non vengano soddisfatte, può emergere l’aggressività, di cui sono espressione, ad esempio, i morsi.
Il lutto psichico
Arriva il momento in cui il bambino si accorge che il desiderio totalizzante di incorporazione del materno è impossibile da realizzare. Questo costituisce uno dei primi grandi lutti psichici. Il gesto di succhiarsi il pollice tipico dei bambini è un tentativo di rimediare a ciò che ora gli si presenta negato, un’allucinazione del piacere orale provocatogli dal seno materno.
È quindi lecito affermare che ogni esperienza alimentare è legata al vissuto psicologico ed emotivo del rapporto con la madre o con le figure che la sostituiscono.

Conseguenze di un trauma
Quando il rapporto bambino-cibo-madre, specialmente nei primi anni, è disturbato dal punto di vista affettivo ed emotivo, possono insorgere disturbi alimentari nel neonato come:
- la presenza di vomito;
- l’assunzione esagerata di cibo;
- il rifiuto del cibo.
Ogni volta che il clima familiare cambia, ad esempio con l’arrivo di un fratellino, un lutto o una separazione dalla madre per un certo periodo, il bambino potrebbe sperimentare un trauma psicologico e manifestare disturbi alimentari.
Il significato del cibo
Il cibo, oltre al suo insostituibile valore e apporto biologico, assume un chiaro significato di relazione affettiva; può diventare anche uno strumento di controllo da parte dei genitori.
Ad esempio, una madre che forza di continuo il bambino a mangiare contro la sua volontà può, inconsapevolmente, predisporre il terreno per quello che in adolescenza (o anche prima) potrà manifestarsi come un disturbo alimentare, attraverso il rifiuto del cibo parziale o totale.
In effetti, la maggior parte degli errori alimentari si verifica nei primi anni di vita e il genitore è il punto di riferimento e di coordinamento tra il cibo e il bambino.

Il controllo del cibo
È frequente che le problematiche legate alla personalità dei singoli genitori contribuiscano al controllo del mangiare, inteso come dinamica di potere e controllo.
Oggi si parla spesso di “libera domanda”, ovvero la libertà riconosciuta al bambino di mangiare ciò che desidera, quando e quanto desidera. Questo può essere possibile, ma solo se il bambino:
- vive in un clima affettivamente appagante e sereno;
- non subisce maltrattamenti o privazioni eccessive;
- non vede il cibo usato come ricatto emotivo.
Se una o più di queste condizioni mancano, può aumentare il rischio di sviluppare disturbi alimentari. Se il cibo diventa un rifugio, un elemento per sentirsi più sicuro e forte rispetto all’adulto, il bambino potrebbe assumerne il più possibile, in modo incontrollato, poiché questo gli ricorda le esperienze dolci già vissute (come il latte materno), con il conseguente rischio di sovrappeso.
Il ruolo degli adulti
A tavola è importante trovare una reale via di mezzo nell’educazione del bambino. Oltre ai genitori, anche i nonni possono svolgere un ruolo significativo nell'educazione alimentare dei più piccoli.
Il fatto che un bambino ingrassi molto o poco dovrebbe essere un campanello d’allarme e aprire uno spazio di riflessione sulla qualità della dieta, ma anche sulle eventuali dinamiche relazionali che possono essere alla base del rifiuto del cibo o della sovralimentazione.

Crescere nella libertà affettiva delle relazioni interpersonali
Molti bambini soffrono e non riescono a esprimerlo a parole: lo comunicano attraverso il corpo, tramite il consumo eccessivo o scarso di cibo. È fondamentale prestare la giusta attenzione già nei primi anni di vita alla cultura alimentare ed emotiva. Questo può:
- favorire uno sviluppo equilibrato e sano del bambino;
- gettare le basi per un’esistenza serena e autonoma, dove corpo e mente sono in sintonia;
- contribuire a educare il bambino affinché, da grande, possa mangiare come ama e amare come si nutre.
Dati attuali su obesità infantile e disturbi alimentari
La rilevanza del rapporto tra bambini, cibo e genitori è confermata anche dai dati epidemiologici più recenti. In Italia, secondo il sistema di sorveglianza OKkio alla SALUTE coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità, nel 2023 circa il 20,1% dei bambini tra 8 e 9 anni risultava in sovrappeso e il 9,2% obeso. Questi numeri pongono l'Italia tra i paesi europei con la più alta prevalenza di obesità infantile. Inoltre, si stima che quasi 1 bambino su 3 presenti un eccesso di peso, una condizione spesso correlata a uno stile di vita scorretto che combina un'alimentazione troppo calorica a uno scarso livello di attività fisica ("Corretta alimentazione...", 2019). Un dato particolarmente allarmante è che circa 1 milione e centomila bambini italiani tra i 6 e gli 11 anni risultano sovrappeso o obesi ("Dati nazionali", 2008). Inoltre, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i disturbi alimentari in età evolutiva sono in aumento, con un esordio che può avvenire già nella preadolescenza. Questi dati sottolineano l'importanza di un’educazione alimentare precoce e di un clima familiare sereno, che possono contribuire a prevenire problematiche a lungo termine.
Strategie pratiche per i genitori: affrontare neofobia, picky eating e inappetenza nei bambini
Molti genitori si trovano ad affrontare comportamenti alimentari come la neofobia (paura di assaggiare cibi nuovi), il picky eating (selettività alimentare) e l’inappetenza. Questi atteggiamenti sono comuni durante l’infanzia e, nella maggior parte dei casi, rappresentano una fase transitoria dello sviluppo. È importante ricordare che una sana alimentazione per i bambini dovrebbe prevedere il consumo di cinque pasti al giorno, in cui i piatti siano composti per metà da verdura e frutta, e per l’altra metà da carboidrati e proteine, con l’aggiunta di grassi in quantità moderata (“Corretta alimentazione…”, 2019). Ecco alcune strategie pratiche per gestire queste situazioni: offrire nuovi alimenti con gradualità, presentando un nuovo cibo più volte senza forzare il bambino, poiché in alcuni casi possono essere necessari anche 10-15 tentativi prima che venga accettato; dare il buon esempio, mangiando insieme e mostrando curiosità verso nuovi cibi per incoraggiare l’imitazione; evitare pressioni e ricatti, perché forzare il bambino o usare il cibo come premio/punizione può aumentare la resistenza e il disagio nei confronti dell’alimentazione; coinvolgere il bambino nella preparazione dei pasti, così che la scelta e la preparazione rendano il cibo più interessante e familiare; mantenere una routine regolare, con orari dei pasti prevedibili e un ambiente sereno a tavola, per favorire un rapporto più rilassato con il cibo. Queste strategie sono raccomandate anche dalle linee guida del Ministero della Salute e da numerosi studi internazionali sull’educazione alimentare in età pediatrica.
L’impatto della pubblicità alimentare e dei media
Oggi i bambini possono essere esposti quotidianamente a messaggi pubblicitari che promuovono alimenti ad alto contenuto di zuccheri, grassi e sale. Secondo l'OMS, la pubblicità di cibi non salutari è uno dei fattori che può contribuire all'aumento dell'obesità infantile e delle abitudini alimentari scorrette.
È importante che i genitori aiutino i bambini a sviluppare uno spirito critico nei confronti dei messaggi pubblicitari, spiegando loro la differenza tra ciò che vedono in TV o online e ciò che è davvero utile per la loro crescita. Creare occasioni di dialogo su questi temi può rafforzare la consapevolezza e la capacità di fare scelte alimentari più sane.
Esempi concreti: come si possono affrontare le difficoltà a tavola
Le difficoltà alimentari possono emergere in molte situazioni quotidiane. Ecco alcuni esempi pratici e possibili soluzioni:
- Il bambino rifiuta le verdure: Invece di insistere, si possono proporre le verdure in forme diverse (ad esempio, sotto forma di polpette o frullati) o coinvolgere il bambino nella loro preparazione.
- Il bambino mangia solo pochi alimenti: È possibile continuare a offrire una varietà di cibi senza pressioni, ricordando che la selettività spesso si riduce con il tempo.
- Il bambino chiede spesso dolci o snack: Stabilire regole chiare, come riservare i dolci a momenti specifici della settimana, può aiutare a mantenere un equilibrio senza demonizzare nessun alimento.
- Il pasto diventa un momento di tensione: Creare un clima rilassato, evitando discussioni a tavola e valorizzando il piacere dello stare insieme, può favorire un rapporto più sereno con il cibo.
Ogni famiglia è unica e può trovare le strategie più adatte alle proprie dinamiche, ma la costanza e la comprensione sono sempre elementi chiave.
Prenditi cura del benessere emotivo della tua famiglia
La relazione tra bambini, cibo e genitori rappresenta spesso un viaggio ricco di emozioni, scoperte e, talvolta, difficoltà. Se percepisci che le dinamiche a tavola stanno diventando fonte di stress o preoccupazione, è importante ricordare che non sei solo: prendersi cura del benessere emotivo della famiglia può essere il primo passo verso una crescita serena, sia per te che per i tuoi figli. Inoltre, promuovere una sana alimentazione significa anche intraprendere programmi multidisciplinari sull'educazione alimentare e trasformare il momento del pasto scolastico in un'occasione educativa e di socializzazione ("Corretta Alimentazione...", 2019). Gli psicologi Unobravo sono al tuo fianco per aiutarti a comprendere e affrontare insieme queste sfide, offrendo ascolto e strumenti pratici su misura per la tua situazione. Inizia oggi un percorso di supporto: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online.









