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Salute mentale
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La famiglia nella terapia sistemico-relazionale: confini e sottosistemi

La famiglia nella terapia sistemico-relazionale: confini e sottosistemi
La famiglia nella terapia sistemico-relazionale: confini e sottosistemi
Psicologa Sistemico-Relazionale
La famiglia nella terapia sistemico-relazionale: confini e sottosistemi
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
4.11.2025
Ultimo aggiornamento il
4.11.2025
La famiglia nella terapia sistemico-relazionale: confini e sottosistemi
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In tutte le culture, la famiglia trasmette ai suoi membri un senso di identità che si fonda su due elementi principali:

  • Senso di appartenenza, che nasce dall’assimilazione dei modelli della struttura familiare, i quali rimangono presenti nelle diverse fasi della vita;
  • Senso di differenziazione, che si sviluppa grazie alla partecipazione a diversi sottosistemi familiari e a gruppi esterni alla famiglia.

Transazioni familiari

Le transazioni, ovvero le interazioni tra i membri della famiglia ripetute nel tempo, stabiliscono modelli su come, quando e con chi entrare in relazione. Questi modelli sono mantenuti da:

  • un sistema di costrizione generale, cioè le regole universali che guidano l’organizzazione familiare;
  • un sistema di costrizione specifico di ciascuna famiglia, che include le aspettative reciproche tra i componenti.

Salvaguardia dell’omeostasi

Il sistema familiare tende a resistere ai cambiamenti, mantenendo i modelli preferiti il più a lungo possibile. Anche se esistono modelli alternativi, ogni deviazione che supera le soglie di tolleranza attiva meccanismi per ristabilire l’equilibrio abituale.

Per questo, la famiglia ha bisogno di sapersi adattare ai cambiamenti e di mostrare flessibilità, senza però perdere la continuità che offre uno schema di riferimento ai suoi membri.

Confini e sottosistemi

Ogni persona fa parte di diversi sottosistemi (coniugale, genitoriale, fraterno), in cui assume ruoli e responsabilità differenti e sviluppa competenze specifiche. L’organizzazione in sottosistemi permette di mantenere l’identità individuale e, allo stesso tempo, di esercitare le proprie capacità relazionali.

I confini sono le regole che stabiliscono chi partecipa e in che modo a ciascun sottosistema. Perché la famiglia funzioni in modo equilibrato, i confini tra i sottosistemi dovrebbero essere chiari:

  • in alcune famiglie, un coinvolgimento eccessivo tra i membri riduce le distanze e rende i confini diffusi, portando all’invischiamento;
  • in altre, confini troppo rigidi rendono difficile la comunicazione tra sottosistemi e indeboliscono le funzioni di supporto, favorendo il disimpegno.

Ogni famiglia può trovarsi in un punto intermedio tra questi due poli, che rappresentano una preferenza di interazione piuttosto che una distinzione netta tra funzionale e disfunzionale.

Helena Lopes - Pexels

Sottosistemi invischiati e disimpegnati

I sottosistemi invischiati possono incontrare difficoltà perché un forte senso di appartenenza richiede anche la capacità di concedere autonomia: la mancanza di differenziazione può scoraggiare l’esplorazione autonoma e la gestione dei problemi.

Nei sottosistemi disimpegnati, invece, si sviluppa un senso distorto di indipendenza, con una carenza di sentimenti di lealtà e appartenenza, e una minore capacità di interdipendenza o di chiedere aiuto quando necessario.

Il ruolo del terapeuta

Il terapeuta spesso svolge il ruolo di costruttore di confini, aiutando a chiarire quelli invischiati e ad ammorbidire quelli troppo rigidi. La sua valutazione dei sottosistemi familiari e del funzionamento dei confini offre un quadro diagnostico utile per orientare gli interventi terapeutici.

Conseguenze psicopatologiche dei confini familiari disfunzionali

La qualità dei confini familiari può influenzare profondamente il benessere psicologico dei membri della famiglia. Quando i confini sono troppo diffusi o rigidi, possono emergere difficoltà emotive e comportamentali che, in alcuni casi, si associano a specifici disturbi psicopatologici.

  • Confini diffusi (invischiamento): possono essere associati a disturbi d'ansia, difficoltà nella regolazione emotiva e problemi di dipendenza affettiva. Nei bambini e negli adolescenti, la mancanza di autonomia può ostacolare la costruzione di un'identità personale solida (Minuchin, "Famiglie e terapia della famiglia", 1974).
  • Confini rigidi (disimpegno): sono spesso associati a sentimenti di isolamento, difficoltà nella richiesta di aiuto e, in alcuni casi, a disturbi dell'umore come la depressione. Secondo il DSM-5, la carenza di supporto familiare può rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi internalizzanti (American Psychiatric Association, 2013).

Queste dinamiche non determinano automaticamente la comparsa di un disturbo, ma rappresentano fattori di vulnerabilità che possono interagire con altri elementi individuali e ambientali.

Strategie pratiche per riconoscere e migliorare i confini familiari

Riconoscere la qualità dei confini all'interno della propria famiglia può essere un primo passo verso il benessere relazionale. Alcune strategie pratiche possono aiutare a promuovere confini più funzionali:

  • Osservare le modalità di comunicazione: notare se le conversazioni sono aperte e rispettose oppure dominate da silenzi o da intrusioni eccessive.
  • Favorire l'autonomia: incoraggiare ogni membro della famiglia a prendere decisioni in base alla propria età e ruolo, sostenendo la crescita personale.
  • Stabilire regole condivise: definire insieme le regole che regolano la vita familiare, in modo che siano chiare e rispettate da tutti.
  • Riconoscere i segnali di disagio: prestare attenzione a comportamenti come isolamento, conflitti frequenti o difficoltà a chiedere aiuto, che possono indicare la presenza di confini disfunzionali.

Queste strategie, ispirate anche al lavoro di Maurizio Andolfi (psichiatra e psicoterapeuta familiare) e di Luigi Cancrini (psichiatra e psicoterapeuta), possono essere un valido supporto per migliorare la qualità delle relazioni familiari e contribuire a prevenire l'insorgere di difficoltà più profonde.

Cottonbro - Pexels

Dati epidemiologici e rilevanza clinica dei confini familiari

La letteratura clinica sottolinea l'importanza dei confini familiari nella prevenzione di problematiche psicologiche. Secondo una revisione pubblicata su "Family Process" (Tseliou & Borcsa, 2018), circa il 30% delle famiglie che si rivolgono ai servizi di salute mentale presenta difficoltà legate a confini familiari disfunzionali.

Inoltre, uno studio condotto dall'Istituto Superiore di Sanità nel 2021 ha evidenziato che, tra gli adolescenti italiani, il 22% riferisce di vivere in famiglie con dinamiche di invischiamento o disimpegno, con una maggiore incidenza di sintomi ansioso-depressivi rispetto ai coetanei che percepiscono confini più equilibrati.

Questi dati sottolineano quanto sia fondamentale riconoscere e intervenire precocemente sulle dinamiche familiari, per promuovere la salute mentale di tutti i membri.

Approcci terapeutici e tecniche per la ristrutturazione dei confini

La terapia sistemico-relazionale offre strumenti specifici per lavorare sui confini familiari, risultando particolarmente efficace nel trattamento di diversi disturbi. Salvador Minuchin, psichiatra e pioniere della terapia familiare strutturale, ha descritto diverse tecniche utili per aiutare le famiglie a riorganizzare i propri confini (Minuchin, 1974). Esistono solide evidenze che le terapie familiari sistemiche siano efficaci nel trattamento dei disturbi della condotta, dell’abuso di sostanze e dei disturbi alimentari; inoltre, vi è un certo supporto per il loro utilizzo come trattamenti di seconda linea nella depressione e nelle malattie croniche (Cottrell & Boston, 2002). In particolare, la terapia sistemica si è dimostrata efficace nel trattamento dei disturbi esternalizzanti nei bambini e adolescenti, come il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, i disturbi della condotta e i disturbi da uso di sostanze (von Sydow et al., 2013). Studi recenti suggeriscono inoltre che l’aggiunta della Terapia Familiare Sistemica a un programma di trattamento ambulatoriale multidimensionale possa portare a migliori risultati a lungo termine nelle giovani donne che hanno sofferto di anoressia nervosa grave durante l’adolescenza (Godart et al., 2022). Infine, è stato riscontrato che la Terapia Sistemica produce piccoli ma significativi effetti positivi sul funzionamento del sistema familiare, con un valore di g = 0,34 (Braus et al., 2025).

  • Ristrutturazione dei sottosistemi: il terapeuta può aiutare la famiglia a ridefinire i ruoli e le responsabilità di ciascun membro, favorendo una maggiore chiarezza e autonomia.
  • Messa in scena delle interazioni: durante le sedute, vengono simulate situazioni tipiche per osservare e modificare le dinamiche disfunzionali in tempo reale.
  • Ridefinizione delle regole: si lavora insieme per stabilire nuove regole di comunicazione e di partecipazione ai sottosistemi, promuovendo confini più funzionali.

Questi interventi sono supportati anche da autori come Luigi Cancrini e Maria Luisa Malagoli Togliatti, che sottolineano l'importanza di un approccio empatico e rispettoso delle specificità di ogni famiglia.

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