Triangolazione: usare l’altro per gestire i conflitti

Triangolazione: usare l’altro per gestire i conflitti
Triangolazione: usare l’altro per gestire i conflittilogo-unobravo
Angela Petrucci
Angela Petrucci
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-Relazionale
Unobravo
Pubblicato il
27.4.2022

La famiglia del Mulino Bianco esiste…solo nelle pubblicità! Le nostre relazioni familiari sono spesso caratterizzate da situazioni conflittuali, che a volte capita di non riuscire a risolvere. Per conflitto, in termini relazionali, si intende un processo in cui una persona percepisce che i propri interessi sono ostacolati e influenzati negativamente da parte di un altro individuo

I conflitti familiari non hanno sempre conseguenze deleterie: spesso, se ben gestiti, possono addirittura portare a un miglioramento dei legami affettivi e a una crescita personale. Per lo psichiatra statunitense C. Whitaker il conflitto riveste una funzione importante nei processi di conoscenza e rappresenta “l’enzima del cambiamento”. 

Conflitti costruttivi e conflitti distruttivi

I conflitti costruttivi svolgono una funzione positiva all’interno della famiglia perché consentono un’evoluzione del sistema familiare verso fasi successive del ciclo vitale, ad esempio il passaggio dalla famiglia con figli adolescenti a quella con figli adulti, pronti a svincolarsi e a diventare autonomi. Il conflitto costruttivo presenta caratteristiche precise:

  • è aperto ed esplicito
  • è limitato nel tempo e nei temi
  • si riferisce ad aspetti di contenuto e non mette in discussione la relazione
  • non coinvolge terze persone
  • viene risolto favorendo la crescita della relazione.

I conflitti distruttivi sono quelli che interferiscono con il ciclo di vita di una famiglia determinando uno stallo delle relazioni, che non si modificano nel tempo e non permettono la crescita individuale dei membri del nucleo familiare. Le caratteristiche più importanti di questo tipo di conflitto sono le seguenti:

  • è cronico e spesso nascosto
  • non viene discusso e non permette lo scambio di informazioni
  • coinvolge spesso terze persone
  • non viene risolto ed ostacola l’evoluzione verso fasi successive del ciclo vitale.

Gestire i conflitti familiari

Proprio a causa della complessità che caratterizza i conflitti all’interno della famiglia, non sempre è facile trovare strumenti e risorse per riuscire a gestirli e risolverli, in modo che portino a una crescita personale e familiare. Le modalità utilizzate sono diverse e una delle più diffuse, che rientra nei modi disfunzionali di gestione del conflitto è la triangolazione

Triangoli e triangolazioni nelle relazioni

Lo psichiatra americano Murray Bowen, nella prima metà del Novecento, afferma che ogni relazione non è diadica, cioè non avviene tra due persone, ma ne coinvolge almeno tre. “Il triangolo è alla base di ogni sistema emotivo” e, dunque, in periodi di calma succede che due componenti della famiglia formano tra loro un’alleanza piacevole mentre il terzo, “l’estraneo”, cerca di conquistare il favore di uno dei due. 

Fauxels - Pexels

Una situazione del genere è funzionale per l’intera famiglia perché permette di tenere sotto controllo l’emotività e grazie alla flessibilità delle alleanze che si creano, i ruoli all’interno dei vari triangoli cambiano continuamente. La triangolazione, al contrario, si verifica quando il meccanismo si irrigidisce in modo che, per esempio, le tensioni tra i genitori vengono affrontate coinvolgendo un figlio che si ritrova a passare continuamente da uno schieramento all’altro. 

Un bambino può venire triangolato nel rapporto di coppia in diversi modi. Una madre può stringere un’alleanza con il proprio figlio confidandogli i suoi problemi coniugali o difenderlo solo per sminuire il partner su questioni educative. Nel 1988 lo psicologo Jacobs ha coniato l'espressione "sindrome di Medea" per riferirsi al comportamento di una madre che cerca di distruggere il rapporto tra padre e figli, a seguito di una separazione conflittuale. Non dimentichiamo che anche un padre può triangolare il proprio figlio facendo attività con lui con l’obiettivo di evitare ogni contatto con la moglie.

La triangolazione è ovviamente fonte di malessere sia per il rapporto coniugale e sia per il figlio che la subisce in modo inconsapevole. Spesso i bambini triangolati sviluppano già nell’infanzia ma soprattutto in adolescenza problematiche legate all’aggressività, all’autolesionismo, ai disturbi alimentari e alle dipendenze.

Uscire dalle triangolazioni: si può?

Con l’aiuto di un terapeuta come uno psicologo online Unobravo che possa sostenere la famiglia nel veicolare la comunicazione in modo da renderla chiara e aperta, si può imparare a gestire le tensioni e i conflitti, non coinvolgendo terze persone. Creare rapporti personali in famiglia è infatti uno dei modi per evitare di ricadere nella triangolazione e in tutte le conseguenze di malessere che comporta sia per il singolo individuo che per le relazioni in generale.

Per trovare il tuo Unobravo puoi compilare il questionario e fare il primo colloquio conoscitivo gratuito. Se hai ancora qualche indecisione, puoi leggere le opinioni su Unobravo e le recensioni sul nostro sito web o sulla nostra pagina Trustpilot, e i tantissimi commenti nei nostri post social. 

Potrebbero interessarti

No items found.
scopri tutti gli articoli
Aerofobia o aviofobia: la paura di volare
Fobie

Aerofobia o aviofobia: la paura di volare

Ciclotimia o disturbo ciclotimico: sintomi, tipi e cause
Disturbi psichici

Ciclotimia o disturbo ciclotimico: sintomi, tipi e cause

La sindrome di Caino: i conflitti tra fratelli e sorelle in età adulta
Famiglia

La sindrome di Caino: i conflitti tra fratelli e sorelle in età adulta

scopri tutti gli articoli