È noto che, ad oggi, solo un quarto delle persone che soffrono di insonnia si rivolgono ad un professionista per un aiuto. Ciò accade perché spesso l’insonnia è ritenuta sintomo secondario di qualcos’altro, come un disturbo medico o psichiatrico o una situazione generale di stress.
In realtà l’insonnia è un disturbo indipendente, con sintomi definiti e specifici per il quale esistono trattamenti riconosciuti e basati su evidenze scientifiche, come il trattamento con la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che si è rivelata quella più adatta per ridurre i sintomi dell’insonnia cronica.
La fase iniziale di valutazione avviene con il colloquio clinico, che si svolge utilizzando dei questionari, come:
È possibile prevedere anche esami strumentali come:
Nella seconda fase della terapia vi è la restituzione dei risultati ottenuti nella fase di valutazione, si compone l’inquadramento diagnostico e viene svolta una concettualizzazione in termini cognitivo-comportamentali.
La psicoeducazione sul sonno e sull’insonnia è invece la terza fase, in cui spesso si è invitati a leggere il libro di auto-aiuto Come vincere l’insonnia e si inizia a condurre il paziente ad una corretta igiene del sonno, indicando delle semplici regole come:
La fase dell’intervento è quella in cui vengono applicate specifiche tecniche e viene svolta insieme al paziente una ristrutturazione cognitiva di tutti quei pensieri automatici negativi e disfunzionali connessi al sonno, per modificarli con pensieri alternativi più funzionali e razionali. Con la fase finale si attua una prevenzione alle ricadute.
Per affrontare e cercare di risolvere il disturbo di insonnia, si mettono in atto alcune tecniche:
È una tecnica in cui viene posto come obiettivo quello di estinguere l’associazione tra letto ed attività incompatibili con il sonno, spiegando come sia necessario utilizzare la stanza da letto solo per dormire o fare attività sessuale, di recarvisi solo quando si è assonnati e non restare a letto svegli per più di 20 minuti.
È una tecnica che vuole regolarizzare il ritmo sonno-veglia, con un calcolo che mira a stabilire l’orario di soglia tra la sveglia e il sonno. Lo scopo di questa tecnica è quello di ridurre il tempo che il paziente trascorre a letto attraverso una deprivazione parziale del sonno.
Sono tecniche che hanno come obiettivo quello di ridurre l’attivazione fisiologica. Nella prima settimana devono essere svolte una volta al giorno lontano dall’orario di coricamento a letto, mentre successivamente vanno svolte al momento di coricarsi e durante i risvegli.
Questa tecnica ha come obiettivo quello di ridurre l’ansia “da prestazione” e i tentativi di forzare il sonno. Viene infatti fatto notare che, se si chiedesse a chi non ha problemi di insonnia come fa ad addormentarsi, risponderebbe che si addormenta e basta, spegnendo la luce e chiudendo gli occhi, in quanto il sonno è un processo naturale e che quindi non si può provocare a comando.
Quindi si chiede di provare a non tentare di addormentarsi ma a fare di tutto per rimanere sveglio, per non interferire con il normale processo di addormentamento, creando quindi un paradosso.
Se credi di soffrire di insonnia e senti che la tua qualità di vita è peggiorata, il mio consiglio è di rivolgerti ad un professionista della salute psicologica, meglio se Unobravo, che possa aiutarti a comprendere meglio il disturbo e ad intervenire efficacemente per ritornare a condurre uno stile di vita sano.