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L’evoluzione della coppia: come affrontare i cambiamenti

L’evoluzione della coppia: come affrontare i cambiamenti
L’evoluzione della coppia: come affrontare i cambiamentilogo-unobravo
Giulia Lo Muto
Giulia Lo Muto
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
17.3.2022

La coppia deve affrontare nel tempo molti cambiamenti, che talvolta mettono a dura prova la stabilità e la forza della relazione. Cambiare vita necessita il trovare un nuovo equilibrio che soddisfi entrambi i partner. Se uno dei due considera il cambiamento come un pericolo, anziché una possibilità di crescita della coppia, allora iniziano le difficoltà e l’evoluzione della relazione subisce un arresto.

Ogni coppia è a sé, ma ci sono due bisogni di base fondamentali che l’essere umano ricerca nella relazione con l’altro: 

  • il bisogno di attaccamento, e dunque di connessione e di appartenenza; 
  • il bisogno di autonomia, di essere rispettato dal mondo che lo circonda ed essere libero di esprimersi.

Quando entrambi i bisogni sono appagati la coppia è in equilibrio.

I cambiamenti nelle diverse fasi del ciclo di vita della coppia

Con il passare del tempo, le abitudini della coppia subiscono cambiamenti dovuti alle diverse fasi del ciclo di vita, e talvolta l’equilibrio diventa instabile. Se non c’è una buona dose di flessibilità e capacità di adattamento in entrambi i partner, allora è possibile che si generino conflitti e che la coppia arrivi ad una situazione di blocco o stallo.

Adattarsi significa evolvere e sostare in uno spazio liminale in cui sperimentare nuovi modi più funzionali dei precedenti per gestire il proprio rapporto. Ma partiamo dal principio: come si arriva ad essere una coppia?

Emma Bauso - Pexels

Primo step: scegliersi tra tanti

Due persone che si innamorano e decidono successivamente di sposarsi o convivere, prima di tutto si sono scelte. Ma cos’è che ci porta a scegliere proprio quella persona fra tante altre? Inizialmente è uno sguardo, le farfalle nello stomaco, un gesto, il profumo, il contatto fisico che ci porta ad innamorarci ma, per scegliere l’altro, queste cose non bastano.

Per unirsi a qualcuno definitivamente c’è bisogno di qualcosa di più dell’attrazione fisica. Sono necessari:

  • l’attrazione mentale
  • il contesto giusto
  • un preciso incastro tra la fase di vita di uno e quella dell’altro.

Scabini e Cigoli, docenti di psicologia della famiglia e psicologia clinica, parlano di incastro inedito della coppia, che nasce dall’incontro di storie, bisogni, mancanze, somiglianze e differenze di ognuno dei due partner.

Secondo step: dalla passione all’amore maturo

La coppia, col tempo, deve passare dal “tu sei la mia metà” al “siamo due interi che si incontrano”: è fondamentale infatti che due persone siano integre e differenziate per potersi unire profondamente. Più si è coscienti delle cose che ci separano dall’altro e le si accetta, più sarà salda e matura l’unione con l’altro.

Quando questo passaggio non avviene per uno dei due partner, che si trova ancora nella fase fusionale precedente della coppia, si crea un disequilibrio: l’interesse del partner verso il mondo esterno viene percepito come un pericolo per la relazione, un allontanamento, un abbandono. In altre parole, un partner chiede alla coppia di crescere, mentre l’altro chiede di restare allo stato precedente, e questo porta alla crisi e a sentimenti negativi.

Flora Westbrook - Pexels

Terzo Step: il Patto Coniugale

Poiché la semplice alchimia non basta per definire l’esistenza della coppia, quest’ultima nasce quando i due partner costituiscono il cosiddetto patto coniugale, che fonda e organizza la loro relazione e costituisce la base del loro progetto di vita insieme.

Tale patto prevede una parte consapevole e visibile e una parte più nascosta e inconsapevole, intima e profonda. Quest’ultima rappresenta l’incastro affettivo, cioè l’insieme dei bisogni, delle paure e dei desideri, dovuti alla propria storia pregressa, che ognuno porta nella coppia e che richiede siano soddisfatti in essa.

L’arrivo di un figlio

L’arrivo del primo figlio è un evento che destabilizza e mette alla prova la tenuta della coppia. Questo perché è necessario, con l’arrivo di un terzo individuo, riorganizzare il “Noi” e suddividerlo in due parti:

  • il “Noi” intimo della coppia;
  • il “Noi” genitoriale.

È un cambiamento forte, che necessita di una buona dose di flessibilità nel rapporto, per affrontare una destabilizzazione del genere ed arrivare a riorganizzare la struttura della coppia. Nuovo arrivato, nuovi ruoli: mamma e papà per i membri della coppia, ma anche nonno, nonna, zio, zia e così via per gli altri membri della famiglia.

Ogni generazione è chiamata al cambiamento ed a riorganizzarsi. Per l’importanza e la complessità che questo passaggio ha in sé, la nascita di un figlio può allo stesso tempo essere il consolidamento dell’unione o un evento sconvolgente che mette in crisi la relazione.

Wayne Evans - Pexels

Il nido vuoto

L’uscita di casa dei figli è un altro momento di passaggio critico per la coppia, che si ritrova nuovamente da sola. I due partner si trovano a condividere la sensazione di solitudine, il cosiddetto “nido vuoto”. Anche questo è un momento di crescita in cui ciascun partner, alleggerito dal compito di prendersi cura totalmente dei propri figli, può ritrovare la sua dimensione individuale e di coppia:

  • tornare ad avere tempo per sé stesso; 
  • ricominciare un hobby;
  • riscoprirsi e pensarsi ancora insieme;
  • divertirsi come prima quando non c’era la responsabilità dei figli.


Il cambiamento come risorsa

Ogni fase dello sviluppo, come quella della nascita del primo figlio, comporta una crisi di coppia, che è assolutamente normale. È la capacità di superare la crisi che tiene viva l’unione e la rinsalda. Non è problematica la crisi, bensì l’evitamento della stessa.

Non cercare un confronto con l’altro ed evitare di litigare per paura, sono strategie utilizzate allo scopo di affrontare la crisi, ma sono disfunzionali perché, pur difendendo dalla paura dell’abbandono e della fine della relazione, non fanno fare passi avanti alla coppia.

La parte bloccata e insoddisfatta di ciascun partner resta lì, non vista e non affrontata. E se non si permette all’altro di “vedere” la propria tristezza e i propri bisogni, non può reagire e prendersene cura.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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