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Vergogna e senso di superiorità: prendersi cura del sé ferito

Vergogna e senso di superiorità: prendersi cura del sé ferito
Lara Avolio
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
25.12.2025
Vergogna e senso di superiorità: prendersi cura del sé ferito
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Il sentimento della vergogna è un’emozione complessa che si manifesta su due livelli distinti: da un lato, coinvolge profondamente l’identità personale, influenzando il modo in cui percepiamo noi stessi; dall’altro, si intreccia strettamente con i legami sociali e il senso di appartenenza al gruppo.

Quando si vivono situazioni ricorrenti e intense di mancato accoglimento dei bisogni, la vergogna viene associata ai propri desideri e ai propri modi di essere nel mondo: ogni volta che il desiderio o il bisogno emergono, la vergogna può inibire la persona. Questo rappresenta ciò che resta del tentativo di mantenere una relazione in cui non ci si è sentiti accolti.

Che succede quando proviamo il sentimento della vergogna?

Quando proviamo vergogna, spesso possono emergere una serie di pensieri svalutanti su noi stessi: “sono debole”, “sono inferiore agli altri”, “sono disgustoso”, “sono stupido”, “sono difettato”. Accanto a queste critiche, la vergogna genera anche sensazioni fisiche e reazioni corporee molto intense, come impallidire (vergogna bianca) o arrossire in volto (vergogna rossa).

Il rossore può essere visto come il segno nel corpo di un'intensa eccitazione interrotta, come quando il respiro si blocca. La persona si accorge che sta svelando qualcosa che vorrebbe tenere nascosto: il proprio sé che desidera.

Queste manifestazioni fisiche dimostrano l'ambivalenza della vergogna: chi prova vergogna vorrebbe scomparire alla vista dell'altro, ma i segnali del corpo inevitabilmente attirano l’attenzione.

Limuel Gonzales - Pexels

Il senso di superiorità

Un aspetto legato all'esperienza della vergogna è il senso di superiorità, che si sviluppa spesso in seguito alla ferita derivata dalla rottura della relazione. Secondo lo psicologo Richard Erskine, sia la vergogna che il senso di superiorità sono dinamiche protettive utili a:

  • evitare di restare feriti dall'umiliazione e dalla perdita di contatto nella relazione;
  • non sentire la vulnerabilità e l'impotenza di fronte alla perdita di un rapporto.

La vergogna rappresenta l'espressione della speranza inconscia che l'altro si prenda la responsabilità di riparare la rottura della relazione. Il senso di superiorità, invece, è la negazione della necessità del rapporto stesso: da un lato aiuta a proteggersi dall'umiliazione e a mantenere una maggiore autostima, dall'altro fa perdere la consapevolezza del bisogno di relazione con l'altro. Il senso di superiorità può quindi esporre a un rischio di isolamento e di allontanamento dai legami.

Esempi clinici: come si può manifestare la vergogna nella vita quotidiana

Per comprendere meglio il sentimento della vergogna, può essere utile osservare alcune situazioni tipiche in cui questa emozione si manifesta:

  • Un adolescente che arrossisce e si blocca durante una presentazione a scuola: in questo caso, la vergogna può derivare dalla paura di essere giudicato dagli altri studenti o dagli insegnanti, portando a una sensazione di esposizione e desiderio di scomparire.
  • Un adulto che evita di chiedere aiuto per timore di essere considerato incapace: la vergogna può rendere difficile riconoscere i propri limiti e affidarsi agli altri, contribuendo a un senso di solitudine e autosvalutazione.
  • Una persona che si sente "sbagliata" dopo aver commesso un errore sul lavoro: invece di vedere l'errore come un'opportunità di apprendimento, la vergogna può portare a identificarsi con la propria imperfezione.

In terapia, queste situazioni possono essere esplorate per aiutare la persona a riconoscere i meccanismi che alimentano la vergogna e a sviluppare nuove modalità di relazione con sé stessa e con gli altri.

Dinamiche difensive della vergogna: come si sviluppano e si manifestano

La vergogna può attivare una serie di meccanismi difensivi che hanno lo scopo di proteggere la persona dal dolore emotivo e dal rischio di esclusione sociale.

Tra le principali dinamiche difensive della vergogna troviamo:

  • Ritiro sociale: la persona si isola per evitare il rischio di essere esposta o giudicata, riducendo così le occasioni di confronto e crescita.
  • Perfezionismo: si può cercare di prevenire la vergogna puntando a standard percepiti come irrealistici, nel tentativo di non mostrare mai debolezze o errori.
  • Attacco a sé stessi: si interiorizzano critiche e svalutazioni, alimentando un dialogo interno negativo che rafforza il senso di inadeguatezza.
  • Attacco agli altri o senso di superiorità: per difendersi dalla vulnerabilità, alcune persone possono reagire svalutando gli altri o assumendo atteggiamenti di distacco e freddezza.

Queste strategie, pur avendo una funzione protettiva nel breve termine, possono diventare disfunzionali se impediscono di vivere relazioni autentiche e di accettare la propria umanità.

La vergogna come costrutto psicologico: definizione e implicazioni cliniche

Il sentimento della vergogna è riconosciuto in psicologia come un'emozione sociale complessa, che coinvolge la percezione di sé in relazione agli altri.

Paul Gilbert, psicologo clinico e fondatore della Compassion Focused Therapy, descrive la vergogna come "la dolorosa sensazione o convinzione di essere difettosi, inadeguati o non degni di amore e accettazione". Questa emozione può emergere sia in risposta a eventi specifici sia come tratto persistente, influenzando profondamente il modo in cui una persona si percepisce e si relaziona con gli altri.

Le implicazioni cliniche della vergogna sono molteplici: aumento del rischio di isolamento sociale, difficoltà nell'esprimere bisogni e desideri e sviluppo di strategie difensive.

Comprendere la vergogna come costrutto psicologico aiuta a riconoscere quanto sia diffusa e quanto possa influenzare la salute mentale, sottolineando l'importanza di affrontarla in modo empatico e non giudicante.

Kindelmedia - Pexels

Si può lavorare sul sentimento della vergogna?

All'interno di un percorso di terapia è la relazione stessa con un terapeuta, in contatto e disponibile ad accogliere l'esperienza della persona, che permette di dare voce ai processi interni, alle fantasie, ai desideri, alle difese messe in atto e prenderne consapevolezza.

Il primo passo è dunque instaurare una relazione autentica e significativa in cui poter dare voce a questo sentimento, in un ambiente relazionale protetto.

Gli effetti della terapia

Esplorare il sentimento della vergogna e le vicende che lo hanno innescato permette di liberarsi dal peso della responsabilità della rottura della relazione. Nei bambini, per esempio, spesso il messaggio che è stato passato dalle figure genitoriali è “qualcosa non va in te” e il peso della responsabilità della rottura del rapporto è stato erroneamente posto sul bambino anziché sull'adulto accudente. È importante riconoscere che le esperienze precoci di vergogna presentano caratteristiche tipiche dei ricordi traumatici (Matos & Pinto-Gouveia, 2010), contribuendo così a radicare in profondità le emozioni dolorose e la percezione di sé.

Attraverso una relazione terapeutica basata sulla presenza, la sintonia, l'accoglienza e la normalizzazione di ciò che è stato vissuto, è possibile prendersi cura delle ferite della vergogna, comprendere il significato che le esperienze del passato hanno avuto nella propria vita e intraprendere un percorso di trasformazione di questi vissuti, dando maggiore sostegno ai propri affetti e bisogni.

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