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Vergogna e senso di superiorità: prendersi cura del sé ferito

Vergogna e senso di superiorità: prendersi cura del sé ferito
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La cultura narcisistica ci incoraggia a camuffare e reprimere i nostri difetti e le nostre mancanze. Così, la nostra esperienza può essere legittimata solo se conforme alle norme e alle esigenze del gruppo sociale di appartenenza. Il resto dell'esperienza non accolta, diventa vergognosa. Scopriamo insieme cos’è la vergogna e come affrontarla per non renderla dannosa.

Il sentimento della vergogna è un sentimento molto complesso, presenta una doppia natura:

  • una dimensione legata all'identità personale;
  • una dimensione legata ai legami e al senso di appartenenza.

Quando si vivono situazioni ricorrenti e intense di mancato accoglimento dei bisogni, la vergogna viene associata ai propri desideri, ai propri modi di essere nel mondo: ogni volta che il desiderio o il bisogno emergono, la vergogna ci inibisce. È ciò che rimane del disperato tentativo di mantenere la relazione in cui non ci siamo sentiti accolti.


Che succede quando proviamo il sentimento della vergogna?

Rivolgiamo una serie di pensieri svalutanti su noi stessi: sono debole, sono inferiore agli altri, sono disgustoso, sono stupido, sono difettato. Accanto a queste critiche, la vergogna genera una serie di sensazioni fisiche e reazioni corporee molto intense, come impallidire (vergogna bianca) o arrossire in volto (vergogna rossa).

Il rossore può essere inteso come il segno nel corpo di un'intensa eccitazione interrotta, come quando il respiro si blocca. La persona si accorge che sta svelando qualcosa che vorrebbe tenere nascosto il proprio sé che desidera.

Queste manifestazioni fisiche dimostrano l'ambivalenza della vergogna: perché le persone che provano vergogna vorrebbero scomparire alla vista dell'altro, mentre i segnali del loro corpo inevitabilmente attraggono gli occhi?

Limuel Gonzales - Pexels

Il senso di superiorità

Un aspetto legato all'esperienza della vergogna è il senso di superiorità, che si sviluppa sempre in seguito alla ferita derivata dalla rottura della relazione. Secondo lo psicologo Richard Erskine sia la vergogna che il senso di superiorità sono dinamiche protettive utili a:

  • evitare di restare feriti dall'umiliazione e dalla perdita di contatto nella relazione;
  • non sentire la vulnerabilità e l'impotenza di fronte la perdita di un rapporto.

La vergogna è l'espressione della speranza inconscia che l'altro si prenda la responsabilità di riparare la rottura della relazione. Il senso di superiorità rappresenta la negazione della necessità del rapporto stesso che, se da un lato aiuta a proteggersi dall'umiliazione e a mantenere una maggiore autostima, dall'altro fa perdere la consapevolezza del bisogno di relazione con l'altro. Il senso di superiorità espone quindi ad un rischio di isolamento e di allontanamento dai legami.


Si può lavorare sul sentimento della vergogna?

All'interno di un percorso di terapia è la relazione stessa con un terapeuta, in contatto e disponibile ad accogliere l'esperienza della persona, che permette di dare voce ai processi interni, alle fantasie, ai desideri, alle difese messe in atto e prenderne consapevolezza.

Il primo passo è dunque instaurare una relazione autentica e significativa in cui poter dare voce a questo sentimento, in un ambiente relazionale protetto.

Mick Haupt - Unspalsh

Gli effetti della terapia

Esplorare il sentimento della vergogna e le vicende che lo hanno innescato permette di liberarsi dal peso della responsabilità della rottura della relazione. Nei bambini, per esempio, spesso il messaggio che è stato passato dalle figure genitoriali è “qualcosa non va in te” e il peso della responsabilità della rottura del rapporto è stato erroneamente posto sul bambino anziché sull'adulto accudente.

Attraverso una relazione terapeutica basata sulla presenza, la sintonia, l'accoglienza, la normalizzazione di ciò che è stato vissuto, è possibile:

  • prendersi cura delle ferite della vergogna;
  • comprendere il significato che le esperienze del passato hanno avuto nella propria vita;
  • intraprendere un percorso di trasformazione di questi vissuti dando maggiore sostegno ai propri affetti e bisogni.

Il percorso terapeutico aiuta a sostenere l'affermazione dei propri bisogni, a prendere consapevolezza delle proprie emozioni e sviluppare strategie per gestirle e poter raggiungere i propri obiettivi, dando valore all'immagine che si ha di sé e ai propri desideri.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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