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Psicologia dell’invecchiamento
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minuti di lettura

Educazione emotiva e prevenzione del disagio giovanile

Educazione emotiva e prevenzione del disagio giovanile
Ilaria Tonelli
Psicologa a orientamento Psicodinamico
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
28.12.2025
Educazione emotiva e prevenzione del disagio giovanile
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L’educazione emotiva è oggi considerata da molte linee guida internazionali uno strumento fondamentale per la promozione del benessere scolastico e la prevenzione del disagio giovanile. Tuttavia, l’implementazione nei curricula presenta limiti metodologici, organizzativi e culturali che ne riducono l’efficacia. Si cercherà di fare chiarezza in questo articolo sullo stato dell’arte dei programmi scolastici di educazione emotiva in Italia, analizzando elementi recenti di policy (tra cui il disegno di legge noto come “DDL Valditara”) e proponendo integrazioni di matrice psicodinamica finalizzate a potenziare la capacità delle scuole di lavorare sulla dimensione affettiva e relazionale degli studenti.

Eliza Craciunescu - Pexels

Cosa sappiamo sull'educazione emotiva?

Negli ultimi due decenni, l’attenzione verso le competenze socio-emotive nelle scuole è cresciuta notevolmente: organizzazioni come CASEL hanno promosso quadri operativi e programmi, e numerosi metanalisi e review hanno valutato l’impatto di interventi universali e mirati. In generale, l’evidenza indica effetti positivi su competenze sociali ed emotive, comportamento e, in misura più variabile, rendimento scolastico.

Competenze come il riconoscimento delle emozioni, la regolazione affettiva, l’empatia e la capacità di risoluzione dei conflitti sono fortemente correlate a esiti positivi in termini accademici, relazionali e di salute mentale. L’attenzione alle “competenze non cognitive” è stata rilanciata anche a livello nazionale, con documenti e iniziative che collocano lo sviluppo socio-emotivo tra gli obiettivi formativi.

Stato attuale dei programmi scolastici: modelli e limiti

Nelle scuole italiane si trovano oggi due grandi famiglie di interventi:

  • Programmi curricularizzati integrati nelle attività didattiche quotidiane (es. educazione civica ampliata, percorsi di cittadinanza emotiva).
  • Interventi a sportello o laboratoriali, spesso gestiti da figure esterne (psicologi, associazioni), per la durata di poche ore o settimane.

Tra i principali limiti vi è la frammentazione e la scarsa continuità temporale in quanto molte attività sono episodiche, prive di un percorso verticale da un ciclo all’altro.

Spesso vi è la mancanza di formazione degli insegnanti e quindi inevitabilmente si fa ricorso a esperti esterni. Si riscontra poi una vaghezza negli obiettivi e nelle misure di esito; la definizione operativa di educazione emotiva non è univoca e questo ne rende difficile la valutazione dell’efficacia.

Infine, temi come educazione affettiva e sessuale incontrano contestazioni che condizionano contenuti e metodi. Alcune proposte normative recenti hanno introdotto meccanismi di coinvolgimento familiare e condizioni per l’intervento di soggetti esterni che rischiano di limitare la libertà didattica e la tempestività degli interventi.

La “questione Valditara”: elementi di policy rilevanti per l’educazione emotiva

Negli ultimi anni il ministero guidato da Giuseppe Valditara ha promosso disegni di legge e interventi che riguardano la regolazione dei percorsi di educazione all’affettività e all’intelligenza emotiva nelle scuole. Tra le misure proposte si trovano definizioni normative dell’“intelligenza emotiva” e dell’“educazione sessuale/affettiva”, nonché disposizioni che richiedono alle scuole di informare e coinvolgere le famiglie sulle attività che prevedono contributi esterni. Parallelamente sono state annunciate sperimentazioni per l’introduzione di psicologi nelle scuole come presidio di prevenzione e supporto.

Questi passaggi politici aprono opportunità (es. riconoscimento istituzionale delle competenze socio-emotive; presenza di figure professionali) ma sollevano anche criticità legate a possibili vincoli alla progettazione locale e a tensioni sull’autonomia scolastica.  

Perché le integrazioni psicodinamiche possono aiutare

La psicologia psicodinamica offre un quadro teorico e strumenti clinici che possono integrare le attuali pratiche educative in modo non meramente tecnico-comportamentale ma profondamente relazionale e simbolico. Alcuni punti di forza sono il lavoro sulla simbolizzazione, l’attenzione alle dinamiche di gruppo e la formazione degli adulti significativi.

Lavorare sulla simbolizzazione significa promuovere la capacità degli studenti di trovare parole e immagini per stati emotivi complessi riducendo l’acting-out e favorendo la mentalizzazione. Di pari passo l’attenzione alle dinamiche di gruppo e al campo relazionale, nello specifico la scuola,  diventa un setting psicosociale; interventi che esplorano le dinamiche di classe (ruoli, alleanze, esclusioni) agiscono su fattori di rischio per il disagio.

Infine vi è la formazione degli adulti significativi che attraverso  un approccio psicodinamico valorizza la riflessione degli insegnanti sui propri controtransfert, migliorando la capacità di contenimento emotivo e prevenzione.

Questi elementi non escludono metodologie evidence-based di tipo cognitivo-comportamentale ma le completano, offrendo strumenti per intervenire su processi profondi spesso all’origine dei sintomi.

Expressive stanley - Pexels

Proposte operative per la scuola (linee guida sintetiche)

  1. Curricolo verticale socio-emotivo: progettare percorsi pluriennali, con obiettivi specifici per ogni fascia d’età e indicatori di risultato.
  2. Formazione continua per docenti: includere moduli di riflessione psicodinamica sul lavoro di classe, gestione delle emozioni e ruolo del contenimento.
  3. Integrazione stabile degli psicologi scolastici: non solo interventi a chiamata, ma figure strutturate che lavorino in equipe con docenti, famiglie e servizi territoriali. Le sperimentazioni ministeriali in tale direzione rappresentano una possibile svolta se accompagnate da regole chiare e risorse adeguate.
  4. Laboratori di mentalizzazione e simbolizzazione: attività narrative, drammatiche e artistiche progettate per potenziare la capacità di rappresentare stati interni.
  5. Politiche di partecipazione familiare non persecutorie: coinvolgere le famiglie nella co-progettazione senza trasformare il consenso in uno strumento di veto che blocchi interventi di prevenzione efficaci. Critiche a proposte normative che prevedono eccessivi controlli preventivi sulla didattica esterna sono rilevanti e vanno considerate nel bilancio tra diritti educativi e partecipazione dei genitori.

Valutazione e ricerca: come misurare l’efficacia

Per comprendere l’impatto reale, è necessario un impianto di valutazione che combini sia gli indicatori quantitativi che quelli qualitativi. Nel primo caso i tassi di assenteismo, segnalazioni per comportamento a rischio, misure standardizzate di competenze socio-emotive (es. scale di riconoscimento emotivo); nel secondo caso invece, le interviste con studenti, insegnanti e famiglie; osservazioni di classe; analisi tematica di materiali narrativi.

L'importanza dell'educazione emotiva

L’educazione emotiva ha un potenziale significativo come hpresidio preventivo contro il disagio giovanile, ma la sua efficacia dipende dalla qualità progettuale, dalla continuità e dalla capacità delle scuole di integrare competenze psicologiche stabili nel loro funzionamento. Le recenti iniziative di policy (tra cui il DDL spesso associato al nome del Ministro Valditara) mostrano attenzione al tema e aprono possibilità operative ma pongono anche sfide che richiedono attenzione: non basta riconoscere l’importanza delle competenze socio-emotive, è necessario investire in formazione, nella presenza strutturata di psicologi scolastici, e tutelare l’autonomia pedagogica delle scuole pur garantendo un dialogo costruttivo con le famiglie. Un’integrazione ben calibrata di approcci evidence-based e psicodinamici può rafforzare il ruolo della scuola come ambiente trasformativo per la salute mentale delle nuove generazioni.

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