Da un punto di vista scientifico è facile dimostrare che tra i bisogni primari ci sono il mangiare, il bere, il dormire e l’evitare il dolore. È meno scontato, invece, inserire tra i bisogni primari dell’individuo anche il calore emotivo, particolarmente importante per i bambini secondo la psicologia dell'infanzia. Pensiamo alle coccole, agli abbracci, ai baci. Certo, ciascuno di noi può riconoscere questa verità: ma come dimostrarla col metodo scientifico? Proviamo a capirlo.
L'importanza delle coccole
Harry Harlow è stato uno psicologo e ricercatore statunitense, molto noto nell’ambiente scientifico per i suoi esperimenti con le scimmie Rhesus. Harlow sviluppò un progetto in cui, in gabbie costruite appositamente, i piccoli delle scimmie (separati dai genitori dopo pochi giorni di vita) avevano a disposizione due surrogati materni diversi tra loro.
In pratica, potevano scegliere tra una madre finta, costruita con del fil di ferro ma che aveva dei biberon per sfamarli e una seconda madre finta, identica alla prima, ma sprovvista di biberon e ricoperta di una morbida coperta. Le osservazioni di Harlow mostrarono che i piccoli di scimmia si rivolgevano al surrogato materno con i biberon solo per il tempo necessario a sfamarsi.
In tutte le altre situazioni, e in particolare in quelle di paura (i ricercatori facevano entrare nelle gabbie qualcosa che spaventasse i cuccioli, come un robot pieno di luci e molto rumoroso) i piccoli preferivano sempre la madre “calda” e accogliente. Sceglievano questo tipo di surrogato come punto di riferimento, quindi, a prescindere dal beneficio costituito dal cibo.

L’esperienza di questo esperimento permette di elencare, tra i bisogni dei piccoli mammiferi, anche quello di calore affettivo. Ancora più importante, da questi dati possiamo dire che il sentirsi al sicuro e protetti non dipende dall’essere sfamati. Studi successivi, a cura di altri ricercatori, confermano questo dato empirico e intuitivo: ai piccoli dell’uomo non basta la pappa, ma servono anche le coccole! L'importanza del bisogni di sicurezza, infatti, è stata evidenziata anche dalla teoria della piramide di Maslow, il quale ha costruito un modello gerarchico dei principali bisogni umani.
Le coccole, la vicinanza fisica, e in generale l’attenzione che rivolgiamo ai nostri piccoli (sguardi, presenza, interazioni) contribuiscono alla formazione di un legame di attaccamento: evolutivamente, questo rappresenta un grande vantaggio in termini di sopravvivenza.
Il legame di attaccamento
Tutta la comunità scientifica è concorde nell’affermare che un buon legame di attaccamento tra genitori e figli è un importante precursore:
- della salute mentale
- dell’adattamento
- del benessere.
Non solo. Buone relazioni di attaccamento contribuiscono a sviluppare:
- una sana autostima;
- una buona regolazione dell’emotività;
- relazioni interpersonali equilibrate.
Questo, secondo autori come lo psicologo John Bowlby, avviene perché ripetute esperienze di attaccamento vanno a formare un modello operativo interno (MOI): una sorta di “copione” relazionale, che ci permette di prevedere diverse configurazioni di scambio tra sé e gli altri.

Un legame positivo per una vita soddisfacente
Tanto più le nostre relazioni di attaccamento primario sono positive, tanto più flessibili e regolati saranno allora i nostri modelli operativi interni, permettendoci di vivere relazioni sane, soddisfacenti e ricche. Insomma, un buon legame primario rappresenta una grande risorsa, dalla quale possiamo attingere sicurezza anche in momenti successivi alla nostra infanzia.