Psicologia infantile
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I bisogni del bambino nella ricerca scientifica: dalla pappa… alle coccole!

I bisogni del bambino nella ricerca scientifica: dalla pappa… alle coccole!
Pubblicato il
17.11.2021

Da un punto di vista scientifico è facile dimostrare che tra i bisogni primari ci sono il mangiare, il bere, il dormire e l’evitare il dolore. È meno scontato, invece, inserire tra i bisogni primari dell’individuo anche il calore emotivo, particolarmente importante per i bambini secondo la psicologia dell'infanzia. Pensiamo alle coccole, agli abbracci, ai baci. Certo, ciascuno di noi può riconoscere questa verità: ma come dimostrarla col metodo scientifico? Proviamo a capirlo.

L'importanza delle coccole

Harry Harlow è stato uno psicologo e ricercatore statunitense, molto noto nell’ambiente scientifico per i suoi esperimenti con le scimmie Rhesus. Harlow sviluppò un progetto in cui, in gabbie costruite appositamente, i piccoli delle scimmie (separati dai genitori dopo pochi giorni di vita) avevano a disposizione due surrogati materni diversi tra loro.

In pratica, potevano scegliere tra una madre finta, costruita con del fil di ferro ma che aveva dei biberon per sfamarli e una seconda madre finta, identica alla prima, ma sprovvista di biberon e ricoperta di una morbida coperta. Le osservazioni di Harlow mostrarono che i piccoli di scimmia si rivolgevano al surrogato materno con i biberon solo per il tempo necessario a sfamarsi. 

In tutte le altre situazioni, e in particolare in quelle di paura (i ricercatori facevano entrare nelle gabbie qualcosa che spaventasse i cuccioli, come un robot pieno di luci e molto rumoroso) i piccoli preferivano sempre la madre “calda” e accogliente. Sceglievano questo tipo di surrogato come punto di riferimento, quindi, a prescindere dal beneficio costituito dal cibo.

Tony Wu Photography 🇲🇲 - Pexels

L’esperienza di questo esperimento permette di elencare, tra i bisogni dei piccoli mammiferi, anche quello di calore affettivo. Ancora più importante, da questi dati possiamo dire che il sentirsi al sicuro e protetti non dipende dall’essere sfamati. Studi successivi, a cura di altri ricercatori, confermano questo dato empirico e intuitivo: ai piccoli dell’uomo non basta la pappa, ma servono anche le coccole! L'importanza del bisogni di sicurezza, infatti, è stata evidenziata anche dalla teoria della piramide di Maslow, il quale ha costruito un modello gerarchico dei principali bisogni umani.

Le coccole, la vicinanza fisica, e in generale l’attenzione che rivolgiamo ai nostri piccoli (sguardi, presenza, interazioni) contribuiscono alla formazione di un legame di attaccamento: evolutivamente, questo rappresenta un grande vantaggio in termini di sopravvivenza.

Il legame di attaccamento

Tutta la comunità scientifica è concorde nell’affermare che un buon legame di attaccamento tra genitori e figli è un importante precursore:

  • della salute mentale
  • dell’adattamento
  • del benessere.

Non solo. Buone relazioni di attaccamento contribuiscono a sviluppare:

  • una sana autostima
  • una buona regolazione dell’emotività
  • relazioni interpersonali equilibrate.

Questo, secondo autori come lo psicologo John Bowlby, avviene perché ripetute esperienze di attaccamento vanno a formare un modello operativo interno (MOI): una sorta di “copione” relazionale, che ci permette di prevedere diverse configurazioni di scambio tra sé e gli altri.

Ketut Subiyanto - Pexels

Un legame positivo per una vita soddisfacente

Tanto più le nostre relazioni di attaccamento primario sono positive, tanto più flessibili e regolati saranno allora i nostri modelli operativi interni, permettendoci di vivere relazioni sane, soddisfacenti e ricche. Uno stile di attaccamento sicuro rientra tra i "fattori di protezione", che favoriscono un buon adattamento alle successive tappe della vita del bambino, come può essere l'inserimento all'asilo nido.

Insomma, un buon legame primario rappresenta una grande risorsa, dalla quale possiamo attingere sicurezza anche in momenti successivi alla nostra infanzia.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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