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Gravidanza e maternità
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La bioenergetica in gravidanza

La bioenergetica in gravidanza
La bioenergetica in gravidanza
Psicoterapeuta ad orientamento Analisi Bioenergetica
La bioenergetica in gravidanza
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020
Ultimo aggiornamento il
23.9.2025
La bioenergetica in gravidanza
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In gravidanza la donna che sta per diventare mamma sente il proprio corpo che muta e affronta un cambiamento intenso che ha ripercussioni significative sul suo stato d’animo, che in alcuni casi può essere dominato da una persistente ansia, come nella tocofobia e paura del parto. La donna è chiamata inoltre ad entrare in comunicazione con il bambino: svolgere gli esercizi bioenergetici può divenire un fattore protettivo per trovare uno spazio per se stessa, vivendo il primo contatto affettivo con il suo bambino e il processo di trasformazione in atto.

Tra tutti i tipi di psicoterapia, la bioenergetica aiuta, con esercizi mirati, a entrare in contatto con se stessi. Uno dei principali obiettivi è portare l’attenzione sul proprio corpo per entrare in contatto e approfondire le proprie sensazioni ed emozioni attraverso:

  • la respirazione
  • il movimento libero
  • la postura
  • la voce
  • il contatto
  • il grounding.

Il grounding è la “capacità di stare sulle proprie gambe” e “sentire le proprie radici”. Per la futura mamma è fondamentale per avere un maggior contatto con sé e un maggior supporto in una fase di grande cambiamento caratterizzata dalla tempesta emotiva provocata dalla gravidanza.


A che cosa servono gli esercizi corporei?

Attraverso gli esercizi bioenergetici la donna entra in contatto con il corpo nel suo qui e ora, promuovendo il benessere psicofisico. Il movimento corporeo, con il suo ritmo, aiuta a:

  • metterla in ascolto
  • percepire e assecondare le sensazioni che prova
  • seguire il proprio tempo, nel pieno rispetto di se stessa.

Con il supporto del respiro profondo e di movimenti delicati e fluidi si cercherà di dare mobilità a quelle aree chiamate in causa nella gestazione, come il pavimento pelvico e la zona del bacino. Partendo dai piedi e dal sostegno delle gambe, delle ginocchia e delle caviglie, si cercherà di trovare la propria sicurezza interna e avere radicamento in questa fase di profondo cambiamento.


Gravidanza e movimento

La coppia genitoriale che sta nascendo ha bisogno di costruire e sviluppare, attraverso il corpo, un linguaggio caratterizzato da emozioni e sensazioni in grado di comunicare con il bambino prenatale e con il bambino della propria infanzia. Ecco perchè conoscere il proprio linguaggio del corpo è molto importante.

Come sostiene la psicoterapeuta Maria Ballardini, la gravidanza, il parto e l’allattamento sono tutte esperienze corporee. La bioenergetica si inserisce in ciò attraverso l’uso di movimenti, posizioni che sono esperienze di sé, di un sé psicocorporeo da riconoscere, accogliere e rispettare, anche attraverso l’uso di lavori esperienziali finalizzati alla relazione.

Georgia Maciel - Pexels

Bioenergetica in coppia

Il partner può essere una grande risorsa e un sostegno fondamentale per la donna nel percorso di accompagnamento alla nascita e, attraverso queste esperienze, può divenire fonte di rispecchiamento del vissuto della donna, migliorando l’intimità e la condivisione dell’esperienza. Di seguito alcuni esercizi di bioenergetica da svolgere insieme.


La triade e il tatto

La prima esperienza è caratterizzata dalla comunicazione con il bambino attraverso un codice tattile:

  • il papà si avvicina alla mamma sdraiata a pancia in su e comunica al bambino che vorrebbe giocare con lui;
  • con movimenti molto delicati avvicina la sua mano alla pancia e, dolcemente, l’accarezza sentendo con le dita il corpo del piccolo;
  • quando se la sente, il papà può cominciare a dare dei leggeri colpetti sulla pancia, facendo sentire al bambino che è presente e desidera mettersi in contatto con lui;
  • adesso il papà resta in attesa della risposta e segue i movimenti del bambino con la mano, iniziando il dialogo.

È fondamentale ricordare che il bambino può non dare la risposta, ma questo non significa che non sia in ascolto.

Trần Long - Pexels

La triade e la voce

La seconda esperienza è caratterizzata dalla comunicazione vocale, che serve a favorire la relazione e il legame. L’uso della voce è molto importante, poiché il feto comincia ad apprendere e a ricordare e tutto ciò sarà presente nella sua memoria implicita:

  • la coppia è seduta a terra, il papà appoggia la schiena a una parete e con le gambe divaricate e accoglie il corpo della partner;
  • la partner si lascia andare sul petto e, piano piano, comincerà a mettersi in contatto con il bambino, attraverso dei movimenti delle mani o con delle parole o dei pensieri, avvertendo il bambino che tra poco arriverà anche il papà;
  • il papà mette le mani sulle mani della mamma, fin quando la mamma toglierà le sue per lasciare spazio a quelle paterne direttamente a contatto con il bimbo;
  • a quel punto, entrambi i genitori cominciano ad emettere un suono mentre espirano;

Si può chiamare il bambino per nome, cantargli una ninna nanna o ascoltare una musica insieme, respirando profondamente e lasciando spazio alla condivisione di questa esperienza.


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