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La pedofilia ludica: il confine tra cura e abuso

La pedofilia ludica: il confine tra cura e abuso
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Il termine pedofilia indica tutta una serie di “gesti” verso i bambini tra cui anche l’atto sessuale. Ma possono essere sufficienti carezze o anche il solo guardare nudo il piccolo per portare piacere al pedofilo. La pedofilia rientra tra i disturbi parafilici o parafilie e in questo articolo approfondiremo questo argomento soffermandoci sulla pedofilia ludica.

La pedofilia si divide in “sadica” e “ludica”: nel primo caso il piacere nasce dal dolore e dall’umiliazione provata dalla vittima, nel secondo dal gioco con il minore.  Mi soffermerò proprio su questi atti meno invasivi e quindi più difficili da riconoscere, poiché la difficoltà di un genitore nasce proprio quando si trova nel confine tra cura del proprio figlio e l’abuso.

La caratteristica principale della pedofilia ludica è il carattere egosintonico, che procura cioè diretto piacere al soggetto agente. Inoltre questa patologia è caratterizzata da forti distorsioni di pensiero che escludono l’insorgenza del senso di colpa:

  • “piace anche a lui”;
  • “non ho fatto nulla di male”;
  • “stiamo solo giocando”.


“L’amico grande”

In particolare, il pedofilo ludico trova piacere e conferma delle sue distorsioni nella relazione costruita sia con il minore, che lo considera un “amico grande” con cui fare giochi diversi, ma anche con la famiglia da cui ottiene stima e fiducia.

Questa combinazione evita al pedofilo la sensazione di disagio e mina la possibilità di una volontà a cercare una cura, rafforzando l’idea di essere incompreso e la ricerca quindi di un contesto dove essere “capito”. Da qui deriva l’omertà suscitata nelle vittime, elette come le sole in grado di capire.

Il pedofilo ludico è abilissimo nella gestione dei bambini, è realmente in grado di entrare in sintonia con loro. Spesso è consapevole di dover ottenere la fiducia della famiglia o delle istituzioni per aver accesso ai bambini. Queste abilità educative diventano poi un mezzo attraverso cui far passare anche valori e nozioni distorte, che portano i bambini ad agire volontariamente in azioni eccitanti per l’abusante, ma anche per loro.


L’agghiacciante scoperta

In casa spesso la pudicizia è considerata un valore mentre la masturbazione, specie pubblicamente esibita, è condannata, e via via che si cresce si introducono temi legati al rispetto del proprio corpo. In alcuni casi vengono fatti dei “discorsi” ai bambini per metterli in guarda da eventuali “uomini cattivi”: in questi casi non è raro che il bambino fatichi a vedere la somiglianza tra il suo “amico grande” e “l’uomo cattivo”.

Nonostante, quindi, il pedofilo ludico non traumatizzi il minore e lo conduca in giochi che sono vissuti come divertenti o “interessanti” e fisicamente eccitanti e piacevoli, nel lungo periodo il bambino comincia a trovare faticosa l’omertà a cui è imposto e le sensazioni distoniche, che crescono man mano che l’educazione e l’esperienza in famiglia si scontrano con i “giochi dell’amico grande”.

Eren Li - Pexels

Intervenire prima che sia il bambino a “esplodere”

Cominciano a manifestarsi i comportamenti di insofferenza che dovrebbero condurre il genitore all’agghiacciante scoperta. Certo, ormai un po' di conseguenze nel bambino si sono create. Comincia a emergere la consapevolezza:

  • di essere stato un “oggetto” ludico;
  • di aver permesso che ciò avvenisse;
  • di non aver trovato tutela nei genitori che, ignari, hanno favorito questa frequentazione.

L’iter che segue l’agghiacciante scoperta (genitori che non credono o, di contro, genitori che subito assalgono e pubblicamente condannano l’abusante, l’iter giuridico) diventano mattoni su cui va formandosi poi molta della personalità del bambino.

La comunicazione: unico mezzo efficace

Non è facile per un genitore poter prevenire l’azione di un pedofilo ludico, poiché il suo agito iniziale e visibile è quello di ogni singolo educatore: non è possibile tenere il bambino lontano da ogni forma educativa che non sia svolta sotto il vigile controllo del genitore. Inoltre, trasmettere la paura nel prossimo non è un tipo di educazione vincente, poiché cresce bambini insicuri, chiusi ed evitanti.

È però possibile costruire un clima di accoglienza, dove un atteggiamento vigile diventa efficace nell’intervento tempestivo in tutela del bambino qualora si verifichino atti di pedofilia. Il dialogo genitore-bambino è la sola vera arma efficace: bisogna identificare gli ostacoli a tale comunicazione e cercare di superarli.

L’omertà

È il primo ostacolo per il genitore che non è presente: insegnare ai bambini che ciò che raccontano spontaneamente non ha conseguenze negative né per chi racconta né per chi è coinvolto, è la prima chiave. I bambini non hanno sempre chiaro che quello che stanno subendo o facendo è sbagliato, e hanno sviluppato affetto per il carnefice.

Nasce quindi la grande paura di non essere capiti o che l’azione del genitore potrebbe essere nociva per il loro “amico grande”. Se quando raccontano che “la maestra è stata cattiva” il genitore sminuisce o attacca la maestra, imparano che le loro parole hanno un peso molto gravoso da reggere, a un’età in cui lo sviluppo cognitivo è ancora agli esordi.

Se il genitore invece accoglie la protesta del bambino verso la maestra e insieme cerca di capire e far capire cosa è successo, il bambino fa esperienza di accoglienza, si sente creduto ma allo stesso tempo percepisce come adeguata la reazione del genitore.

Kampus Production - Pexels

La manipolazione

Riconoscere i segnali di manipolazione che il pedofilo attua è importante: emergono comportamenti erotizzati o “adultizzati” che prima non c’erano. Spesso, le bambine che fanno le vamp fanno sorridere o i maschietti che diventano improvvisamente pudici scatenano un moto di orgoglio: sarebbe molto più utile confrontarsi con i bambini per capire se è solo emulazione di una società ingombrante o frutto di manipolazione.

Frasi come:

  • “non ti ho mai visto vestirti così, piace solo a me? Tu ti piaci? Perché?”;
  • “è giusto non esibirsi, come mai però ci hai pensato?”;
  • “ti dà fastidio se mamma ti aiuta a lavarti?”
  • “ti vedo un po' a disagio, posso aiutarti?”
  • “Capita anche altre volte?”

possono favorire un dialogo e un’apertura che può fermare subito l’abuso in atto sul bambino.

Individuare i possibili “test” del pedofilo

All’inizio il bambino non capisce cosa sta accadendo e non è subito soggetto all’omertà, poiché essa arriva insieme alla fiducia guadagnata e con “giochi” più spinti. Ma il pedofilo ludico tasta sempre prima il terreno, con discorsi o atti che appaiono involontari: se stimolato, il bambino potrebbe senza problema raccontare il suo vissuto fin da subito.

Accompagnare alla classica frase “come è andata oggi?” un “È successa una cosa strana che non ti aspettavi?” può portare il genitore a conoscenza di un episodio che attiva lo stato di allerta e quindi ad una vigilanza più efficace. In ogni occasione un ambiente accogliente dove viene favorito il confronto è la strada migliore per tutelare, aiutare e proteggere i nostri figli.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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