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La Sindrome degli Antenati: quanto incide il proprio albero genealogico sul presente?

La Sindrome degli Antenati: quanto incide il proprio albero genealogico sul presente?
La Sindrome degli Antenati: quanto incide il proprio albero genealogico sul presente?logo-unobravo
Valentina Francesca Tozzini
Valentina Francesca Tozzini
Redazione
Psicologa ad orientamento Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

Ogni individuo è frutto della storia dei propri genitori, dei propri avi e del tessuto relazionale e comportamentale che da generazione a generazione si tramanda in modo potente e silenzioso. 

Questo concetto, già espresso in qualche modo da Freud e Jung come “psiche collettiva” e “inconscio collettivo”, viene definito dalla psicologa Anne Ancelin Schutzenberger sindrome degli antenati. L’autrice ne parla affermando che 

“La vita di ciascuno di noi è un romanzo. Voi, me, noi tutti viviamo prigionieri di una ragnatela di cui siamo anche gli artefici. Siamo piccoli anelli di una catena molto lunga e possente, difficile da spezzare, soprattutto se non si è consapevoli di essere solo una parte in gioco di legami che durano da secoli e, in qualche modo, continuano ad influire nella nostra vita di oggi”.

Legami lontani che arrivano al presente

Ognuno di noi vive la sua quotidianità relazionandosi con il mondo circostante, mettendo in atto comportamenti ed esercitando scelte che non sono solo dettate dal nostro temperamento ma anche inconsciamente da ciò che abbiamo appreso, fin dai primissimi anni di vita, dai nostri caregiver e dalle nostre figure di riferimento. 

Queste ultime, a loro volta, sono ciò che sono diventate grazie alla loro storia e alle figure salienti che hanno seminato dentro di loro ciò che è stato appreso dagli antenati. Si traccia così un albero genealogico in cui vengono tramandate inconsciamente:

  • caratteristiche
  • comportamenti
  • modalità relazionali
  • valori e aspettative 

di padre in figlio, di generazione in generazione.

Il transgenerazionale: come influenza la nostra vita?

Il passato della nostra famiglia e le relazioni all’interno di essa che l’hanno caratterizzata, incidono sui nostri comportamenti e sulle nostre scelte. Questo bagaglio familiare può influenzare la nostra vita relazionale (come quella di coppia o quella genitoriale) e la nostra vita lavorativa. Esso può condizionare:

Daniel Watson - Pexels

La scelta del partner

Il partner che verrà più comunemente scelto avrà alcune caratteristiche riconducibili alla figura di riferimento avuta. Riattiverà nell’individuo quel modello relazionale “già visto e conosciuto” che in qualche modo permetterà al soggetto di “sentirsi a casa” nella sua comfort zone, anche se questa non sempre è funzionale per l’individuo stesso. 

Molto comunemente, nel lavoro clinico, i pazienti si chiedono “come mai reagisco così di fronte a questa situazione quando forse potrei reagire meno istintivamente o in modo meno rabbioso?”. La domanda che guida il lavoro con il paziente è “dove ti riporta ciò che hai sentito in questa dinamica?”. 

Probabilmente il soggetto si troverà nuovamente coinvolto in dinamiche che riattiveranno un “vissuto arcaico”, modalità che hanno visto coinvolto inconsciamente il suo “bambino interiore” in un teatro del trigenerazionale.

L’essere genitori

Diventare genitori è un momento di cruciale importanza per l’adulto che si accinge a creare una sua famiglia. Si mettono in gioco tante componenti che si intrecciano: 

  • ciò che ci è stato insegnato dai nostri genitori
  • il bagaglio di valori passato da generazione a generazione
  • le modalità apprese nel prendersi “cura dell’altro”
  • il saper, in modo sano, mettersi in ascolto dei bisogni di un figlio per renderlo in futuro un adulto sicuro e sereno. 

La genitorialità diventa una grande opportunità di crescere come individui, perché si ritorna all’interno della relazione duale “genitore-figlio”, anche se con un altro ruolo. In questa dualità spesso i genitori possono sentirsi costretti in modelli di interazione disfunzionali e ripetitivi spesso opposti a modelli di cura e amore che avrebbero desiderato per sé stessi e per i propri figli.

Il lavoro e la nostra modalità di affrontarlo

Un altro ambito relazionale in cui un adulto si trova è quello lavorativo. Anche qui si intrecciano relazioni tra individui che hanno una loro storia e un loro passato. 

Moose Photos - Pexels

Le aspettative e desideri rispetto ad una eventuale carriera e ad un possibile successo, possono ad esempio derivare dal desiderio di indipendenza e riscatto tramandato da generazioni in generazioni. Ciò che può osteggiare una buona riuscita o una serena vita lavorativa può essere:

  • bassa autostima
  • incapacità di gestire nuove situazioni stressanti
  • insicurezza rispetto alle proprie capacità
  • senso di inadeguatezza.

Tutti questi sentimenti possono esser determinati sia dal temperamento personale, che dal contesto in cui l’individuo è cresciuto, fornendogli o meno gli strumenti per muoversi nel mondo in sicurezza. Anche questi aspetti possono esser riconducibili ad un bagaglio con cui hanno viaggiato i propri antenati nel passaggio da una generazione all’altra.

Come si può interrompere la catena invisibile che si tramanda di generazione in generazione?

Nel lavoro clinico si ripercorre con il paziente la sua storia. Secondo alcuni approcci come quello “sistemico relazionale” si può decidere di rappresentare il proprio genogramma ripercorrendo le relazioni e le modalità relazionali degli antenati fino ad arrivare alla storia presente del paziente. 

Attraverso questo “viaggio trigenerazionale” si aiuta il paziente a mettersi in contatto con i suoi più profondi bisogni, differenziati dai bisogni familiari. Con questo lavoro, l’individuo potrà interrompere la catena invisibile che si tramanda a livello trigenerazionale.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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