Gravidanza e maternità
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Maternità ai tempi del Covid-19

Maternità ai tempi del Covid-19
Maternità ai tempi del Covid-19logo-unobravo
Lorella Macari
Lorella Macari
Redazione
Psicologa ad orientamento Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

Quando parliamo di gravidanza non possiamo fare a meno di pensare ai cambiamenti che investono la donna, siano essi fisici, psicologici, familiari, sociali o professionali. Questi cambiamenti non riguardano solo la futura mamma, ma modificano l’intero assetto familiare prima con la gravidanza, poi in vista del parto ed infine con l’arrivo del bebè, sfidando gli equilibri della nuova famiglia che sta per nascere.

Come si vive la maternità quando questi cambiamenti avvengono in un periodo di pandemia?


Gravidanza e Covid-19, paure che si intrecciano

Nonostante l’Istituto Superiore di Sanità, il Ministero della Salute e l’Organizzazione Mondiale della Sanità aggiornino costantemente le informazioni riguardo la pandemia, l’ansia da covid può prendere il sopravvento. La donna così può sperimentare un senso di profonda angoscia distogliendo l’attenzione dal suo focus principale: la gioia della maternità.

Le paure più frequenti che si possono sperimentare in gravidanza durante l’emergenza epidemiologica da Covid-19 sono:

  • contrarre il virus
  • finire in terapia intensiva
  • poter trasmettere il virus al feto
  • possibili danni al feto
  • paura dell’isolamento
  • non poter eseguire regolarmente i controlli medici
  • non poter vedere i propri cari
  • trovarsi da sola al momento del parto.

Probabilmente, le paure maggiori sono quelle legate al benessere del feto, paure molto spesso presenti anche prima della comparsa del Covid-19 e comprensibilmente associate allo stato emotivo della donna che sperimenta su di sé i vari cambiamenti e al senso di responsabilità di cui la futura mamma si sente investita.

La paura dell’isolamento si accompagna alla paura del parto

Le paure sperimentate durante la gravidanza aumentano all’avvicinarsi del termine. Il timore del parto, ad esempio, presente soprattutto con il primo figlio, durante questo singolare periodo sembra aumentare notevolmente. In condizioni di normalità queste paure potremmo definirle fisiologiche ma, durante questo periodo, vengono esacerbate dall’isolamento che porta la futura mamma ad un costante rimurginio su quello che potrebbe accadere.

La donna, ad esempio, non può confrontarsi e godere del sostegno della propria madre, dei familiari e dei propri amici: un fattore estremamente stressante che si va a sommare ai normali timori che accompagnano tutte le donne in dolce attesa. La paura del parto, che a volte può sfociare in veri e propri attacchi di ansia, è accentuata dal rischio di dover partorire da sole senza il partner o un’altra figura di riferimento, anche se la maggior parte degli ospedali, ormai, si è adeguata ai protocolli per cui si può scegliere di avere una persona cara accanto in sala parto.

Pavel Danilyuk - Pexels


La famiglia che cambia in pandemia

Le trasformazioni che avvengono quando arriva un nuovo membro in famiglia sono immediatamente visibili subito dopo il parto al ritorno a casa con il piccolo. Parenti ed amici in trepida attesa per conoscere l’ultimo arrivato devono fare i conti con le restrizioni dovute all’emergenza epidemiologica e, allora, non più coccole e bacetti ma messaggi e videochiamate hanno trasformato completamente il benvenuto a casa del nuovo piccolo membro.

Isolate dal resto della famiglia, molte donne sperimentano, insieme ai vari disagi fisici conseguenti al parto, disagi psicologici tra cui ansia e depressione. Un'associazione tra covid e depressione è stata già osservata come conseguenza della pandemia indipendentemente dall'esperienza della maternità. A ciò si aggiunge durante le restrizioni la paura di accudire il bambino senza il sostegno di nessuno, lasciando il desiderio di confronto inespresso.

L’ansia che gli ospedali e i contesti sanitari in generale non siano più luoghi sicuri, mette i neogenitori in crisi poiché ad ogni piccolo dubbio sono costretti a dover evitare visite in ospedale o in ambulatorio e ad accontentarsi di mere consultazioni telefoniche.

L’inesperienza, in un momento così delicato come il post-partum e in un contesto di isolamento fisico, può sfociare in un profondo senso di solitudine ed inadeguatezza sia della madre che del padre e può influire negativamente sul rapporto di coppia, che, con il modificarsi dell’assetto familiare può, di conseguenza, risentirne negativamente.


La sfida dell’allattamento

Dopo il parto, alle neomamme spetta il compito di accudire e nutrire il proprio bambino, sia dal punto di vista pratico che affettivo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia l’allattamento al seno per i primi due anni di vita. Subito dopo la nascita il bambino viene messo in contatto pelle a pelle sul petto della madre:

  • per stimolare la produzione di ossitocina, che favorisce la montata lattea;
  • per avviare un buon legame di attaccamento madre-bambino, fondamentale per una crescita sana ed armoniosa soprattutto (ma non solo) dal punto di vista psichico.

Al rientro a casa, la neomamma può sentirsi sola e incompetente, soprattutto se si stratta del primo figlio. La difficoltà, il dolore o l’inesperienza legate all’allattamento possono mettere in seria crisi la donna che può dubitare delle sue capacità di accudimento e sperimentare, pertanto, emozioni spiacevoli che potrebbero inficiare l’inizio del rapporto con il proprio bambino.

Pavel Danilyuk - Pexels

Se una mamma sta male cosa può fare?

Sintomi come ansia e depressione post partum e difficoltà a riprendere i rapporti dopo il parto, sono abbastanza frequenti e normali, poiché l’intero organismo della donna è stato stravolto e lo squilibrio ormonale che ne consegue può contribuire a questa sensazione di disagio, soprattutto ove non è presente una rete di sostegno adeguata.

Comprensibilmente, l’accentuarsi di questi sintomi potrebbe essere del tutto normale se la maternità viene vissuta durante un periodo di emergenza sanitaria. Qualora dovessero persistere e diventare invalidanti, non permettendoti di vivere serenamente questa nuova avventura, limitandoti nel tuo ruolo di mamma e incidendo negativamente sulla famiglia e sulla coppia, puoi rivolgerti a uno psicologo.

Molto importante è lo screening: compilare un test sulla depressione post partum nelle settimane successive al parto può consentire di individuare in maniera tempestiva eventuali sintomi prima che si cronicizzino.

Inizia a prenderti cura di te, del tuo benessere e della tua salute psicologica per far fronte alle richieste, molto spesso faticose, che il ruolo di mamma ricopre. Non esitare a chiedere un sostegno per te!

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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