Depressione
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Covid e depressione: che relazione c’è?

Covid e depressione: che relazione c’è?
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Sara Ricci
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
1.9.2022

La diffusione del Coronavirus ha avuto ripercussioni in tutto il mondo, provocando una crisi di carattere economico e sanitario, anche in riferimento alla salute mentale. Molti studi scientifici documentano infatti la relazione tra la pandemia di Covid-19 e la crescita di problemi psicologici manifesti come: ansia, depressione, disturbo da stress post traumatico (PTSD). 

Un terreno fertile per lo sviluppo di disturbi depressivi, in particolare, è costituito da:

  • la paura dell’infezione, della morte dei propri cari e di se stessi;
  • l’isolamento sociale;
  • il cambiamento delle abitudini di vita;
  • la sofferenza legata al lutto dei propri familiari;
  • il disagio legato alla crescente disoccupazione indotta dalla pandemia. 

In questo articolo ci focalizzeremo sulla relazione tra covid e depressione e sui modi di affrontare questa problematica.

Depressione e Covid-19: alcuni studi

Ripercorriamo alcuni studi che approfondiscono la relazione tra Covid-19 e depressione. Un noto studio dell’IRCC Ospedale San Raffaele di Milano, svolto a marzo 2021 e condotto su 226 pazienti presi in carico dall’ambulatorio di follow-up post COVID-19, ha osservato che a  3 mesi dalle dimissioni, circa un terzo dei pazienti ricoverati per forme gravi di Covid-19 ha manifestato:

  • depressione post ricovero;
  • ansia;
  • insonnia;
  • sindrome da stress post-traumatico

La depressione post covid, in particolare, è quella che persiste maggiormente e la sua severità è strettamente connessa all’intensità dello stato sistemico che segue le forme gravi di Covid-19, anche per mesi successivi alla guarigione. 

Infatti, in confronto agli altri disturbi come ansia, PTSD, insonnia che hanno manifestato un miglioramento significativo nel corso dei tre mesi di follow-up, la depressione post Covid-19 è risultata molto più duratura nel tempo e in diretta correlazione con l’indice di infiammazione sistemica, che può rimanere elevato anche per mesi dopo la guarigione dall’infezione acuta. 

Al di là del Covid-19, nel panorama scientifico, diversi studiosi sostengono da tempo che infezioni come quelle da influenza o da polmonite virale possono precedere episodi di depressione maggiore.

Covid-19: le conseguenze su bambini e adolescenti

Un altro studio ancora si focalizza sulla condizione dei bambini e degli adolescenti,  valutando gli effetti a breve termine delle misure di distanziamento sociale previste per periodi relativamente limitati.

È stato evidenziato un peggioramento delle condizioni psicologiche, soprattutto fra gli adolescenti, con l’aumento di depressione e ansia. Assistiamo ad un cambiamento profondo delle nostre abitudini di vita, a nuove forme di convivenza e di lavoro che possono essere vissute con sentimento di rabbia, paura e frustrazione. 

Emozioni che, se non pensate, riconosciute e accompagnate, possono sfociare in un quadro sintomatologico problematico.

depressione post covid
freestocks.org - Pexels

La pandemia come fenomeno sociale: i risvolti psicologici

Per un lungo periodo di tempo, ognuno di noi è stato esposto ad un profondo disorientamento emozionale legato ai grandi cambiamenti che la pandemia ha comportato e, in una certa misura, ancora comporta. 

Parliamo di un disorientamento emozionale collettivo, che ha reso la pandemia un fenomeno da considerare non solo in un'ottica medica, bensì sociale.  Le difese adottate sono state:

  • il vaccino;
  • il distanziamento sociale;
  • il chiudersi in casa. 

La rappresentazione del rischio del contagio del virus ci ha reso tutti, potenzialmente “nemici” gli uni degli altri. Anche la campagna vaccinale ha portato con sé incertezza, paura, diffidenza, disordini nell’ambito pubblico e privato delle nostre case, conflitti, dissidenza. 

Ricercatori e virologi si sono susseguiti con opinioni discordanti e l’analisi dei dati epidemiologici è stata un appuntamento quotidiano, non sempre rassicurante. Ogni abitudine emozionale con cui connotiamo la realtà è stata messa in discussione, e sembra siano falliti controllo e programmazione. 

La realtà sociale è diventata nuova e potenzialmente pericolosa. Il lockdown ha significato l’interruzione delle nostre consuetudini, la costrizione alla vita domestica senza lo spazio del lavoro, della scuola, delle possibilità di incontro e di svago. 

La casa, nel periodo prima e dopo il lockdown, ha assunto un ruolo centrale nelle nostre vite: per alcuni è stata vissuta come luogo sicuro, per altri come una prigione. La casa può essere stata associata alla solitudine, a rapporti obbligati, ad una ripetitività annoiante, a reazioni claustrofobiche. 

Depressione e pandemia

Emozioni come rabbia, frustrazione e profonda tristezza, quando rimangono confinate nel nostro mondo interno, possono sfociare in disturbi della sfera psicologica. Si sono sviluppate infatti la depressione da covid e l’ansia da covid

Oggi viviamo una condizione diversa, di convivenza con il virus e riapertura delle attività, ma il disagio legato a questa esperienza continua a pervadere la società. Resta la paura di non riuscire a riorganizzare la propria vita, riconoscendo e integrando nella quotidianità i cambiamenti che la pandemia ha portato. C’è la paura del futuro, di ciò che seguirà a questo tempo:

  • Quanto ancora dovremo convivere con il virus?
  • Che ne sarà della crisi economica e dell’aumento della disoccupazione? 

Le nostre abitudini stanno cambiando e si scontrano con un contesto profondamente mutato, così siamo chiamati ad assumere modelli diversi di vita rispetto al passato. Un quadro connotato da incertezza in ogni ambito.

Inoltre, oggi si parla della “sindrome della capanna”, secondo cui alcune persone hanno continuato a vivere con timore l’uscire di casa dopo il lockdown. 

I segnali della depressione da Covid-19

Alcune persone hanno utilizzato il rallentamento indotto dalla pandemia per porre una riflessione sulla loro esistenza e tracciarne nuovi obiettivi e modalità, mentre altre sperimentano un vissuto luttuoso rispetto alla vita precedente alla pandemia e non riescono ad accettarne i cambiamenti e gli stravolgimenti. 

In questa condizione di emergenza protratta, è possibile sviluppare stanchezza, ansia, frustrazione, rabbia e depressione reattiva (quel tipo di depressione che insorge come risposta a una situazione specifica particolarmente stressante). 

Tale situazione, che riguarda la sfera fisica e psicologica, è stata definita dall’OMS pandemic fatigue o stress da pandemia, quale fenomeno individuale e collettivo

Possiamo ipotizzare che si stia sviluppando una forma specifica di depressione da Covid-19? Gli studi scientifici pongono l’attenzione sia sui fattori organici quali il legame con l’infezione da Covid-19, che sugli stressor di carattere sociale vissuti da tutti noi per oltre due anni. 

Le caratteristiche sintomatologiche del quadro depressivo sono diverse e si manifestano su molteplici piani: emozionale, fisico, comportamentale e cognitivo. I sintomi più comuni riguardano: 

  • un calo del tono dell’umore
  • una riduzione degli interessi e dell’impegno in attività piacevoli a causa dell'anedonia
  • cambiamenti nel contenuto del pensiero
  • astenia
  • alterazioni della cognizione
  • problematiche vegetative, come alterazioni del sonno e dell’appetito
  • disperazione e apatia per tutto il giorno
  • difficoltà dell’attenzione
  • pensieri negativi su di sé, sul proprio futuro e sul contesto sociale. 
depressione post ricovero covid
Mike Greer - Pexels

Depressione post covid: esiste davvero?

Dunque esiste davvero una specifica “depressione da Covid-19”? Si è sviluppata una forma specifica di depressione o si sono acuiti determinati sintomi? 

Un recente studio pubblicato su The Lancet Public Health ha dimostrato che il long Covid riguarda non solo la salute fisica ma anche quella mentale, con sintomi di depressione e disturbi del sonno che possono durare anche per 16 mesi dopo la diagnosi. 

Tale pubblicazione ha evidenziato sintomi di depressione, ansia, stress, disturbi del sonno su 247.249 persone (le quali avevano partecipato a sette studi in Danimarca, Estonia, Islanda, Norvegia, Svezia e Regno Unito) con o senza Covid-19 e seguite fino a 16 mesi. È emerso che:

  • il 20,2 % dei pazienti con Covid-19 manifestava sintomi di depressione, in confronto all’11,3 % delle persone che non avevano contratto il virus;
  • allo stesso modo, i pazienti con Covid-19 avevano una probabilità maggiore di sviluppare disturbi del sonno (29,4% contro il 18 % del gruppo senza Covid-19). 

Le persone più a rischio di disturbi mentali erano quelle che avevano avuto Covid-19 in forma grave ed erano state costrette a letto per sette giorni o più. Possiamo pensare che la maggiore incidenza di depressione post ricovero e ansia tra i pazienti con Covid-19 che hanno trascorso sette giorni o più a letto, potrebbe essere associata a molteplici fattori, quali:

  • lo stato di preoccupazione e angoscia costanti per la condizione di salute;
  • la persistenza di sintomi causati dal Covid-19 per un lungo periodo di tempo;
  • le limitazioni e cambiamenti nei rapporti sociali. 

Inoltre, gli studi riportati precedentemente, osservano che tra i pazienti con una manifestazione grave della sintomatologia da Covid-19, la risposta infiammatoria può contribuire allo stato depressivo e ad altre problematiche nella sfera emozionale.

Come affrontare la depressione successiva al Covid-19?

Cosa fare in caso di segnali di depressione o disturbi depressivi causati dal Covid-19? Abbiamo visto che alcuni studi dimostrano una relazione diretta tra lo stato infiammatorio indotto dal virus e la risposta depressiva. 

Tuttavia, sono molte anche le persone che manifestano disturbi depressivi anche non avendo contratto il Covid-19, in seguito alle difficoltà legate ai cambiamenti indotti dalla pandemia:

  • lo stato di incertezza che orbita attorno al presente e al futuro
  • l’angoscia e la paura
  • il senso di impotenza
  • il disorientamento. 

Ci sono, poi, persone con un disagio psicologico preesistente che hanno acuito la manifestazione della sintomatologia depressiva, con la contrazione del virus e le conseguenze sociali ed emozionali della pandemia. Se ci accorgiamo che qualcuno intorno a noi (o anche noi stessi) manifesta segnali di questo tipo, cerchiamo di ascoltare e non giudicare le nostre e altrui emozioni e comportamenti.                                                                                                                                      

È importante innanzi tutto riconoscere i sintomi che riguardano il quadro depressivo e non rimanere soli con i propri vissuti. In certi casi, per esempio, può essere utile fare un primo screening compilando un test sulla depressione insieme a un professionista della salute mentale.

La possibilità di trovare un rapporto in cui poter condividere le proprie emozioni può aiutare la persona ad ascoltarsi ed entrare in contatto con la propria interiorità. In questi casiiniziare un percorso terapeutico (in presenza o con uno psicologo online) è utile per dare senso a quelle emozioni, pensarle, cercando di contestualizzare quella sintomatologia nella rete di rapporti in cui la persona è immersa. 

È necessario comprendere come la persona interpreta e vive il cambiamento pandemico e usare questo come un pretesto per conoscere maggiormente se stessa, per poi guardare al futuro sviluppando risorse utili a rapportarsi con l’incertezza del cambiamento che stiamo vivendo.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.

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