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Queer: significato, storia e identità tra inclusione e psicologia

Queer: significato, storia e identità tra inclusione e psicologia
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
26.11.2025
Ultimo aggiornamento il
26.11.2025
Queer: significato, storia e identità tra inclusione e psicologia
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Quando parliamo di identità queer, ci riferiamo a tutte quelle persone che non si identificano come eterosessuali o che non si riconoscono nei ruoli di genere tradizionali. Negli ultimi anni, la rappresentazione delle persone queer è cresciuta, ma persistono stereotipi e discriminazioni. Informare ed educare su questi temi è fondamentale per ridurre la discriminazione e promuovere l’accettazione. In questo articolo analizzeremo il significato della parola queer, la sua storia e le sfide quotidiane delle persone queer, offrendo anche suggerimenti su come essere alleati efficaci.

Queer: significato attuale, definizione e differenze con LGBT e LGBTQIA+

Il termine queer ha una storia complessa. In origine, in inglese arcaico, significava “strano” o “eccentrico” e veniva usato in modo dispregiativo per insultare le persone omosessuali o chi non si conformava all’eteronormatività. Oggi, però, queer è diventato un termine ombrello, capace di includere tutte le persone che non si riconoscono nei ruoli di genere tradizionali o nell’eterosessualità.

Rispetto a termini come “LGBT” (lesbiche, gay, bisessuali, transgender), queer ha un significato più ampio e inclusivo. Con il tempo, la sigla si è ampliata in “LGBTQIA+”, includendo anche persone queer, intersessuali, asessuali e altre identità non eteronormative. Definirsi queer può significare rifiutare le etichette imposte dalla società e rivendicare la propria unicità, senza sentirsi obbligati a rientrare in una categoria specifica. Tuttavia, alcune persone preferiscono etichette più precise come gay o transgender: la scelta è personale e va sempre rispettata.

In sintesi, il termine queer non riguarda solo l’orientamento sessuale, ma anche l’identità di genere e l’espressione di sé. È uno strumento utile per favorire un dialogo più inclusivo e rispettoso delle differenze.

Origine, evoluzione e riappropriazione del termine

Il termine queer deriva dall’inglese arcaico e, per molto tempo, è stato usato come insulto nei confronti di chi non si conformava all’eteronormatività. Nei primi del Novecento, era un termine fortemente dispregiativo. A partire dagli anni ’80, però, la comunità LGBTQIA+ ha iniziato a riappropriarsi di questa parola, trasformandola in un simbolo di orgoglio e resistenza. Slogan come “Siamo qui, siamo queer, abituatevi” hanno segnato questa rivoluzione semantica.

La riappropriazione del termine queer ha permesso di ribaltare il significato originario, trasformando un insulto in uno strumento di liberazione e inclusione. Oggi, queer è un termine ombrello che accoglie tutte le identità non conformi all’eteronormatività e rappresenta un invito a mettere in discussione le norme sociali, promuovendo una società più inclusiva.

Foto di FransA – Pexels

Identità incluse sotto il termine queer e criteri di auto-definizione

La queerness è un concetto ampio e fluido, che include tutte le persone che si sentono fuori dagli schemi imposti dall’eteronormatività e dal binarismo di genere. Non si limita all’orientamento sessuale, ma comprende anche l’identità di genere, le relazioni e l’espressione di sé. Alcune identità che possono rientrare sotto il termine queer sono:

  • Persone gay, lesbiche, bisessuali, pansessuali, asessuali
  • Persone transgender, non-binarie, genderqueer, agender. Le identità non binarie stanno ricevendo crescente riconoscimento nei contesti psicologici e sanitari. Con l’introduzione dell’ICD-11 (2022), la transidentità non è più classificata come disturbo mentale. Alcuni Paesi europei hanno introdotto il genere ‘X’ nei documenti ufficiali, ma in Italia non è ancora previsto
  • Persone intersex alcune delle quali possono non riconoscersi nel binarismo di genere
  • Persone che praticano relazioni non monogame etiche (poliamore, anarchia relazionale)
  • Persone che rifiutano le etichette e vivono la propria sessualità e identità in modo fluido

Il criterio fondamentale per definirsi queer è l’auto-definizione: se senti che questo termine ti rappresenta, è tuo. Non sono necessari certificati o prove. La queerness è uno spazio di libertà, dove puoi esplorare chi sei senza paura di essere giudicatə. È normale avere dubbi o sentirsi confusə; ogni percorso è unico e valido. Se senti il bisogno di confronto o supporto, esistono professionistə e realtà pronte ad accoglierti.

Riconoscersi come queer può essere un viaggio complesso, fatto di sfide e scoperte. Abbracciare la propria identità può essere liberatorio, ma la società non sempre è pronta ad accogliere questa verità: le persone queer, soprattutto chi ha un’identità di genere non binaria, possono essere esposte a microaggressioni e stress da minoranza (Meyer, 2003). Tuttavia, il riconoscimento della propria queerness può aprire le porte a una comunità accogliente e a nuove risorse. Un esempio concreto è la storia di Alex, 25 anni, che ha trovato sostegno in gruppi online di attivismo queer dopo aver subito bullismo a scuola: “Pensavo di essere solə, ma poi ho scoperto che c’era un mondo che mi aspettava, dove non dovevo spiegarmi o giustificarmi”. Come Alex, molte persone queer riscoprono la propria voce, imparano a chiedere aiuto e a costruire reti solidali. Se ti riconosci in queste parole, ricorda che non sei solə e che il tuo vissuto è valido.

Nonostante i progressi culturali, il termine "queer" a volte può essere percepito come offensivo soprattutto da persone che lo ricordano nel suo uso storico dispregiativo. Alcuni individui e gruppi lo impiegano per etichettare e marginalizzare chi non si conforma alle norme di genere e orientamento sessuale. Pregiudizi comuni includono l’idea che le persone queer siano "confuse" o "contro natura". Tuttavia, strategie di salute pubblica che promuovono atteggiamenti più inclusivi possono migliorare la salute mentale delle persone queer (Synnes & Malterud, 2019). La comunità queer ha sviluppato strategie resilienti, come la riappropriazione del termine, la visibilità consapevole e il mutuo supporto tramite gruppi di ascolto e spazi sicuri online. Se affronti ostilità o discriminazione, ricorda che esistono reti di sostegno pronte ad accoglierti.

Storia, attivismo e cambiamenti dagli anni ’90

Dagli anni ’90, il termine “queer” ha subito una trasformazione significativa. Da insulto, è diventato un’etichetta di orgoglio e resistenza grazie all’attivismo della comunità LGBTQIA+. Gruppi come “Queer Nation” negli Stati Uniti hanno promosso la riappropriazione del termine, svuotandolo del suo potere offensivo. L’attivismo ha avuto un ruolo cruciale nel ridefinire il significato di “queer”, rendendo visibili le storie e le sfide delle persone queer attraverso manifestazioni, arte, letteratura e dibattiti pubblici.

Oggi, “queer” è utilizzato da molte persone come identità fluida e aperta, che rifiuta le categorizzazioni rigide. Tuttavia, il percorso verso l’accettazione è ancora in corso: il termine può ancora essere usato in modo offensivo, ma la rete di supporto e l’attivismo continuano a rafforzare la comunità, promuovendo rispetto e comprensione.

Foto di Michał Franczak – Unsplash

Teoria queer: nascita, esponenti e concetti chiave

La teoria queer nasce tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, principalmente negli Stati Uniti, come risposta critica alle teorie femministe, psicoanalitiche e antropologiche che avevano affrontato le questioni di genere e sessualità fino a quel momento. Tra i principali esponenti troviamo Judith Butler e Eve Kosofsky Sedgwick. Butler ha rivoluzionato il modo di concepire il genere, sostenendo che “il genere è una performance, un atto ripetuto che costruisce l’identità di genere”. Sedgwick ha approfondito il concetto di omosocialità e l’influenza delle norme eterosessuali sulle relazioni tra individui dello stesso sesso.

I concetti fondamentali della teoria queer sono:

  • Critica all’eteronormatività, ovvero l’assunzione che l’eterosessualità sia la norma
  • Decostruzione delle categorie di genere e sessualità, considerate prodotti culturali
  • Analisi delle dinamiche di potere che regolano le identità sessuali e di genere
  • Valorizzazione della fluidità e della diversità come elementi centrali dell’identità

La teoria queer sfida i sistemi di pensiero che cercano di incasellare le persone in categorie fisse e predefinite, promuovendo un approccio più libero, critico e inclusivo.

Critica all’essenzialismo, eteronormatività e promozione dell’inclusività

La teoria queer si oppone all’essenzialismo (l’idea che genere e sessualità siano innate e immutabili) e all’eteronormatività (l’assunzione che l’eterosessualità sia la norma). Sostiene che le identità di genere e le sessualità sono costruzioni sociali e culturali. Questo approccio promuove l’inclusività, valorizzando le differenze e la diversità. Riconoscere la propria identità in un ambiente che valorizza la diversità può favorire un senso di appartenenza e benessere psicologico. Tuttavia, la sfida verso una società realmente inclusiva è ancora aperta.

Foto di Raphael Renter – Unsplash

Queer e attivismo politico: differenze interne e ruolo sociale

Il movimento queer è composto da una pluralità di voci, esperienze e prospettive. L’attivismo si esprime in molte forme: proteste, campagne di sensibilizzazione, formazione, spazi di ascolto e supporto. La teoria queer stessa nasce dalla necessità di mettere in discussione categorie rigide e oppressioni sistemiche. All’interno della comunità queer esistono anche disparità legate a razza, classe, abilismo e provenienza geografica. Per questo motivo, molti attivisti adottano un approccio intersezionale, riconoscendo che le identità sono complesse e che i diversi sistemi di oppressione si intersecano. L’obiettivo è costruire una società più giusta e inclusiva per tutti.

Queer in Italia: diffusione, percezione sociale e media

In Italia, il termine queer è meno diffuso rispetto ai paesi anglosassoni, ma sta guadagnando spazio grazie all’attivismo, alla produzione accademica e alla rappresentazione nei media. La percezione sociale del termine è ancora ambivalente: per alcuni è un’etichetta utile per descrivere la complessità delle identità sessuali e di genere, per altri è troppo vaga o addirittura problematica. I media italiani hanno contribuito a diffondere il termine queer attraverso programmi televisivi, festival e pubblicazioni. Un esempio significativo è il festival “Gender Bender” di Bologna, che dal 2003 offre uno spazio di visibilità e confronto per artisti, attivisti e studiosi queer. Anche riviste come “La Falla” hanno dato voce a una generazione di persone queer italiane desiderose di raccontarsi fuori dagli stereotipi.

Eventi, manifestazioni e cultura queer italiana

La cultura queer in Italia si esprime attraverso una varietà di eventi e manifestazioni che celebrano la diversità e l’inclusività. Alcuni degli eventi più significativi includono:

  • Gender Bender: festival internazionale a Bologna dal 2003, focalizzato su arti, cinema e cultura queer
  • Mix Festival: rassegna di cinema LGBTQIA+ a Milano
  • TGLFF - Torino Gay & Lesbian Film Festival: festival di cinema queer a Torino dal 1986
  • Il Roma Pride negli ultimi anni ha registrato una partecipazione tra le più alte d’Europa, con circa un milione di persone nel 2023

Questi eventi rappresentano occasioni di festa, riflessione e confronto, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza e la visibilità delle persone queer in Italia.

Foto di Aiden Craver – Unsplash

Diritti, tutele legali e riconoscimento delle famiglie queer in Italia

Il quadro legale italiano riconosce alcuni diritti alle persone queer, ma presenta ancora molte lacune. Le unioni civili tutelano le coppie dello stesso sesso, ma non garantiscono gli stessi diritti del matrimonio. Non esiste una normativa completa contro la discriminazione basata su orientamento sessuale e identità di genere. Il riconoscimento delle famiglie queer è ancora una questione aperta: l’Italia non prevede il matrimonio egualitario e non riconosce le adozioni piene per le coppie omogenitoriali. Tuttavia, tra il 2022 e il 2024 diversi tribunali hanno riconosciuto la genitorialità in casi specifici tramite sentenze, soprattutto per la stepchild adoption. Manca però una legge nazionale unitaria. Le principali sfide riguardano l’ottenimento di una piena uguaglianza nei diritti civili e la protezione dalle discriminazioni. La società italiana sta mostrando una crescente sensibilità verso queste tematiche, ma il cammino verso una reale inclusione è ancora lungo e richiede un impegno costante.

Supporto emotivo, psicologico e valorizzazione delle differenze

Le ricerche mostrano che le maggiori vulnerabilità psicologiche non derivano dall’identità queer in sé, ma dall’impatto dello stigma e delle discriminazioni (Meyer, 2003; Hatzenbuehler, 2011). Servizi come il Gay Help Line (800 713 713) e la piattaforma Gay Center offrono ascolto, assistenza e consulenze gratuite, rappresentando punti di riferimento sicuri e accoglienti. Cercare supporto non è un segno di debolezza, ma un passo coraggioso verso il benessere. La valorizzazione delle differenze è cruciale: ogni individuo ha diritto di esprimere liberamente la propria identità in un ambiente rispettoso e inclusivo. L’obiettivo è costruire una società dove le diversità siano riconosciute come una ricchezza.

Il termine queer è al centro di un vivace dibattito contemporaneo, che riflette le diversità generazionali e l’evoluzione del linguaggio inclusivo. Alcune generazioni adottano con orgoglio il termine, altre lo percepiscono come problematico o legato a un passato di discriminazione. In alcuni contesti, come quello norvegese, le narrazioni queer contemporanee riflettono un significato legato all'orientamento sessuale che si espande oltre i classici copioni dominati da tragedia e tristezza, progresso personale o assenza di tensione particolare (Synnes & Malterud, 2019). La sfida principale è costruire un lessico che rispetti tutte le identità, promuovendo rispetto e comprensione. Il linguaggio inclusivo è uno strumento potente per abbattere barriere e favorire l’integrazione, ma richiede ascolto e aggiornamento costanti. Il dialogo aperto e l’educazione sono fondamentali per superare i pregiudizi e valorizzare la ricchezza della diversità umana.

Un invito a esplorare se stessiAiden Craver

Il percorso di auto-definizione e accettazione può essere complesso, specialmente in una società ancora permeata da stereotipi e pregiudizi. Tuttavia, riconoscere la propria unicità e accoglierla come una risorsa può essere un atto di grande valore. Porsi domande come “Chi sono io oltre le etichette?” o “Cosa mi rende felice e realizzato?” può aprire la strada a una maggiore consapevolezza e serenità. Ricorda che non sei solə: esistono comunità, risorse e professionisti pronti a sostenerti in questo viaggio. L’importante è non smettere mai di cercare, esplorare e abbracciare la propria autenticità. Il primo passo potrebbe essere un atto di autoesplorazione. Il secondo potrebbe essere cercare un professionista in grado di aiutarti. Unobravo potrebbe essere il posto giusto per te.

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