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Tradimento: perchè è così doloroso?

Tradimento: perchè è così doloroso?
Tradimento: perchè è così doloroso?logo-unobravo
Alessandra Bandino
Alessandra Bandino
Redazione
Psicologa ad orientamento Psicodinamico Integrato
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il



Ognuno di noi, in diverse fasi della vita, ha vissuto almeno un'esperienza del tradimento, da parte di un familiare, di un amico o di un gruppo sociale, oppure da un partner. Ma perché il tradimento ci arreca così tanta sofferenza?

La perdita di fiducia

La rottura di un legame significativo comporta quasi sempre conseguenze dolorose ma, quando avvengono a seguito di un tradimento, la sofferenza sembra essere più intensa, perché comporta altre tipologie di “rotture”.

Il tradimento nasce da una condivisione e da una appartenenza: è un atto di relazione in cui vengono a perdersi fiducia, sicurezza, aspettative e senso di appartenenza perché viene violata la sacralità del “noi” e la reciproca vicinanza, come ad esempio la condivisione di un segreto o di un ideale.


Il rifiuto e l’esclusione

Con un tradimento, la fiducia che abbiamo riposto in altri viene meno e questo scatena numerose emozioni e la nettissima sensazione di rifiuto ed esclusione.

Esclusione e alienazione da un rapporto, da una progettazione futura e, probabilmente, dall’idea di sé che ci si costruisce anche in base alle relazioni con gli altri. Ciò comporta notevoli conseguenze e si lega a vari effetti negativi sia sul piano della salute fisica, che su quello dell’autoregolazione e del benessere mentale.

Il tradimento è anche un dolore fisico!

Fra malessere fisico e psichico vi è una correlazione stretta e ormai provata. Da circa quindici anni gli studi neuroscientifici hanno evidenziato come i due tipi di dolore abbiano stessa base neurale; in particolare il gene OPRM1 è coinvolto in entrambe le esperienze.

Sappiamo che il malessere che si prova in seguito a un tradimento attiva le aree del cervello legate allo stress, ma studi recenti hanno dimostrato che ne attiva anche alcune associate al dolore fisico. Nello specifico la porzione posteriore dell’insula.


Conseguenze psicologiche dell’esclusione

A livello psicologico il tradimento va a colpire il nostro bisogno di appartenenza, che è umano e fondamentale e che se manca produce vari e numerosi effetti negativi, andando a ledere l’autorealizzazione completa dell’individuo. 

Il vissuto di esclusione, quando portato all’eccesso, ha un potere devastante nelle vite di chi lo patisce. In questi casi chiedersi come ci vedono gli altri diventa la prima preoccupazione rispetto a tutto il resto e questo avviene a discapito dell’espressione autentica di sé stessi.

Ogni cosa viene passata al vaglio del giudizio altrui, che potrebbe perfino essere interpretato, alle volte con pregiudizio, come negativo e denigratorio.

Effetti devastanti

Il dolore e la frustrazione che derivano dal tradimento sono intensissimi, al punto da sconvolgere burrascosamente l’equilibrio emotivo e da interferire significativamente anche con la vita sociale e lavorativa.

Anche le abilità cognitive e le prestazioni intellettuali ne risentono, specialmente quelle che richiedono attenzione e controllo cosciente. L’esclusione e il rifiuto possono anche influire sul comportamento emotivo e sui livelli di aggressività dell’individuo.

Eric Muhr - Unsplash

Una voragine di insicurezza

Nelle amicizie, con i fidanzati, a lavoro: l’esclusione scatena la sensazione di non andare bene, di non essere visti abbastanza. Nella coppia si può arrivare anche a provare senso di colpa verso il partner, incolpandosi di avere responsabilità per il tradimento e per quello che è il ruolo dell’amante. Le crisi di esclusione e il conseguente senso di smarrimento e di perdita di identità, avvengono spessissimo proprio in coincidenza di un tradimento che rompe i rapporti “speciali”. Metaforicamente, è come se si aprissero voragini di insicurezza.


Ciechi di fronte a noi stessi

Quando ci sentiamo rifiutati e siamo vittime di rifiuto relazionale e sociale, guardare dentro di noi e riflettere su noi stessi (cioè avere autocoscienza) diventa qualcosa di estremamente spiacevole che preferiamo evitare. Senza queste riflessioni però la capacità di regolare e adattare il nostro comportamento diventa più difficile e, in alcuni casi, impossibile.

Cogliere i segnali ci salva

Proprio come il dolore fisico, anche quello relazionale diventa un mezzo essenziale per cogliere i segnali che ci stiamo inviando. Segnali che evidenziano la presenza di un danno, e a cui dobbiamo dare ascolto come se fosse un sistema di allarme.

La riscoperta di sé

Fare attenzione a questi segni a volte può non essere sufficiente. La psicoterapia può facilitare la ripresa di un percorso di introspezione e riscoperta personale e avviare un processo di autocoscienza, per riflettere sulle nostre esperienze e sui nostri atteggiamenti, riappropriarci della capacità di autoregolare i comportamenti e poter creare delle opportunità per instaurare nuove relazioni.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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