I dati recenti sui disturbi del comportamento alimentare (DCA) e sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) non sono incoraggianti: secondo quanto riportato dal Ministero della Salute in Italia, nel periodo compreso tra il 2019 e il 2023, a più di 3 milioni di individui nel paese sono stati diagnosticati difficoltà o disagi che rientrano in quest’ambito.
Un aspetto da tenere in considerazione è il crescente numero di casi nella popolazione, un tempo associato ad adolescenti e giovani adulti/e tra i 14 e i 25 anni. Tuttavia, negli ultimi anni, in particolare successivamente alla pandemia, si è osservato un cambiamento in questo trend, coinvolgendo anche preadolescenti e adulti di età compresa tra i 30 e i 39 anni.
L’incidenza in aumento rende sempre più evidente che tali disturbi non hanno semplicemente una connotazione intrapsichica, ma sono anche riflesso di fattori relazionali e sociali. Questi disagi sono indice di problemi specifici presenti nella nostra cultura ed evidenziano questioni e conflitti diffusi nella società occidentale, che in alcune persone si manifestano sotto forma di psicopatologia.
Per far fronte a questo fenomeno in crescita, dal 2022 Unobravo collabora con Animenta, associazione di promozione sociale impegnata quotidianamente nel prendersi cura di chi soffre di DCA e DNA e delle loro famiglie. Dall’inizio del programma sono stati supportati più di cento pazienti e, ogni giorno, nuove persone decidono di intervenire tempestivamente intraprendendo questo percorso multidisciplinare.
Ci ha raccontato il progetto la psicologa e psicoterapeuta Carina Susana Hernandez, membro dell’equipe di professionisti Unobravo che ha messo le proprie competenze cliniche al servizio delle persone che si rivolgono ad Animenta in cerca di aiuto.
In cosa consiste il progetto?
La partnership tra Unobravo e l'associazione Animenta si è creata proprio per rafforzare la rete di professionisti del benessere psicologico e della nutrizione.
La dottoressa Hernandez ci spiega infatti che la mission di Animenta è “offrire sostegno alle persone con DCA e DNA e alle loro famiglie. Animenta ha una visione psico-socio-educativa dell’intervento, che viene declinato con laboratori speciali a tema cucina-nutrimento, ma anche di integrazione e sostegno grazie a una equipe formata da figure professionali che lavorano insieme per offrire un servizio a 360 gradi. A noi psicologi e psicoterapeuti Unobravo tocca la fondamentale parte del sostegno psicologico e del trattamento terapeutico”.
La collaborazione tra Animenta e Unobravo ha dato quindi vita a un'iniziativa volta a fornire un servizio dedicato alle persone affette da Disturbi del Comportamento Alimentare e anche ai loro familiari, offrendo supporto psicologico accessibile da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
“Nelle loro molteplici manifestazioni, DNA e DCA condividono il fatto di essere strategie disadattive che le persone adottano inconsapevolmente per affrontare emozioni e conflitti interni e relazionali”, ci racconta Hernandez. “Un trattamento terapeutico con uno psicologo o uno psicoterapeuta è indispensabile per comprendere il significato sotteso ai sintomi e per sviluppare nuove strategie di gestione delle emozioni”.
Tuttavia, a seconda della gravità della situazione, può essere necessario integrare il trattamento in un piano terapeutico multidisciplinare, che potrebbe includere la consulenza di un nutrizionista, il supporto di uno psichiatra, lo svolgimento di workshop e laboratori esperienziali.
Efficacia dei percorsi integrati e multidisciplinari nel trattamento dei DCA
In base alla sua esperienza, per la dottoressa Hernandez “risultano efficaci percorsi di sostegno psicologico e psicoeducativo focalizzati sulla relazione tra disagio mentale, immagine del corpo e accettazione sociale. Bisogna partire dal significato che per il paziente assume la parola ‘cibo’ e dal concetto simbolico di nutrimento alla vita nella triade: mente-corpo-emozioni”.
Data la complessità e la gravità di queste psicopatologie, che in alcuni casi possono portare alla morte, ritiene che siano “particolarmente funzionali percorsi integrati tra orientamento psicodinamico, interventi cognitivo-comportamentali e mindfulness. In particolare, quest’ultima è una buona strategia per la gestione dell'ansia e compulsività. Nella fase iniziale di ogni percorso teraputico è molto importante l'ascolto attivo ‘non critico’ e un interesse sincero per comprendere la natura del dolore psicosomatico, due aspetti fondamentali per costruire un rapporto di fiducia tra terapeuta e paziente.
Lungo il percorso ogni paziente - in base alle sue caratteristiche e alle risorse della propria rete - potrà interfacciarsi con altre figure professionali (psichiatra, nutrizionisti, personal trainer). Per ciascun paziente bisogna prevedere un trattamento ad hoc, sartoriale, come fosse un vestito su misura”.
Un gioco di squadra: il ruolo della famiglia e degli amici
Il tema del controllo e quello della corporeità sono spesso i nuclei in cui si sviluppa la sofferenza dando vita a una battaglia psicofisica in cui il corpo diventa l'arena di conflitti interiori. Durante l'adolescenza, spesso caratterizzata da eccessi, tumulto emotivo e cambiamenti fisici destabilizzanti, questi disturbi possono essere amplificati.
Nelle famiglie con un membro affetto da un DCA, le conversazioni spesso ruotano attorno al tema del potere, con una costante battaglia per definire i rapporti, dove l'argomento effettivo è meno importante rispetto alla lotta.
“La famiglia e gli amici possono essere essenziali come rete di sostegno positivo o, a volte, proprio il contrario: un elemento negativo fondamentale e da affrontare fino a ristabilire l'equilibrio emotivo funzionale per il paziente” sostiene Hernandez.
Con le sue competenze, lo psicologo gioca un ruolo chiave non soltanto per la persona affetta da DCA o DNA, ma anche per la sua famiglia, che soffre insieme a lei. Per questo motivo, il servizio offerto da Animenta e Unobravo si estende anche a familiari, parenti e amici che si trovano a fianco di una persona affetta da DCA. La famiglia, nonostante possa non avere alcuna responsabilità, gioca un ruolo cruciale nel percorso terapeutico, pertanto è essenziale fornire anche ai suoi membri il supporto necessario.
Hernandez afferma infatti che “la chiave del nostro lavoro è portare il paziente verso la consapevolezza del proprio sé, accettandosi e accettando gli altri componenti del gruppo famiglia. L’intervento dello psicologo mira a orientare e rendere possibile il pensare e stabilire nuovi modi di stare in relazione con sé e l’altro”.
Nutrirsi rappresenta, per tutti gli esseri viventi, sia un elemento di equilibrio fisiologico che di gratificazione. Tuttavia, per gli esseri umani, il cibo ha anche un significato più profondo: è un veicolo di relazioni che inizia con il nutrimento nel grembo materno e si sviluppa nell'età adulta attraverso la condivisione conviviale, unendo i bisogni fisiologici a quelli sociali.
A questo punto, il cibo diventa parte della cultura, della tradizione, della storia personale e delle storie di una comunità. Poiché prendersi cura di sé stessi e sviluppare consapevolezza sono due aspetti fondamentali del benessere psicologico, nutrire quest’ultimo significa essere consapevoli di cosa e come mangiamo, comprendere gli effetti che il cibo ha sul nostro corpo e sulla nostra mente e riconoscere l'influenza delle nostre emozioni sulle scelte che facciamo, anche quelle alimentari.
Un percorso per prendersi cura di sé
È proprio per imparare a nutrire il proprio benessere psicologico che “Animenta e Unobravo hanno scelto insieme di costruire una rete di sicurezza che sostenga chi ha bisogno di rinascere e di ripartire” afferma Aurora Caporossi, Founder e Presidentessa di Animenta.
In un contesto in cui i centri di assistenza sul territorio non godono di risorse sufficienti a supportare una domanda di aiuto sempre crescente, l'iniziativa di Unobravo e Animenta continua a essere un vero e proprio "salvagente" per coloro che hanno scelto di iniziare nell'immediato un percorso di terapia psicologica.
Infatti, come ha ribadito la dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e Direttore Clinico di Unobravo, "rivolgersi a un professionista esperto può fare la differenza per la propria salute fisica e psicologica. E questo è esattamente quello che vogliamo fare, grazie alla professionalità e competenza del pool di esperti messi a disposizione da Unobravo”.
Le principali tipologie di disturbi del comportamento alimentare
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) comprendono diverse condizioni, ciascuna con caratteristiche specifiche. Secondo il DSM-5, i principali DCA sono:
- Anoressia nervosa: caratterizzata da una restrizione dell’assunzione di cibo che porta a un peso corporeo significativamente basso rispetto all’età e all’altezza. Le persone con anoressia possono avere una intensa paura di ingrassare e una percezione distorta del proprio corpo. Spesso si accompagnano a rituali alimentari rigidi e a un’eccessiva attività fisica.
- Bulimia nervosa: si manifesta con episodi ricorrenti di abbuffate seguiti da comportamenti compensatori inappropriati, come vomito autoindotto, uso eccessivo di lassativi o digiuno. Chi soffre di bulimia può vivere un forte senso di perdita di controllo durante le abbuffate e spesso provare vergogna o senso di colpa successivamente.
- Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder): caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate senza l’adozione regolare di comportamenti compensatori. Le abbuffate sono spesso associate a disagio emotivo, senso di colpa e insoddisfazione verso se stessi.
- Altri disturbi specifici: esistono anche forme atipiche o parziali, come l’ARFID (disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo), che coinvolgono restrizioni alimentari non legate a preoccupazioni per il peso o la forma del corpo, ma a fattori sensoriali o esperienze negative legate al cibo.
Ogni disturbo presenta sintomi e criteri diagnostici specifici, ma tutti condividono un impatto significativo sulla salute fisica e psicologica della persona.
Dati epidemiologici e trend attuali dei DCA
Negli ultimi anni, i disturbi del comportamento alimentare (DCA) hanno registrato un aumento significativo, coinvolgendo fasce d’età sempre più ampie. Secondo il Ministero della Salute, in Italia si stima che oltre 3 milioni di persone abbiano ricevuto una diagnosi di DCA tra il 2019 e il 2023, con una crescita marcata soprattutto tra preadolescenti e adulti tra i 30 e i 39 anni. Storicamente, i DCA colpiscono prevalentemente ragazze e ragazzi tra i 14 e i 25 anni, ma il trend sta cambiando, con un incremento dei casi già a partire dagli 11-12 anni e una maggiore attenzione ai segnali precoci anche nei preadolescenti. Inoltre, la fascia di età 30-39 anni è sempre più coinvolta, spesso con forme meno evidenti ma altrettanto impattanti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i DCA rappresentano una delle principali cause di disabilità tra gli adolescenti nei paesi occidentali (OMS, 2022). La pandemia di COVID-19 ha contribuito non solo a un incremento dei casi, ma anche a un aumento della gravità dei sintomi e del tasso di ospedalizzazione tra chi soffre di DCA (Scattoni, 2024) (Fonte: https://www.salute.gov.it/new/sites/default/files/2025-10/Progetto%20CCM%20Monitoraggio%20epidemiologico%20DNA%20x%20intercettazione%20e%20presa%20in%20carico%20precoci.pdf), probabilmente a causa dell’isolamento sociale, dell’aumento dello stress e della difficoltà di accesso ai servizi di supporto. Questi dati sottolineano l’importanza di riconoscere tempestivamente i segnali di disagio e di promuovere una cultura della prevenzione e dell’intervento precoce.
Cause multifattoriali dei disturbi del comportamento alimentare
I disturbi del comportamento alimentare possono essere il risultato di una complessa interazione tra diversi fattori. Comprendere queste cause può aiutare a ridurre il senso di colpa e a promuovere un approccio più empatico e costruttivo.
- Fattori biologici: alcune persone possono avere una predisposizione genetica che aumenta il rischio di sviluppare un DCA. Alterazioni nei neurotrasmettitori, come la serotonina, possono influenzare il rapporto con il cibo e la regolazione delle emozioni.
- Fattori psicologici: bassa autostima, perfezionismo, difficoltà nella gestione delle emozioni e traumi pregressi sono spesso presenti nelle storie di chi soffre di DCA. Il cibo può diventare uno strumento per esercitare controllo o per gestire il dolore emotivo.
- Fattori socioculturali: la pressione sociale verso un ideale di magrezza, la diffusione di immagini irrealistiche sui social media e la stigmatizzazione del corpo possono contribuire allo sviluppo di un rapporto problematico con il cibo e con il proprio corpo.
Questi fattori non agiscono mai isolatamente, ma si influenzano a vicenda, rendendo ogni percorso di cura unico e personalizzato.
Conseguenze fisiche e psicologiche dei disturbi del comportamento alimentare
I disturbi del comportamento alimentare possono avere conseguenze gravi sia sul piano fisico che psicologico. Riconoscere questi effetti è fondamentale per comprendere la serietà della situazione e l’urgenza di un intervento. Tra le conseguenze fisiche, oltre a perdita di peso eccessiva, squilibri elettrolitici, alterazioni del ciclo mestruale, osteoporosi, danni a organi vitali come cuore e reni, problemi gastrointestinali e, nei casi più gravi, rischio di morte, è importante sottolineare che i disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia, rappresentano la principale causa di morte per malattia mentale nei paesi occidentali, con decessi dovuti principalmente a suicidio o arresto cardiaco ("Anoressia e bulimia...", n.d.) (Fonte: https://www.epicentro.iss.it/anoressia/). Ad esempio, l’anoressia nervosa è tra le patologie psichiatriche con il più alto tasso di mortalità (Ministero della Salute, 2023). Studi recenti hanno inoltre rilevato che nella popolazione con anoressia nervosa e indice di massa corporea (IMC) inferiore a 13, il 44% presentava ipoglicemia, il 76% aveva esami di funzionalità epatica alterati, l’1% mostrava anormale densità ossea, il 45% sviluppava ipofosfatemia durante il refeeding e il 92% presentava ipotermia (Ruocco et al., 2020) (Fonte: https://piattaformadisturbialimentari.iss.it/documents/20121/42517/INTERVENTI_ACCOGLIENZA_IL_TRIAGE_LA_VALUTAZIONE_E_TRATTAMENTO-PERCORSO_LILLA_IN_PS-1.pdf/b5627546-7584-2d46-9f10-1724cfb57b86). Per quanto riguarda le conseguenze psicologiche, si riscontrano ansia, depressione, isolamento sociale, difficoltà nelle relazioni, perdita di interesse per le attività quotidiane e pensieri ossessivi legati al cibo e al corpo. Spesso, chi soffre di DCA sperimenta un profondo senso di vergogna e colpa, che può ostacolare la richiesta di aiuto. Queste conseguenze possono manifestarsi in modo diverso da persona a persona, ma in ogni caso compromettono la qualità della vita e il benessere generale.
Segnali di allarme e strategie pratiche per affrontare i disturbi del comportamento alimentare
Riconoscere i segnali di allarme dei disturbi del comportamento alimentare può essere il primo passo per intervenire tempestivamente. Alcuni segnali a cui prestare attenzione sono:
- Cambiamenti improvvisi nelle abitudini alimentari: restrizione, eliminazione di interi gruppi alimentari, abbuffate o comportamenti compensatori come il vomito autoindotto.
- Preoccupazione eccessiva per il peso e la forma del corpo: controllo ossessivo del peso, specchiarsi frequentemente, commenti negativi su di sé.
- Isolamento sociale: evitare pasti in compagnia, riduzione delle attività sociali, ritiro dalle relazioni.
- Segni fisici: perdita o aumento rapido di peso, stanchezza cronica, alterazioni della pelle e dei capelli, problemi gastrointestinali.
Se si sospetta la presenza di un DCA, può essere importante:
- Parlare con empatia: evitare giudizi e mostrare ascolto attivo, offrendo sostegno senza forzare la persona a cambiare.
- Cercare aiuto professionale: rivolgersi a uno psicologo, un nutrizionista o un medico esperto in DCA può fare la differenza nel percorso di recupero.
- Coinvolgere la rete di supporto: familiari e amici possono essere una risorsa preziosa, ma è fondamentale che ricevano a loro volta informazioni e supporto adeguati.
Affrontare un disturbo del comportamento alimentare (DCA) può richiedere tempo, pazienza e un approccio multidisciplinare. È importante ricordare che la prognosi dei DCA è fortemente influenzata dalla precocità dell’intervento e dalla continuità delle cure (Scattoni, 2024) (Fonte: https://www.salute.gov.it/new/sites/default/files/2025-10/Progetto%20CCM%20Monitoraggio%20epidemiologico%20DNA%20x%20intercettazione%20e%20presa%20in%20carico%20precoci.pdf). Inoltre, il trattamento risulta generalmente più efficace quanto più giovane è la persona al momento dell’inizio della terapia ("Epidemiologia", n.d.) (Fonte: https://www.epicentro.iss.it/anoressia/epidemiologia). Ogni piccolo passo verso la consapevolezza e la richiesta di aiuto può rappresentare già un traguardo importante.









