Crescita personale
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Vivere nel passato

Vivere nel passato
Vivere nel passatologo-unobravo
Rosalia Quagliariello
Rosalia Quagliariello
Redazione
Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il



A volte ripensare con nostalgia ai tempi che non appartengono più alla vita attuale può essere un dolce rifugio, un tuffo in un mondo nostalgico che conosciamo bene e che ci ha segnato nel profondo. Ma vivere ancorati al passato è un modo per perdere di vista il presente.

Il passato racchiude tutte quelle esperienze che ci hanno portato fino al nostro “qui e ora” attraverso un processo ben delineato. È un baule pieno di ricordi felici e tristi, di decisioni sbagliate e fortunate, di sorprese ed eventi, di persone che hanno preso parte e poi sono uscite dalla nostra vita.


Cosa significa vivere nel passato

Quando ci rifugiamo in un tempo lontano, il passato torna come un’ossessione, influenzando comportamenti, pensieri, emozioni e scelte. È un fantasma che distoglie l’attenzione e l’energia che potremmo impiegare nella quotidianità e, silenziosamente, imbriglia lega e incatena.

“Vivere nel passato è scegliere di morire nel presente e negarsi la possibilità di poter godere di un futuro migliore.” Anonimo

“Viaggiare” tante volte al giorno in un tempo e in uno spazio che non esistono più, è tempo perso, sono occasioni sprecate e possibilità ignorate nel qui e ora. Così facendo si è assenti, distratti, con la testa in un altro mondo, senza il minimo interesse per ciò che ci circonda e l’unica e assoluta attenzione viene data a chi si era, a ciò che si aveva, a ciò che si è perduto.


Perché si resta intrappolati nel passato?

Molte persone trasformano il passato nel proprio presente, rifiutandosi di accettare la realtà e vivendo la vita in modo passivo: il tempo resta immobile. Ci sono tanti motivi per cui si sceglie di rifugiarsi nel passato, per esempio:

  • un amore dal quale non ci si riesce a separare
  • uno status sociale che si possedeva e che, per diverse vicissitudini, non ci appartiene più
  • un evento traumatico che ha rotto l’equilibrio e che ha generato un’angoscia alla quale si continua a tornare con la mente
  • un aspetto dell’identità ormai passato che è rimasto idealizzato, a cui non si può rinunciare e che non fa più parte di noi nel presente come la gioventù, l’aspetto o le capacità fisiche.
Laura Fuhrman - Unsplash

Tutti possiamo avere nostalgia del passato, ma è importante distinguere questo sentimento dall’ossessione di tornare sempre indietro. Ci sono alcuni segnali che possono evidenziare la difficoltà lasciarsi il passato alle spalle:

  • il passato occupa più spazio del presente nei pensieri e nelle conversazioni;
  • si idealizzano le qualità di una persona o gli aspetti di circostanze passate, riducendone al minimo quelli negativi;
  • si rimugina sui singoli dettagli di un episodio, di ogni scena, trasformando il ricordo in un’ossessione;
  • si rimane bloccati di fronte alle occasioni che si presentano;
  • non ci si sente pronti o capaci di affrontare le nuove situazioni.


Il passato come risorsa preziosa

Riversare pienamente tutte le energie e lo sguardo indietro indica la paura del presente, del divenire incerto della vita, dell’imprevisto: aggrapparsi al passato diventa così rifugio sicuro, anche se il prezzo è la sofferenza del “risveglio”.

La soluzione non è cancellare il passato, perché la nostra storia costituisce la nostra identità. Si tratta, piuttosto, di accettare il passato come un pensiero che insorge spontaneo e che non può sostituirsi al presente.

Occorre intendere il passato come ricchezza, esperienza che insegna tanto e che non perderemo mai perché si rivela una risorsa preziosa e può aiutare a migliorare la nostra condizione di esseri umani.

Tornare nel presente significa riaprire il proprio sguardo al futuro, in vista di nuove possibilità non ancora conosciute.


Il passato insegna a vivere il presente in vista del futuro

Avere sempre il passato come paragone di tutto ciò che accade non consente di conoscere realmente il contesto, di dare reale attenzione ed ascolto alle persone che ci circondano, opportunità alle occasioni che si potrebbero presentare dinnanzi a noi.

Se si riconosce un’impossibilità di uscire da tale situazione, una sofferenza e un malessere che impediscono di vivere una vita gioiosa ed aprirsi a nuove opportunità, l’incontro con un professionista può orientare a trovare la strada giusta per superare questo blocco e rompere le catene strette e dolorose del passato.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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