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"Amore" o ossessione? Capire la gelosia patologica e i suoi rischi

"Amore" o ossessione? Capire la gelosia patologica e i suoi rischi
"Amore" o ossessione? Capire la gelosia patologica e i suoi rischi
Psicologo ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
"Amore" o ossessione? Capire la gelosia patologica e i suoi rischi
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
29.10.2025
Ultimo aggiornamento il
29.10.2025
"Amore" o ossessione? Capire la gelosia patologica e i suoi rischi
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La gelosia è un’emozione complessa che, in diverse situazioni e intensità, fa parte della vita di ciascuno di noi. In determinate circostanze, tuttavia, possiamo sentirci sopraffatti da essa, al punto che può assumere forme al limite del patologico. Quando la gelosia diventa ossessiva, ad esempio, può influenzare negativamente il benessere personale e altrui, compromettere la qualità delle relazioni affettive e rischiare di condurre comportamenti a rischio. 

Dalla Gelosia alla Gelosia Ossessiva

La gelosia ossessiva si distingue dalla gelosia comune per la sua intensità, la sua persistenza e la presenza di pensieri intrusivi che portano a comportamenti di controllo.

Nella letteratura scientifica, questa condizione viene definita gelosia morbosa e rappresenta un quadro caratterizzato da pensieri irrazionali e comportamenti estremi, centrati sulla convinzione infondata dell’infedeltà del partner (Kingham & Gordon, 2004). 

A differenza della normale esperienza della gelosia, in cui la persona è in grado di gestire l’impatto emotivo, modificando le proprie credenze alla luce di informazioni alternative, chi soffre di gelosia morbosa tende a interpretare eventi irrilevanti come prove di tradimento e mantiene tali convinzioni anche di fronte a evidenze contrarie. 

Un altro elemento distintivo riguarda la gestione del rischio. La gelosia morbosa non solo influisce sulla salute mentale della persona che ne soffre, ma può comportare gravi conseguenze per il partner e per la relazione, con comportamenti di controllo, aggressività e, nei casi più gravi, la necessità di interventi clinici intensivi come il ricovero o il trattamento in contesti di sicurezza (Kingham & Gordon, 2004).

Purtroppo riconoscere la gelosia ossessiva può essere complesso in quanto, molti dei segnali da monitorare, rappresentano estremizzazioni delle esperienze di comune gelosia. Quelli da attenzionare maggiormente includono:

  • la presenza di pensieri intrusivi e persistenti sull’infedeltà del partner
  • l’interpretazione distorta di eventi neutri
  • comportamenti di controllo
  • l’incapacità di modificare le proprie convinzioni anche di fronte a prove contrarie.

Questi aspetti sottolineano l’importanza di un inquadramento clinico accurato e di un trattamento tempestivo, che può includere interventi psicoterapeutici e, nei casi più gravi, farmacologici o di protezione in ambiente ospedaliero.

Foto di Budgeron Bach – Pexels

Le gelosia ossessiva: cause, fattori di rischio, impatti e conseguenze 

Quando parliamo delle cause della gelosia ossessiva dobbiamo fare lo sforzo di tenere bene a mente che la gelosia è un’emozione comune che può avere un valore adattivo nelle relazioni. Possiamo quindi chiederci cosa porta alcune persone a viverla come persistente, intensa e intollerabile.

Dal punto di vista evolutivo, Easton, Schipper e Shackelford (2007) propongono che la gelosia morbosa nasca da un “errore di calibrazione” dei meccanismi emotivi. In altre parole, le reazioni che normalmente si attivano solo quando la gelosia è molto forte — come il controllo o il sospetto — vengono innescate anche in situazioni minime, in cui non ci sarebbe davvero motivo di esserlo. Gli stessi studiosi suggeriscono che ciò potrebbe accadere perché in precedenti storie di vita questa modalità ha avuto un ruolo adattivo nella protezione della relazione. 

In uno studio su 398 casi clinici, gli autori hanno riscontrato differenze di genere coerenti con le teorie evoluzionistiche: gli uomini tendevano a concentrarsi maggiormente sull’infedeltà sessuale e sullo status dei “rivali”, mentre le donne erano più sensibili all’infedeltà emotiva e alle caratteristiche di giovinezza e attrattività delle “rivali”. Questi risultati fanno pensare che la gelosia “normale” e quella morbosa non siano fenomeni separati, ma due estremi di un unico continuum. Ciò che cambia davvero è la soglia: nelle persone con gelosia morbosa, i meccanismi di gestione e difesa della gelosia si attivano molto più facilmente, anche in situazioni che per altri non desterebbero sospetto o paura di perdita.

Queste dinamiche relazionali hanno conseguenze profonde anche sul piano della sofferenza e della sicurezza nelle relazioni intime. Easton e Shackelford (2009) hanno osservato che, nella gelosia morbosa, gli uomini tendono più spesso delle donne a manifestare comportamenti di controllo e violenza, che in alcuni casi possono arrivare fino a tentativi o atti di omicidio. Questi dati, pur rispecchiando differenze di genere presenti anche nella gelosia “normale”, diventano particolarmente allarmanti quando la gelosia assume una forma patologica. Ma oltre ai numeri, ricordano che dietro la violenza c’è sempre sofferenza: quella di chi la subisce e, in modo diverso, anche quella di chi la compie. Comprendere entrambe le dimensioni — senza giustificare, ma cercando di capire — è essenziale per prevenire, curare e spezzare i cicli di dolore che la gelosia morbosa può generare.

Dal punto di vista psicologico e terapeutico, la gelosia morbosa è stata interpretata attraverso diversi approcci. Tarrier, Beckett, Harwood e Bishay (1990) hanno proposto un modello cognitivo-comportamentale, evidenziando come il nucleo centrale della patologia sia rappresentato da pensieri intrusivi e ruminazioni ossessive riguardo l’infedeltà del partner, accompagnati da comportamenti di verifica e controllo (es. pedinamenti, interrogatori, ispezione di oggetti personali). Questo quadro può essere concettualizzato in modo analogo al disturbo ossessivo-compulsivo, dove le convinzioni disfunzionali generano rituali di controllo.

Nel complesso, la letteratura sottolinea come la gelosia morbosa non possa essere ridotta a un’unica condizione psicopatologica (Todd & Dewhurst, 1955, citato in Kingham & Gordon, 2004), ma vada piuttosto considerata come effetto possibile di diverse diagnosi (schizofrenia, disturbi di personalità, dipendenze, tra gli altri). 

Foto di Mikhail Nilov – Pexels

Strategie di Intervento e Supporto

L’intervento e il supporto nei casi di gelosia ossessiva richiedono un approccio che unisca empatia e trattamenti psicoterapeutici mirati. 

Costruire un dialogo è il primo fondamentale passo e per farlo è centrale riconoscere le emozioni e i timori dell’altro. Ciò può essere fondamentale per aiutare la persona a comprendere le proprie insicurezze e può facilitare così una comunicazione più aperta e la definizione di limiti chiari all’interno della relazione. 

Il supporto psicologico è fondamentale per esplorare le origini della gelosia e sviluppare strategie personalizzate, e diversi studi hanno evidenziato l’efficacia di differenti approcci terapeutici. La gelosia morbosa, come abbiamo visto, può presentarsi in forme simili al disturbo ossessivo-compulsivo e in questi casi risultare parzialmente trattabile con la psicoterapia comportamentale. Cobb e Marks (1979) hanno dimostrato che alcune tecniche comportamentali, come l’esposizione con prevenzione della risposta, il training alle abilità sociali e la terapia di coppia, possono ridurre i rituali di controllo anche in presenza di ruminazioni. Secondo Dolan e Bishay (1996), un lavoro mirato sulle convinzioni disfunzionali può portare a benefici stabili nel tempo confermati anche dai partner. 

L’efficacia della psicoterapia cognitiva rafforza l’idea che la gelosia morbosa si sostenga su processi di pensiero irrazionali e che la loro ristrutturazione sia cruciale per alleviare la sofferenza. 

Sul versante delle terapie razionali ed emotive, Ellis (1989) ha sottolineato che la gelosia diventa patologica quando si fonda su credenze irrazionali come l’assoluta necessità di essere amati, credenze che alimentano insicurezza, rabbia e intolleranza alla frustrazione. La Rational Emotive Behavior Therapy (REBT) interviene identificando e modificando tali convinzioni, promuovendo risposte emotive più equilibrate. 

Anchel’EMDR, inizialmente sviluppato per il trattamento del disturbo post-traumatico da stress, ha trovato applicazione anche nella gelosia morbosa quando questa è connessa a traumi precedenti. Blore (1997) descrive il caso di un veterano di guerra in cui la gelosia patologica, legata a memorie traumatiche di prigionia, è stata trattata efficacemente con questa tecnica, suggerendo come esperienze traumatiche possano costituire una base significativa per l’insorgenza del disturbo. 

È importante sottolineare che la ricerca di aiuto professionale diventa cruciale quando la gelosia influisce negativamente sulla vita quotidiana e sulle relazioni. Ciò può rappresentare un fattore chiave per favorire l’accesso alle cure. La motivazione personale del paziente resta determinante per l’efficacia del trattamento (Cobb & Marks, 1979).

Foto di Negar Nikkhah – Unsplash

Dalla Prevenzione all’educazione: Strategie per Ridurre i comportamenti a Rischio

La gelosia ossessiva può portare non solo a vissuti sgradevoli ma anche ad agiti pericolosi. In questo senso il lavoro di prevenzione diventa fondamentale. 

Coltivare la fiducia in sé stessi, sviluppare consapevolezza emotiva e migliorare le abilità di gestione dello stress rappresentano modalità utili per ridurre il rischio di comportamenti disfunzionali. 

La ricerca scientifica mostra che, per capire davvero la gelosia, non basta guardare solo ai meccanismi biologici: bisogna considerare anche il contesto evolutivo, cognitivo e sociale in cui nasce. Una grande analisi condotta da Harris (2003) ha evidenziato che le reazioni di gelosia possono variare tra uomini e donne, ma non si spiegano semplicemente con differenze “di natura”: entrano in gioco anche il modo in cui pensiamo, comunichiamo e viviamo le relazioni.

In questa prospettiva, alcuni studi hanno esplorato l’uso di strategie comunicative preventive, basate sulla cosiddetta teoria dell’inoculazione — un approccio che, proprio come un vaccino psicologico, mira a rafforzare le persone contro le emozioni distruttive prima che diventino ingestibili. Ad esempio, uno studio pilota di Sutton (2001) ha mostrato che ricevere messaggi di questo tipo può aiutare a gestire la gelosia in modo più costruttivo, favorendo dialogo e consapevolezza invece di conflitti o chiusure. Anche se si tratta di ricerche preliminari, questi risultati suggeriscono che educare alle emozioni e alla comunicazione potrebbe essere una delle chiavi per prevenire gli effetti più dolorosi della gelosia nelle relazioni.

Gli interventi sperimentali ci offrono la grande possibilità di comprendere meglio i meccanismi della gelosia ossessiva, ma è fondamentale non trascurare l'importanza che in queste situazioni può ricoprire l'intervento clinico. Il sostegno psicologico professionale può offrire uno spazio sicuro per elaborare le paure e apprendere strategie personalizzate per gestire i comportamenti disfunzionali. 

Vivere la gelosia per non affondare in essa

Affrontare la gelosia ossessiva significa riconoscere che lottare contro un’emozione può essere una sfida molto dolorosa capace di compromettere la qualità della vita e delle relazioni. Tuttavia, attraverso il lavoro terapeutico e il sostegno psicologico, è possibile riabbracciare il significato profondo di questa emozione così complessa, ridurre l’intensità delle ossessioni e restituire alla gelosia la sua funzione originaria: quella di segnalare un bisogno di sicurezza e connessione. 

Il percorso non consiste nell’eliminare del tutto la gelosia, ma nel ricondurla a una dimensione sana, dove diventa occasione di crescita personale e rafforzamento della relazione. Il passaggio dalla gelosia ossessiva a quella funzionale rappresenta non solo una liberazione, ma anche un passo verso relazioni più equilibrate basate sulla fiducia reciproca.

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