L’autostima potrebbe essere definita come il risultato del confronto tra i successi che l’individuo riesce ad ottenere e le aspettative che aveva in merito, unito e influenzato dalle interazioni con gli altri e le loro opinioni. Sono due le componenti che costituiscono l’autostima:
- il sé reale, ovvero ciò che noi realmente sentiamo di essere;
- il sé ideale, ciò che noi vorremmo essere.
Più è ampia la forbice tra questi due elementi, meno forte sarà l’autostima. Al contrario, più aderenti saranno i due modelli, più percepiremo stima di noi stessi.
Per misurare l'autostima esistono diversi strumenti, come il test sull'autostima di Rosenberg, che è tra i più noti e studiati a livello internazionale.
Quando i due sé sono in equilibrio
Possedere un’alta autostima è il risultato di una limitata differenza tra il sé reale e il sé ideale. Significa saper riconoscere in maniera realistica di avere sia pregi che difetti, riuscire a integrarli in una personalità matura, dare il giusto peso ai propri punti di forza e debolezza, affrontando così gli insuccessi con un’equilibrata prospettiva.
Tutto ciò enfatizza:
- una maggiore apertura all’ambiente
- una maggiore autonomia
- una maggiore fiducia nelle proprie capacità.
Chi ha un’alta autostima è più propenso a relativizzare un insuccesso e ad impegnarsi in nuove imprese, riuscendo a trovare comunque l’entusiasmo davanti a una situazione che potrebbe esporre a un rischio di fallimento.
Il conflitto tra i sé
In alcuni casi si è costruito un sé ideale talmente alto da essere quasi impossibile da raggiungere e che, per qualche motivo, provoca un bisogno altrettanto forte di rispettarlo. Certamente la presenza di un sé ideale può essere uno stimolo alla crescita e all’aspirazione ma, come un’arma a doppio taglio, può generare insoddisfazioni e frustrazioni se ci si rende conto di non riuscire a raggiungerlo.
Quando tra i due sé ci sono troppe differenze
Soffrire di scarsa fiducia e stima di sé, al contrario, incide negativamente sull’entusiasmo e partecipazione generali, generando un impatto significativo sul senso di felicità e soddisfazione nella propria quotidianità. Situazioni queste, che vengono concretizzate in:
- scarsa motivazione
- disimpegno
- disinteresse nel vivere quotidiano.
Chi soffre di bassa autostima è portato a investire poche aspettative nella riuscita di un progetto, a causa della paura per una maggiore percezione di responsabilità in un ipotetico fallimento, che vivrebbe con un peso enorme, insostenibile.
Chi tende ad avere bassa autostima sarà più predisposto a:
- minimizzare i propri punti di forza, valore e merito, con conseguenze come la sindrome dell'impostore a lavoro
- non riuscire a valutare positivamente la propria persona, percependo ostacoli titanici, un senso di impotenza appresa e di svalutazione davanti alle proprie aspirazioni
- pensare di non avere risorse e che le proprie necessità non valgano abbastanza.
Tutte queste circostanze, che si riflettono sul nostro self empowerment, hanno origine nella storia di ognuno di noi.
Soffro di bassa autostima: voglio chiedere aiuto
Chi decide di intraprendere un percorso di psicoterapia sceglie di dare ascolto a quella voce interiore che gli chiede di prendersi cura di se stesso, per raccogliere tutte quelle risorse che da solo non riesce a vedere o valorizzare. Si cerca di:
- esplorare le credenze che hanno generato un'immagine di sé che non piace;
- riconoscere come e quando quei modi di pensare sono nati;
- imparare a dar loro la giusta proporzione e peso.
È importante capire la causa di queste dinamiche, perché conoscerle significa anche avere il potere di gestirle e imparare ad amare se stessi. Si favorisce quindi una nuova prospettiva, più obiettiva e comprensiva verso se stessi, facendo emergere l’importanza dei propri bisogni, riconoscendone il valore e l’importanza.
“Quando crediamo in noi stessi possiamo sperimentare la curiosità, la felicità, la sorpresa e tutte quelle emozioni che ci rendono profondamente umani.” E.E. Cummings