Neurodivergenze
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Musica, musicalità e autismo: comunicazione e apprendimento

Musica, musicalità e autismo: comunicazione e apprendimento
Musica, musicalità e autismo: comunicazione e apprendimentologo-unobravo
Roberta Paolella
Roberta Paolella
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Umanistico-Integrato
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

“La musica offre un mezzo di espressione, comunicazione e interazione di forte impatto e immediatezza, e nei bambini essa può essere più facilmente assimilabile come metodologia di apprendimento rispetto ad altri mezzi”. Sono le parole dello psicologo Colwyn Trevarthen a proposito della musica in relazione all’autismo. In questo articolo scopriremo come trasmettere un apprendimento musicale e come utilizzare la musica nella relazione terapeutica.

La musicoterapia

Dalle parole di Trevarthen possiamo intuire quanto la musica sia insita dentro di noi e possa essere un forte strumento di comunicazione, riflessione, trasformazione a impatto emotivo e cognitivo. Ma la musicalità è presente in ogni individuo? Cosa succede nei casi in cui la sfera relazionale è compromessa e la comunicazione viene meno, come nel caso dell’autismo?

La musicoterapia è un approccio che utilizza la musica:

  • per fini terapeutici;
  • per trovare un maggior senso di benessere;
  • per entrare in relazione con bambini o adulti in difficoltà;
  • come strumento di espressione delle proprie emozioni.

Essa agisce specificatamente nell’area pre-verbale o non verbale rendendola adatta a quelle situazioni in cui non c’è comunicazione verbale o quando essa risulta alterata. Attraverso le produzioni sonore spontanee avviene una riattivazione delle modalità espressive originarie, mettendo in comunicazione l’attore, il ricevente e i loro mondi emotivi.

Ritmo e musicalità: la musica che “parte da noi”

Émile Jaques-Dalcroze, compositore, pedagogo e direttore d’orchestra, ci suggerisce che il corpo del bambino possiede del tutto naturalmente l’elemento essenziale del ritmo, ovvero il senso del tempo. L’attività musicale può essere vista quindi come un percorso integrato che parte dalle basi del movimento e del ritmo per acquisire successivamente un significato di tipo emotivo attraverso la melodia.

Viene a realizzarsi ciò che il ricercatore K. Bruscia chiama “rispecchiamento”: il momento in cui il terapista improvvisa per unirsi agli stati d’animo o ai sentimenti che il bambino sta esprimendo mediante la musica, il linguaggio del corpo o le verbalizzazioni. Il terapista può  riflettere sentimenti e stati d’animo ed amplificarli musicalmente, evidenziando allo stesso tempo un tratto distintivo unico del bambino o di ciò che sta facendo.

cottonbro - Pexels

Musica e autismo

Parlando di autismo, sappiamo che le maggiori difficoltà possono avvenire a livello sociale e interattivo, nonostante si osservi la presenza di competenze e doti molto sviluppate ed eccezionali, che in genere riguardano:

  • abilità artistiche, visive o motorie, da cui l’associazione con la musica e l’arte;
  • abilità di calcolo, attitudini meccaniche o capacità spaziali.

La musica come terapia

Considerando la grande varietà e diversità di caratteristiche presenti nella categoria diagnostica dello spettro autistico, l’intervento con la musica è adatto ad attivare processi di relazione intersoggettiva, attraverso il riconoscimento delle caratteristiche del funzionamento percettivo, della ritmicità e delle modalità di espressione del soggetto.


In sintonia con il terapeuta

Per poter collaborare con chi ha un funzionamento neurodivergente come nel caso di una persona con disturbo dello spettro autistico, è necessario:

  • entrare nel suo mondo
  • instaurare un’interazione emotiva per innescare un processo di identificazione
  • saper ascoltare
  • essere predisposti all’apertura verso l’altro e non orientati al compito.

Per tutti coloro che si chiedono se una persona con disturbi dello spettro autistico potrà suonare uno strumento, la risposta è: con i loro tempi, con i loro mezzi e con le loro attitudini.

Trovare un metodo per una terapia efficace

Quando emerge una richiesta spontanea da parte del bambino con cui si sta entrando in relazione, è utile a mio avviso operare un’integrazione tra le teorie di riferimento, per avere un quadro completo delle possibili modalità di intervento. Per costruire una buona relazione terapeutica bisogna tenere sempre presenti:

  • l’importanza che rivestono le situazioni relazionali
  • la promozione di strategie comunicative e di cooperazione con il bambino
  • il talento e il potenziale di sviluppo formativo individuale del piccolo paziente
  • il suo valore, il suo “esserci nel mondo”, ciò che possiede e che non deve essere ignorato né sottovalutato.
Pixabay - Pexels

I passi da seguire per l’apprendimento musicale nell’autismo

Un possibile percorso di intervento con la musica si costruisce attraverso:

  • la sintonizzazione affettiva: le libere produzioni spontanee del soggetto attivano e costruiscono un’abilità di attenzione condivisa. Il coinvolgimento segue il loro interesse, come ad esempio la possibilità di produrre e ascoltare suoni in modo ritmico, ripetitivo, strutturato, percepibile;
  • intervento a livello “attentivo”: assorbendo l’apparato percettivo ed escludendo altri stimoli, si manifesta il contenimento di emozioni come ansia o eccitazione, che di solito il bambino cerca di controllare con comportamenti ridondanti o stereotipie.


Il legame profondo che nasce con la musica

La musica riveste un ruolo importante in tutti quegli interventi che si pongono al limite fra il verbale e il non verbale. Qualsiasi approccio terapeutico si scelga, è fondamentale entrare in relazione empatica con il soggetto, con il suo stile di vita e con le sue modalità di comunicazione, comprese le sue risposte affettive ed emotive.

Utilizzare la musica come canale comunicativo e di crescita personale e rendere competente il bambino a livello musicale, secondo le sue corde, le sue risorse, i suoi interessi e le sue possibilità è l’obiettivo da raggiungere attraverso questa terapia.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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