Cercare una nuova occupazione può essere entusiasmante, ma allo stesso tempo emotivamente impegnativo. In tutta Italia, molte persone sentono la pressione legata alla ricerca stessa.
Secondo l’ultimo studio di Unobravo, il 44% degli adulti italiani prevede di cercare un nuovo lavoro e quasi uno su tre (29%) intende farlo nei prossimi sei mesi. Tra chi sta già cercando lavoro, stress e incertezza sono diventati elementi centrali dell’esperienza.
Dai professionisti creativi a chi lavora nel tech, nella finanza e nell’educazione, le persone devono affrontare processi di candidatura lunghi, aspettative poco chiare e frequenti rifiuti. Per capire come questa esperienza influenzi il benessere psicologico, Unobravo ha intervistato italiani che hanno cercato lavoro negli ultimi 12 mesi. I risultati mostrano quanto la ricerca possa pesare emotivamente e quali strategie aiutano ad alleviare la pressione.
L’impatto nascosto della ricerca di lavoro sul benessere mentale
Per molti italiani, cercare lavoro comporta un vero e proprio carico emotivo.

Più della metà (55%) dichiara che l’ultima ricerca di lavoro è stata stressante e il 42% ritiene che abbia avuto effetti negativi sulla propria salute mentale. Per alcuni, lo stress si riflette anche nella vita personale: il 36% dichiara che la pressione ha causato conflitti o distanze nelle relazioni.
L’impatto psicologico va oltre la semplice frustrazione. Quasi uno su tre (32%) ha persino pensato di rivolgersi a un supporto psicologico professionale per gestire lo stress legato alla ricerca di lavoro. Ciò evidenzia come il rifiuto e l’incertezza possano erodere gradualmente fiducia e resilienza.
“La ricerca di lavoro può innescare le stesse risposte allo stress di altre sfide importanti nella vita. Rifiuti ripetuti o silenzi dopo i colloqui possono far dubitare del proprio valore,” spiega la dottoressa Valeria Fiorenza Perris, Psicologa e Clinical Director di Unobravo. “Prendersi cura del proprio benessere mentale durante questo periodo non è un lusso, ma può diventare una necessità.”
Lo stress della ricerca di lavoro influenza le decisioni
Lo stress non influenza solo come ci si sente, ma anche cosa si decide di fare.
Più di uno su tre italiani (36%) si è sentito sotto pressione e ha accettato la prima offerta ricevuta, anche quando non era adatta. Il 46% ha fatto domanda per ruoli per cui era sovraqualificato, mentre il 31% per ruoli per cui era sottoqualificato, dimostrando come ansia e stanchezza possano spingere a scelte fuori dalla propria zona di comfort.
Un 23% ammette di aver esagerato o mentito nel CV o nei colloqui per migliorare le proprie possibilità, mostrando come la pressione nel distinguersi possa sfociare in compromessi etici. Il 22% ha utilizzato strumenti di intelligenza artificiale per preparare le candidature, ma il 17% ne ha nascosto l’uso, evidenziando incertezza su cosa sia considerato accettabile.
Questi comportamenti dimostrano che lo stress della ricerca di lavoro non è solo mentale: influenza decisioni, comportamenti e anche la percezione di sé.
Le frustrazioni più comuni nel processo di candidatura
Riguardo alle principali problematiche riscontrate, i candidati italiani hanno indicato sfide pratiche ed emotive.
Salari bassi o poco chiari sono la fonte principale di stress: molti candidati che si sentono sottovalutati ancor prima di iniziare. Circa uno su quattro (26%) segnala di essere stato ignorato dai recruiter, un’esperienza spesso percepita come personale e demotivante.
Anche sistemi di candidatura complessi o ripetitivi possono aumentare il senso di impotenza. Tutto ciò contribuisce a creare un quadro di un sistema impersonale ed emotivamente faticoso.
Quanto dura in media la ricerca di lavoro in Italia?
La ricerca di lavoro in Italia dura in media circa 73 giorni, poco più di 10 settimane, con circa 13 candidature inviate prima di ottenere un ruolo.
Non tutti però vivono la stessa esperienza: in media, le donne impiegano 11 giorni in più rispetto agli uomini, mentre gli introversi leggermente di più degli estroversi.
Alcuni settori assumono più lentamente. Chi cerca lavoro in proprietà e immobiliare aspetta in media 107 giorni, formazione e recruitment 97 giorni, e business e amministrazione 87 giorni.
Queste tempistiche più lunghe possono amplificare stress e senso di incertezza, soprattutto se abbinate a processi ripetitivi e mancanza di feedback.
Cosa dovrebbero fare i datori di lavoro per migliorare il processo di candidatura
Molti candidati ritengono che il cambiamento debba partire dai datori di lavoro. Oltre la metà (57%) pensa che le aziende non facciano abbastanza per supportare i candidati e il 36% ha ritirato una candidatura o rifiutato un’offerta a causa di un’esperienza negativa.
Alla domanda “cosa potrebbe migliorare?” i candidati hanno indicato tre priorità principali:
Altri cambiamenti utili includono candidature più semplici (21%), orari più flessibili (16%) e maggiore empatia da parte degli intervistatori (16%).
Il 14% dei partecipanti vorrebbe anche che il supporto alla salute mentale fosse integrato nel processo di selezione, ad esempio con indicazioni su come gestire stress o resilienza emotiva durante tempistiche di selezione lunghe.
“I datori di lavoro potrebbero e dovrebbero rendere la ricerca di lavoro più rispettosa delle necessità di chi intraprende questo percorso,” sottolinea la dottoressa Perris. “Comunicazione chiara, empatia e trasparenza possono ridurre notevolmente l’ansia dei candidati e infondere fiducia.”
Consigli per i candidati: proteggere la salute mentale
Cercare lavoro può diventare rapidamente un’altalena emotiva: speranza, frustrazione, attesa e rifiuto spesso coesistono, erodendo motivazione e fiducia. Con le giuste strategie, però, è possibile gestire meglio il proprio benessere mentale e affrontare il processo in modo più consapevole.
Gli psicologi online di Unobravo suggeriscono di concentrarsi su ciò che si può controllare, piuttosto che sugli elementi dipendenti dagli altri. Questo cambiamento di mindset, noto come ristrutturazione cognitiva, aiuta a ridurre il senso di impotenza e a mantenere stabile l’autostima anche di fronte a rifiuti.
“Ogni percorso di candidatura può rappresentare un momento di vulnerabilità. Gestire lo stress durante la ricerca di lavoro significa riconoscere il proprio sforzo, non solo i risultati. Valutare il successo in base alle azioni intraprese può rappresentare un fattore protettivo rispetto alla percezione del proprio valore e può aiutare a mantenere un senso di consapevolezza rispetto alle proprie capacità”, spiega la dottoressa Perris.
Suggerimenti pratici di Unobravo per gestire meglio il benessere psico-emotivo durante la ricerca di lavoro:
- Costruire routine e struttura: trattare la ricerca di lavoro come un progetto: stabilire orari, pause e separare il tempo personale.
- Rivalutare i rifiuti come opportunità: ogni “no” può avvicinarci al ruolo più giusto per noi; reinterpretare i risultati in chiave costruttiva può essere importante.
- Definire confini emotivi: evitare di controllare annunci di notte o rimuginare sui colloqui sostenuti; stabilire dei limiti permette di recuperare le energie.
- Equilibrare autonomia e supporto: condividere emozioni con persone fidate o cercare supporto professionale se lo stress è eccessivo.
- Riconoscere i piccoli successi: inviare candidature, aggiornare il CV o arrivare a un secondo colloquio sono risultati da celebrare.
- Mostrarsi con autenticità: in ambienti competitivi è facile sentirsi sotto pressione: mostrarsi per ciò che si è può rafforzare la fiducia in se stessi.
- Usare strumenti digitali con consapevolezza: AI e automazione semplificano, ma devono supportare, non sostituire la propria voce.
“La ricerca di lavoro può mettere alla prova la resistenza emotiva. Prendersi cura del proprio benessere aiuta anche a capire quali ambienti lavorativi favoriscono davvero la nostra crescita personale,” conclude la dottoressa Fiorenza Perris.
Fonti e metodologia
Unobravo ha intervistato oltre 1.500 adulti italiani sulle abitudini e sull’impatto emotivo della ricerca di lavoro. Lo studio ha analizzato effetti psicologici e comportamentali, durata media della ricerca, frustrazioni e aspettative nei confronti dei datori di lavoro.
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